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Firefly Lane – Recensione della nuova serie Netflix con Katherine Heigl e Sarah Chalke

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Firefly Lane – Recensione della nuova serie Netflix con Katherine Heigl e Sarah Chalke

Firefly Lane è la nuova serie Netflix con Katherine Heigl e Sarah Chalke: un dramma dalle tinte soap che pone al centro della storia l’amicizia fra Tully e Kate dal momento del loro primo incontro fino a due anni dopo rispetto alla narrazione corrente.

Come ormai ci siamo abituati a fare con “This is Us”, la storia si muove avanti e indietro nel tempo presentandoci i momenti cardine del rapporto fra Tully (Heigl) e Kate (Chalke) attraverso gli anni. Le incontriamo ragazzine adolescenti, le rivediamo ventenni nei rampanti anni ’80, e le incontriamo nuovamente nel periodo fra il 2003 e il 2005.

 

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  • Il cast. Se sulla bravura delle due protagoniste non avevamo alcun dubbio, il cast di comprimari è decisamente all’altezza;
  • La chimica fra Katherine Heigl/Sarah Chalke e Ali Skovbye/Roan Curtis (le due attrici che interpretano le due adolescenti). Se vuoi rappresentare sullo schermo l’amicizia fra due personaggi è OBBLIGATORIO che le interpreti siano credibili sullo schermo. Le quattro attrici sono eccezionali in questo. Fin dalla prima scena che condividono lo spettatore non ha dubbi sulla loro amicizia e inizia a tifare per loro, soffrire con loro, gioire con loro;
  • Ali Skovbye. La giovane interprete di Tully brilla sullo schermo. Sa essere intensa e comica rivelandosi convincente in ogni sua versione. Stupenda. Le auguro una gran carriera;
  • Il coraggio di portare sullo schermo due temi dell’universo femminile che non si vedono esplicitamente spesso: l’aborto e le mestruazioni. Viviamo in un periodo in cui persino le donne che mestruano non condividono l’esplicito riferimento al ciclo. Vederlo in una serie televisiva è straordinario. Stesso discorso per l’aborto spontaneo: un’altra esperienza incredibilmente diffusa (sì, signori: è così) che nei film viene accennata e mai veramente approfondita e soprattutto mai rappresentato come un evento diffuso;
  • I costumi. Dagli straordinari look anni ’70 ai ruggenti ’80 fino ai 2000, gli abiti scelti, le pettinature e gli accessori sono sempre perfetti.

  • Troppo drama, troppa melassa. Alla lunga risulta stucchevole e assurdo;
  • La quasi assenza di un fil rouge tra i flashback e il presente;
  • La rivelazione un episodio prima di troppo dell’identità della persona nella bara. L’avessero rivelato alla fine della stagione, avrebbero mantenuto la suspance ancora un po’.

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  • Tully e Kate. Grazie alla recitazione delle due attrici, ti ritrovi coinvolta nelle loro beghe e ne vuoi sapere sempre di più.

  • Tully rivela in diretta televisiva di aver subito un aborto e altre donne seguono il suo esempio. Una scena potentissima che riguarda un problema molto comune del quale non si parla abbastanza e che, anzi, viene spesso nascosto per vergogna.

“Firefly Lane”: la nuova serie Netflix con Katherine Heigl e Sarah Chalke

Sono decisamente combattuta. Da un lato ho guardato la serie televisiva tutta d’un fiato, dall’altro non riesco a essere cieca di fronte agli evidenti problemi.

Sicuramente il grande – enorme – pregio di questa serie tv sono le due protagoniste. Brave, convincenti, accattivanti, Katherine Heigl e Sarah Chalke fanno veramente un ottimo lavoro e ci sono stati momenti nei quali è la loro recitazione a risollevare la sorte delle puntate.

I due personaggi sono caratterizzati attraverso il loro legame. Indipendentemente l’una dall’altra, però, tardano a convincere. Sono co-dipendenti e in quanto tali bisognose di essere esplorate al di fuori della loro amicizia. Non ho letto il libro dal quale è tratta la serie tv per cui non posso sapere se nella fonte originale ci sia qualche cambiamento nella storia, ma sarebbe interessante vedere sullo schermo il tempo successivo al litigio che fa da grande mistero a fine stagione.

Il problema della scrittura dei due personaggi è il problema dei personaggi stessi. Chi sono al di fuori del loro legame? Quella co-dipendenza – fatta anche di invidia e sensi di colpa – che segna il loro rapporto sin dall’inizio, pesa moltissimo sul loro sviluppo al punto da risultare evidente in alcuni momenti della serie tv. Penso a Tully che firma il modulo per la pillola di Marah alle spalle di Kate. Quest’ultima ha qualcosa nella quale Tully non è – e non dovrebbe – essere inclusa: una famiglia. Ogni qual volta Kate prende una decisione che riguardi solo ed esclusivamente Marah o Johnny, Tully cerca di intromettersi dimenticando che, per quanto vicine, non è il suo posto. La sovrapposizione delle vite delle due donne diventa a tratti soffocante al punto che, fin dai flashback degli anni ’80, quello di Johnny e Kate sembra un matrimonio a tre. Questa co-dipendenza risulta purtroppo dannosa per la storia stessa giacché i due personaggi risultano a tratti solo abbozzati. Un problema, quest’ultimo, che è soprattutto di Kate.

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E sorvoliamo sul fatto che la stessa donna che comprava Spandex, indossi un completino sexy qualche puntata dopo mostrando un fisico che non ha assolutamente bisogno di Spandex. Perché insistere su una Kate casalinga disperata proprio usando tutti i cliches del caso? Non è sufficiente mostrarla come madre incompresa e contestata e moglie trascurata? Il suo, dei due, è il personaggio più impreciso. Cosa l’ha fatta allontanare dal marito al punto da prendersi una cotta per un altro? Cos’ha quest’ altro uomo in comune con lei? Non ce lo hanno mostrato. O forse non erano interessati a mostrarcelo perché, in  tempo zero, abbiamo iniziato a sperare che lei e Johnny si riconciliassero.

L’altro grande problema è la sovente mancanza di un fil rouge tra i flashback e il presente. È come se avessero scelto di presentare due o tre storie dei momenti della vita delle due donne e li avessero semplicemente affiancati su binari paralleli. Peccato che “This is Us” e “Lost” ci abbiano mostrato che non è così che si usano i flashback.

Infine, il dramma. Troppo dramma. Va bene, è una soap stile Hallmark – lo stile è quello: donne, sposate, adorano l’alcool ad ogni ora del giorno, discutono dei grandi problemi della vita attraverso l’occhio della solidarietà femminile – ma che diamine! Un po’ di gioia a Tully la vogliamo dare? Questo percorso autodistruttivo – per la sua vita e per le relazioni – che hanno scelto per Tully è proprio tutto in salita. Il punto più basso, immagino, sarà la ragione alla base della rottura con Kate. Ma nel frattempo quali altre catastrofi hanno in serbo?

A ben vedere, ora che ho maratonato l’intera stagione, molte storyline sono flebili. Provate a immaginarle recitate da attrici meno brave e carismatiche e vi renderete conto che è così. Appena abbozzate, molte vicende cercano disperatamente un approfondimento. Se faranno una seconda stagione, si spera l’otterranno.

70/100

Perché in fondo l’ho guardato tutto d’un fiato e perché la Chalke e la Heigl sono veramente bravissime.

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