L’attesa per la nuova stagione ed il panico per la futura conclusione di “Game of Thrones” hanno probabilmente creato l’impellente bisogno di andare alla ricerca di un sostituto, e la scelta sembrerebbe essere ricaduta su “Britannia”.
Ancor prima della sua messa in onda “Britannia” era stata etichettata come il nuovo “Game of Thrones” e questo credo sia stato un enorme sbaglio. Al lancio di ogni nuova serie, ormai il paragone con una sua ben più famosa collega sembra essere l’unico strumento di marketing veramente valido per creare un minimo di attenzione in un pubblico subissato da mille altri stimoli e sempre nuove uscite. Quello che evidentemente non è ancora ben chiaro è che esiste una piccola cosuccia chiamata “aspettativa” e che quindi il pubblico, esaltato da questi paragoni altisonanti, sarà poi pronto a stroncare il nuovo prodotto dopo nemmeno pochi minuti, perché quelle famose aspettative sono state, per un motivo o per l’altro, disattese.
Questo per me è stato esattamente il caso di “Britannia”, nato all’ombra soffocante di “Game of Thrones” e che, invece, con il colossal della HBO ha poco a che spartire.
Innanzitutto si parla di un’emittente diversa, Sky Atlantic, che ha messo a disposizione un budget ben più ridotto rispetto alle cifre da record a cui “Game of Thrones” ci ha abituato, e poi di un background popolare altrettanto differente: per quanto la storia della conquista romana della Britannia e la mitologia celtica siano in generale parte della conoscenza popolare, il bagaglio di pubblico che la saga letteraria di Martin portava con sé aveva decisamente tutto un altro peso. Non dico che non ci siano delle similitudini tra i due show: si tratta in entrambi i casi di un’ambientazione storica (lo stampo fantasy, infatti, non annulla di certo la chiara ispirazione all’epoca medievale del contesto di “A Song of Ice and Fire”), dove si parla di intrighi politici e lotte di potere; le donne hanno un ruolo fondamentale all’interno di questo “gioco” sottile per la conquista della supremazia, sia contro l’Impero Romano, sia tra le due tribù in lotta; c’è anche in “Britannia” una componente fantasy data dalla forte impronta della mitologia celtica che accompagna, e a volte dirige, le scelte degli uomini, sotto la guida dei sacerdoti druidi. Sono tutte caratteristiche che in qualche modo possono ricollegare i due show, ma che non ne fanno l’uno l’erede o la copia dell’altro.
visto piaciuto,avrei voluto una fine diversa ma pazienza anche se ci sono rimasta malissimo.Aspetto la seconda stagione con curiosità e spero che gli autori metteranno più attenzione quando scriveranno la storia della conquista romana in Britannia !