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Sliding Doors: Eroe o Criminale?

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Sliding Doors: Eroe o Criminale?

Ieri, in uno dei rari momenti in cui mi sono soffermata davanti alla Tv, sono stata catturata dalle parole di Francesco Viviano, inviato pluridecorato di Repubblica “specializzato” in maxiprocessi di mafia, intervistato in occasione dell’uscita del suo libro autobiografico “Io, killer mancato”.

Viviano, cresciuto a Palermo tra povertà e Cosa Nostra, resta orfano di padre (ucciso a 22 anni per aver rubato alla persona sbagliata) in tenerissima età. Un destino segnato dalla fame di vendetta? Forse. Il giornalista racconta di quando, all’età di 17 anni, pistola alla mano, si trovò di fronte ad un bivio: premere o non premere il grilletto? Il killer di suo padre era lì davanti a lui, di spalle, ma ecco arrivare l’imprevisto…

Quell’uomo malvagio “camminava, tenendo in braccio un bambino di un anno… che mi guardava con curiosità oltre la sua spalla, fissando… la pistola. Se avessi premuto il grilletto un giorno quel bambino sarebbe diventato un uomo e avrebbe meditato vendetta e questo circolo vizioso non si sarebbe mai interrotto”.

Tutti, ogni giorno, ci troviamo di fronte a delle scelte da prendere. Sliding Doors appunto (i più “anziani” ricorderanno il film).

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Ma cosa ci fa intraprendere un percorso piuttosto che un altro? Il nostro background? Il nostro istinto? La semplice logica? Un mix di tutte queste cose?

Ascoltando la storia di Viviano non ho potuto fare a meno di pensare a Jax ed Abel da una parte (SONS OF ANARCHY) e al giovane Bruce Wayne dall’altra (GOTHAM).

CRIMINALI ed EROI accumunati da un passato violento.

jax

“Is this the real life?

Is this just fantasy?

Caught in a landslide

No escape from reality

I’m just a poor boy, I need no sympathy

Because I’m (easy come, easy go

Little high, little low)

Anyway the wind blows, (doesn’t really matter to me)”

 

Con queste parole, sulle note di una “Bohemian Rhapsody” da brividi (versione dei The Forest Rangers), si apre la potente sequenza finale del primo episodio della final ride di SONS OF ANARCHY. In quella scena, così disturbante e violenta, ci viene mostrato un Jax privo di qualsiasi barlume di umanità. Gli stessi Bobby e Chibs (spesso voce della coscienza del ragazzo) sembrano essere quasi scioccati e infastiditi dalla freddezza con cui il loro Pres abbraccia definitivamente il suo lato oscuro (No escape from reality).

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La morte di Tara ha spento qualsiasi speranza per un futuro diverso, lontano da quel mondo in cui lui è cresciuto ma che per 6 stagioni ha cercato di rendere meno “sporco”, per amore di sua moglie e soprattutto dei suoi figli (Doesn’t really matter to me).

Certo, stiamo comunque sempre parlando di criminali con la C maiuscola e non di venditori di gelato. I nostri beniamini trafficano armi, droga e ammazzano gente con la stessa facilità con cui bevono una birra.

“Mama, just killed a man

Put a gun against his head

Pulled my trigger, now he’s dead

Mama, life had just begun

But now I’ve gone and thrown it all away

Quando conosciamo Jax, infatti, lui è già un criminale fatto e finito. Non è una novità dell’ultima ora. Nel momento in cui, nel primo episodio della Season 1, commette il suo primo omicidio (come in un rito di iniziazione), la scelta è fatta. Il suo cammino è segnato (life had just begun, but now I’ve gone and thrown it all away).

Perché, siamo onesti, sarebbe stato davvero possibile per Jax allontanarsi da tutta la merda buttata in piedi da Clay (e Gemma) e realizzare il sogno di suo padre? Personalmente la vedo dura. E allora viene spontaneo chiedersi “Come sarebbe stata la vita di Jax se suo padre non fosse stato assassinato?” Perché tutto parte da lì. Dalla morte del vecchio Teller e dal desiderio di Jax di vendicarlo, sia attraverso l’eliminazione del diretto responsabile (in realtà responsabili, al plurale, perché sappiamo bene che ne manca ancora uno), sia attraverso la realizzazione di un Club finalmente ripulito.

Too late, my time has come

Sending shivers down my spine

Body’s aching all the time

Goodbye everybody – I’ve got to go

Gotta leave you all behind and face the truth

Mama, I don’t want to die

I sometimes wish I’d never been born at all…

Senza una figura paterna “sana” e cresciuto da una madre al limite del morboso, in un ambiente dove la parola legalità non è contemplata, è praticamente impossibile che un bambino si trasformi nel prossimo premio Nobel per la pace (I sometimes wish I’d never been born at all). Il background di Jax è quindi fondamentale nella creazione dell’uomo che è diventato.

Too late. Già, se per Jax ormai è troppo tardi, forse però non lo è per i suoi figli. Non è un caso che Sutter stia dando tanto spazio alla storyline di Abel, quasi a volerci mostrare l’infanzia di Jax attraverso gli occhi di suo figlio.

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Magari Thomas diventerà un dottore, come lo eri tu. Abel, invece… Glielo leggo negli occhi. E’ tutto suo padre

Le parole di Gemma, novella Melinda Gordon, sono un pugno nello stomaco perché è quello che tutti abbiamo pensato ma che mai avremmo voluto sentir dire ad alta voce. Abel rimasto senza mamma troppo presto, Abel che vede la nonna presa a pugni da un uomo, Abel che passa le sue giornate in un bordello e soprattutto Abel che sta iniziando ad instaurare con Gemma lo stesso rapporto malato che suo padre ha con la donna, sono tutte istantanee di un’infanzia che sta prendendo la piega sbagliata.

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I’m not afraid of monsters. Monsters are my friends

recita una frase del libro che Gemma sta leggendo ad Abel durante l’episodio 7.03 (che si intitola appunto Playing with Monsters). Quelle parole, che per un bambino “normale” dovrebbero contribuire ad una crescita serena, sono in realtà molto pesanti se si considera il contesto in cui vengono dette. Abel sta crescendo in mezzo a dei “mostri” e se, fino a qualche tempo prima, ne era inconsapevole perché tutto il suo mondo era costruito intorno ad una menzogna, adesso quella menzogna si sta piano piano sgretolando davanti i suoi occhi. Occhi, che come quelli di ogni bambino, registrano in maniera indelebile tutto ciò che li circonda.

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Fortunatamente, a differenza di Jax, Gemma non è l’unica figura materna che, per ora, ruota intorno ad Abel. Wendy, nonostante il suo turbolento passato, sembra essere rimasta l’unica persona in grado di mantenere uno spiraglio di speranza sulla salvezza di Abel e Thomas, ereditando il ruolo che Tara ha lasciato vacante.

Il destino di Abel, quindi, non si può considerare del tutto segnato e forse, alla fine della final ride, il circolo vizioso verrà finalmente interrotto.

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Alfred: “Beh, suppongo che stanotte i criminali di Gotham dormiranno sonni tranquilli”

Bruce: “Quell’uomo ha ucciso delle persone. E questo rende anche lui un criminale”

Alfred: “È assolutamente vero”

 

Allo stesso modo di Jax, anche il giovane Bruce Wayne resta orfano troppo presto. Entrambi i suoi genitori vengono assassinati a sangue freddo davanti ai suoi occhi e la sua innocenza gli viene strappata via in un battito di ali. La campana di vetro sotto la quale aveva vissuto fino ad allora va in mille pezzi quando la realtà di una città marcia e corrotta la colpisce come un gigantesco macigno. Bruce si trova di punto in bianco catapultato in un mondo che, probabilmente, non pensava nemmeno potesse esistere.

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Viene quindi spontaneo pensare che, come Jax, anche Bruce abbia tutto il diritto di essere incazzato e meditare vendetta. E in un mondo del genere, con i mezzi di cui Bruce dispone, abbracciare l’oscurità sarebbe fin troppo facile.

Ma da questo brevissimo dialogo, tratto dall’ultimo episodio di GOTHAM andato in onda (1.03 “The Balloonman”), capiamo invece che l’Eroe sta già albergando dentro l’anima del bambino (“Quell’uomo ha ucciso delle persone. E questo rende anche lui un criminale”). Bruce sa già quale sia la differenza tra bene e male e non sta cercando mera vendetta. Quello che vuole più di ogni altra cosa è verità e giustizia.

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Ma questa saggezza, impressionante per un ragazzino di quell’età, da dove deriva? Del rapporto che Bruce aveva con i propri genitori, per ora, sappiamo pochissimo (magari qualche flashback ci aiuterà a comprendere meglio). Dai quei brevi momenti in cui lo vediamo a passeggio con mamma e papà nel primo episodio possiamo capire che sicuramente l’affetto dei genitori non gli mancava. D’altra parte c’è da dire che essere l’unico figlio di un multimilionario può predisporre anche a diventare un pochino viziatello. Cosa che però, fin’ora, non è emersa dai comportamenti del ragazzo. Merito di Alfred? Probabilmente.

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Perché se Bruce è quello che è e che, sappiamo tutti, diventerà è soprattutto merito del modo in cui Alfred lo sta crescendo e, con il tempo, del rapporto che sta sviluppando con James Gordon. Ed ecco che, di nuovo, le figure familiari tornano prepotentemente in scena come importanti catalizzatori di scelte giuste o sbagliate.

“Signorino Bruce, mi perdoni se pronuncio le solite, classiche parole,”in tempi come questi”, ma in tempi come questi…avete bisogno di rimanere in forze”

“E’ solo che non ho fame”

Alla fine dell’episodio, quando Bruce sta apprendendo al telegiornale della cattura di Balloonman,  ci viene chiaramente mostrato il momento della scelta che determinerà la nascita dell’uomo che tutti conosciamo.

Ora che non c’e’ piu’ l’Uomo dei Palloncini, chi difendera’ la gente di Gotham?

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Dopo aver sentito questa frase, infatti, il ragazzo addenta finalmente un boccone di carne (in tempi come questi…avete bisogno di rimanere in forze).

Sì, è una scena altamente simbolica e forse anche un po’ banale. Ma rende benissimo l’idea: l’Eroe è uscito allo scoperto. Batman sta arrivando.

Eroe o criminale? Luce oppure oscurità?

Il passo che ci separa da una scelta giusta o da una sbagliata, alle volte, è davvero molto breve e non sempre il percorso che decidiamo di intraprendere è frutto solo della nostra coscienza.

Per concludere vi lascio con una frase di Viviano:

A volte basta un momento di cielo azzurro nell’esistenza tutta nuvole per capire e per cambiare direzione

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Nella vita fa la veterinaria (o almeno ci prova senza combinare troppi danni) ma, oltre agli animali, le sue più grandi passioni sono il cinema, le serie-tv e il disegno. Figlia degli anni ’80, inizia la sua carriera telefilmica in compagnia di Saranno famosi, Magnum PI, Supercar, l’A-Team e MacGyver, la sua prima serial- crush. A 9 anni, grazie alla mamma, viene catapultata nel contorto mondo di Twin Peaks, il suo primo vero serial. Gli anni dell’adolescenza saranno segnati da tre pietre miliari della storia telefilmica: Dawson’s Creek, Buffy-L’ammazzavampiri ed X-Files. Ma è con l’acquisto del suo primo pc e relativa connessione internet che la sua vita prende una piega totalmente nuova. Dover sottostare alle caotiche programmazioni italiane, infatti, non le basta più. E se in principio era solo Lost (tuttora il suo più grande amore) e poi Prison Break e Grey’s Anatomy, ora, tra serie concluse e attive, sono circa 40 quelle che sono entrate a far parte della sua vita. Oltre ai già citati Dawson’s Creek, Buffy e Lost, tra le sue serie preferite ci sono Friday Night Lights, True Detective, Vikings, Fringe, Sons of Anarchy, The Walking Dead, The Americans, Person of interest, Prison Break, Alias, Homeland e Gilmore Girls. Non ama spoilerarsi, si gode le sue serie-tv rigorosamente in lingua originale (infatti il suo inglese è migliorato un casino) e non disdegnerebbe un’apocalisse zombie se dovesse significare trovarsi faccia a faccia con Daryl Dixon.

2 COMMENTS

  1. Bellissima analisi Arianna! Nn conosco SOA ma seguo Gotham e in generale adoro Batman. Ti cito (o cito Viviano) “Se avessi premuto il grilletto un giorno quel bambino sarebbe diventato un uomo e avrebbe meditato vendetta e questo circolo vizioso non si sarebbe mai interrotto”. Vero. Le scelte ci portano in un quel circolo che è la strada che decidiamo di percorrere.

    • Grazie! Nonostante non abbia avuto un “background” dei più sereni (per autocitarmi) ho comunque sempre tirato dritto per la mia strada e per questo mi piace pensare – forse un po’ ingenuamente – che tutti abbiamo la facoltà di scegliere la strada “giusta” se solo lo vogliamo. Purtroppo la realtà è che, in alcuni casi, è davvero molto difficile avere questa possibilità.

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