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Pilot Addicted | Supergirl

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Pilot Addicted | Supergirl

In anticipo e in maniera tutt’altro che volontaria da parte della CBS, è finito sui nostri minischermi il pilot di “Supergirl”, serie dedicata alla cugina del più famoso “Superman”. Il nostro staff l’ha guardato con voi ed ora vi offre le sue impressioni.

SUPERGIRL-First-Look-Image-HeadshotIn una televisione in cui spesso gli eroi sono uomini, il progetto di “Supergirl” mi aveva riempito di entusiasmo, sin da quando si sentirono i primi rumors (immaginatevi, poi, quando si sentì che sarebbe stato affidato a Berlanti, creatore di “The Flash”!). È stato quindi con molta curiosità ed pizzico di speranza, che mi sono avvicinata a questo pilot. E..ne sono rimasta un po’ delusa: o meglio, ci sono i presupposti perché si riveli una grande stupidaggine come quelli che possa recuperare in corso d’opera.
Partiamo dal casting: Melissa Benoist (“Glee”) come Kara/Supergirl è stata una scelta molto criticata. Di “alieno” ha ben poco, diciamocelo, sembra più la «ragazza della porta accanto» che l’extraterrestre coi superpoteri. Però, lei, ad essere sincera, mi è simpatica (a parte qualche scivolone di recitazione) per cui potrei cambiare idea in corso di serie: un po’ come mi è successo con “Arrow”, quando credo essere stata fra i 5 o 6 al mondo a non condividere la scelta di Amell per il ruolo di Oliver Queen (salvo poi cambiar parere).
Ad affiancare la Benoist ci sono – come volti a me noti – anche Chyler Leigh (“Grey’s Anatomy”…aereo in collisione compreso), Callista Flockhart (“Ally McBeal”, “Brothers&Sisters”) e delle sopracciglia aliene (quelle sì), Laura Benanti (“Nashville” e “Nurse jackie”) e Mehad Brooks (“Desperate Houwives”, “True Blood”), troppo bello per essere Jimmy Olsen.

Non guasta che nei panni del padre adottivo di Kara, ci sia Dean Caine, che aveva vestito la calzamaglia di Superman in “Le avventure di Lois&Clark”, la serie anni ’90 con Teri Hatcher. Mentre in quelli della madre adottiva c’è Helen Slater che ha vestito i panni di Supergirl in un film del 1984.
Il pilot ci racconta la genesi della superoina: la consapevolezza di poter far di più ma di sentirsi intrappolata in un lavoro e una vita frustrante; il contrasto con il perenne terrore dei “normali” nei confronti dei “sovraumani” e, naturalmente, la minaccia aliena che, in questo episodio aveva la fisicità di Owain Yeoman che chi seguiva “The Mentalist” deve aver colto parecchio di sorpresa (io non l’ho riconosciuto subito).
Diciamo che questo pilot è stato molto leggerino: hanno provato a scavare più a fondo ma non ci sono riusciti più di tanto. Dopo aver salvato la vita alla sorella, Kara sembra più entusiasta dei propri superpoteri che di vedere la sorella sana e salva, Alex – la sorella – dal canto suo è passata troppo repentinamente da «volevo solo proteggerti» a «ero invidiosa di te» per poi tornare a life coach della situazione. Senza dimenticare che la scelta di Jimmy Olsen come possibile interesse amoroso mi è sembrata un po’ messa lì, giusto perché l’attore scelto è oggettivamente un bel ragazzo, senza dimenticare il potenziale triangolo con il migliore amico. Però ho deciso di tenere conto che si tratti di un pilot per cui penso che attenderò ancora due o tre episodi per decidere se continuare la visione oppure farlo cadere tra le “occasioni perse”: ci sono le possibilità di una buona riuscita, purché si insista su alcune tematiche quali la paura delle persone comuni e si approfondisca la crescita del personaggio anche attraverso il colpo di scena finale che, secondo me, potrebbe portare cose interessanti.
Voto: 6 e 1/2.

-The Lady and The Band

E anche quest’anno un network americano si fa scappare in anticipo (sempre che a questo punto non sia una mossa iper calcolata) il pilot di una nuova serie di Supereroi!
Come nel caso di The Flash, il primo episodio della nuova e teoricamente strabiliante serie che tratta di superpoteri è stato leakato… sta cominciando a diventare sospetta la cosa.
“My name is Kara Zor-El”.
E’ come per la CW. DEVONO fare le introduzioni a prova di scimmia, si sa.
“Tutti conoscete la storia di mio cugino Kal-El. Forse non tutti sanno che l’esplosione di Krypton ha mandato la mia navicella fuori strada, impedendomi di diventare la superprotagonista fighissima e relegandomi al ruolo di cugina sfigata e tredicenne a vita, nonostante di anni io ne abbia 24. Adesso, lui è il supereroe che tutti vogliono e invidiano, e io la principiante di serie B.”
CBS, lasciatelo dire… partire così è veramente partire di merda.
[Faccio una doverosa premessa ai fans della saga cartacea: leggo poco della DC, e pochissimo/quasi niente della saga di Superman. E’ un supereroe che non ha mai attirato la mia attenzione, fatta eccezione per il primo, GLORIOSO film del ’78 con Christopher Reeve e di Superman Returns con Brandon Routh (dove effettivamente Superman è molto più Clark Kent che supereroe), fondamentalmente perchè gli eroi superfighi, superpotenti, autonomi e poco umanizzati a me non piacciono granchè. Ho seguito tutte le stagioni si Smallville, certo, ma il Clark di Smallville non è ancora Superman.
Per questo non conosco bene tutti i retroscena. Prendete questa recensione come quella di una neofita che si basa SOLO sul pilot visto.]
Kara incarna indubbiamente lo stereotipo della segretaria sfigata dalla doppia vita, in balia di una boss (meravigliosa Calista Flockhart, che io amo dai tempi di Allie McBeal!) uscita direttamente da “Il Diavolo Veste Prada”, e circondata da manzi di primissima qualità (Diciamocelo… avremmo reagito tutte come lei davanti a un James Olsen del genere. A me son quasi partite le otturazioni.)
Kara lavora come un mulo, si impegna per far contenta la capa in tutto e per tutto, si veste da studentella puritana e guai a portare un filo di trucco in più, che gli occhiali poi non basterebbero a nascondere la sua vera identità da supereroina fighissima… che però, a conti fatti, così figa non è.
Dopo il salvataggio fortuito dell’aereo di linea che doveva trasportare sua sorella adottiva a Ginevra, l’unico a sembrare contento quanto lei del suo nuovo scopo nella vita è l’amico e collega Winn Schott. TUTTI gli altri iniziano un fuoco di fila di minchiate maschiliste da far impressione.
Dal “Tu non sei Superman” al “Kara è pericoloso, dammi retta. E’ meglio se proprio ti fai da parte”, finendo con il “Torna a consegnare caffè che è meglio” dello storico personaggio DC Hank Henshaw, tutti sembrano reputare Kara non all’altezza delle gesta del cugino…
Il GROSSO problema del pilot è questo.
Evidentemente creato per bilanciare la presenza femminile in campo supereroi, il Pilot di Supergirl punta moltissimo sul girl-power, sulla riscoperta della forza d’animo di una giovane che vuole cambiare il mondo, che vuole salvare vite, che vuole fare qualcosa di buono per il pianeta che l’ha ospitata e le fa da casa. Kara dovrebbe rappresentare milioni di ragazze insicure, che aspettano solo di trovare la propria strada ed il modo giusto per sfruttare il proprio potenziale preesistente… messaggio eccellente, che risulta però troppo marcato e troppo pesante, facendo risaltare molto di più del dovuto il paragone continuo con Kal-El, con le sue gesta, con la sua perfezione, a discapito della vera trama di questa serie emergente.
Metropolis ha un superuomo col mantello che fa il figo volando in giro… e National City niente.
Metropolis ha il Daily Planet, e National City licenzia personale dal Tribune.
Metropolis ha una figura che tutti rispettano e amano… e National City invece ha Kara, che al suo primo tentativo di fare del bene viene fermata dal CEO, schedata, controllata e schiacciata da un razzismo e da un maschilismo senza precedenti.
Incredibilmente, se non contiamo Alura Zor-El e Winn, gli unici che riescono a darle un po’ di fiducia e di spinta verso il futuro sono proprio Cat-il-boss-dittatore e James Olsen, anche se per procura.
Jimmy le porta un regalo adirettamente da Kal-El, che l’ha sempre voluta salvatrice del mondo ma aspettava che ci arrivasse da sola.
Cat è invece l’unica donna che, col suo modo di fare ed il suo comportamento, è in grado di mostrare gli attibuti pur rimanendo femminile e non rinunciando allo stile.
“Cosa c’è di male ad essere una ragazza? Io sono una ragazza. E sono il tuo capo, e ricca, e famosa, e potente, e intelligente.”
In casi come questo, uno spettatore si aspetterebbe che fosse la sorella maggiore a fare da esempio per Kara… E invece NO. Cat le dimostra, senza ombra di dubbio, cosa significhi farsi valere in un mondo di uomini misogini e abituati a sottovalutare le donne. La sprona a prendersi il merito delle proprie azioni giuste, ad affrontare le proprie paure, a farsi valere come donna (E indirettamente come eroina), e dimostra senza ombra di dubbio che si può essere femminili e potenti senza sfigurare.
Alex Danvers, dal canto suo, ci prova ma con risultati davvero scarsi, scoprendo di essere stata accettata al CEO non certo grazie alle sue grandi doti di scienziata.
Dopo aver affrontato il misogino cattivone di turno ed averne buscate un treno (un classico… i supereroi devono SEMPRE prenderle prima di rialzarsi vittoriosi), Kara trova il coraggio di perseguire il suo destino, grazie alla madre Alura che le ha registrato un messaggio in perfetto stile Principessa Leila Organa (mancava solo la frase “Aiutaci Obi-Wan Kenobi, sei la nostra unica speranza!”).
E no, mi spiace. Non mi basta la redenzione della sorella che le permette di far esplodere la superasciaassassina. Non è che uno passa 12 anni a sperare che questa non usi mai i poteri altrimenti ti sentiresti una merdina, e poi all’improvviso è tutta uno zucchero. Eddai. Ma che scena è?
Anyway: sagra del calcio in culo al cattivo, momenti finali davvero epici con consegna del Kryptoniano mantello e presentazione del capo dei capi dei supercattivi, ovviamente fotocopia sputata di Alura (sorella gemella forse?) e tanto spietata quanto la madre di Kara era dolce e gentile.
Finisce così il Pilot di Supergirl, appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati del genere ma decisamente deludente sotto molti punti di vista. La CG potrebbe essere fatta meglio, la recitazione ha ancora bisogno di qualche ritocchino (mi è andato di traverso il succo di frutta con la scena dell’ologramma…), l’occhiolino strizzato alle ship è palese e scontato e in pieno stile CW, e in generale la trama è fatta un po’ di corsa.
Spero vivamente che nei prossimi episodi la storia di Kara sia l’argomento principale, e che non ci si concentri solo e solamente sulle differenze tra lei e Superman.

-Ocean

Io ho dei parametri. Per giudicare un pilot e in seguito un’intera serie tv seguo sempre alcune direttive che all’inizio mi ponevo inconsciamente e che adesso riconosco non appena le vedo realizzate. E Supergirl per quanto mi riguarda ne ha rispettate la maggior parte, a partire dal trailer. Premetto che non sono un’esperta di fumetti e non lo sono mai stata quindi non vi parlerò di fedeltà della storia e dei personaggi né di ipotetici stravolgimenti di cui onestamente non mi sarei accorta, ma posso parlarvi esclusivamente di ciò che ho visto e soprattutto di ciò che ho sentito e con questo pilot io ho trascorso 44 minuti coinvolta dai personaggi e dalle loro emozioni come purtroppo oggi in pochi riescono a fare. Supergirl con questo pilot ha impostato per me le premesse per affermarsi come l’unico vero erede di Smallville e non solo per la vicinanza dei protagonisti nelle storie e nei caratteri ma anche e soprattutto per quel senso di crescita e quel bisogno di evoluzione che Kara, così come tutto il suo mondo, affronta a partire dai primi minuti. Differentemente da Clark, Kara è stata consapevole fin dall’inizio della sua missione e l’aveva abbracciata con coraggio, desiderosa di onorare la sua famiglia, la sua casata anche se significava farlo lontano da loro, avendo al suo fianco solo un bambino da proteggere in un pianeta sconosciuto e inconsapevole di ciò che entrambi rappresentavano. Ma qualcosa va terribilmente storto nel viaggio e quella ragazzina che doveva condurre per mano Kal-El e aiutarlo a diventare l’eroe che la Terra aspettava, perde ogni obiettivo, ogni compito nel momento in cui resta intrappolata per anni nella sua navicella fino al giorno in cui un ormai adulto e compiuto Clark Kent alias Superman la trova, permettendole di tornare a vivere. Priva di tutti quei significati di cui il suo viaggio si era arricchito, Kara vede suo cugino splendere e volare sempre più in alto e a lei non resta che tenere i piedi per terra e vivere la quotidianità come qualsiasi ragazza che abbraccia un’umanità che non le appartiene ma che diventa la sua parte più importante, sognando ogni giorno di poter essere speciale. Adorabilmente goffa ed estremamente impacciata con un’abbondante dose nerd, Kara continua a vivere costantemente dietro le quinte circondata da persone che non conosce mai completamente. Cat Grant è una donna di successo che ha reso il suo nome sinonimo di editoria di fama, sempre alla ricerca della notizia perfetta, sempre pronta a servirsi di chiunque la circondi e lavori per lei per semplificare la sua vita. Intelligente e di classe, Calista Flockhart ritrae in modo geniale un personaggio egocentrico e sicuro di sé, impossibile da odiare. Winn è invece il collega segretamente infatuato di Kara ma il casting potrebbe aver impostato di già la sua evoluzione essendo Winn il diminutivo di Winsolw Schott, futuro e celebre villain conosciuto con il nome di Toyman ossia Il Giocattolaio. E poi arriva la famiglia terrestre, rappresentata per Kara dalla bellissima Alex Danvers, sua sorella maggiore adottiva, probabilmente il personaggio che più mi ha colpito, e no, so cosa state pensando, non è per via di Chyler Leigh … ok dai non ci crede nessuno, in parte è per lei. Alex in realtà è il tipico personaggio che a me farebbe impazzire: premurosa, attenta, dolce, intelligente, quella ragazza che nella sua vita al fianco di una sorella kryptoniana ha sempre dovuto lottare al doppio, per emergere e per affermarsi nel suo mondo ma soprattutto per farlo fuori dall’ombra di Kara, un’ombra che la ragazza stessa proietta inconsapevolmente ma che Alex ha sempre saputo di dover affrontare, presto o tardi. Ma nonostante tutto, Alex non ha mai smesso di vegliare su sua sorella, non ha mai rinunciato a proteggerla soprattutto da quei pericoli che Kara non immaginava neanche potessero nascondersi nell’oscurità di National City. In un interessante scambio di ruoli infatti, quando Kara si mostra al mondo per salvare l’aereo che stava precipitando e su cui viaggiava Alex (sei solo in ritardo di 3 anni tesoro!), non è la vera identità di Kara ad essere svelata ma quella di Alex, meglio conosciuta come l’agente Danvers, operativa in un’agenzia segreta del tutto simile allo Shield, che si occupa di affrontare e neutralizzare ogni minaccia aliena e adesso, Kara potrebbe rappresentare esattamente quella minaccia, così come tutti quei prigionieri kryptoniani che in qualche modo hanno intrapreso il suo stesso viaggio, arrivando sulla Terra nello stesso momento. Ridimensionata ed emarginata, Kara viene ritenuta inadatta per quel posto da eroe che da sempre sogna di occupare ma noncurante del pericolo, crede comunque di essere nata per questa missione così come suo cugino, inconsapevole di dover affrontare lo stesso percorso di crescita di cui anche lui ha avuto bisogno per diventare quel simbolo di forza e speranza che ormai tutti conoscono. Con testardaggine quindi, aiutata da Winn a cui rivela senza riserve la sua identità, Kara prova a giocare a fare l’eroe da sola, almeno fino al momento in cui incontra quel nemico che mette in luce tutte le sue debolezze. Riportata quindi bruscamente a terra, Kara inizia a dubitare di ciò in cui aveva sempre creduto ma spetta proprio a sua sorella Alex convincerla del contrario, aprendole il suo cuore con sincerità e accettando per davvero la possibilità di poter abbracciare insieme quella missione che forse non deve per forza essere affrontata da una sola persona. Spalleggiata quindi da sua sorella, Kara torna in campo con maggiori sicurezze e consapevolezze, facendo cadere con successo quella che era soltanto la prima tessera di un domino di cui non si scorge la fine, com’è giusto che sia. Affascinante è anche la nuova versione di James “Jimmy” Olsen, una sorta di angelo custode sia di Kara che di Supergirl, arrivato a National City proprio con l’obiettivo di aprire i suoi orizzonti e nel frattempo magari essere per Kara quella persona che la spinge a volare “up up and away”. Inutile dire che la ship è ufficialmente partita. Melissa Benoist incarna alla perfezione la goffaggine adorabile di Kara ma è nel ruolo di Supergirl che mi lascia con alcuni dubbi importanti. In definitiva, non starò qui a dirvi quanto importante fosse poter avere FINALMENTE uno show impostato su una supereroina donna che vada un po’ a contrastare quello che sembra essere il predominio maschile nel genere (Gotham, Arrow, The Flash, Daredevil solo per citare quelli più recenti), quello che posso dirvi è che Supergirl profuma di vecchio stile, di quelle serie tv dove l’azione e l’adrenalina non erano tutto, di quegli show dove si guardava anche alla semplicità dei sentimenti e dei personaggi, di quelle realtà seriali dove l’ordinarietà era un po’ la parola chiave e questo non era affatto un male. Come ho detto, in poche parole Supergirl profuma di Smallville e questo, per chi come me è orfano di quella straordinaria serie tv, è un regalo di Natale anticipato e firmato Greg Berlanti.

Walkerita

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

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