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Penny Dreadful | Recensione 3×01 – The Day Tennyson Died

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Penny Dreadful | Recensione 3×01 – The Day Tennyson Died

When Lucifer fell, he did not fell alone. È la frase che ha fatto da colonna portante a tutta la seconda stagione e che ci viene riproposta nel “last season, on Penny Dreadful”, non solo per ricordarci cosa sia successo nella scorsa stagione, ma anche come monito del fatto che il male è sempre in agguato e che aver vinto una battaglia – per quanto grossa e importante – non equivale ad averlo debellato.

La fine della seconda stagione ci aveva lasciato con Sir Malcolm che è ripartito per l’Africa, Ethan Chandler che è stato scortato in America in seguito ad un ordine di estradizione, Dorian e Lily che hanno trovato l’uno nell’altra un qualcosa di simile al quale attaccarsi a vicenda, Victor Frankenstein che è rimasto nuovamente solo dopo essere stato tradito da Lily e dopo che John Clare gli si era rivoltato contro, John Clare stesso che è scappato ben lontano dall’Inghiltera dopo aver capito che per una creatura come lui non c’è spazio nella grande città – non uno spazio umano e dignitoso quantomeno – e infine con Vanessa che è così rimasta completamente da sola ad affrontare quello che è l’aftermath della sua personale apocalisse.

Salvo il fatto che in realtà non sta affrontando proprio nulla, chiusa come la ritroviamo in una casa troppo grande per lei soltanto, casa di cui ha sbarrato le porte e le finestre per non dover aver a che fare con il mondo esterno, per impedire a questo mondo di entrare e per impedire a se stessa di uscire, autosegregandosi nel buio e nella solitudine, estraniandosi nel proprio spavento e nella paura di ciò che potrebbe accadere se mettesse piede fuori casa. Vive come un’ombra in una casa fatta di ombre, consapevole del fatto che il male è ancora la fuori, in agguato, in attesa. In attesa soprattutto di lei.

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È un giorno triste a Londra, corre l’anno 1892, siamo ad ottobre e uno dei poeti britannici più famosi è appena morto. Alfred Tennyson è morto lasciandoci in eredità i suoi versi immortali, e saranno proprio questi a fare da colonna sonora all’episodio, perché in un’epoca in cui non esisteva ancora la canzone come la intendiamo noi oggi, era la poesia a fare da sottofondo alla vita quotidiana, almeno a quella delle persone colte.

It is better to have loved and lost
Than never to have loved at all

Sono versi tratti da In Memoriam A.H.H. quelli che recita Ferdinand Lyle quando fa visita a Vanessa, quando cerca di tirarla fuori dalla buia prigione nella quale la donna si è autoincarcerata. Sono i versi che la sbloccano, quelli che la convincono a rimettersi in piedi e accettare l’aiuto di una psicologa – questa nuova e affascinante figura medica che sta nascendo giusto in quell’epoca. Quindi Vanessa esce di casa – più per compiacere Lyle che per convinzione vera – e infatti la vediamo entrare nello studio della dottoressa Seward (interpretata niente di meno che da Patty LuPone) sospettosa di tutto ciò che la circonda, spaventata e nervosa. La vediamo grattarsi fino ad infliggersi dolorosi graffi, vediamo i suoi scatti nervosi, percepiamo forte e chiara la sua sofferenza, il suo dolore e quanto le costi stare la fuori, alla luce del sole, dopo aver passato chissà quante settimane chiusa al buio della propria dimora. La vediamo affrontare il suo primo colloquio – la sua prima seduta – con la dottoressa in maniera distaccata, convinta del fatto che in fondo lei non possa fare nulla per aiutarla, perché non sa, perché se sapesse probabilmente non crederebbe, perché la prenderebbe per una matta senza speranza. E poi vediamo invece un barlume proprio di speranza affiorare nei suoi occhi quando si rende conto dell’incredibile somiglianza fra la donna che ha di fronte e Joan Clayton, la strega che l’aveva presa sotto alla propria ala e che proprio per questo è finita immolata al rogo, la donna che le ha insegnato a fronteggiare l’oscurità che le si stava parando davanti, colei che le ha dato la forza e i mezzi per sconfiggere detta oscurità. Anche la dottoressa Seward è una Clayton e in cinque minuti netti di colloquio è riuscita a capire tutto ciò che Vanessa aveva bisogno che lei capisse. L’ha compresa, le ha detto che può uscirne, che lei è semplicemente malata e non unworthy, che non ci sono emozioni proibite all’interno del suo studio medico. E improvvisamente Vanessa cede, quella che era iniziata come un’uscita di casa fatta per dare il contentino a Lyle – l’unico amico che le è rimasto in città – finisce con la promessa di un appuntamento giornaliero fisso, con la speranza di un nuovo inizio e del fatto che non tutto in fondo è perduto. 07È con questa nuova predisposizione d’animo che la vediamo osservare con occhi nuovi un lupo – memoria di Ethan – e degli scorpioni – memoria di ciò che lei è – al museo, e fare la conoscenza di Alexander Sweet, di cui immagino sentiremo ancora parlare. Ed è sempre con questa predisposizione d’animo che la vediamo tornare a casa, fare spazio alla luce del sole e iniziare a credere che ci possa essere ancora una vita vera per lei, nonostante non creda più nella preghiera, nonostante abbia abbandonato la fede e la fede abbia a sua volta abbandonato lei, che ci possa essere altro al mondo in cui rifugiarsi e trovare conforto. Ed è ancora il poeta ad esprimerci questo concetto, attraverso i versi di Maud: “I have led her home, my love, my only friend.”

Beat, happy stars, timing with things below,
Beat with my heart more blest than heart can tell,
Blest, but for some dark undercurrent woe
That seems to draw—but it shall not be so:
Let all be well, be well.

Eppure purtroppo non è così facile. Non è facile scappare da ciò che si è, e lo leggiamo negli occhi del ragazzino affetto da quella strana anemia che gli causa un pallore innaturale, lo leggiamo in quelle parole pronunciate da una voce infantile ma maliziosa che chiama Vanessa my beloved. Quando Lucifer è caduto, non è caduto da solo e il male continua a celarsi nel buio, nell’oscurità degli angoli più remoti di Londra e stavolta non ha le sembianze di una strega alla ricerca dell’eterna giovinezza, ma di una creatura molto più pericolosa e antica, che con tre semplici parole – “Look at me” – sussurrate all’assistente dalla dottoressa Seward riesce a farci rabbrividire. Non lo vediamo in volto, ma ci basta l’espressione terrorizzata di Renfield, ci basta vedere come scappano i suoi seguaci/figli prostrandosi a lui, ci basta sentire la sua voce roca e autoritaria mentre pretende informazioni su Vanessa. E sappiamo già di chi si tratta, ancora prima che lui si presenti sappiamo bene con chi abbiamo a che fare e sappiamo che sta reclamando Vanessa come sua e – soprattutto – che non è disposto a fermarsi di fronte a nulla per averla.

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Dracula non è però l’unico personaggio che ci viene introdotto in questa season premiere, perché finalmente ci è data l’occasione di fare la conoscenza di un altro iconico personaggio letterario: Dr. Jekyll. Scopriamo che è un amico di vecchia data di Victor, chiamato da quest’ultimo in soccorso per cercare di rimediare al danno che ha fatto dando vita a Lily. Sono cinque anni che i due non si vedono e non si sentono, ma capiamo fin da subito che il legame che li unisce è profondissimo e che i due si conoscono estremamente bene, forse perfino troppo.

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Sono entrambi anime tormentate, che dietro all’apparente calma e sangue freddo hanno un intero universo di emozioni che ribolle al loro interno. Jekyll ha dentro di sé una rabbia latente che probabilmente non aspetta che un piccolo, piccolissimo input per esplodere – e che esploderà, eccome se esploderà – mentre Frankenstein non stava facendo altro che cercare un rimedio per alleviare e lenire la sua profonda solitudine e il suo immenso bisogno di amare ed essere amato, quando tutto è andato nel verso in cui non doveva andare. Quindi ora si ritrova ad essere tormentato dai suoi stessi errori, con le sue conquiste scientifiche che gli si sono rivoltate contro una dopo l’altra – Lily in particolar modo ferendolo in maniere in cui non sapeva nemmeno di poter essere ferito. Vuole quindi ucciderla, trovare un modo per porre fine a un’esistenza che non avrebbe dovuto esistere fin dal principio, un’esistenza sbagliata e perversa. Ma Jekyll lo distoglie da quel pensiero e si offre piuttosto di aiutarlo ad aiutarla – perché in fondo “you don’t want to kill her, you want to love her” – con la promessa che in caso di fallimento passeranno al piano più drastico.

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Sono entrambe – quella di Vanessa e quella di Frankenstein – storyline che sono riuscite a intrigarmi e a riempirmi di aspettative dopo un solo episodio, perché stiamo assistendo a un’ulteriore evoluzione di due personaggi – Victor e Vanessa – che dall’inizio della serie non hanno fatto altro che crescere e trasformarsi, per non parlare dell’introduzione di questi due personaggi così iconici il cui solo nome basta e avanza per far salire l’hype alle stelle.

Altrove vediamo Ethan su un treno che attraversa il nulla di cui è composto il deserto del New Mexico, con annessa rapina al treno stile Far West, in cui il bottino si ritrova a essere Ethan stesso. Non abbiamo modo di vedere il padre di Ethan, non ancora, ma il sangue freddo con il quale i suoi uomini hanno ucciso praticamente mezzo treno ci fa capire piuttosto bene di che razza di uomo potrebbe trattarsi. Da ricordare che fra i passeggeri di suddetto treno c’è anche Hecate, quindi possiamo ben sperare che il nostro lupo non rimarrà prigioniero a vita né della polizia inglese, né del padre.

A Zanzibar invece ritroviamo Sir Malcolm, che era scappato in Africa per cercare di riconnettersi con se stesso, e che invece sente che la magia di quel continente si sta ormai estinguendo a favore di tutti i cattivi sentimenti che ormai popolano anche tutto il resto del mondo.

John Clare è bloccato fra i ghiacci e lo vediamo iniziare un’avventura solitaria – che probabilmente lo riporterà a casa – quando decide di abbandonare una nave che ormai non ha più speranza e incamminarsi in mezzo a quelle lande ghiacciate – i pregi di essere una creatura non morta immagino.

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Non pervenuti Dorian e Lily, che siano ancora impegnati a volteggiare nel salone della dimora di Dorian in quella che nel finale della seconda stagione si prospettava una danza perversamente infinita?

Inutile dire che ho adorato questa premiere, ho adorato la solita interpretazione impeccabile di Eva Green e l’incredibile capacità degli autori di intrecciare fra di loro in maniera perfetta le storie di tutti questi personaggi. Ho adorato il fatto che i versi di Tennyson abbiano fatto da “colonna sonora” all’episodio, e ho adorato tutte le aspettative di cui mi hanno riempita questi cinquatasei minuti di screen time. Non vedo l’ora che i nostri personaggi si ritrovino di nuovo tutti quanti su suolo britannico e Penny Dreadful è proprio una di quelle serie che vorrei tanto fossero state concepite da Netflix, non fosse altro che per avere tutti e dieci gli episodi disponibili in contemporanea e non dover avere a che fare con la frustrazione di dover aspettare sempre sette interminabili giorni per sapere.

Ma purtroppo ci tocca, e quindi io non posso fare altro che darvi appuntamento a settimana prossima e lasciarvi con il promo del prossimo episodio, “Predators Far and Near”.

https://www.youtube.com/watch?v=ydewdDNUMg0

-Elsa

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

5 COMMENTS

  1. Una premiére a dir poco perfetta: recitazione come sempre impeccabile, atmosfere sublimi ed inquietanti, storyline perfettamente riprese e che ti invogliano a saperne di più già dopo una semplice occhiata… veramente non ho quasi parole, ho appena finito di vedere questa puntata e già vorrei vederne altre cento!! E poi finalmente quei due nomi, Dracula e Dr. Jeckill, che aspettavo di sentir pronunciare dalla prima stagione.
    Concordo del tutto sull’evoluzione di Vanessa e Victor, quello di lei va da sè che è un personaggio talmente ben costruito e ben recitato che sarebbe impossibile sbagliare, e il Frankenstein è una piacevole sorpresa ad ogni stagione. Non vedo l’ora di vedere anche come proseguirà il percorso di John Clare ora che stanno iniziando a riaffiorare ricordi dal suo passato.
    Complimenti per la recensione! Non vedo l’ora che arrivi la prossima settimana 🙂

    • Anch’io sono curiosissima di vedere cos’abbiano in serbo per John Clare, che è un altro personaggio che secondo me hanno costruito benissimo (non che ce ne siano di mal costruiti in questa serie).
      Mamma mia, anch’io non vedevo l’ora di vedere Jekyll e Dracula, DOVEVANO tirarli fuori prima o poi! Mi è piaciuto molto il fatto che abbiano introdotto Jekyll nei panni di un amico fidato di Frankenstein, è una storyline che si preannuncia interessantissima.

      Grazie per il commento 🙂

  2. quanto mi è mancato Penny!

    azzardo pure un’ipotesi: e se fosse Sweet Dracula?
    abbiamo visto che i vampiri di questa serie si mostrano per ciò che realmente sono di notte, mentre di giorno assumono sembianze umane, come Hecate.
    Parlando di lei, vuole liberare Ethan perché convinta che passerà al “lato oscuro” servendo il suo padrone, lo dice chiaramente durante il previously.

    interessante il personaggio interpretato da Wes Studi che salva sir Malcolm da un’aggressione, ora i due andranno in America proprio per salvare Ethan.

    Ciao alla prossima, e ottimo lavoro! ^-^

    • Anch’io ho pensato all’ipotesi che Sweet possa essere Dracula, anche per tutto il discorso che ha fatto sull’interessarsi alle creature che nessuno considera! Staremo a vedere xD
      Hecate sì, ha la sua agenda personale ma per ora mi accontenterei di vederla aiutare Ethan e riportarlo all’ovile, al resto ci possiamo anche pensare dopo… secondo me si potrebbe creare una bizzarra alleanza fra lei e sir Malcolm sotto questo punto di vista!

      Grazie per il commento 🙂

  3. Come sono felice che lo commenti tu!! ❤️
    Allora.. Come al solito commento bellissimo e azzeccato. Sinceramente appena ho visto il ragazzino ho pensato subito ad un vampiro.. Insomma dai..anemia?!? Eh già…
    Vanessa affronterà ancora vampiri ma stavolta Dracula in persona..nn vedo l’ora! E la psicologa nn me la racconta giusta..il legame famigliare nn deve essere un caso..

    Mi ha incuriosita anche l’indiano con cui sir Malcom partirà per aiutare ethan.. Quale sarà il loro percorso? Perché? Hecate mamma mia… Nn so se sono proprio felice…

    Dr jekyll che spessore ragazzi!!!
    Il resto beh sì c’è.. Ma insomma… Per ora lo lascio lì!
    Alla prossima!

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