Devo fare pubblicamente mea culpa: io a “The Kissing Booth” non avrei dato due lire e l’ho visto giusto perché era su Netflix e una sera non avevo niente da fare.
Questo film leggero e senza pretese, però, mi ha fatta assolutamente innamorare e mi ha lasciata a sbavare come un mastino napoletano all’idea di un secondo probabile capitolo.
Partiamo con un po’ di trama: Elle e Lee sono amici letteralmente fin dal giorno della loro nascita. Per preservare il loro rapporto hanno creato una serie di regole, fra le quali spicca la regola numero nove: i familiari sono totalmente off-limit dal punto di vista romantico.
Le cose si complicano non poco quando, complice uno stand dei baci, Elle finisce per entrare in contatto molto ravvicinato con l’affascinante fratello di Lee, Noah…
Ecco tre buoni motivi per dare una possibilità a questo film che è diventato il fenomeno dell’estate per gli appassionati telefilmici di mezzo mondo:
- Elle e Noah. La loro storia è scontata come un maglioncino di cashmere ai saldi di giugno, però, complice la chimica fra i due attori, riesce ad essere in qualche modo speciale e ad appassionarti con un’intensità che non avrei ritenuto possibile in un prodotto così leggero.
Aggiungiamoci che Joey King e Jacob Elordi stanno insieme pure nella vita reale (nutro una seria preoccupazione per questo ragazzo, arriverà ai 30 anni con dei gravissimi problemi di scoliosi) e la ship è salpata a vele talmente spiegate che ormai credo si trovi da qualche parte a largo del Messico. - Jacob Elordi. Questo punto non necessita nemmeno di essere commentato, le immagini parlano da sole (a voce molto alta, quasi in dolby surround).
- L’amicizia fra Elle e Lee. Quando ho visto il trailer del film per la prima volta, ho temuto che gli autori non avrebbero resistito e avrebbero finito per trasformare la storia in un noiosissimo triangolo. Nonostante tutto, invece, Elle e Lee rimangono sempre e “solo” meravigliosamente amici, praticamente fratelli, andando finalmente a ribadire il concetto che l’amicizia fra uomo e donna è realmente possibile e che solo perché due persone sono di sesso opposto non significa necessariamente che debbano finire a contorcersi fra le lenzuola come due felini in via di estinzione.
Punto bonus: l’incredibile imbranataggine della protagonista, novella Bridget Jones in versione adolescente, che finisce per mettere in imbarazzo se stessa in tutti i modi possibili e immaginabili, guadagnandosi l’affettuosa comprensione delle spettatrici di mezzo mondo, perché alla fine, volenti o nolenti, ci siamo passate un po’ tutte.
Questi sono solo alcuni dei mille motivi per cui ho amato questo film. Che ne dite, vi ho convinto a dargli una possibilità?