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Domina – Recensione Finale della serie Sky Original

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Domina – Recensione Finale della serie Sky Original

Bentornati alla recensione di “Domina” la serie di Sky dedicata a Livia Drusilla, seconda moglie di Caio Giulio Cesare Ottaviano Augusto: prima di Picasso, c’era lui e i suoi numerosi nomi.

Prima di addentrarci nel resto della stagione, vi consiglio – nel caso non lo abbiate fatto – di recuperare il mio articolo sul primo episodio della fortunata serie di Sky.

La cosa che più mi ha colpito, lo ammetto, è che abbiano scelto di concentrarsi solo sui primi anni di Livia domina – la serie, infatti, arriva agli eventi degli anni ’20 – e il motivo è molto semplice: una scelta del genere da un lato ha lo scopo preciso di presentarci quanto fosse importante il suo ruolo nell’epoca augustea e nella vita di Ottaviano, marito e princeps, dall’altro apre la possibilità che si faccia una seconda stagione che esplori gli ultimi anni come moglie del princeps e quelli come madre del primo – dichiarato – imperatore di Roma.

Immagino che sapremo solo fra qualche tempo se sceglieranno di fare una seconda stagione trainati dal successo di questa, oppure opteranno per fermarsi qui all’apogeo del suo ruolo a Roma. Diciamo che, a ben pensarci, una seconda stagione sarebbe in parte solo una ripetizione di questa prima perché – spoiler spoiler – Livia non cambierà granché e più o meno il suo modo di operare, le sue intenzioni e i suoi rapporti umani saranno grosso modo identici a quelli che abbiamo visto fin qui.

Ma basta pontificare e procediamo…

“Domina” recensione della serie Sky Originals

  • l’attenzione per i dettagli storici. Non ve lo aspettavate eh? Dopo il disastro del primo episodio, sono stata piacevolmente sorpresa dal trovare nel resto della stagione le tracce di una ricerca certosina tra le fonti di dettagli storici che potessero rendere storicamente attendibile quanto rappresentato in tv. Ora, chi ha studiato Storia lo sa che se c’è una verità incontrovertibile dello studiare i personaggi romani è che spesso le fonti sono l’equivalente di Novella 2000: gran parte degli storici romani erano amanti del gossip e l’essere schierati politicamente influenzava non poco il modo di documentare quanto stesse accadendo. Non è raro, infatti, che il pettegolezzo sia la nostra fonte di studio e solo incrociando i diversi racconti si raggiunge una, a malapena definibile tale, verità. Molto di questo “gossip storico” ha trovato spazio nella serie tv e perché fosse accettabile, i dettagli scelti sono stati inseriti nella storia in maniera armonica e finalizzata a fare da motore agli eventi e non semplice giustificazione. Qualche esempio: la gelosia di Agrippa nei confronti di Marcello e i dissapori con Ottaviano, il legame fra Giulia Maggiore – la figlia di Augusto e Scribonia – e Iullo – figlio di Ottavia e Marco Antonio – i sospetti sulle cause della morte di Marcello, il genuino interesse di Ottaviano e Livia nei confronti degli schiavi (storicamente ne liberarono in gran numero).
  • l’onesta rappresentazione di Livia Drusilla: non è stata trasformata in eroina ma nemmeno in villain. Livia è una matrona romana, figlia della Repubblica, moglie di Augusto, assetata di quel potere di cui è stata privata a 16 anni – e che secondo la legge romana non la riguardava a prescindere – sfrutta la sua intelligenza per esercitare la sua influenza in tutto ciò che la interessa, marito e figli compresi. Una rappresentazione piena di zone scure ma non priva di zone chiare.
  • i colori, le luci, la fotografia in generale. Sapevate che la serie è stata girata a Cinecittà? Quei set sono i set dei peplum di hollywoodiana memoria.
  • il cast: le versioni adulte di Ottaviano e Agrippa in particolare (ma anche i restanti personaggi) sono fisicamente credibili come romani de’ Roma. Matthew McNulty (Ottaviano) in particolare mi è piaciuto moltissimo (nonostante sia bruno, mentre si pensa che Ottaviano fosse biondo): contrariamente alla sua versione giovane, ha saputo restituire la gravitas del personaggio di Augusto, anche lui a cavallo fra il genio politico, lo spietato comandante, il marito e pater familias che pone al centro l’affetto per i suoi.

  • l’improvvisa e immotivata – nel senso che non è stato spiegato il perché – sparizione dalla storia di Mecenate e del suo circolo di artisti (tra i quali c’erano nomi mica di poco peso: Virgilio, Livio, Orazio, Properzio e Ovidio), principale strumento propagandistico della politica augustea. Ma d’altronde Agrippa è stato ridotto a capriccioso generale romano quando in realtà è stato anche uno dei più grandi architetti che Roma abbia conosciuto.
  • l’eccessivo accantonamento di Augusto, specchio della volontà di privilegiare i personaggi femminili: come già i su citati Agrippa e Mecenate, anche Ottaviano è ridimensionato. Capisco che la protagonista è Livia ma stiamo parlando del più grande degli imperatori di Roma nonché genio politico e fautore di un’età ricca sotto ogni aspetto al punto da prendere il nome proprio dal suo princeps e diventare tale per antonomasia: l’Età Augustea. L’Ottaviano della serie tv è più domestico e legato al peplum della moglie che al suo ruolo di primus inter pares. Un po’ un peccato.
  • L’eccessiva insistenza sugli intrighi e i complotti: va bene che bisogna mostrare come non tutto fosse perfetto e pacifico ma tutti gli anni furono così. Un po’ di pace non sarebbe stata una cattiva idea. Un mezzo episodio, non dico chissà quanto… Non avrei mai pensato di dirlo ma la suspance era veramente troppa e dopo un po’ anche ripetitiva.
  • L’uso errato – non ci riescono proprio! – del termine tiranno o dittatore: nuovamente, la dittatura era una carica riconosciuta e rispettata mentre la Repubblica non era affatto il contrario della tirannia. È vero che il timore di un ritorno alla monarchia c’era ma i repubblicani non erano altro che oligarchi, ovvero poche persone con in mano il potere. È inoltre storicamente errato rappresentare così tanta opposizione ad Augusto da parte dei senatori: era una piccola porzione del Senato a essere avversa al Princeps. Un altro dettaglio che hanno trattato con superficialità era il ruolo dei Pretoriani: questi erano la guardia personale dell’Imperatore e furono creati dallo stesso Augusto. Non ha alcun senso che vengano avvisati dopo un supposto assassinio di Ottaviano (!) né che in una situazione difficile come quella della peste, non ci fosse nessuno a guardia della casa augustea. Probabilmente si sono confusi con il ruolo dei prefetti urbi, ossia gli antenati della polizia.

“Domina” recensione della serie Sky Originals

  • Tiberio: la sua caratterizzazione è stata secondo me la migliore di tutte. Sono riusciti a rendere nel corso delle puntate non solo la sua spiccata intelligenza e abilità come amministratore ma anche i suoi seri problemi con la madre e con la società in generale. Storicamente Tiberio è definibile come il primo degli imperatori riluttanti (passatemi la definizione) perché nessuno, lui compreso, lo avrebbe mai voluto a capo dell’Impero Romano. Prima di lui, il potere avrebbe dovuto passare a Marcello ma morì, poi fu il turno di Druso e anche lui finì caput, poi i due Cesari (Lucio e Gaio, figli di Giulia Maggiore) anche loro morti prima di Augusto, il risultato fu che Ottaviano non ebbe più scelta e nominò Tiberio come suo successore. Peccato che Tiberio non amasse gli intrighi politici, odiasse profondamente la società romana e non avesse ambizioni di potere. Non ho condiviso affatto l’averlo rappresentato come avesse turbe psichiche ma che avesse una personalità problematica quello sì: ha trascorso diversi anni del suo impero lontano da Roma, in esilio volontario a Capri, e ha condannato la madre alla damnatio memoriae (ovvero ogni immagine o traccia di Livia doveva essere cancellata da Roma: statue, documenti, iscrizioni, tutto doveva essere fatto sparire). Nella memoria storica è stato rivalutato alla luce del suo essere stato uno dei migliori amministratori che Roma abbia mai avuto… e anche perché dopo di lui l’impero passò a quel pazzo di Caligola.

  • La scena finale. Ce ne sono state parecchie che mi sono piaciute: dai diversi casi in cui Livia ha raggirato gli uomini intorno al marito fingendosi sciocca, alla sfrontatezza con cui ha affrontato le molteplici accuse rivoltele da Ottavia e Scribonia, soprattutto, alla presa di consapevolezza da parte della coppia augustea che Tiberio è il più intelligente di tutti. Tuttavia penso che la conclusione sia la scena migliore perché riassume perfettamente il potere di Livia e i complicati innesti con la società romana. Ottaviano perdona Livia e le dichiara ancora una volta il suo amore, pur consapevole che la moglie ha orchestrato la morte del suo erede prediletto. Da un lato abbiamo una donna astuta e determinata, che se ne infischia delle convenzioni romane e, anzi, le usa a suo vantaggio, dall’altro abbiamo la matrona romana il cui marito ha su di lei potere assoluto e che potrebbe abbandonarla, farla uccidere, confinarla in casa, toglierle tutto… ma non lo fa. La scena finale sembra quasi dirci che il vero potere di Livia NON è il suo potere a Roma, con la sua rete clientelare e le spie in ogni casa, MA il suo potere nella SUA casa su suo marito. Non fosse per l’amore e la stima che Augusto provava per lei – amore e stima confermati storicamente dalle ultime parole pronunciate, documentate da Svetonio, “Lidia vivi nel ricordo del nostro matrimonio, e addio!” – Livia non avrebbe mai potuto assurgere al potere che aveva. Lidia aveva potere in una società misogina e patriarcale come quella romana perché aveva saputo guadagnarsi la stima e l’amore dell’uomo più potente di Roma: qualcuno potrebbe definire questo come una svalutazione della sua grandezza ma non è così. La società romana era quello che era e Livia era amatissima dai plebei, stimata e temuta dai senatori romani e tutti sapevano che convincere lei equivaleva a convincere Augusto. Per parafrasare la mamma della protagonista di Un grosso grasso matrimonio greco: l’uomo sarà anche la testa ma la donna è il collo e lo fa girare come vuole.

“Domina” recensione della serie Sky Originals

 

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Come avrete intuito da quanto letto finora, la mia opinione sulla serie tv è rimasta grosso modo uguale all’impressione che avevo avuto guardando il primo episodio.

Ciò che salta agli occhi è la volontà di creare una storia legata soprattutto alla personalità multisfaccettata e ambigua di Livia Drusilla. Un personaggio storico dei più affascinanti vissuta in un’epoca delle più interessanti.

Non vi nascondo che da storica, amo tantissimo l’Età Augustea. Ottaviano è uno dei personaggi storici che amo di più e il ruolo che nella sua vita e in quella di Roma ha avuto Livia mi appassiona tantissimo. Verrebbe da dire che il mio giudizio sia piuttosto di parte ma considerando il mio amore per il periodo storico è anche estremamente severo.

“Domina” ha saputo tratteggiare abilmente un personaggio complicato come quello di Livia Drusilla. Il suo ruolo nella società romana sarebbe stato quello di tutte le altre dominae: filare, tessere, amministrare la casa e prendersi cura delle figlie femmine…e dei maschi fino a una certa età. Invece, l’educazione ricevuta e la propensione caratteriale hanno contribuito a renderla una delle più abili donne di potere che la Storia Antica ricordi.

La serie tv ha non solo scelto due interpreti che hanno saputo veicolare le ambiguità del personaggio ma è stata in grado di orchestrare una narrazione che consentisse agli spettatori di conoscere meglio Livia e riflettere sul suo personaggio e su come fosse essere una donna all’epoca romana.

Lo ha fatto usando anche un cast e dei personaggi comprimari all’altezza della storia. Persino Ottavia, se vogliamo il meno caratterizzato dei comprimari, ha la capacità di appassionarci e farci comprendere il suo punto di vista.

A catturare l’attenzione dello spettatore è la domesticità della narrazione. Gran parte delle vicende si svolgono all’interno delle mura domestiche, i personaggi motore degli eventi sono quasi sempre quelli femminili, incastrati fra i doveri di matrone romane e la ricerca spasmodica di un briciolo di potere sul proprio destino e su quello dei propri cari. Vediamo figlie, mogli, schiave e liberte vittime ma allo stesso tempo padrone del proprio fato. Se Livia è sicuramente la protagonista, non possiamo dimenticare i personaggi di Antigone, Scribonia, Giulia Maggiore, Ottavia e Fortunata.

Mentre fuori da casa gli uomini facevano la Storia, le donne all’interno delle mura domestiche costruivano e tessevano trame che avrebbero manipolato gli eventi.

A guidarci in questo viaggio c’è una narrazione attenta all’aspetto psicologico di tutti i suoi personaggi e un filo di tensione che – anche se a tratti eccessivo come sottolineavo poco sopra – tiene desta l’attenzione dello spettatore e lo spinge a proseguire nella visione.

“Domina” recensione della serie Sky Originals

75/100

 

Concludo così la mia recensione di “Domina” la serie tv di Sky e vi saluto lasciandovi con un video approfondimento dedicato alle donne romane: qui. 

 

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

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