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The Walking Dead 8×02 – Sorpres…ah, no

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The Walking Dead 8×02 – Sorpres…ah, no

COSA. HO. VISTO??? No, lo chiedo seriamente, cosa avrei seguito per 45 minuti? Caos e sparatorie varie, intervallate da significativi primi piani in slow motion. So what?
Ragazzi, non voglio sembrare quella con lo spessore di una cartolina, in genere mi piacciono i sottintesi e mi piace analizzare i significati da leggere tra le righe, ma ciò che sta succedendo ultimamente in The Walking Dead non è quello che farei rientrare in queste categorie di interesse.

Innanzitutto partiamo proprio dall’azione: ci può tutto sommato stare mezz’ora di sparatoria incessante, stiamo parlando di una GUERRA, ma il piano di Rick&co. sviscerato in questo modo non ha appeal per me. Non pretendo che una serie come questa mi porti per mano a seguire l’ideazione di questo piano in più step, dopo stagioni e stagioni di preparativi era effettivamente ora di passare ai fatti, ma trovo sia troppo confusionario passare da un estremo all’altro senza un minimo di transizione. Per almeno i primi 10 minuti dell’episodio mi sono dovuta impegnare a capire chi stava con chi e dove, come si erano organizzate le squadre d’attacco, se la prima immagine che vediamo di Carol, Ezekiel e gli altri in quel gruppo fosse precedente, successiva o contemporanea all’attacco di Aaron, Eric ecc. a uno degli avamposti dei Salvatori (visti i frequenti e totalmente random salti avanti e indietro dell’episodio scorso).
Trovo che tutto ciò che accade in questo episodio manchi di suspense, la tensione per me non è più palpabile quando non abbiamo altro che scene di lunghi corridoi deserti con i nostri che avanzano lentamente ad armi spiegate.

Non riesco a sentire il pathos perché continuo a chiedermi quale sia il senso di tutto questo (è davvero così importante per Carol&co. eliminare quel sopravvissuto solitario? Andrà a dire a un altro avamposto, o forse direttamente a Negan, che i nostri stanno attaccando e quindi loro perderanno l’effetto sorpresa? HELLO!? Direi che quella nave è salpata quando NEGAN L’AVETE PRESO DIRETTAMENTE DI PETTO A CASA SUA LA SETTIMANA SCORSA!) e come ci si sia arrivati: l’improvviso abbondare di munizioni per armi semiautomatiche che sparano senza ricaricare per ore e ore è forse l’interrogativo che mi attanaglia di più, insieme all’assoluta mancanza di credibilità nel fatto che, così come nella premiere vediamo quattro vedette in croce facilmente sopraffatte perché Negan non ha pensato di rimpolpare le fila in tempo di guerra, in un momento così sensibile come la cricca dei Salvatori sotto attacco su più fronti, la gente rifugiata in questi avamposti non stia costantemente con un’arma in mano, ma si faccia invece sorprendere e abbattere come moschini.

Seguiamo diverse fazioni impegnate su diverse stazioni satelliti dei Salvatori, per attaccarle e isolare quindi il Santuario, ma al di là di un brutale dispiegamento di forze per destabilizzarle manca un contrappeso più emotivo (no a cinque ore di soli dialoghi – anche se ci sono serie che reggono bene pure questo, ma mi sa che non è più il caso di TWD da tempo – ma neanche un’intera puntata di sola battaglia senza approfondimenti) e dove gli autori provano a ficcarlo finiscono per inserire dialoghi riempitivi o per ricadere per l’ennesima volta nel dibattito trito e ritrito di quanto essere dei sopravvissuti cambi realmente le persone rendendole spietate e senza speranza. Il dialogo tra Carol ed Ezekiel è un perfetto esempio del primo caso: non avevamo già sentito il Re rivelare a Carol che la sua è tutta scena? C’era davvero bisogno di farlo nuovamente in questo frangente? Non serve forzare un momento più pseudo-introspettivo giusto per intervallare la gunfight se quello che dovete dirci ce l’avevate già detto, neanche se può servire a ricordare allo spettatore distratto che è per questo che Ezekiel continua a esprimersi come il personaggio di un romanzo ottocentesco.

Riguardo la spietatezza in questo nuovo mondo, molti dei nostri protagonisti hanno affrontato un character development notevole e interessante in questo senso, e per questa ottava stagione pensavo Carl sarebbe stato il faro della speranza (visto il suo minutaggio nella scorsa puntata, in opposizione a suo padre ormai completamente privo di fiducia nel prossimo), quindi non sentivo il bisogno di tornare a discuterne con Tara, Jesus e Morgan. Apprezzo la risolutezza di Tara, sta eseguendo gli ordini in fondo e si era detto nessun sopravvissuto, ma da un punto di vista umano (da persona che vive in un universo civilizzato e non post-apocalittico, s’intende!) posso anche comprendere il punto di vista di Jesus… lo trovo semplicemente saltato fuori dal nulla tutto assieme, senza preavviso, così come l’improvvisa foga di Morgan di mollare il pacifismo delle ultime stagioni e andare in giro come Terminator. Jesus è un personaggio che mi ha intrigata dalla sua primissima apparizione, sono curiosa di esplorarlo di più e mi piace la sua dedizione alla causa e la sua apparente fiducia incondizionata nell’operato di Maggie come la leader che si è scelto, ma nel contesto specifico di questa puntata non credo che l’intera sequenza del tizio nascosto nello stanzino quasi risparmiato, poi saltato al collo di Jesus solo per essere sopraffatto di nuovo avrebbe dovuto concludersi con il tizio lasciato in vita… soprattutto se lo stai lasciando in vita semplicemente legato con uno spago da arrosto: pessima scelta!
La risoluzione di Jesus si applica poi nuovamente in larga scala alle decine di Salvatori che dichiarano resa (anche se il capellone io l’avrei levato di mezzo, così per non saper né leggere né scrivere, mi sta troppo sulle balle), invocando un “Maggie mi ascolterà” a cui Tara fa eco con “E Rick darà ragione a me” (troubles in paradise in arrivo? Proprio in seguito a quella bella dichiarazione di Rick la settimana scorsa che, alla fine di tutto, sarà felice di essere lui a seguire Maggie e non viceversa).

Vediamo infine un ultimo cruciale dilemma sull’ammazzare indistintamente VS risparmiare qualcuno da parte di Rick, che si trova di fronte la culla di una neonata che potrebbe aver lasciato orfana. La scena è per me forse l’unica punta realmente toccante che avremmo potuto avere in questo episodio (perlopiù grazie alla recitazione di Andrew Lincoln), e il condizionale è d’obbligo perché giunti a praticamente mezzo minuto dai titoli di coda, dopo tre quarti d’ora di battaglie, assalti e inseguimenti dall’aria ripetitiva ero fin troppo svuotata per godermi realmente la potenza emotiva del momento… oltre a quello che doveva forse essere il cliffhanger a cui tutto questo casino sembra aver puntato: Rick che si ritrova faccia a faccia con una vecchia conoscenza di Atlanta (Morales, che tanto perché ha fatto una grossa impressione la prima volta che è apparso sono dovuta andare a googlarlo oggi). Seriously, non ci siamo.

Episodio se possibile ancora meno incisivo del precedente, niente reali sorprese (davvero qualcuno è stupito dal fatto che Eric sia stato ferito?) o coinvolgimento empatico. Al di là dell’idea di fondo di Dwight che sta aiutando i nostri in segreto dall’interno, cosa che apprezzo, il dispiegamento di forze a cui assistiamo su più fronti è ancora troppo disordinato per portarci realmente a capire per cosa dovremmo sperare e, soprattutto, perché (non avendo per noi una sorta di schema con risultati mid-term a cui puntare al di là dell’ovvio traguardo finale “Let’s kill Negan!!!”).

Vi ringrazio per aver seguito questo (forse troppo pessimistico) commento, trovate come sempre il promo del prossimo episodio qui di seguito e vi invio a condividere i vostri pareri qui sotto e a passare dalle nostre pagine amiche

The Walking Dead ITA
Andrew Lincoln Italy
Jeffrey Dean Morgan Italia

per rimanere sempre aggiornati sullo show e i suoi interpreti.
Alla prossima!

https://www.youtube.com/watch?v=BVNeSVZBBpo

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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