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Game of Thrones | Recensione 6×10 – The Winds of Winter [SEASON FINALE]

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Game of Thrones | Recensione 6×10 – The Winds of Winter [SEASON FINALE]

“Winter is here”

Ebbene sì, il corvo bianco dalla Cittadella ci preannuncia un altro cambio di stagioni a Westeros, e le parole tanto care agli Stark si sono avverate: l’inverno è arrivato, e sebbene per questa sfortunata famiglia la notizia segua in realtà una memorabile vittoria, è innegabile che il suono sia tutt’altro che incoraggiante sapendo cosa si sta muovendo al di là della barriera.

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Questo season finale, intitolato come il libro che Martin tarda ancora a farci arrivare, è la perfetta chiusura per una stagione che, soprattutto nelle ultime settimane, ha saputo regalare qualche gioia più del solito. Game of Thrones ci saluta per quasi un intero anno con la promessa di venti freddi pronti ad abbattersi sul Continente e di nuove battaglie in un orizzonte punteggiato di navi con lo stemma dei Targaryen sulle vele; ma per essere un finale di stagione fa molto più che il solito risistemare le carte in tavola in attesa del successivo season premiere: continua a dare emozioni e soddisfazioni fino alla fine, in un crescendo coinvolgente. Vengono affrontate diverse storyline e in ognuna di queste (ok, tolti Sam e Gilly in arrivo a Oldtown) ho avuto almeno un’occasione per farmi venire la pelle d’oca, o commuovermi, o gioire, o anche solo lasciarmi appassionare com’è giusto che sia da un prodotto che si dimostra sempre al top… e va bene, diciamo che ho avuto un piccolo momento ‘awww’ anche con Sam, quando è entrato nella biblioteca della Cittadella: ha fatto molto Belle de “La Bella e la Bestia” quando scopre la biblioteca del castello, e io ero lì incantata dalla vista almeno quanto lui.
Ma bando alle ciance, passiamo ora alla roba che scotta (letteralmente!):

King’s Landing
Questa è la sottotrama con cui si apre l’episodio: una sequenza girata in maniera magistrale, con la giusta dose di tensione crescente con l’avvicinarsi dei processi di Cersei e Loras e i relativi preparativi. L’apparente rilassatezza di Cersei faceva già presagire qualcosa e d’altronde, come già detto in alcuni precedenti recap, i richiami all’Altofuoco del Re Folle, possibilmente ancora conservato sotto le strade della capitale, erano stati disseminati abilmente qua e là negli scorsi episodi, quel tanto che bastava per farci iniziare a intuire cosa stava per succedere con un bel po’ di anticipo.

 

Non è stato neanche l’unico momento dell’episodio in cui è stato facile anticipare lo step successivo, eppure ciò non ha tolto nulla all’eccellente realizzazione della scena e, di conseguenza, a una riuscita d’impatto: come detto ho apprezzato moltissimo la costruzione della sequenza con l’alternarsi di riprese all’interno del Tempio di Baelor e nei sotterranei della città, nella Fortezza Rossa (a distanza di sicurezza) e nel “covo” di Qyburn, dove Pycelle è il primo a fare una finaccia per la quale, diciamocelo, nessuno si strapperà i capelli. La sua morte, in qualche modo, sembra omaggiare il modo in cui un altro personaggio veniva fatto fuori a King’s Landing nell’epilogo di “A Dance with Dragons” grazie all’intervento degli uccellini di Varys, motivo per cui credevo che la missione segreta per cui il Ragno avesse lasciato Meereen fosse proprio dirigersi alla capitale per creare discordia… ma ovviamente con Cersei che fa bene da sé il lavoro sporco di mettersi tutti contro, non c’è bisogno di ulteriore tensione e caos creati dall’esterno, e Varys si materializza invece a Dorne, dove torneremo a breve.
E, rimanendo in tema finacce, una parte di me sta ancora esultando per esserci finalmente riusciti a togliere di mezzo quel cavolo di High Sparrow: come non lo sopportavo!! Da questo punto di vista kudos al piano piromane di Cersei, ma non posso ovviamente che essere dispiaciuta per il fatto che Margaery fosse lì in mezzo, mi sarebbe piaciuto averla ancora in giro per un bel po’: è una ragazza sveglia e astuta, avrebbe potuto continuare a essere uno dei punti più interessanti della storyline di King’s Landing, ma proprio per queste caratteristiche era ovvio che cercare di coinvolgerla nell’esplosione del Tempio fosse tra le priorità di Cersei. Margaery è difatti l’unica che si accorge che qualcosa non va, e nonostante per un attimo abbia visto la cosa come poco realistica, ripensandoci la sua perspicacia (e l’essere ben consapevole di con chi abbia a che fare) basta a giustificare questo collegamento mentale e a metterla in allarme contro la tragedia in agguato. Inoltre avere qualcuno dall’interno che spinge disperatamente per farsi ascoltare e cercare di uscire è di certo un ottimo plot device per aumentare il pathos del momento: delle vittime del Tempio di Baelor, probabilmente quella che mi mancherà di più. Nonna Olenna, pensaci tu a vendicarla!

E veniamo quindi a Cersei, protagonista indiscussa sebbene apparentemente in disparte per gran parte dell’azione, che si gusta da lontano lo spettacolo pirotecnico frutto delle sue macchinazioni folli (“burn them all” sembra essere un mantra in tutto il regno di questi tempi: Cersei avrebbe molto in comune con Dany, altra regnante tendenzialmente impulsiva, se non fosse che però al momento quest’ultima ha dalla sua l’ottimo appoggio di un diplomatico Tyrion, sostegno bilanciatore che a Cersei manca, lasciandola quindi a briglia sciolta con i suoi piani di vendetta ad alto impatto scenografico). Ho adorato la performance di Lena Headey, ormai così dentro la pelle del suo personaggio da essere perfetta anche in una comunissima inquadratura silenziosa, in cui non fa altro che sorridere glacialmente e sorseggiare il suo vino. Me la immagino, poi, cercare di non ridere al termine della scena con Septa Unella, quando le ripete il famoso “Shame, shame, shame” (cavolo, è diventato talmente popolare come meme che stava venendo da ridere pure a me nel sentirlo pronunciare, nonostante il momento fosse sottolineato da urla strazianti in sottofondo). Sembrerebbe quindi il perfetto rovescio della medaglia, la rivincita per quell’umiliante walk of shame che Cersei stava inseguendo da un’intera stagione, ma purtroppo la profezia che l’ha accompagnata per tutta la vita si compie definitivamente portandole via anche l’ultimo figlio. Confesso che questa parte non me l’aspettavo, o meglio immaginavo che un animo sensibile come Tommen non avrebbe preso bene l’accaduto e sapevo per certo che ci avrebbe lasciato presto, ma il suicidio per qualche motivo non mi sembrava un’opzione contemplata, ho iniziato a intravedere la possibilità solo quando mi sono accorta che l’inquadratura stava rimanendo fissa sulla finestra aperta per fin troppo tempo. Vittoria amara quindi per la leonessa, che chiude la sua storyline di questa stagione spazzando via gran parte dei suoi rivali e nemici e andando addirittura a sedersi lei stessa sul Trono di Spade (altra scena dalla regia perfetta, con le luci basse e un’oscurità persistente che creano un’atmosfera decisamente evocativa per i tempi bui che ci attendono). Ma a un angolo scorgiamo Jaime, appena rientrato nella capitale, che ha giusto il tempo per scambiare uno sguardo misto di dolore e delusione con quella sorella che ha sempre venerato, ma che forse ora riuscirà a vedere per quello che è realmente, ora che ha realizzato il progetto folle per evitare il quale lui ha addirittura ucciso il re che aveva giurato di difendere a costo della vita.

 

Dorne:
Come anticipato poco più su, in questo episodio torniamo anche brevemente a Dorne dopo quasi un’intera stagione lontano dagli schermi e abbiamo per la prima volta a mia memoria un minutaggio degno di qualche interesse in questa sottotrama che è stata così impietosamente lapidata nello show. Sarà la presenza di nonna Tyrell che, anche vestita a lutto e immersa nel dolore per la perdita di tutta la sua famiglia per mano di Cersei, brilla di luce propria con un paio di battute al vetriolo e il suo solito atteggiamento diretto e fa brillare anche ciò che ha intorno: se le Sand Snakes sono state abbastanza una delusione finora, il modo in cui Lady Olenna le zittisce con noncuranza sembra rispecchiare proprio lo spettatore medio che sta lì a pensare “mettetevi da parte belle, fate lavorare chi davvero sa quello che sta facendo”. Ellaria ha invitato nonna Tyrell a Dorne per una semplice ragione: in ricordo di quanto dichiarato da lei stessa dopo aver pugnalato a morte Doran, “uomini deboli non governeranno più Dorne”, le donne sono ora al potere, e sembra solo naturale che sia verso la pretesa al trono di un’altra donna che queste decidano di rivolgersi, soprattutto se una preziosa alleanza con la conquistatrice Targaryen potrebbe concedere loro quella vendetta contro i Lannister a cui tanto aspirano. Varys compare in questo frangente per solo qualche istante, pronunciando le semplici parole motto di casa Targaryen, reclutando così sia casa Martell che Tyrell a unirsi alla causa di Dany.
Per quanto breve, quindi, ribadisco che questa parentesi a Dorne è stata probabilmente la prima volta in cui vedere questi personaggi (su cui avevo riposto così tante aspettative di grandiosità poi perlopiù deluse nello show) mi abbia dato delle emozioni diverse dal voler mandare avanti veloce quella parte d’episodio: la significatività dell’alleanza tra queste potenti (e rancorose) Case del sud può dare un ulteriore e probabilmente decisivo vantaggio alla pretesa di Dany, che con già la sua armata di Unsullied e Dothraki e la Flotta di Ferro (senza parlare dei tre draghi ormai adulti) era praticamente data per vincitrice da tutti i bookmakers di Essos.

The Twins:
Mentre a sud si stringono preziose alleanze, alle Torri Gemelle troviamo Jaime e Bronn inizialmente impegnati a giocare a “Haaaaaave you met Bronn?”, poi a far giustamente pesare a Lord Frey la sua incompetenza (standing ovation per Jaime!) nascosta da un ostentato orgoglio per conquiste ottenute in realtà tramite inganni e tradimenti, non sul campo di battaglia, e soprattutto sempre con l’aiuto di Casa Lannister. Uno degli ultimi smacchi per questo vecchiaccio che, di lì a poco, incontrerà la fine che si merita, condita a dovere da un dettaglio abbastanza raccapricciante come il vedersi servita una meat pie fatta dei suoi stessi figli.
Arya Stark è tornata a Westeros, e con mia profonda gioia ha ripreso a mettere delle spunte alla sua lista di nomi. Per una storyline che per quasi due anni ha fatto passi microscopici, a un certo punto rimanendo quasi del tutto impantanata in un loop senza apparente uscita, vedere un salto in avanti così imponente proprio sul finale fa quasi girare la testa… ma in senso positivo, sono felice che ne siamo usciti e sono felice che Arya sia tornata sui suoi binari originali, usando anche qualche tecnica di disguise appresa dai Faceless Men (in modo che la deviazione non sia stata proprio inutile ai fini della sua storia). Una chiusura eccezionale per il ritorno alla ribalta di uno dei personaggi più amati dello show, che ci dà inoltre un’altra soddisfazione non da poco: insieme a Ramsay, Walder Frey era sicuramente tra i personaggi più detestabili ancora ingiustamente in vita. In due episodi abbiamo avuto due morti che sembrano pareggiare i conti per la famiglia Stark (che sia di cattivo auspicio?), che non è mai stata in una posizione così favorevole dai tempi della decapitazione di Ned (e sì, tecnicamente c’è stato un lutto anche in questa stagione, ma Rickon mi perdonerà se lo considero, ancora una volta, un pedone sacrificabile per far arrivare Jon e Sansa a riconquistare l’intera scacchiera del Nord).

Winterfell:
Parliamo quindi di questi Stark e della loro più che dovuta resurrezione dalle ceneri di una stagione dopo l’altra all’insegna del #maiunagioia. A Winterfell il lupo è tornato a sventolare sugli stendardi (e nella sigla di apertura), e mentre le famiglie del Nord si riuniscono per discutere i piani per il futuro, Littlefinger prova a mettere zizzania come solo lui sa fare: tornare a puntualizzare sul fatto che Jon sia solo un bastardo mentre Sansa è una Stark a tutti gli effetti è chiaramente un strategia per provare a mettere i due fratelli l’una contro l’altro, lo sguardo di Sansa nella sua direzione mentre Jon viene acclamato nuovo King in the North potrebbe presagire guai in vista tenendo conto della nuova grinta acquisita da questa ragazza, che già negli scorsi episodi alzava la voce con suo fratello per avere più voce in capitolo. Ho davvero timore di quello che gli autori vogliano fare con Sansa: se dopo averle finalmente dato la forza di cui aveva bisogno decidessero di farla rivoltare contro la sua stessa famiglia nel primo momento in cui gli Stark si trovano finalmente in risalita, sarebbe una spaccatura terribile da gestire per il Nord… e d’altronde ricordiamo perfettamente che per Baelish “chaos is a ladder”, cercare di creare disordine per poi subentrare e perseguire i propri scopi è il suo primo obiettivo, una vera e propria minaccia all’ordine interno di Westeros perché si tratta dell’unica pedina in gioco di cui è sempre difficile prevedere le mosse.

D’altronde Jon, che al momento viene acclamato nuovo leader delle Casate del Nord (anche grazie a un discorso fomentatore di Lyanna Mormont… Dio come adoro quella bambina, vi prego fatela series regular dalla prossima stagione! La vorrei dalla mia parte durante qualsiasi litigio, il modo con cui fa sentire delle merde tutti gli uomini grandi e grossi nella stessa stanza con solo quattro parole è fenomenale: “You refused the call” is the new “Shame on you, bitches”), sembra avere davanti a sé un destino ben più grande del guidare il Nord attraverso il lungo inverno. La scena in cui tutti acclamano a gran voce il nuovo titolo del “White Wolf”, colui che merita di star lì perché “seppure bastardo ha il sangue di Ned Stark che gli scorre nelle vene”, fa eco in maniera dolorosa al finale della prima stagione, in cui Robb (RIP) era nella stessa posizione di Jon e tutti sappiamo com’è andata a finire. Ma qui abbiamo una nuova consapevolezza a guidare la certezza che Jon farà più e meglio del fratellastro, la conferma di quella teoria che ormai anche i sassi davano come certa attraverso un altro flashback di Bran.
Le visioni del nuovo Corvo a Tre Occhi ci riportano alla Battaglia alla Tower of Joy, proprio dove eravamo stati interrotti l’ultima volta. Non posso acclamare il fatto che tornare a quel momento e vederne la conclusione fosse un twist inaspettato, perché ce lo immaginavamo tutti. Inoltre, a dirla tutta, il modo in cui veniamo ricatapultati indietro è anche abbastanza scontato, con Bran che appare mezzo secondo in scena apposta per addentrarsi in questa memoria del passato, ma la scena tra il giovane Ned e sua sorella è stata comunque così ricca di emozioni che il senso di onnipotenza che alcuni spettatori possono aver provato nell’aver capito tutto da secoli è stato a mio parere surclassato dalla semplice bellezza della sequenza. Promise me: il mantra che ha accompagnato il povero Ned per anni, le ultime parole di sua sorella per rispettare le quali ha mantenuto un enorme segreto, a costo di infangare il suo onore agli occhi di tutti. Il nome del padre del bambino non è mai pronunciato apertamente, ma sappiamo abbastanza del passato di Lyanna Stark (“rapita” da Rhaegar Targaryen, dando così inizio alla ribellione di Robert Baratheon) per farci un’idea… e d’altronde perché mai dovrebbe essere così importante per il futuro dell’intero continente che il Corvo a Tre Occhi scopra la vera identità del suo fratellastro/cugino se non ci fosse una parentela ben più incisiva dietro? Se la stagione che per la prima volta è andata oltre i libri di Martin ci aveva già offerto finora qualche piccola soddisfazione qua e là svelando risposte a domande lasciate a lungo in sospeso (l’identità di Coldhands, il vero destino di Clegane ecc.), la mezza conferma all’ipotesi “R+L=J” che riceviamo in questo frangente è forse la più potente in assoluto.

Nota a margine: in questo episodio assistiamo anche al confronto Davos/Melisandre anticipato da “Battle of the Bastards” ma viene risolto in quattro e quattr’otto, con Melly semplicemente esiliata dal Nord dietro minaccia di impiccagione in caso di ritorno. Cosa significherà per Jon l’allontanamento della sacerdotessa rossa? E quest’ultima incontrerà Arya sulla strada verso il sud, così come lei stessa aveva predetto? Torneranno magari a Winterfell insieme? Voi che ne pensate?

Meereen:
Concludiamo con la situazione al di là del Mare Stretto, dove assistiamo finalmente al passo in avanti per eccellenza in una trama che ha arrancato a lungo. Per sei stagioni abbiamo visto Daenerys procedere in direzioni a volte apparentemente nonsense, dichiarare il suo obiettivo di riconquistare il trono dei suoi antenati per poi imbarcarsi in crociate che non facevano che rimandare il momento decisivo. Ci sono state volte in cui mi sono quasi chiesta se sotto sotto non fosse il timore di fallire a tenerla lontana dalla realizzazione del suo sogno: fare la voce grossa nella Slaver’s Bay è ben diverso dal perseguire l’obiettivo di una vita, quello che suo fratello le ha inculcato prepotentemente da quando era una bambina, e fallire in quel frangente non sarebbe stato altrettanto devastante che fallire nel riconquistare i Sette Regni. E se arrivata sulle coste di Westeros nessuno l’avesse appoggiata? E se tutti i suoi piani non fossero stati sufficienti a restituirle quello a cui mirava? Ricordiamo che nei libri Dany è poco più di una bambina all’inizio della storia e la trama non prosegue avanti di chissà quanto fino alla conclusione di “A Dance with Dragons”, sarebbe più che plausibile vederla restia a intraprendere una quest così significativa senza una concreta certezza di successo. La Dany della serie è fisicamente adulta, ma a volte si ha ancora la sensazione che sia immatura dentro, e per questo sono felice che le abbiano affiancato un Tyrion che, in questo finale, si smarca finalmente dal limitativo ruolo di barzellettiere per occuparne uno a lui più consono: non solo consigliere ma Hand of the Queen. In questo season finale sembra quindi di vedere ripetersi la storia ma con diversi protagonisti su più fronti, con una nuova proclamazione di un Re del Nord e un Tyrion di nuovo appuntato come Primo Cavaliere ma per un sovrano diverso. Mi è piaciuta molto la scena in cui i due parlano e, dalle parole di entrambi, sembra trasparire proprio l’impressione che ho espresso poco fa che a frenare le azioni di Dany finora fosse stato in parte un timore di cosa la attende nel “great game”, che come Tyrion le fa sapere senza mezzi termini è terrificante, ma alla sua portata.
Lo shot conclusivo (sebbene faccia aggrottare un po’ la fronte per via di qualche dettaglio come Varys già teletrasportato di nuovo al fianco della Regina dei Draghi e qualche nave con lo stemma dei Martell che sono abbastanza sicura di aver intravisto con la coda dell’occhio nel mucchio, dettagli che ti fanno capire come gli autori abbiano deciso di optare per qualche flashforward estremo in questa storyline pur di regalare un finale di maggiore impatto visivo… nulla da obiettare nel complesso, il colpo d’occhio è oggettivamente fuckin’ awesome!) è la chiusura perfetta per una stagione che ci ha lanciati decisamente avanti per quanto riguarda le vicende di praticamente tutti i personaggi principali, ma anche potenzialmente l’apertura ideale per quella che si prospetta essere una settima stagione dal sapore tutto nuovo, in cui molti nodi narrativi attorcigliati su se stessi da anni si sono finalmente sbloccati e preannunciano sviluppi futuri assolutamente inediti.

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Che altro dire? È stato un viaggio entusiasmante, vorrei approfittare ancora una volta per ringraziare Luca per avermi fatto questo regalo inestimabile, permettendomi di commentare questo show che adoro settimana dopo settimana: non so se l’anno prossimo sarò sempre io al timone di Game of Thrones ma a prescindere sono felicissima di aver potuto condividere su queste pagine il mio entusiasmo per una stagione per me memorabile.
Un grazie alle meravigliose Fran e The Lady and the Band, grazie alle quali sono potuta partire per un viaggio indimenticabile lasciando comunque i recap della serie in mani eccezionali.
Grazie alle pagine Game of Thrones – Italy (che ogni settimana ci ha anche fornito i promo sottotitolati in italiano per l’episodio successivo) e Game of Thrones fans page -ITA-, che hanno condiviso i nostri articoli e ogni giorno non mancano di offrire news e info ai loro utenti: continuate a seguirli per non sentire troppo la mancanza dello show in questa lunga, lunga pausa!
Infine, ma non ultimi, grazie come sempre a voi che perdete qualche prezioso minuto della vostra giornata telefilmica e non passando qui a leggere le mie recensioni e magari a lasciare la vostra opinione: perché se scrivere è un piacere già di per sé, condividere la passione per questa serie lo è decisamente di più!
Attendo quindi come sempre i vostri commenti sull’episodio e su questa stagione in generale qui sotto… non avere un trailer da linkare è particolarmente doloroso vista la nota epica su cui si è chiuso questo sesto capitolo di GoT, spero quindi di avere modo di continuare a parlarne a lungo, per soffrire meno il distacco!
A presto!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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