Home Game of Thrones Game Of Thrones | Recensione 5×04 – The Sons of the Harpy

Game Of Thrones | Recensione 5×04 – The Sons of the Harpy

12
Game Of Thrones | Recensione 5×04 – The Sons of the Harpy

La puntata di oggi ha riconfermato ancora una volta la mia principale teoria su Game Of Thrones: lo sfondo dei titoli di coda è nero in modo che lo spettatore possa vedere il riflesso del suo volto orripilato agli eventi appena raccontati e possa chiaramente vedere quanto questa serie gli stia rovinando la vita. Grazie, 5×04, «The Sons of the Harpy». Non avevo bisogno di una rinfrescata alla memoria, lo sapevo già da sola!

E dunque, eccoci qua. Io che mi lamentavo che le puntate fossero lente. Sono proprio una figlia dell’estate, dovrei aver capito che pretendere azione in GOT è praticamente chiedere il sangue dei tuoi personaggi preferiti. E in effetti, così è stato. Nota per me: accontentarsi di tutte le puntate molli e noiose o soccombere all’ennesimo lutto inconsolabile. Ma andiamo con ordine.

La puntata si apre sul mio amato Jorah che riesce ad ottenere una barchetta a remi per vie estremamente legali (leggasi: prendendo a pugni il legittimo proprietario) e a buttarci sopra Tyrion, per poi remare alla volta di Meereen. Perché sì, come era facilmente intuibile Mormont non ha la minima intenzione di portare il suo prigioniero da Cersei: per lui la regina è una e una sola, ed è la Madre dei Draghi. Cosa che Tyrion non ci impiega né uno né due a capire, perché sì, sarà ubriaco il 99.9% del suo tempo sullo schermo, ma è pur sempre Tyrion, e se c’è una cosa che sa fare è essere intelligente, leggere le persone e capire i loro motivi e le loro debolezze. Jorah Mormont poi è facile: un cavaliere esiliato, informatore della corona, e ora palesemente fedele ai Targaryen. E per un motivo ben preciso, per Daenerys. Tyrion vede subito questa sua debolezza, e infatti ci si butta a pesce, insinuando dubbi e paure in Jorah. E se Daenerys Targaryen preferisse tenere vivo me e decapitare te? E se io avessi molto più valore per lei di quanto ne abbia tu? Non capisco solo dove voglia andare a parare: vuole portare Jorah dalla sua parte? Vuole semplicemente infastidirlo perché ormai è un po’ sulla via della depressione andante? Fatto sta che Jorah non ha proprio la minima intenzione di restare a farsi manipolare da Tyrion, e quindi gli assesta due colpi ben piazzati e lo mette a tacere. Ecco, ho come la sensazione che il loro non sarà un viaggio piacevole (tra l’altro mandiamo un pensiero a quella povera anima di Varys che si ritrova a Volantis senza Tyrion. Dura la vita del babysitter di lord alcolizzati, mio caro).







(basically immagino che questa sarà la loro relazione, più o meno)

Da Jorah e Tyrion passiamo ad altri due naviganti, ossia Bronn e Jaime, sulla via di Dorne. Prendiamoci tutti un attimo per contemplare il meraviglioso momento Jaime/Brienne che ci è stato regalato così, per soddisfare il popolo, proprio, quando Jaime chiede quale sia l’isola che stanno costeggiando e si sente rispondere che, «That’s Tarth. The Sapphire Isle», e giù di ricordi e emozioni e Brienne, tutto condensato nello sguardo veramente indecente (e uscito da una fanfiction) di Jaime. Vedete che ci vuole poco a farmi contenta?
In effetti, tutti gli hints Jaime/Brienne sono probabilmente l’unica cosa che è riuscita a farmi sopravvivere la fine della puntata. Perché mica sono finiti qui con la vista di Tarth (che poi, vogliamo parlare dei parallelismi tra Jaime che vede Tarth e Brienne che guarda Oathkeeper? Piango), oh no. Quando Jaime e Bronn arrivano sulle coste di Dorne, spendono la notte lì. La mattina, Jaime viene svegliato da Bronn che ammazza un serpente a più o meno due centimetri dal suo viso (fossi stata io al suo posto sarei crepata d’infarto, ve lo dico). Mentre fanno colazione a base, appunto, di serpente, Bronn commenta che sarebbe stato davvero un brutto modo per andarsene. Da lì nasce una conversazione tipica di due veterani che hanno visto troppe guerre e ballato troppo vicino alla morte: Bronn vorrebbe morire in pace e calma, in un castello suo, con figli e nipoti attorno. Jaime sa solo che vorrebbe morire nelle braccia della donna che ama. «Does she want the same thing?», chiesd Bronn. E Jaime non risponde. E io sono già con gli occhi brillano perché dai non stavi parlando di Cersei, vero, Jaime caro? No no no.

 
 
 
 

Shipping a parte, Jaime e Bronn mi piacciono davvero molto. Hanno dalla loro tutto il potenziale della buddy comedy, con battutine e occhiatacce, ma anche il fatto di essere due guerrieri che sanno fin troppo bene come funziona il mondo e che hanno perso molto, cosa che li porta a fare una serie di discorsi abbastanza profondi, e abbastanza significativi, come il dialogo che hanno avuto ancora sulla nave. 
Non solo Bronn ha perfettamente capito che Myrcella è sua nipote tanto quanto l’Alto Septon è una verginella casta e pura, ma riesce anche a portare fuori il Jaime padrone delle sue azioni e non pedina di Cersei che si era visto solo con Brienne: quando gli chiede di Tyrion, Jaime non resta zitto a subire come subisce le sfuriate della sorella, ma dice che sì, lo ha aiutato a scappare, ma così facendo ha causato la morte di Tywin, e se mai rincontrerà Tyrion lo ucciderà con le sue stesse mani. Jaime, io direi diamoci una calmata e non prendiamo decisioni affrettate, ma in fondo il suo punto di vista è comprensibilissimo. Se Tyrion avesse una certa leva che ha nei libri sarebbero davvero i due fratelli che si odiano a vicenda, mentre qui le loro posizioni sono quasi ribaltate. Non che mi dispiaccia molto, in realtà, è un cambio di prospettiva interessante e sono curiosa di vedere dove porterà Jaime come persona, al di là della sua missione.
Ma sempre parlando del nostro mercenario preferito, Bronn ha anche il merito di aver insegnato almeno un po’ a combattere con la sinistra a Jaime, e per fortuna, altrimenti sarebbe già spacciato dopo l’incontro con quattro esploratori Martell, uno dei quali è stato sconfitto proprio da Jaime e dalla sua mano d’oro. Ed è lì che li lasciamo, a cavallo e diretti verso i Water Gardens, dove si trova Myrcella. La loro storyline è promossa, anche se comunque continua a preoccuparmi: sono in territorio nemico, lontani da aiuto e uomini fedeli, in un posto pieno zeppo di gente che odia i Lannister— insomma, non proprio una situazione idilliaca. E siamo in Game Of Thrones, non si può mai star tranquilli.



A King’s Landing, intanto, Cersei sta continuando a fare devastazioni nelle alleanze politiche che Tywin aveva attentamente costruito. La questione è semplice: a lei i Tyrell non piacciono, visto che con Margaery i rapporti non sono proprio idilliaci, e quindi cerca di liberare la capitale da ogni traccia di rose dell’Altopiano possibili. Primo fra tutti Mace Tyrell, padre di Margaery, Lord di Altogiardino, e nuovo Maestro del Conio (una posizione infelice, visto che la corona è sempre in perenne debito – probabilmente per pagare tutte le casse di vino che Cersei consuma quotidianamente).
È proprio in virtù di questo suo incarico che Cersei lo spedisce a Braavos, a trattare con i banchieri della Iron Bank che si sono un po’ stancati di non avere il loro prestito ripagato. Ora, di Mace Tyrell non si capisce bene se ci è o se ci fa, ma è chiaro che non muore dalla voglia di attraversare il mare stretto, soprattutto non in compagnia di Meryn Trant, cavaliere della guardia reale fedelissimo di Cersei e dall’aspetto decisamente poco rassicurante. Cersei è tutta tronfia, soddisfatta di essere riuscita nel suo piano, anche se il consiglio ristretto «non è ancora abbastanza ristretto» per i suoi gusti, come dice a Pycelle, ma penso che per tutti gli spettatori sia chiaro che si sta avvicinando un po’ troppo all’orlo del precipizio. Non è una mossa furba farsi terra bruciata attorno, soprattutto in un posto come King’s Landing, e con Kevan che la detesta (e quindi un probabile allontanamento dell’appoggio dei Lannister), i Tyrell sono la seconda Casa più ricca e potente di Westeros, dei validi alleati, e appunto Tywin li aveva scelti per questo.
A Cersei potranno anche non piacere, ma un bravo politicante farebbe buon viso a cattivo gioco e se li terrebbe ne stretti. Sotto questo punto di vista, Cersei sembra calzare perfettamente nella frase di Dany della 5×01, «I’m a queen, not a politician», che è un’idea davvero stupida. Ha un bell’avere fole di grandezza, la nostra Cersei, ma se non impara a scendere a compromessi si ritroverà senza amici e senza aiuto nel momento in cui più ne ha bisogno.



E potrebbe anche essere molto presto, considerando che a King’s Landing è praticamente arrivata l’Inquisizione Spagnola (Inquisition, here we go! Inquisition, what a show!). La nostra brillante regina madre, infatti, cerca alleati altrove, e pensa di averne trovato uno nell’Alto Passero, diventato Alto Septon e capo della fede dei Sette. Ora, la storia della Fede assomiglia molto a quella della nostra Chiesa Cattolica: un tempo una forza non solo religiosa ma anche secolare, aveva un braccio armato, la Faith Militant (composta da Warrior’s Sons e Poor Fellows), un vero e proprio esercito che è stato sciolto da re Jahaerys I Targaryen, il Vecchio Re. Cosa fa la nostra furbissima leonessa? Concede all’Alto Passero un decreto reale che gli consente di rimettere insieme la Faith Militant. Ora, l’Alto Passero sarà anche un sant’uomo, ma buona parte di quelli che lo seguono sono fanatici, e armare dei fanatici non è mai una buona idea. La devastazione dilaga nelle strade di King’s Landing, con questi squadroni che abbattono negozi e arrestano chiunque venga considerato un ‘peccatore’, rivoltano bordelli e si fanno incidere in fronte la stella a sette punte.

 
 

E questo ci porta a Loras. Loras, il mio Loras, viene arrestato da Lancel e i suoi confrantelli e imprigionato nelle celle del Grande Sept per il suo essere gayer than a rainbow. Il tutto su spinta di Cersei, che può barrare un altro nome sulla sua lista dei «Tyrell da fare fuori». Ora, tralasciando il fatto che il Loras dei libri, il miglior cavaliere che i Sette Regni abbiano mai visto da un bel po’ di tempo, avrebbe fatto fuori una banda di gente armata con bastoni e senza armatura (e che nei libri aveva una storyline così interessante, così ben costruita, e mi piange il cuore a vederlo sacrificato così), ricordiamoci che Loras è il fratello della regina, e infatti Margaery non perde tempo a urlare a Tommen di fare qualcosa per liberarlo. Ma Tommen non è Joffrey, è un ragazzino e neanche troppo di polso, e quindi non riesce a intervenire: Margaery è furente, Cersei soddisfattissima, Tommen mortificato perché per un po’ mi sa che non godrà delle gioie del letto coniugale (in effetti, avere un fratello in prigione non credo sia il massimo degli afrodisiaci).
Tutto questo per dire che Cersei sta facendo uno sbaglio dietro l’altro, e questa idea di rimettere in piedi la Faith Militant è davvero la goccia che fa traboccare il vaso. Ed è una mossa rischiosissima, perché non è che Cersei sia innocente da ogni crimine, e l’Alto Passero, così integerrimo nella sua fede, potrebbe rivoltarsi contro di lei in nome della moralità e della giustizia degli dei. È una scommessa troppo enorme, e una che Cersei potrebbe davvero rischiare di perdere, senza contare che ormai ogni parvenza di civiltà tra lei e Margaery ha fatto ciao ciao ed è uscita dalla finestra. Staremo a vedere come si evolvono le cose, ma io prevedo non bene. Ma anche in questa puntata, comunque, la storyline di King’s Landing si rivela una delle più interessanti, fatta di politica, intrighi e alleanze, e una di quelle che apprezzo di più guardare.

 
 
 

Alla Barriera, Jon si sta dimostrando un gran Lord Comandante. Si allena con i suoi uomini, manda richieste di nuove reclute ai Lord del Nord (compresi i Bolton, anche se il povero Sam deve insistere per convincerlo), e soprattutto si mantiene fedele ai suoi voti. Già, perché Melisandre finalmente ha provato a fare quello che probabilmente aveva intenzione di fare dalla fine della scorsa stagione, ossia finire a letto con Jon per concepire un altro shadow baby, presumo. O magari solo perché le piace il fascino di Kit Harington, che è sempre meglio di quello del Mannis. In qualunque caso, la sacerdotessa rossa fa in modo di restare sola con Jon, e in quattro e quattr’otto ha la veste aperta (insomma, ci dovevano essere delle boobs, siamo pur sempre all’HBO!) e si è seduta in braccio al povero Snow, che è pur sempre umano e un pensierino lo fa anche. Ma alla fine, Jon è un vero Stark, è fedele ai suoi voti, è fedele a Ygritte, e rifiuta Melisandre, la allontana e la manda via. Lei non è particolarmente contenta, e proprio prima di uscire dagli appartamenti di Jon si gira e lo fredda con un «You know nothing, Jon Snow». Un colpo basso. Come osi. Sentirsi dire quelle parole da un’altra rossa penso non sia stato il massimo, ma sono contenta che Jon non si sia andato a invischiare con Melisandre, la sua magia e tutte le sue ombre. Non che voglia che lui sia un forever alone, per sempre in lutto su Ygritte, ma credo che comunque sarà quella la sua strada: è un uomo dei Guardiani della Notte, è fedele al giuramento che ha fatto, e soprattutto Jon è quello che assomiglia di più al prototipo dell’eroe, l’eroe quello archetipo, quello classico. Un eroe pieno di manpain e tendenzialmente solo.



Alla Barriera c’è anche Stannis, che però si sta preparando a marciare verso Winterfell prima di venire bloccato dalle nevi di questo inverno che finalmente sembra essere arrivato. Ora, a me Stannis piace moltissimo. Non so se sarebbe un buon re (troppo rigido e troppo duro, ma del resto nessuno dei contendenti al Trono sarebbero stati buoni sovrani, né Robert né Joffrey né Renly, e adesso né Dany né Tommen né tutti gli altri, quindi forse Stannis è il meno peggio), ma è di sicuro un brav’uomo, nonostante tutto. O meglio, è un uomo con una bussola morale forte, che segue tradizione e principi, oltre che il suo interesse personale, ed è una cosa che non si vede spesso a Westeros. In questa puntata siamo riusciti perfino a intravedere il suo cuore, quando la piccola Shireen, poco amata dalla madre che la considera un fallimento, va a chiedere al padre se le vuole bene, se la considera un peso. Stannis non si abbandona a smancerie, ma le dice chiaramente che quando da piccola si è ammalata di greyscale, ha chiamato ogni maestro e curatore e farmacista dei Sette Regni, ha fatto di tutto per salvarla senza ascoltare i suoi consiglieri che le suggerivano di spedirla nelle rovine di Valyria, dove si radunano tutti i malati del morbo grigio per morire in pace. «Because you are the Princess Shireen, you are my daughter, and you didn’t belong in bloody Valyria», e mi sono un po’ commossa anch’io assieme a Shireen, che corre ad abbracciare il padre. È stata una bella scena, un momento per farci scoprire Stannis l’uomo, prima che con la marcia dell’esercito diventi solamente Stannis il re. Al Nord, quindi, la storyline si è un attimo fermata, ha preso un respiro prima di riprecipitare negli eventi della guerra. Ma considerate le altre cose che avvengono nella puntata non possiamo proprio lamentarcene.

 
 

Intanto, a Grande Inverno, troviamo Sansa nelle cripte, ad accendere candele e ricordi ai suoi antenati: Brandon, il fratello di Eddard, e soprattutto Lyanna. È davanti alla statua di Lyanna che la trova Petyr, e coglie l’occasione per raccontarle la storia della zia: in effetti, ora che ci penso, l’avevamo mai sentita per intero? Per i lettori è stranota, ma forse nella serie nessuno aveva mai messo giù tutti gli eventi per esteso. In qualunque caso, Petyr parla a Sansa di Lyanna e Rhaegar, sollevando la sempre presente questione del fandom, «ma Lyanna è stata rapita e stuprata o è andata con Rhaegar volontariamente?». Poi, Petyr le comunica che sta per partire, sta per tornare a King’s Landing a mettere in chiaro alcune cose con Cersei – la sua assenza potrebbe essere considerata sospettosa, e lui preferisce non dare nessun motivo alla regina madre di dubitare di lui.
Sansa non è particolarmente entusiasta. Non vuole essere lasciata sola in questo castello che una volta era la sua casa ma che adesso è solo il covo dei suoi peggiori nemici, soprattutto non in compagnia di Psicopatico Padre e Psicopatico Figlio. Petyr la rassicura dicendole, «Lui è già affascinato da te, fallo tuo», e io vorrei solo prenderlo a badilate. Potrà anche essere affascinato dal bel viso di Sansa, ma dall’essere colpito dalla bellezza di una persona e il farsi allegramente manipolare ne passa. Senza contare che ancora non mi capacito di come Petyr possa non sapere nulla su Ramsay, come ha detto la scorsa puntata. Come fa a non avere idea della razza di spostato con cui si è andato a invischiare? Io ve lo dico, sono davvero preoccupata per Sansa. I Sette soli sanno quanto vorrei vederla regina del Nord, o Lady di Winterfell, tutto secondo i piani di Petyr (che ovviamente appoggiano su Stannis), ma ho una bruttissima sensazione che proprio non riesco a scrollarmi di dosso. Staremo a vedere, suppongo.

 
 

E finalmente, in questa puntata abbiamo fatto la conoscenza dei tre personaggi più pubblicizzati della nuova stagione: Obara, Nymeria e Tyene Sand, le tre figlie maggiori di Oberyn, chiamate assieme alle sorelle minori le Sand Snakes (dal fatto che il cognome per i bastardi dei nobili a Dorne è Sand, e, beh, possiamo chiedere a Jaime per quanto riguarda la presenza dei serpenti nel Regno più a Sud). L’unico appunto che mi sento di fare a questa scena è che Tyene non è figlia di Ellaria, nessuna delle tre lo è: Oberyn ha otto figlie, e solo le quattro più piccole le ha avute assieme ad Ellaria, le prime quattro sono figlie di quattro donne completamente diverse. Avrei anche un pochino da ridire sul casting, soprattutto di Tyene (anche se quest’attrice non mi dispiace per niente), però sono pistinerie che lascerò perdere. Piuttosto, concentriamoci su cosa abbiamo scoperto. Ellaria non è per niente contenta della risposta che le è stata data da Doran, e quindi cerca il supporto delle persone che è sicura non la rifiuteranno: non si sbaglia, perché le tre Serpi delle Sabbie appoggiano subito il suo piano di scendere in guerra, sostanzialmente, e hanno anche il modo perfetto per farla cominciare. Non solo Myrcella, ma anche Jaime: le ragazze infatti sanno della sua presenza a Dorne, complice l’aiuto (non proprio volontario, mi sa) di quel poveretto del capitano della nave su cui hanno viaggiato i Thelma & Louise di Westeros (aka Bronn e Jaime). Alla fine della scena, il capitano si ritrova con la lancia di Obara piantata in testa, e Ellaria con tre letali aggiunte al suo piano di vendetta. Dorne sta scendendo sul piede di guerra, e le cose potrebbero mettersi male molto in fretta e in modo quasi irrisolvibile – considerando poi la furbizia di chi sta attualmente governando dal Trono di Spade… Io, personalmente, tifo per i Martell, anche se continuo a non apprezzare questa decisione di rendere Ellaria una bestia sanguinaria quando nei libri proprio è su tutto un altro pianeta.


E alla fine, proprio quando pensavi che questa sarebbe stata una puntata come le tre precedenti, un po’ moscia, si ritorna a Meereen, e a Daenerys Targaryen, che sta amabilmente parlando del caro defunto Rhaegar Targaryen assieme a Barristan Selmy. Caro, fedele, buon vecchio Barristan Selmy. Una scena così allegra, così spensierata e quasi «dolce», che finisce con Dany che dice un affezionato, «Come, Ser Barristan, sing me a song», mi aveva già fatto alzare ogni bandiera d’allarme possibile. Dopo anni passati nel fandom, o comunque nel campo dello storytelling televisivo e/o cinematografico, impari a riconoscerle lontano un miglio le scene che ti annunciano che sta per succedere qualcosa di orribile a un personaggio (per esempio, la tipica, «Ne parleremo quando tornerò», Ned Stark docet), e questa rientra perfettamente nella descrizione da manuale.

  
 
 

E infatti, poco dopo vediamo un manipolo di Unsullied, tra cui Verme Grigio, venire attaccati in forze dai Figli dell’Arpia, segno che le tensioni nella città della Madre dei Draghi non sono diminuite proprio per niente e che magari un pensierino sul riaprire quelle fosse di combattimento potrebbe anche farcelo: magari la sua gente comincerebbe a massacrarsi sulla sabbia invece che nelle strade. Tanto per dire.
La situazione degenera, perché gli Unsullied, la miglior fanteria del mondo conosciuto, oggettivamente sembrano fare un po’ schifo in quanto a strategie di combattimento, e proprio quando si comincia a temere il peggio per Verme Grigio, la scena si sposta su Ser Barristan, nelle strade di Meereen, che invece di correre lontano dal pericolo come tutti gli altri cittadini sfodera la spada e si lancia nella mischia. Qui, gente, ho cominciato a urlare.
Perché Barristan the Bold è una leggenda, nei Sette Regni, ha ucciso l’ultimo pretendente Blackfyre, è stato un onoratissimo membro della Kingsguard di almeno quattro sovrani, è un cavaliere eccezionale, è stato elogiato più o meno da ogni guerriero della saga e della serie, ma a quanto pare i D&D se ne sono un po’ dimenticati, e quando viene accerchiato dei Meereenesi si difende, mena fendenti con la spada a destra e a manca, ma alla fine cade, e uno delle Arpie lo trafigge al petto, lasciandolo morente prima di fuggire assieme ai suoi compagni. L’episodio si chiude con Verme Grigio, anche lui ferito, che si trascina vicino a Ser Barristan, forse per offrirgli un ultimo conforto. Il tutto con sottofondo i miei pianti devastanti che a malapena manco con Oberyn. Perché questa morte non c’è nei libri, è del tutto inaspettata, e io rivoglio la mia onniscienza da lettrice.


(me when D&D)

A mentre fresca, ragionando con le mie amiche man mano che anche loro guardavano l’episodio, sono poi arrivata a concludere che almeno ha un senso, come morte: darà a Daenerys la spinta che le serve per cominciare davvero a muoversi, a fare qualcosa di serio per risolvere la situazione completamente degenerata (in un interessante rovesciamento, anche, visto che di solito è sempre la donna a morire per portare l’uomo ad agire). Resta il fatto che non ero pronta, e che Ser Barristan mi mancherà, perché il rovesciamento della medaglia è che sì, Daenerys si vendicherà col fuoco e col sangue, ma lo farà senza ragionare, senza qualcuno che la tenga ancorata alla realtà e a una logica. Quello era il ruolo di Barristan Selmy, del resto.

Quindi, abbiamo un bel po’ di fili aperti da tirare, adesso. Voi cosa avete pensato della dipartita di Barristan the Bold? Della decisione di Cersei di ricreare la Faith Militant? Fatemi sapere qui sotto, e intanto io vi lascio col promo della 5×05 (damn, siamo già a metà stagione!), «Kill the Boy», come sempre sottolineato dai ragazzi della nostra affiliata, Game Of Thrones – Italy, e l’invito a passare da loro e dagli altri, Team Sansa, L’immane disgusto di Varys nei confronti dell’umanità e La dura vita di una fangirl. Alla prossima, people!

Considerazioni random:

  • Ci terrei a sottolineare che Dorne non è una città e che quindi la sigla ha già proprio sbagliato tutto. Ma vabbé.
  • Se adesso a King’s Landing vige la politica del «no bordelli» un po’ come nella Ginevra calvinista, mi sa che Ditocorto andrà in rovina. Come farà a fare affari?
  • Tommen, un po’ di autorità in più, per favore. Sei il re. Hai attorno cinque cavalieri della Kingsguard e i mantelli rossi dei Lannister, e ti fai bloccare da dieci pisquani armati di bastoni e tuniche? Please.
  • Selyse resta un limone ammuffito e deve smettere di trattare male quel precious cinnamon roll che è Shireen.
  • Ogni volta che Petyr e Sansa sono anche solo minimamente vicini il mio pensiero è «STEP AWAY FROM THE UNDERAGE GIRLS», stile Mean Girls.
  • Ho adorato il fatto che quando Petyr racconta a Sansa di Rhaegar e Lyanna usa quasi le stesse parole del libro, «Rhaegar loved his lady Lyanna, and thousands died for it
  • Sentir dire Doràn mi fa ancora male alle orecchie. Mi sa che non mi ci abituerò mai.
  • Nymeria Sand si riconferma la mia preferita, lo era nei libri e lo è anche qui. Le voglio bene.
  • Quando Jorah ha detto «Non abbiamo vino» ho cacciato un ululato di dolore per i miei punti del FantaGoT che volavano via assieme all’ubriachezza molesta di Tyrion.
  • Sono l’unica che ha notato che questo episodio ha avuto una dose pesante di hints R+L=J? C’erano un bel po’ di indizi in giro, a ben guardare.

Best lines:

Jaime: «Is that Estermont?»
Random sailor: «Tarth, Ser Jaime. The Sapphire Isle.»

 
 

Jaime: «A lucky blow.»
Bronn: «You had a great teacher.»

 

12 COMMENTS

  1. OTTIMA recensione!! davvero, non saprei cos’altro aggiungere 🙂
    se non che m’inchino alla tua profonda conoscenza sia dei libri che della serie

  2. Potevo mancare con i miei rant? certo che no. Ti tocca anche stavolta, mi spiace.
    Tyrion che riesce a fare un sunto della vita di Jorah soltanto sbirciando uno stemma su un’armatura mi ha fatto ridere, sia in senso positivo che negativo. Ci mancava soltanto che indovinasse quante volte Ser Friendzone andasse al bagno.
    D’accordo mettere in evidenza la perspicacia del nanetto, ma ci sono modi e modi, a me è sembrato piuttosto che D&D avessero una dannata fretta e allora via di recap a guisa di monologo!
    Con Jaime e Bronn va decisamente meglio, parlano il giusto, qualche frecciatina da parte del nostro mercenario preferito, qualche sguardo contrariato del biondino, ma soprattutto tanti fendenti, e pure ben diretti.
    Interessante come ora Jaime detesti il fratello a causa del parricidio. Nei libri era invece Tyrion a odiare lui, ma tanto tutta la storia di Tysha è stata tagliata nello show, quindi facciamo finta che a Jaime importasse davvero qualcosa del padre e stiamo sereni.
    Cersei mi è sembrata piuttosto out of character in questa puntata. La sua indole da crudele rosicona è sempre evidente e fin qui ci siamo, ma da una che farebbe qualsiasi cosa per i figli non mi aspettavo certo che ne mandasse uno allo sbaraglio contro quei fanatici dei passeri. Ok, Tommen aveva la scorta, ma era comunque un facile bersaglio per qualsiasi arciere appollaiato al sicuro su qualche balconata. Scena poco convincente, che però ha una sua utilità perchè fa capire allo spettatore che ormai il popolo sa degli incesti reali. Povera Cersei…ma anche no. Beh almeno spero uccidano Loras o che magari lo castrino, chissà che diventi finalmente un personaggio interessante.
    Jon Snow invece non deve dimostrare più nulla in tal senso, è un badass fatto e finito. Dopo la decapitazione dell’odioso Janos Slynt ci rifila anche un carismatico due di picche alla rossa ninfomane. Diglielo a quella cagna che le rosse naturali sono meglio di quelle tinte, gimme five bro!
    Poi vabbè, quel you know nothing Jon Snow da parte di Melisandre mi puzza tanto di fanservice, così magari gli spettatori/lettori si mettono a speculare su chissà che cosa…Io non voglio nemmeno pensarci.
    Tenerissimi Stannis e Shireen, c’è poco da fare. Real men hug their lovely daughters! Anche così la Barriera si rende interessante, non ci sono soltanto tette e mutilazioni assortite.
    Sansa stringe in mano la stessa piuma che Robert aveva depositato sulla mano della statua di Lyanna nella prima stagione. Che vorrà dire mai? Boh, comunque l’ho ritenuto un momento più interessante dei soliti sproloqui biascicati da Ditocorto.
    Ed ora veniamo a quello che veramente non mi ha convinto per niente: le viperette accampate chissà dove manco facessero un picnic. Ho trovato le attrici abbastanza insicure, tranne forse – e ripeto forse – quella che nei panni di Obara, l’unica IMHO ad aver subito catturato l’essenza del personaggio. Ma è soltanto l’esordio, vedremo se sapranno riscattarsi in seguito.
    E poi c’è la morte sicura al 99% di Ser Obi Wan Barristan Kenobi. Me lo sentivo fin da quando si era messo a fare il nonno simpatico con Dany con tutta quella storia su Rhaegar wannabe menestrello girovago. Una tecnica narrativa vecchia come il cucco: fai sembrare adorabile a più non posso un personaggio e poi lo fai morire. Yeah, shock! Beh, voleva morire come un cavaliere e lo hanno accontentato.
    Quello che temo è che ora dovremmo sorbirci l’amorevole infermierina sexy Missandei che si prenderà cura del ferito Verme Grigio. Gli dei ci scampino. O magari Drogon li arrostisca, ancora meglio.

    • Beh, quella cosa di Tyrion fa comunque parte delle strategie di un telefilm, non si può pretendere che non ricordino al loro pubblico di tanto in tanto – noi abbiamo avuto cinque libri per imparare e memorizzare i personaggi, i loro pensieri, anche, ma magari per la maggior parte degli spettatori casuali un ricordino non fa mai male.
      Secondo me la scena di Tommen era sia per dare a lui un po’ di azione, per evitare di farlo proprio stare solo nel letto di Maegaery, sia per far capire che ormai non c’è più un’anima nei Sette regni a credere che lui sia un Baratheon.
      A me di Loras dispiace proprio, non tanto per quello che gli succederà adesso, ma per il personaggio che avrebbe potuto essere leggendo i libri e che non è. Mi piange proprio il cuore. Come mandare a quel paese un bel character development e delle scelte sensate, proprio.
      Le Sand Snakes avrebbero potuto introdurle meglio, concordo con te, dopo tutto quello che le avevano pubblicizzate, magari con una scena più lunga, o delle battute in più… ma il plot di Dorne ha le carte in regola per diventare interessante (certo, non tanto quanto lo è nei libri, con Quentyn e CERTI trighi di Doran e ARIANNE).
      Per Barristan, era telefonata nel momento in cui ha cominciato a ricordare di Rhaegar a Daenerys, è proprio una di quelle scene che ti fanno alzare tutte le antenne e dire “whops, there goes another”.
      Verme Grigio, boh. Non si capisce se sia morto o vivo, e sinceramente non saprei cosa sperare.

      • Comunque non so se hai notato, ma lo sgherro preferito di Cersei, Meryn Trant, è stato spedito a Bravoos.
        E chi c’è da quelle parti che lo tiene ancora in conto su una certa macabra lista di nomi?
        Death flags, death flags everywhere!

  3. L’ Alto Passero è un marpione, altroché! Se Cersei pensa di poter controllare lui e la sua cricca si sbaglia di grosso.
    Cersei chiaramente oltre a usarlo per colpire i Tyrell e dare una lezione al figlio che pensava di poter fare a meno di lei e rispedirla a Castel Granito, se lo vuole ingraziare visto il suo curriculum non proprio all’acqua di rose, ma secondo me non ha capito bene con chi ha a che fare. Certo, ignorare la cosa con Lancel e i suoi “consigli” del primo episodio non era tanto possibile, ma è palese che si sta dando la zappa sui piedi. Gli stessi errori commessi con Joffrey, davvero, dove dopo averlo sdoganato da qualunque freno, pensava di poterlo controllare dando per scontato però di essere al di sopra delle parti.
    Ammetto di esserci rimasta male nel vedere Lancel così scatenato, nei libri era più sull’afflitto andante ed ero curiosa di vedere cosa la serie ne avrebbe tirato fuori… volevo vedere il suo confronto con Jaime, che ovviamente adesso non ci sarà…
    E in generale l’esplosione di violenza mi è parsa un po’ improvvisa, considerato che nello scorso episodio non avevano causato lesioni gravi a nessuno (beh, non fisiche almeno)…
    Anche con il benestare di Cersei, è strano che siano riusciti a prendere Loras e portarselo: possibile che non ci siano guardie del re fedeli alla nuova regina piuttosto che alla vecchia? o che Loras non abbia un seguito suo che pensasse di intervenire al momento dell’arresto?
    Strano pure che Kevan se ne sia tornato a casa sua senza trascinarsi dietro il figlio…
    Su Nymeria… ha a malapena delle battute, difficile stabilire se sia quella riuscita meglio. :/

    • Anch’io sono convinta che l’Alto Passero non ci metterà né uno né due a fare il doppio gioco con Cersei, non so se per profitto o se perché genuinamente convinto della sua fede e della sua “missione”. Fatto sta che lei non dovrebbe fidarsi proprio per niente, e togliersi quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia, visto che le cose potrebbero precipitare all’improvviso.
      Per il fatto che Lancel sia diventato improvvisamente così “caccia alle streghe mood”, penso sia semplicemente per un taglio ai personaggi: piuttosto che aggiungere altri, ma rendere la Faith Militant impersonale infilandoci dentro solo volti nuovi, mettono dentro Lancel che almeno un po’ conosciuto lo è.
      Lasciam perdere il fatto di Loras che era veramente una pagliacciata. “Best knight in the realm”, e si fa catturare da dieci pisquani in tunica e clave. Ma dai.
      E per Nymeria, in effetti, è più un fatto di preferenza personale – anche se i suoi fantastici e PER NULLA computerizzati stunt con la frusta sono stati belli da vedere!

  4. Bella puntata come sempre e finalmente si inizia a vedere un po’ di azione!
    Povero Tyron come farà a resistere senza vino (come farò io a schierarlo se non lo fanno bere?!?)!
    Notare come Jorah comunque decida di lasciare due monete a quel poveraccio a cui ruba la barca. Ok io Jorah comunque non lo capisco, cioè vuole portare Tyron da Dany ma cosa crede di ricavarci? Il perdono?
    Hai ragione il loro sarà tutto tranne che un viaggio piacevole…
    Jamie e Bronn mi piace il fatto che abbiano deciso di far viaggiare insieme questi due.
    Mi sono piaciuti i loro dialoghi e mi dispiace infrangere i tuoi sogni ma purtroppo la donna nelle cui braccia Jamie vorrebbe morire è quella disgraziata di Cersei.
    Proprio lei che ora sta cercando di isolare il più possibile Margaery. Prima manda a Braavos quel fesso del padre e poi fa arrestare Loras usando quei pazzi seguaci dell’Alto Passero tra cui c’è pure il cugino Lancel (il quale non ha preso nulla dal padre o dallo zio essendo un vero cretino…)
    Sempre su Cersei lei si crede così furba da pensare di riuscire a manipolare l’Alto Passero dandogli il potere di avere una sua milizia per poter punire i peccatori, ma Cersei deve stare attenta perchè non è una santa…
    Anche perchè questi pazzi non risponderanno alla corona ma solo all’high sparrow e questo lo vediamo su come non fanno obbediscano a Tommen (e a tal proposito se ci fosse stato ancora Joffrey lui di certo avrebbe ordinato alle guardie di ucciderli tutti).
    Le cose adesso ad approdo del re diventeranno sempre più interessanti.
    Ditocroto: io l’ho maledetto per tutto il tempo in cui c’erano le sue scene! il bacio poi non ne parliamo… Lo odio sempre di più e Sansa ma quanto sei scema!
    L’unica cosa di utile che Petyr fa in questo episodio è raccontarci la storia di Lyanna alimentando ancor di più una certa tesi. Vorrei soffermare l’attenzione su una frase in particolare: dice che Rhaegar depositò la corona di rose d’inverno sul grembo di Lyanna…ora so che è solo una frase ma già una volta gli autori usarono Ditocorto per anticipare degli avvenimenti (mi riferisco a quando parlando con robert arryn disse “people die at their dinner tables, they die in their beds, they die squatting over their chamber pots”).
    Le serpi della sabbia mi sono piaciute e sono come me le aspettavo.
    Stannis mi è piaciuto il momento con la figlia, mi ha commosso soprattutto visto che tipo di carattere ha Stannis.
    Melisandre io mi sono messa ridere mentre cercava di sedurre Jon, ma quando ha detto ciò che solo Ygritte poteva dire ci sono rimasta malissimo, hai ragione è stato un vero e proprio colpo basso!
    Per finire con ser Barristan anche io rivoglio la mia onniscenza da lettrice. Per tutto il tempo ero sul divano a pregare che tra gli immacolati non ci fosse verme grigio e poi che nessuno lo uccidesse e idem quando è arrivato ser Barristan, ci sono rimasta malissimo per come è finita la scena.
    Ora da un lato questi cambiamenti dal libro sono interessanti e anche piacevoli perchè così non so mai cosa aspettarmi dalla prossima puntata, dall’altro lato però ora sono ancora più in ansia su chi sarà il prossimo a morire…
    Alla prossima 🙂

    • Jorah mi sa che ha proprio sottovalutato la capacità della cara Dany di tenere il muso. Also, concordo con te sia su Jaime e Bronn (best buddy comedy dai tempi di Arya e il Mastino), che su King’s Landing, dove Cersei ha appena dato inizio all’Inquisizione Westerosiana e si crede pure una gran furbona.
      Non avevo notato questa cosa su Petyr e Lyanna (o meglio, per me la storia di Lyanna è talmente ovvia che non ho fatto caso a come hanno messo giù le parole), però in effetti– chissà chissà.
      Cara, vivremo nel terrore d’ora in poi, mi sa. Cosa mi sono letta cinque tomi da mille pagine l’uno a fare, allora, mi chiedo?

  5. A King’s Landing è inutile girarci attorno, c’è proprio una bomba pronta ad esplodere. Cersei ne sta facendo di tutti i colori, senza rendersene conto, Tommen per quanto “carino e coccoloso” come dici tu non ha polso e probabilmente per ora questo per quanto sia negativo gli salva anche la vita. Diciamo che la sua inesperienza probabilmente lo salva dal mettersi in guai peggiori, per ora c’è solo Margaery.
    Lancel mi inquieta come pochi, e sì è veramente arrivata l’Inquisizione e mi chiedo se Petyr sa come stanno andando le cose perché fossi in lui quello è l’ultimo posto dove mettere piede dato che è a capo di tutti i bordelli conosciuti.
    E riguardo Petyr non posso che citare Sansa, rimasta sola (non che Petyr fosse di grande aiuto eh) in quel covo, spero per lei che dopo tanto tiri fuori gli attributi e si districhi in mezzo a Ramsay e padre, non so come ma lo spero.
    Dorne mi piace ma non del tutto, troppi personaggi buttati lì per me che seguo solo il telefilm devo ancora capire chi siano, potevano introdurli un po’ meglio, ma per il resto la storia promette bene.

    • Certo, a Tommen il suo essere più innocuo di un gattino farà senz’altro bene, visto che nessuno lo considererà una minaccia – quelle pericolose sono la madre e la moglie, e sono loro a far girare tutto. Aggiungiamo nel mix anche l’Inquisizione Westerosiana e siamo a posto.
      Concordo con te sul fatto che probabilmente da spettatore only Dorne sia un po’ confusionario, come posto, ma penso che lo spiegheranno meglio nella seconda parte della stagione, dando un po’ più di screen time alle Serpi e a Doran e a tutti gli altri!

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here