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The Great – Recensione Seconda Stagione

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The Great – Recensione Seconda Stagione

Ormai è passato un mese dalla sua uscita su Hulu, “The Great” è tornato con la sua seconda caotica stagione e a quasi due settimane dall’averla terminata mi chiedo ancora come sia possibile che una storica integerrima come me possa adorare una storia “occasionalmente vera” come questa.

The Great – Recensione Seconda Stagione Spoiler-Free

Come sempre, prima di addentrarmi attraverso le diverse categorie in una recensione dettagliata (e quindi spoilerosa), vi scrivo due righe generali.

Sicuramente dopo una prima stagione strepitosa (qui e qui i due articoli che avevamo scritto al riguardo) le aspettative erano molto alte. “The Great” aveva ricevuto persino delle candidature a premi importantissimi (Emmy, Golden Globe, SAGA, BAFTA, Satellite e WGA) e questo ha alimentato le speranze di noi fan di ottenere una seconda stagione all’altezza della prima.

Lo è stata? Sì.

“The Great” ha confermato il suo tono beffardo nei confronti della storia e dei prodotti televisivi e cinematografici storici in particolare. I due protagonisti si sono rivelati nuovamente eccellenti: Elle Fanning, in particolare, ha fatto un lavoro stupendo sul personaggio dando caratterizzazione all’ottima sceneggiatura attraverso l’uso sapiente delle mille espressioni facciali. Nel complesso le puntate scorrono veloci e, a stagione finita, non è difficile capire la funzione anche di quei momenti che sono sembrati un po’ fiacchi. Insomma, promossa.

Trama: Al centro della seconda stagione c’è il dopo colpo di stato. Peter confinato in un’ala del palazzo, Catherine che cerca di governare una Russia che si rivela non pronta alle sue riforme, i vari lacchè delle due parti impegnati a districarsi tra i nuovi equilibri politici ma anche personali. L’intera stagione è una sola grande parabola condita da tanto umorismo, una guest d’eccezione (Gillian Anderson nei panni della mamma di Catherine: l’attrice inglese ci sta prendendo gusto a indossare i panni di personaggi brillanti) e il solito tono pop e irriverente che ci ha reso cara la prima stagione.

 

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DA QUI IN POI SOLO SPOILER. CONTINUATE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO.

  • Elle Fanning e Nicholas Hoult: spettacolari, strepitosi, magnifici… e tutta una serie di altri superlativi. La serie avrà anche una solida sceneggiatura ma non sarebbe grandiosa senza i due interpreti di Catherine e Peter.
  • Marial e Grigor: la love story che non sapevo di volere (e soprattutto Georgina che per parecchi episodi si toglie dalle scatole)
  • Le parabole della stagione: quella dei due protagonisti e quella generale. Molto ben fatte.

  • Alcune storyline senza senso dei personaggi minori (Orlov, parlo di te).
  • Qualche momento di stanchezza qua e là.

NON UTILIZZARE

  • Catherine: la ritroviamo dove l’avevamo lasciata ovvero in preda all’utopia di poter cambiare la Russia con le sue riforme illuminate e il supporto dei suoi alleati. Nel corso della stagione si intravedranno i primi segnali che dietro all’apparente approccio democratico si cela, in realtà, la sovrana assoluta che non ama essere contraddetta (anche dai suoi alleati). E, naturalmente, Catherine vedrà infrangersi contro il muro dell’ignoranza tutti i suoi tentativi di cambiare il paese e finirà per innamorarsi del suo nemico… salvo poi ritornare al punto di partenza. Forse.

 

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Ero francamente curiosa di vedere cosa avrebbero inventato per la seconda stagione. Se è vero che – come non smettono mai ripeterci – “è una storia occasionalmente vera”, è anche vero che alcune cose non avrebbero potuto proprio essere come è accaduto nella realtà. Catherine non avrebbe già potuto salire al trono liberandosi del marito: il Peter di Nicholas Hoult era troppo interessante per toglierlo di mezzo confinandolo in carcere.

E così sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che cosa avessero in serbo per i due sposi reali.

Catherine compie una bella parabola nel corso delle puntate. Devo dirvi che, più che nella prima stagione, ho apprezzato il fatto che sia così giovane e ingenua. Mi è piaciuto che ce l’abbiano fatta ritrovare sempre idealista e ignorante come l’avevamo conosciuta, e il suo aspetto così testardo e ostinato, che più volte nel corso della stagione mi ha fatto salire il nervoso, si è rivelato, a una seconda riflessione, come il suo tratto caratteriale (nel senso di caratterizzazione del personaggio) migliore. Ciò che la contraddistingue è sì la sua mentalità aperta che accoglie Voltaire e le idee del progresso illuminista a corte ma anche la fondamentale e perdurante sindrome del “white savior” (per usare un termine anacronistico ma molto calzante): Catherine non capisce la Russia perché non la conosce; la vorrebbe cambiare ma non è consapevole di come funzioni la società Romanov per cui causa danni irreparabili come la rivolta dei servi della gleba e ci vuole uno spargimento di sangue per fare rallentare il suo percorso. A nulla erano valsi i consigli di chi, pur aspirando a una società migliore, era consapevole che i cambiamenti non avrebbero potuto essere fatti dall’oggi al domani. E nella sua presunzione e arroganza, Catherine finisce per allontanare da sé tutti i suoi fedelissimi (i quali, però, non le si rivoltano contro ma semplicemente la lasciano sola nella speranza di riuscire a coalizzarsi e farla ragionare) e vedere miseramente fallire tutti i suoi tentativi, per poi reagire come una bambina capricciosa in pieno stile ragazzina cresciuta con troppe idee e poche regole.

E’ l’arrivo della madre a corte a farci comprendere dove sia l’origine di tale ostinazione e prepotenza. Joanna è un’abile stratega: ha posizionato nelle corti d’Europa le sue figlie e conta di poter sistemare nella corte più importante dell’epoca (quella di Luigi XIV di Francia) la sua ultima figlia. Joanna non apprezza l’intelligenza di Catherine, non ne condivide i progetti e non concepisce perché non voglia semplicemente essere la moglie di uno zar. Il premio di madre dell’anno, però, lo perde proprio nel momento in cui – non è chiaro se per indebolire e ferire la figlia o per desiderio di ribadire che è sempre lei a tenere le fila della situazione – decide di sedurre Peter. Per poi pagarla in una delle gag comiche più azzeccate della stagione.

E, parlando di comicità, un applauso a Elle Fanning che ha saputo dare corpo e voce al personaggio. Lei che arranca battagliera e incinta per i corridoi del palazzo reale, lei che è terrorizzata dai metodi scientifici e non con i quali si approcciano tutti alla gravidanza, lei che sbuffa, fa smorfie, si esalta, è altera, e… svela un’enorme gamma di emozioni usando tutti i muscoli a sua disposizione. Veramente straordinaria!

Dall’altro lato (anche fisicamente, visto che lo hanno confinato in un’ala del palazzo) abbiamo Peter. Un Peter meno terribile della prima stagione ma, se possibile, ancora più caotico e confusionario. Ma soprattutto un Peter arrapato, innamorato e sulla strada della redenzione per amore della moglie. Per quanto a tratti sia stato un po’ una macchietta destinata a fare più che altro ridere nelle storyline più tese, devo ammettere che mi sia piaciuto.

Era necessario che ci venisse svelato un lato più sensibile così da poter giustificare il riavvicinamento con Catherine, e allo stesso tempo, dovevano tenere fede alla missione dissacrante della serie tv presentandoci un sovrano riluttante. Di tutto il caos scatenato nel suo arco narrativo della stagione, l’aspetto migliore è stato sicuramente l’aver posto al centro il dubbio sul non voler di fatto essere lo zar. Un dubbio che, in fondo, noi spettatori avevamo fin dalla prima stagione quando gestiva in maniera annoiata e frustrata ogni questione politica che gli venisse posta davanti.

Dal suo punto di vista, il colpo di stato di Catherine si è rivelato un colpo di fortuna (pun intended). E dal nostro punto di vista, ha finito per spezzare la stagione in due fasi: la prima dedicata alla politica di Catherine, la seconda dedicata al cuore di Catherine e al riavvicinamento tra gli sposi reali.

Ma Peter, come Catherine, non è mai veramente cambiato.

Per cui diventa facilissimo per i rispettivi alleati – i quali, eccezion fatta per Elizabeth, continuavano a non comprendere il perché di tali sentimenti amorosi – fomentare la paura dell’altro nel momento in cui Marial – accidenti a lei! – svela a Catherine la morte della madre e il ruolo avuto in essa di Peter. Arriviamo così al perfetto finale: Cat ha imparato a uccidere ma nel momento in cui lo fa si rende conto di quanto ami e odi il marito, Peter non si fida di lei a tal punto da lasciare nella stanza il suo sosia aspettandosi che il bellissimo discorso della moglie potesse essere solo un paravento. Entrambi dolorosamente si rendono conto che, non importa quanto possano amarsi, si odiano e temono con la stessa intensità.

A fare da corollario ai due caotici protagonisti abbiamo i personaggi minori. Ad alcuni è stato dato più spazio di altri, è vero, ma in alcuni casi ne avremo volentieri fatto a meno.

Ad eccezione di colpi di scena nella terza stagione, non ho capito perché coinvolgere Orlov in un ricatto con furto del tesoro imperiale. Non ha aggiunto nulla alla storia – Orlov si stava già allontanando da Catherine e non l’ha tradita perché non ne condivideva il comportamento ma perché ricattato – e comunque ha condotto allo stesso risultato: Catherine, messa alle strette, ritorna a fare affidamento su di lui e gli altri.

Diverso il discorso per quanto riguarda la love story inaspettata fra Marial e Grigor. Un po’ Romeo e Giulietta, un po’ parodia di Romeo e Giulietta, mi hanno divertito e appassionato. Grigor resta uno dei miei personaggi preferiti e in questa stagione abbiamo avuto modo di approfondirlo meglio e comprenderlo. La sua lealtà a Peter resta salda anche quando è Peter stesso a voler intraprendere un’altra strada (e la scena in cui fa il teatrino sotto la finestra dell’amico confinato a palazzo è stata molto carina) e vederlo ribellarsi – 2 volte! – alla moglie è stato meraviglioso. Sì, lo so: tecnicamente dovrebbe essere uno dei villain se tifi per Catherine ma, diciamocelo, è impossibile non simpatizzare con lui quando, dopo aver ordito l’ennesimo piano di ribellione, si trova davanti un Peter che punta al Nirvana nella posizione del fiore di loto!

Per due/tre personaggi che hanno goduto di ampio spazio ce n’è stato un altro che, pur avendo avuto meno occasioni indipendenti, ha continuato a brillare e a restare interessante. Parlo chiaramente di Elizabeth: la cara zia di Peter nonché l’elemento neutro che per tutta la stagione persevera nel cercare di riportare la pace fra i due sposi. Anche davanti all’esecrabile gesto del nipote, Elizabeth non si arrende. Amo molto il modo in cui riescano a bilanciare il serissimo – il trauma della morte del figlio ancora bambino – con l’aspetto più frivolo e comico. I secondi sono diretta conseguenza del primo e solo una facciata che nasconde una mente arguta e intelligente che da sola tiene in scacco l’intera corte.

Chiudo con un unico dubbio: non capisco perché, di tutti gli alleati di Peter, Catherine abbia  deciso di non punire l’unica che rappresentava davvero una minaccia. O meglio, capisco che mandi Georgina in esilio per togliersela dai piedi senza ucciderla… ma avrebbe dovuto immaginare che l’esilio sarebbe stato solo momentaneo e che il suo ritorno sarebbe coinciso con la ripresa delle ostilità.

85/100

 

Io vi saluto con i bloopers della stagione e vi invito a commentare e scrivermi cosa ne pensiate voi della seconda stagione di “The Great”.

 

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

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