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Victoria | Recensione 1×04 – The Clockwork Prince

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Victoria | Recensione 1×04 – The Clockwork Prince

Senza neanche rendercene conto, travolti dalla passione costante e avvolgente con cui ogni episodio, ogni storia e ogni personaggio vengono magistralmente ritratti dalle parole della sceneggiatrice, resi vivi dalle interpretazioni del cast e infine racchiusi in una splendida cornice dalle riprese della regia e dai colori sfumati della fotografia, “Victoriaraggiunge già la metà esatta del suo percorso, aprendo per l’occasione quel nuovo capitolo tanto atteso che riporta probabilmente la serie sul binario della realtà più autentica, allontanandoci in questo modo dalle originali ed emozionanti scelte artistiche di Daisy Goodwin che, a mio parere, ha avuto il coraggio di mostrarci la storia attraverso i suoi occhi, non come un esperto storiografo ma come un’appassionata scrittrice che porta qualcosa in più in uno scenario che tutti conosciamo, ma che in questo modo si colora di sfumature inedite, fantasiose certo, ma legittime ed emozionanti.

 

The Clockwork Prince

La storia raccontata in questo episodio così importante è in fondo estremamente semplice, la sua narrazione infatti non potrebbe essere più lineare, perché in fin dei conti è la storia più antica del mondo, quella che tutti stavano aspettando con il fiato sospeso e il cuore in trepidazione [beh … quasi tutti!], è la storia che DOVEVA arrivare perché … beh, perché è ciò che è realmente accaduto e da questo presupposto non si può prescindere o sfuggire. L’episodio volteggia dunque con l’eleganza di un valzer intorno alla coppia che riempie l’intera sala con la sua passione, intorno a quell’amore che cresce sempre di più, respiro dopo respiro, a partire dal primo istante in cui gli sguardi di Victoria e Albert si sono fatalmente incontrati. Per quanto in apparenza i tempi che vanno dal loro primo incontro da adulti alla proposta di matrimonio “innovativa” nel finale possano effettivamente apparire ristretti e affrettati, ricordando sempre le limitazioni che caratterizzano questa prima stagione della serie che prevede solo 8 episodi, io credo onestamente che l’evoluzione della storia tra Victoria e Albert sia stata gestita in questo frangente con ordine ed equilibrata progressione, in un crescendo sentimentale che probabilmente non aveva bisogno di altro tempo e parole per esplodere in tutta la sua potenza travolgente, considerato il modo in cui è stato costruito attraverso quegli stralci di sceneggiatura che quasi riuscivo a leggere sullo schermo per quanto fossero emotivamente dettagliati [immagino qualcosa tipo: “Victoria e Albert si guardano intensamente e smettono di danzare mentre il mondo intorno a loro va avanti, svanendo lentamente e perdendo consistenza, lasciandoli soli al centro della sala” -> Daisy perdonami perché non so quello che scrivo!] e attraverso le interpretazioni evidenti e inconfondibili di Jenna Coleman e Tom Hughes, che hanno reso tutto più facile, veloce e credibile, complice anche la “nostra” predisposizione ad accettare ciò che già riconosciamo come “reale” [ben diversa è la situazione quando si esulano i confini della proverbiale accuratezza storica, lì “diventiamo” tutti un po’ ipercritici, dimenticandoci dell’autonomia creativa di uno scrittore]. La storia che dunque viene raccontata e rivelata davanti ai nostri occhi è la storia di un “colpo di fulmine” che presenta esattamente la stessa forza, impulsività e paralizzante energia di quella scarica elettrica che pervade completamente i due giovani protagonisti, li immobilizza e toglie loro il respiro nonostante in quello stesso momento li sconvolga emotivamente dall’interno. Fin dai loro primi istanti insieme infatti, Victoria e Albert si rivelano senza remore estremamente diversi e intimamente simili, dando vita a continui e intensi duelli verbali combattuti più con i loro occhi che con le parole, spesso contraddittorie e in aperto contrasto con il loro effettivo significato. Quella che affrontano Victoria e Albert dal momento in cui si rivedono a distanza di anni dalla loro infanzia e dai pregiudizi che avvolgevano i loro ricordi, è una battaglia perpetua tra orgoglio e sentimento, tra esperienze differenti e backgroud sociali e culturali inevitabilmente distanti che però spingono entrambi ad andare oltre, a voler scoprire qualcosa di più, a voler trovare nella sfida quotidiana un punto d’incontro che li riporti insieme. Più si respingono, più si oppongono a quell’unione che vorrebbero evitare anche solo per deludere in questo modo le aspettative delle rispettive famiglie, più soccombono sotto il peso insostenibile dei loro sentimenti che diventano, momento dopo momento, più forti e preponderanti del loro orgoglio e delle differenze che a parole sembravano insormontabili e che invece si perdono nel tempo di uno sguardo. È questo ciò che più colpisce a mio parere di una storia in cui gli unici ostacoli sembrano effettivamente soltanto i due protagonisti, mi riferisco infatti a quell’istantaneo legame che Victoria e Albert creano con il loro primo contatto visivo, oltre il carattere estroverso della regina e quello cupo e triste in stile Meredith Grey timido e riservato del principe (che dunque non avrebbe potuto trovare interprete più inquietante adatto di Tom Hughes), entrambi entrano immediatamente l’uno nei pensieri dell’altra, anche quando si infastidiscono a vicenda, anche quando si sfidano nel duetto al pianoforte, la tensione tra i due cresce esponenzialmente, moltiplicando una passione che cercano di respingere ma che in realtà li pervade, esplodendo pubblicamente nell’iconica (e storicamente accurata per la gioia di molti) scena del valzer e della camicia di Albert strappata col coltello per fare posto ai fiori di Victoria, e privatamente nel momento di libertà respirato e vissuto tra i boschi di Windsor in cui per la prima volta si riconoscono simili nella loro innocenza giovanile, oltre i doveri e le aspettative.

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Nonostante tutto però, le forti personalità di Victoria e Albert rischiano di intromettersi pericolosamente in quell’amore quasi predisposto dal destino. Da una parte infatti, il giovane principe tedesco, probabilmente anche in un atto di determinata ribellione, non sembra aver afferrato pienamente i dettami del corteggiamento di una donna (estremamente chiari invece a suo fratello Ernest), e ad ogni forma velata di complimento corrisponde una critica uguale e contraria. Dall’altra parte invece, nonostante le parole di Albert le entrino nella testa più di quanto voglia ammettere, la giovane regina amante della vita cerca disperatamente di scalfire la sua tenebrosità, cercando un sorriso e soprattutto una comprensione che tardano ad arrivare. Che riguardi infatti il suo rapporto con sua madre, l’affetto per il fedele compagno d’infanzia Dash o l’ambigua relazione con Lord Melbourne, la battaglia più difficile che Victoria si ritrova a combattere è quella contro il pregiudizio di Albert, così radicato in fondo nelle sue convinzioni da non riuscire spesso ad andare oltre per vedere con i suoi occhi ciò che Victoria era desiderosa di mostrargli, lei che aveva già deciso di donargli senza esitazioni quel cuore così puro e fragile che poco prima un altro uomo aveva riconosciuto facilmente e protetto. Alla fine però la giovane regina riesce inevitabilmente con la sua dolce innocenza a fare breccia nel riservato orgoglio di Albert mentre insieme riconoscono adesso nelle loro differenze e nelle “schermaglie amorose”, la ragione per cui il loro matrimonio, per quanto favorito da tutti coloro che li circondano, non sarà mai un’unione di convenienza.

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“Only a fool would turn you away ma’am”

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Permettetemi di ammettere che, personalmente, questa è stata la parte più difficile da guardare dell’episodio, ma in fondo l’avevo capito e previsto già la settimana scorsa quando abbiamo assistito alla conclusione della storia impossibile mai nata tra Victoria e quell’uomo che è stato per lei il supporto maggiore nel suo passaggio catartico da ragazza adolescente e immatura a donna decisa e regina. Il “Lord Melbourne” che Daisy Goodwin e Rufus Sewell hanno portato nella nostra vita, al di là di quanto distante possa essere dalla figura storica [onestamente non mi importa], è un uomo degno e meritevole dell’amore di qualsiasi regina perché è il tipo di uomo che ama una donna a tal punto da lasciarla libera di vivere una storia più adatta a lei, mentre lui resta in disparte ma sempre al suo fianco, disposto anche ad assistere all’unicità di quello sguardo innamorato che poco prima era rivolto esclusivamente a lui e che adesso invece si perde negli occhi di un altro uomo.

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Relegato purtroppo su uno sfondo in cui comunque la sua importanza nella vita della giovane monarca desta ancora preoccupazione e gelosia per il futuro sposo, Lord Melbourne diventa testimone involontario dell’amore tra Victoria e Albert, non riuscendo a nascondere un sorriso compiaciuto quando si fa largo in lui la speranza che Victoria non sia davvero interessata a suo cugino, ma lasciando trasparire anche quella delusione che gli spezza consapevolmente il cuore ogni volta che si rende conto di quanto le sue attenzioni appartengano ormai al giovane principe, una direzione che lui stesso ha impostato per lei quando l’ha respinta, ma che adesso è costretto a subire come una punizione karmica che non merita. Ad ogni passo che compie al suo fianco, Lord Melbourne sembra rimpiangere profondamente di aver rifiutato quel posto privilegiato nella vita di Victoria che da ora in poi sarà occupato da Albert, ma nonostante le conseguenze della sua decisione lo feriscano come credeva non sarebbe più successo dopo la scomparsa di sua moglie, Lord Melbourne accetta tutto lo spazio e il tempo che Victoria voglia ancora dedicargli, resta per lei il supporto incondizionato con cui potersi confidare senza remore, resta l’uomo e l’amico che ha per lei le parole più giuste al momento migliore, che riesce sempre a strapparle un sorriso per stemperare la sua tensione e la frustrazione del rapporto conflittuale con Albert, e infine, quando capisce che il tempo è ormai giunto, Lord Melbourne dimostra, anche di fronte al giovane principe che sembrava quasi sul punto di sfidarlo in parlamento, la sua immensa maturità e soprattutto il suo affetto eterno nei confronti di Victoria, facendo un passo indietro e permettendo a lei e Albert di vivere la loro storia senza ostacoli e senza conti in sospeso.

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Dal canto suo, nonostante fin dal precedente episodio avesse accettato di doverlo guardare con altri occhi, Victoria non è comunque disposta a rinunciare al suo “Lord M” di cui difende l’onestà e le virtù anche davanti ad Albert e che comunque diventa una parte indispensabile ed essenziale della sua quotidianità, nonostante però si renda conto lentamente di non poter continuare ad avere con lui il rapporto che li aveva uniti finora, riconoscendo infatti quei limiti che sa di non poter oltrepassare, personificati in questo contesto dalle gardenie che ammette davanti a miss Skerrett di non poter più richiedere a Lord Melbourne, con un velo appena accennato di nostalgia nei suoi occhi.

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Ed è proprio su miss Skerrett che ritorna a focalizzarsi l’attenzione destinata ai personaggi secondari della serie. Per quanto infatti il principe Ernest sia in realtà una ventata d’aria fresca nel regno (complice anche il fascino innegabile di David Oakes), Lehzen rappresenti per me l’unica vera famiglia di Victoria e Penge metta al suo posto il valletto dei principi tedeschi (#teamBuckinghamPalace), è il passato della giovane miss Skerrett ad occupare nuovamente gran parte dello screentime destinato alla servitù. Ma ancora una volta, così com’è accaduto nei precedenti episodi, nonostante il segreto della giovane cameriera le doni spessore con conseguente e inevitabile empatia per quell’animo buono che ad ogni modo la caratterizza, il momento che più ho apprezzato è nuovamente legato al modo in cui Victoria viene vista e giudicata di chi lavora per lei, in questo caso proprio da Miss Skerrett che non riesce a sostenere il senso di colpa di un ipotetico furto, ma che probabilmente viene ripagata inconsapevolmente di questa sua onestà, ottenendo dalla regina stessa un dono inaspettato che le permette di aiutare l’amica di cui porta illegalmente il nome. E in quel momento infatti, nell’intimità di un rapporto che si instaura sempre di più sulla stima e sulla fiducia reciproca, Victoria appare ai suoi occhi semplicemente come una ragazza che, sola nella sua stanza, non è poi così diversa da lei.

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Per quanto riguarda la regia, questa volta firmata da Sandra Goldbacher, nonostante l’episodio segni l’inizio dell’amore storico tra Victoria e Albert, mi sembra quasi che i colori tenui e sfumati delle scene diventino progressivamente più cupi, forse speculari della personalità chiusa ed introversa del principe Albert e delle foreste avvolte nella nebbia di Windsor, ma ad ogni modo restano secondo me la cornice perfetta per ogni scena e per ogni emozione provata dai protagonisti, mentre le riprese delle mani che si incrociano sui tasti del pianoforte durante il duetto ne riproducono straordinariamente la passione infusa in quel momento.

 

Portando in scena un altro episodio dal ritmo costante e travolgente, il drama della ITV allunga a quanto pare il distacco nei ratings sul rivale BBC “Poldark”, portando a casa la seconda vittoria e cominciando ad affermarsi davvero nella sua individualità, al di là dei celebri predecessori e diventando invece la serie da tenere d’occhio per chiunque verrà dopo. Long live “Victoria”!
E non dimenticate di passare da queste bellissime pagine dedicate alla nostra regina Jenna Coleman!

» take care of Jenna Louise Coleman.

• Clara Oswald » Jenna Coleman. ϟ

» Same old, same old just Jenna Coleman & Peter Capaldi

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

1 COMMENT

  1. Possibile che ogni episodio sia più bello di quello precedente? Come?
    Devo dire che mi ero fatta un’idea sbagliata su Albert, anche se ancora devo ben capire se riuscirà a conquistarmi.
    I botta e risposta tra Albert e Victoria mi sono piaciuti molto, anche il fatto che lei voglia farlo sorridere, mi è piaciuta molto come cosa.
    La scena nella foresta è stata tra le più belle, non erano più una regina ed un principe ma due giovani che passavano del tempo insieme.
    Per quanto riguarda Lord M, beh lui avrà sempre un posto speciale nel cuore di Victoria (e penso nel cuore di molte fan), ed è ammirevole il suo comportamento. Lui ha dovuto rinunciare a Victoria perchè non era possibile per loro stare insieme, e adesso che si presenta un altro uomo, che può renderla felice, lui decide di ritirarsi anche se ciò gli spezza il cuore.

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