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Telefilm Addicted Consiglia…Life on Mars

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Telefilm Addicted Consiglia…Life on Mars

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Avete mai notato quanto tempo si perda per riuscire a trovare le parole più adatte con le quali iniziare un articolo? Credo di aver speso almeno un’oretta solo nella formulazione delle prime frasi e questo sottolinea quanto sia emozionata di presentare per il mio primissimo TA Consiglia una di quelle stupende serie britanniche che adoro con ogni particella del mio corpo. Ideata da Mattew Graham, Tony Jordan e Ashley Pharoah, il fantasy-poliziesco Life on Mars venne trasmesso per la prima volta il 9 Gennaio 2006 dalla BBC One diventando rapidamente, nel Regno Unito, un vero e proprio cult. I motivi sono svariati e ho un intero articolo per parlarne dunque cominciamo con il dare qualche informazione più precisa. La serie si compone di 2 stagioni da 8 puntate (da 60 minuti in patria e 45 negli altri paesi) per un totale, quindi, di soli 16 episodi che hanno saputo però intrigare i telespettatori inglesi.

“My Name is Sam Tyler. I had an accident, and I wake up in 1973. Am I mad, in a coma, or back in time? Whatever’s happened It’s like I’ve landed on a different planet. Now maybe If I can work out the reason I can get home.”

La serie ruota essenzialmente intorno alle vicende del suo protagonista, l’ispettore capo della Polizia di Manchester Sam Tyler, che dopo essere stato investito da un’auto mentre seguiva uno dei suoi casi si ritrova catapultato dal 2006 all’anno 1973. Qua si ritrova a lavorare sempre per il dipartimento di Polizia ma sotto la supervisione del temuto, rispettato e burbero Gene Hunt e insieme ai suoi maschilisti e violenti sottoposti.

Con il passare degli episodi e del tempo Sam dovrà scontrarsi contro ostacoli di varia tipologia, primo tra tutti la sua situazione. Life on Mars ostenta continuamente l’ambiguità su ciò che gli è accaduto. Dopotutto Sam Tyler viveva nel 2006, aveva una fidanzata, un lavoro, una casa. Stava seguendo un importante caso in grado quasi di metterlo in difficoltà e di sicuro essere investito da un’auto non ti rende in grado di fare un salto nel tempo. O forse si? Questa è una delle cose che amo del telefilm. Non è mai chiaro se il protagonista abbia davvero viaggiato indietro nel tempo, in un modo che naturalmente non ci è dato conoscere, se sia davvero nel 1973, oppure se si trovi in coma nel 2006. In ogni episodio, infatti, Sam è l’unico a percepire strani suoni ovattati che non sembrano aver nulla a che fare con quel tempo, come le sirene delle ambulanze, o vedere cose particolari e quasi irreali. Sam inizialmente è il primo a credere che tutto ciò che vede sia solamente una costruzione mentale dovuta allo shock che ha subito.

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 “And which part of my subconscious you hail from?” 

Dunque è tutto un sogno? Un’immaginazione? Non ci è dato saperlo. Possiamo solo supporlo e l’ambiguità che si crea attorno al mondo in cui il protagonista ora vive è uno dei punti di forza e delle cose che più mi affascina di questa serie. Sam Tyler, infatti, non fa altro che tentare di capire come tornare nella sua epoca ma allo stesso tempo si sforza di gestire quella sua difficile vita in un mondo che non è più il suo e di convivere con i suoi colleghi e il suo capo. Costretto in un tempo che non gli appartiene imparerà lentamente a muoversi e apprezzare tutto ciò che lo circonda. Perché è proprio questa la storia di Sam Tyler.

Sam: I’m lost, Nelson. I’m really lost.                                                                                                   Nelson: You ain’t lost, pal. You’re where you are and you have to make the best of it. It’s all you can do.

Un altro dei problemi con cui deve convivere Sam è la differenza nelle tecniche di indagine della polizia moderna rispetto a quelle degli anni in cui si trova. Inutile dire che non si vedono scene alla CSI. Potete scordatevi gli schermi touch ultrapiatti larghi quanto pareti di NCIS Los Angeles e perfino usare dei guanti qua sembra diventato un optional. Un tuffo di 30 anni nel passato si nota eccome ma a mio parere questo è solo un altro punto a favore della serie, in tal modo diversa da tutte le altre. I sottoposti non sono scrupolosi, spesso inquinano le prove stesse ed è Sam, in principio, a tentare di guidarli attentamente nei loro compiti, cosa che logicamente poco piacere fa al grande Gene Hunt. Ed è proprio con lui che il giovane ispettore ha gli scontri più violenti, le discussioni più interessanti. Se, ad esempio, il viaggiatore nel passato, in un interrogatorio, opta per una chiacchierata serena, lunga e che porta lentamente i suoi risultati, il leone di Manchester preferisce rompere qualche oggetto, infuriarsi come una belva e perché no, gonfiare di botte il suo sospettato fino a farlo cantare. Gli avvocati non sono certo quelli del nostro tempo dunque la polizia si fa pochi problemi, cosa che Sam proprio non riesce a sopportare.

life-on-marsIl vero e grande punto di forza dell’intera serie per me risiede proprio nell’ambientazione. I mitici anni 70’  esercitano un grande fascino ancora oggi. Il linguaggio usato dai personaggi è ricostruito con grande attenzione così come tutta la scenografia dai mobili, ai vestiti, alle splendide macchine che si vedono e di cui si finisce per innamorarsi. Ciò che ti fa apprezzare ogni secondo di questa serie è anche l’accuratissima colonna sonora tra cui spiccano Bowie, Slade, Nina Simone, Paul McCartney, Atomic Rooster e tanti altri artisti che ti fanno letteralmente tornare indietro nel tempo con le loro meravigliose canzoni. Il mio mp3 in poco tempo si è ritrovato anche lui nel passato con tutta la buona musica che questo telefilm mi ha fatto conoscere. Quasi ogni traccia poi è contestualizzata e contribuisce a sottolineare l’atmosfera o gli stati d’animo in cui si trovano i personaggi. Basti pensare al titolo, Life on Mars, ispirato palesemente alla canzone di David Bowie “Life in Mars?” divenuta famosa nel 73 (anno in cui sono ambientate le vicende) ma uscita qualche anno prima che denota come Sam si ritrovi quasi a vivere su un altro “pianeta”. Oppure semplicemente leggendo i titoli di alcune canzoni inserite nella serie si riesce ad intuire perfettamente a chi si riferiscano, per citarne alcune: “I wish How It felt to be Free”, “Traveller in Time”, “Jungle Lion”.
Life on Mars dunque è un vero e proprio gioiellino avvalorato ancora dalle splendide interpretazioni dei suoi protagonisti a partire da un sublime John Simm, il perfetto Sam Tyler delle vicende. Tormentato, confuso, brillante, dai solidi ideali ma in grado anche di innamorarsi di quella stessa vita dalla quale sta tentando di scappare. Il suo volto vi sembra familiare? I fan di Doctor Who sanno bene il perché, difficile infatti dimenticare la sua interpretazione del Maestro nella famosa e amatissima serie britannica.
Nota di merito a Marshall Lancaster con il suo simpatico Chris, forse uno dei personaggi che grazie a Sam riesce a crescere di più, a migliorare interiormente in un cammino lento ma visibile. C’è poi il burbero e scontroso Ray, interpretato da un Dean Andrews che riesce a farsi amare pur avendo una parte così scorbutica, ma forse proprio per questo tanto bella. C’è la dolcissima Liz White, la tenera Annie che con il suo fascino da ragazza semplice, acqua e sapone, riesce a conquistare tutti, Sam Tyler in primis e lo spettatore in secundis. Si può dire in secundis? Chissà! Ma arriviamo al gran finale. All’attore che per me vanta parecchi meriti riguardo al successo dello show ed al perché viva ancora indimenticato nel cuore degli spettatori.
ashescar2Philip Glenister. Questo nome dovrebbe bastare, non dovrei davvero aggiungere altro ma dato che lo amo alla follia non posso realmente fermarmi qua. Chi non è stato conquistato dal mitico Gene Hunt? Senza ombra di dubbio può esser considerato il personaggio migliore della serie, quello con le battute più geniali e irriverenti. L’uomo, il capo, il leone, il boss della sezione temuto da tutto e tutti. Il burbero maschio che non si fa intimidire da nessuno, che lotta, che si arrabbia, che scalpita, che grida, che è sempre il primo ad alzare le mani ma che allo stesso tempo, nel profondo, ha un lato gentile e si preoccupa per i suoi compagni. Ed è lui a spiccare nella splendida rosa di attori, è lui con i suoi toni, con i suoi modi a bucare sempre e comunque lo schermo. Sì, credo di essere un po’ troppo di parte dato il folle amore sviluppato verso questo personaggio ma non è un esagerazione tessere tutte queste lodi su di lui.
Alcune curiosità sulla serie? Ebbene Life on Mar ha vinto ben due International Emmy, nel 2006 e nel 2008, come miglior serie drammatica e un British Accademy Television nel 2007. Terminata dopo solo due stagioni Life on Mars ha seguito la storia di Sam Tyler dal suo inizio sino ad un finale incredibile che ancora fa discutere e che ancora, io stessa, credo di non aver capito del tutto. Nel 2008 è stato creato dagli stessi produttori uno spin-off/sequel dal titolo Ashes to Ashes, rifacendosi ad un’altra canzone di Bowie, che rivede tutto il cast fisso eccetto John Simm tornare nuovamente a Manchester per nuove emozionanti vicende, ma di questo se ne parlerà la prossima settimana. Nello stesso anno in cui è stato prodotto Ashes to Ashes è stato realizzato anche un remake, dalla ABC, ambientato negli Stati Uniti. Inizialmente molto fedele alla serie UK si è in seguito distaccata per prendere altre direzioni e proprio per questo, o forse perché troppo condizionata dall’amore per la serie UK, non son riuscita a vederlo interamente e quindi non posso giudicarne il risultato finale.
Se dunque state cercando una serie da recuperare in questa calda estate o solamente un telefilm che vi appassioni, vi catturi e vi faccia innamorare dei suoi personaggi allora Life on Mars è quello che cercate. E se dopo qualche episodio comincerete a canticchiare la canzone della sigla ovunque andrete non preoccupatevi, ci ho messo molti mesi per togliermela dalla testa. Irriverente, misterioso, appassionante e veramente ben curato è uno di quegli show che vanno assolutamente visti una volta nella vita per gli amanti del genere e non può certamente mancare nella vostra collezione.
Vi lascio, rubandovi qualche altro secondo, con un corto ma a mio parere molto ben fatto trailer di questa serie.



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Nata nel non troppo lontano 1994 si dimostra subito particolarmente affine ai programmi televisivi cominciando la sua vita da divoratrice pomeridiana e seriale di cartoni sino a scoprire il mondo delle serie tv. La memoria non è proprio il suo forte, il suo primo ricordo risale ad una notte passata in compagnia di tre bellissime streghe indaffarate ad eliminare il demone di turno. Fu amore a prima vista, e da Streghe si passò velocemente a Smallville e Buffy per poi venir letteralmente catapultata nel meraviglioso regno dei Telefilm! "Questa è l'ultima serie che comincio!" è la sua citazione più frequente anche se affascinata da qualsiasi cosa in cui si imbatte, non importa di che genere, si ritrova costantemente a doversi districare tra mille show e finisce con l'innamorarsi follemente di personaggi che solitamente non si ritagliano molto spazio o son destinati a far brutte fini! Alcune delle serie nella sua lista sono: Once Upon a Time, Doctor Who, NCIS Los Angeles, Grey's Anatomy, New Girl, The Vampire Diaries, Arrow, Revenge, Castle e tanti altri che vi risparmio per salvarvi da un elenco esageratamente lungo. Ossessiva compulsiva, dalla lacrima facile e dalla risata isterica ama criticare e commentare qualsiasi cosa la colpisca, solitamente senza alcuna ragione!

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