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Victoria | Recensione 1×03 – Brocket Hall

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Victoria | Recensione 1×03 – Brocket Hall

Il terzo episodio di Victoria giunge a noi con la potenza travolgente di un uragano di emozioni, affermandosi a mio parere come il migliore finora trasmesso. L’equilibrio tra le svariate componenti mostrate della storia e dei personaggi è magistrale, la svolta decisa e catartica che la serie ha abbracciato già in questa fase è profonda, emozionante e significativa, confermando un ritmo sostenuto e costante ma soprattutto ribadendo la volontà di indagare negli eventi e nelle personalità coinvolte con fedeltà e al tempo stesso con occhio soggettivo e caratteristico di quello che si spera in futuro verrà riconosciuto come lo “stile di Victoria”. E nel frattempo lo show porta a casa la sua prima vittoria nella “guerra” dei ratings intrapresa domenica sera per la prima volta contro il “campione” BBC “Poldark”.

 

STABILE REGINA

Contrariamente al panorama di emozioni contrastanti che questo episodio mi ha personalmente trasmesso, l’aspetto che più mi ha entusiasmato e soddisfatto pienamente in questi frangente è stata la STABILITÁ notata e avvertita in quel personaggio così caleidoscopico che è il centro di tutto e che impara, giorno dopo giorno, a scoprirsi come la regina che sa di poter essere e di voler diventare: VICTORIA. Mentre gli eventi storici invadono adesso prepotentemente il regno della giovane monarca, ricreato attraverso le parole di Daisy Goodwin e reso vivo tramite le impeccabili interpretazioni di Jenna Coleman, il personaggio di Victoria appare perfettamente acclimatato nella sua nuova vita, nei suoi compiti, nei doveri e nelle lotte quotidiane che è costretta ad affrontare ad ogni passo. Da una parte infatti la “minaccia” arriva ancora una volta dall’interno della sua stessa casa, da tutte quelle persone che dovrebbero rappresentare la sua famiglia ma che, di fronte ai giochi di potere che si sviluppano al cospetto di un regno così invitante, assumono ora sembianze certamente differenti da quelle che un volto familiare dovrebbe possedere. La “minaccia” per Victoria da questo punto di vista è sempre la stessa, indipendentemente da quale membro della sua famiglia adesso provenga: se non possono portarle via il trono, allora lotteranno fino alla stregua delle loro forze per riuscire a controllarla nell’unico modo che resta loro: il matrimonio.

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Da ostacolo caparbio che era sulla loro strada verso il potere, Victoria diventa adesso, agli occhi di quasi tutti coloro che la circondano, un trofeo da conquistare, in palio per uno dei “campioni” patrocinati in particolar modo dai suoi zii. Il duca di Cumberland e il re Leopold del Belgio planano contemporaneamente al fianco di Victoria per convincerla ad accettare la loro proposta di matrimonio con i rispettivi nipoti: da una parte il riluttante principe George e dall’altra l’assente cugino, il principe Albert, di cui la giovane regina non conserva esattamente i migliori ricordi. E come primo segno di istintiva ribellione verso quelle redini neanche troppo velatamente nascoste dietro la proposta di nozze, Victoria appare maggiormente portata a trascorrere del tempo con l’unico viso conosciuto tra i suoi pretendenti, il passionale e giovane Granduca di Russia che si rivela non solo migliore rispetto alla sua prima impressione, ma anche l’unico uomo in grado di apprezzarla e vederla oltre quella minuta statura che ancora rappresenta motivo di sfregio da parte di chiunque non l’abbia mai ritenuta, letteralmente e metaforicamente, all’altezza del suo ruolo. E se i tentativi del duca di Cumberland e dell’impacciato nipote George di “corteggiare” la giovane regina si rivelano ben presto inutili quanto a tratti anche ridicoli, l’attenta autorità dalle sfumature minatorie delle parole del re Leopold non passa inosservata, trovando terreno fertile nelle ambizioni convinte di John Conroy, nei doveri e nei timori di Lord Melbourne e infine nello sdegno della giovane Victoria, determinata più che mai ad ignorare qualsiasi imposizione cerchi di comandare la sua mano e il suo volere. Dimostrando infatti una stabilità degna di una regina ma soprattutto di una donna che vediamo crescere davanti ai nostri occhi, episodio dopo episodio, Victoria rifiuta categoricamente l’idea del matrimonio come strumento di controllo sul suo operato, allontana con decisione la possibilità di essere sottomessa al volere di un uomo e l’unica volta che guarda a quel regno precedente da cui cerca disperatamente di distaccarsi con indipendenza è quando abbraccia l’ipotesi allettante di governare sola, senza alcun marito al suo fianco, proprio come Elizabeth le mostrava con la sua storia. Il legame che Victoria “crea” con la celebre monarca di cui adesso “segue” i passi è uno degli aspetti più affascinanti dell’episodio, conducendo Victoria  a guardare al passato con occhi diversi, a cercare di interpretare i dubbi di Elizabeth nella speranza di trovare in lei le risposte di cui ha bisogno e infine arrivando addirittura a indossare i suoi panni durante un ballo in costume, per poi comprendere e accettare che non saranno le persone che resteranno o meno al suo fianco a renderla diversa da colei che per tutti rappresenta ancora il modello da seguire, ma saranno le sue scelte e le decisioni con le quali modella il suo regno a sua immagine e somiglianza, battaglia dopo battaglia. E la più autentica dimostrazione di quella forza che cresce in lei di pari passo alla sua umanità sta proprio nel suo modo di affrontare la ribellione dei “chartists”, esponenti della classe operaia che diventano protagonisti del movimento definito “cartismo” e che presentano e difendono con veemenza la petizione a sostegno delle loro richieste, tra cui il suffragio universale per gli uomini e la segretezza del voto. Il primo aspetto che mi ha colpito di questo contesti è stata innanzitutto la voglia della giovane Victoria di essere istruita, dall’unico uomo a cui l’avrebbe permesso, su una questione a lei ancora sconosciuta. La maturità che la regina dimostra nell’affrontare la ribellione dei “chartists” si caratterizza di un fascino regale e di una carica emotiva tali da donare ancora maggiore profondità a un personaggio che ti sorprende ogni volta che credi di aver visto e capito lo spessore della sua personalità. Anche di fronte a una protesta che si realizza a pochi passi da lei, lo sguardo intenso e buono di Victoria non appare turbato o spaventato ma desideroso di capire e indagare la disperazione che ha scorto negli uomini che si ribellano davanti a lei con coraggio, che combattono per loro idee così come fa lei ogni giorno tra le mura del suo palazzo. E infatti proprio quando le conseguenze più drastiche di quella rivolta giungono più vicine a lei di quanto potesse immaginare, Victoria decide di alzare la voce e cambiare la storia del suo regno, anche contro le leggi sostenute  e consigliate dal fedele Lord Melbourne, Victoria sceglie la sua strada, indipendente da quella seguita da Elizabeth, intenzionata a fare della clemenza uno dei tratti distintivi della sua monarchi e della sua più profonda umanità.

 

DONNA INNAMORATA

Ma se il suo regno comincia ad affondare le sue radici su un terreno stabile che lei stessa costruisce e rafforza con costanza grazie alla caparbietà di una personalità tenace e decisa, il suo cuore viene inevitabilmente spezzato da un sentimento che non possiamo più esimerci dal definire amore ma che purtroppo appare ora tragicamente impossibile come in una di quelle storie dell’opera classica che tanto le toglievano il fiato e prendevano il sopravvento sulla sua orgogliosa emotività. Indipendentemente da ciò che la storia ci insegna, al di là della sua giovane età e dell’ingenuità sentimentale che evidentemente ancora la caratterizzava, non sono disposta, almeno in un contesto come l’attuale in cui ho la possibilità di osservare e giudicare ciò che mi mostrano lasciando magari in disparte le conoscenze pregresse, a sminuire l’importanza di un legame che credo sia stato ormai innumerevoli volte essenziale e indispensabile non solo per una regina ma più di ogni altra cosa per una giovane donna in cui nessuno credeva e che soprattutto nessuno vedeva, non prima dell’arrivo di Lord Melbourne. Se la sua determinazione e stabilità in ambito “pubblico” ci hanno permesso di sentirci quasi orgogliosi della crescita a cui stiamo assistendo in prima persona, è innegabilmente la sua emotività ancora così pura e incontaminata ad avvicinarci a Victoria in quanto donna, a permetterci di condividere empaticamente con lei le sue delusioni, le paure, la prima grande ferita inferta senza alcuna cattiveria a un cuore che paradossalmente viene protetto proprio nel momento in cui viene spezzato dall’unico uomo che Victoria sognava di avere accanto. Le interferenze dei suoi zii, la missione instancabile di Conroy di piegarla e di sottometterla al suo volere, le pressioni provenienti dalla rivolta dei chartists, sono tutti aspetti e pericoli che la circondano e che anche solo per un momento persuadono Victoria alla possibilità di trovare nel matrimonio un appoggio che l’aiuti a fronteggiare anche quelle minacce che a volte non vede arrivare e ai suoi occhi, l’unica persona capace di proteggerla incondizionatamente senza cercare mai di prevalere su di lei e sulle sue scelte è la stessa che le ha già offerto questo trattamento senza chiederle nulla in cambio.

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Mentre comincia a fare i conti con sentimenti che avverte chiaramente differenti da quelli di una ragazzina cresciuta senza un padre, Victoria si dimostra estremamente coraggiosa nel riconoscere e ammettere ciò che era diventato ormai evidente agli occhi di tutti coloro che la circondavano. Victoria apre il suo cuore a Lord Melbourne, sperando e pregando di poter trovare ancora una volta in lui la risposta ad ogni sua domanda, di poter conciliare come in una favola l’amore e la collaborazione per la guida del regno, di poter ritrovare in lui il sostegno di un amico, il consiglio di un maestro e il romanticismo dell’unico uomo che meritava di restare al suo fianco. Brocket Hall rappresenta l’inizio e la fine di ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere il legame tra Victoria e Lord M, lei gli offre il suo cuore in tutta la sua purezza e genuinità, lui si rivela per l’ennesima volta degno di quella proposta, respingendola con fermezza, appellandosi a parole alla memoria di una moglie che forse non l’ha mai amato quanto meritava, ma dimostrando con le sue azioni di tenere tanto a Victoria da volerla lasciare libera di scoprire il suo mondo, di dedicarsi interamente a qualcuno che abbia davvero la possibilità di restare al suo fianco senza ostacoli, senza pericoli, senza fardelli di un passato che non può essere dimenticato e di un presente in cui i sentimenti provati non hanno la libertà di essere vissuti come entrambi vorrebbero.

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Se a Brocket Hall Lord Melbourne mostra a Victoria l’amore eterno dei corvi che diventano unici testimoni di quel momento così intimo e intenso che condividono, le orchidee che lui le dona, provenienti direttamente dallo stesso giardino lasciato in disparte dopo la morte di sua moglie, smentiscono quelle parole precedentemente pronunciate per allontanarla e durante il loro ballo vissuto nei costumi e forse anche nelle storie di Elizabeth e Leicester, Lord Melbourne si apre con criptica sincerità davanti a Victoria, permettendole però di leggere tra le sue parole e di capire pienamente sia la natura dei suoi sentimenti sia le ragioni che li terranno sempre separati.

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E a Victoria ormai non resta che riconoscere l’impossibilità di un legame che non può diventare più profondo, accettando soltanto la sua vicinanza come amico, consigliere e companion pur di non rinunciare completamente a lui, e scoprendosi quindi inconsciamente pronta a donare il suo cuore a chiunque arriverà dopo di lui ma che ne sarà ugualmente degno. Ma forse una parte di me continuerà sempre a chiedersi: what if…

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MOTHER : LOST & FOUND

Il cuore spezzato di Victoria mi riconduce però a quella che ho considerato la scena che personalmente più mi ha commosso, nonché l’unico lato positivo in grado di guarire almeno in parte quella ferita talmente profonda da togliere alla giovane regina il sorriso dal volto, lasciandola sola a interrogarsi sulla sua possibilità di essere davvero felice. Sorprendentemente, infatti, Victoria e sua madre si ritrovano in questo episodio a dover percorrere strade parallele, costrette a dover dire addio alle persone che più erano state importanti nelle loro vite fino a quel momento, che erano state per loro consiglieri ma soprattutto difensori dei loro rispettivi cuori, gli stessi cuori che entrambe erano disposte a concedere ai due uomini che adesso, per ragioni differenti, si allontanano da loro. Dopo l’ennesimo confronto diretto e coraggioso che Victoria ricerca e ottiene con John Conroy, il fedele braccio destro di sua madre abbraccia in ultimo la consapevolezza di non poter sperare in un maggior coinvolgimento negli affari del regno, accetta con rassegnazione la continua sconfitta nei suoi tentativi di controllare Victoria e alla fine realizza, con suggerimento di Victoria stessa, di non poter più proseguire la sua vita a Buckingham Palace neppure per l’affetto che avrebbe dovuto legarlo alla Duchessa ma che forse adesso si rivela nella sua effimerità. John Conroy lascia il regno d’Inghilterra mentre Lord Melbourne resta in ogni caso al fianco della sua regina, ma solo in un momento che vede entrambe le donne effettivamente compagne nella loro sofferenza, Victoria riesce a ritrovare per la prima volta l’affetto sincero di sua madre che finalmente pronuncia quelle parole che ogni figlia desidera sentirsi dire nel suo momento di maggiore fragilità.

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L’IMPEGNO FEDELE DI MRS. JENKINS

Anche per quanto riguarda la vita della servitù al servizio della regina, l’episodio ha concesso un meraviglioso rilievo a quello che non posso negare stia diventando in quell’ambiente il mio personaggio preferito, forse anche a causa della stima che già nutrivo nei confronti della sua interprete, sapete come si dice, once a whovian… Come avrete capito sto parlando della sicura e impegnata Mrs. Jenkins, a cui Eve Myles presta il suo incredibile talento, adesso finalmente messo in mostra come merita. Una notizia improvvisa infatti travolge la serenità della donna, unendo la sua storia personale alle vicende che la regina vive contemporaneamente con la protesta dei chartists. Il suo affezionato nipote è infatti coinvolto nella ribellione e come tale è condannato a morte per tradimento nei confronti del regno. Le reazioni di Mrs. Jenkins alla notizia sono emozionanti perché se in un primo momento la donna si chiude in sé stessa lasciando il mondo fuori dalla porta della sua stanza, in seguito sono la dolcezza e la comprensione di Miss Skerrett a convincerla a condividere il suo dolore e ciò che più mi colpisce del suo personaggio è l’incredibile forza e lealtà con cui non solo riconosce la giustizia della condanna pur avendo il cuore dilaniato dal dolore, ma allo stesso tempo il suo impegno nel lavoro supera ogni limite, restando al fianco della regina anche quando il minimo rumore di spari distrugge la sua apparente stabilità. E forse è proprio in seguito a quella reazione così intensa che Victoria, pur non conoscendo i dettagli personali della Jenkins, decide di usufruire del suo potere per commutare la condanna dei chartists permettendo così ai suoi sudditi e a Mrs. Jenkins in particolar modo di riconoscerla in tutta la sua bontà e generosità. Da un altro lato della servitù, lo chef Francatelli non sembra intenzionato a lasciare la presa sulla giovane Miss Skerrett ma se il timore di un suo ricatto resta ancora vigile dietro l’angolo della storia, comincio a credere o almeno a voler sperare nella buona fede dello chef, magari sinceramente interessato alla ragazza e alla ricerca di un terreno comune per avere la possibilità di conoscerla meglio. Tutto questo mentre Penge, libero dal controllo oppressivo di Lehzen, lancia un giro di scommesse sull’uomo che avrebbe abbassato le difese della regina, portandola all’altare.

 

ENTER ALBERT

E infine, dopo averlo presentato indirettamente per tutto l’episodio, la serie decide di introdurre finalmente quel personaggio che aprirà un nuovo fondamentale capitolo della storia ma soprattutto della vita di Victoria. Nelle scene finali la ritrovata regia di Tom Vaughan fa un lavoro sublime che dà anche i brividi per la sua preparazione dettagliata e attenta ai particolari mentre anche il montaggio si rivela ancora una volta semplicemente divino. Mentre infatti Victoria travolge tutti i presenti con la passione con la quale si dedica alla sua musica espressa tramite il pianoforte, le inquadrature ci preannunciano il lento ingresso di colui che abbiamo progressivamente visto arrivare e di cui riusciamo a guardare il volto esclusivamente nello stesso momento in cui Victoria volge a lui gli occhi mentre la sua mano sfoglia per lei delicatamente le pagine dello spartito. Albert arriva finalmente al regno e per quanto abbia cercato con tutte le sue forze di impedirlo, Victoria ne viene immediatamente rapita sotto lo sguardo consapevole di Lord Melbourne. Il tutto mentre il theme della sigla adesso fa per la prima volta da chiusura a un episodio letteralmente impeccabile in ogni suo aspetto.

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Victoria vince in questo modo la sfida della domenica sera, mostrandoci emozioni, storie e dettagli che la sceneggiatura della creatrice e lo straordinario talento del cast rendono di già indimenticabili.

 

E se siete fan di Jenna Coleman tanto quanto me, non dimenticate di passare da queste splendide pagine a lei dedicate:

• Clara Oswald » Jenna Coleman. ϟ

» Same old, same old just Jenna Coleman & Peter Capaldi

» take care of Jenna Louise Coleman.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

1 COMMENT

  1. Bellissimo episodio, perfetto e travolgente.
    Tutte le scene tra Victoria e Lord M mi hanno fatto sperare, inconsciamente, che ci potesse essere qualcosa di più anche se è impossibile.
    Il personaggio di Lord M mi piace sempre di più, e Rufus Sewell è magnifico c’è poco da fare. La scena del ballo è stata meravigliosa, e il fatto che lui le abbia fatto capire che comunque sotto sotto qualcosa c’è, ma che non possono stare insieme come vorrebbero mi è piaciuta molto.
    Finalmente ci siamo liberati di Conroy, non posso dire che mi mancherà.
    La scena finale è stata molto bella, e adesso sono molto curiosa di vedere come procederanno le cosa tra Victoria e Albert, anche perchè nella presentazione del prossimo episodio non sembra andare tutto poi tanto bene.

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