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UnREAL 3×03 – Dark Side e Principesse, le due anime dello show

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UnREAL  3×03 – Dark Side e Principesse, le due anime dello show


Non appena conclusa la visione di questa puntata di UnREAL e riflettendo su come impostare la recensione, ho notato due sensazioni contrastanti: la prima è che il ritmo non sia stato brillantissimo, sicuramente inferiore ai primi due episodi, la seconda è che, dati alla mano, il numero di eventi che si sono succeduti nei soliti quaranta minuti è stato considerevole (eventi che, in un paio di casi, hanno raggiunto il TOP della loro categoria). Quindi, un bottino ricco e soddisfacente che si contrappone però alla sensazione di maggiore lentezza. Che lentezza non è affatto.
Credo che questa “dicotomia” sia da riferirsi più che altro a un diverso tipo di approccio agli eventi stessi: UnREAL non è mai stato uno show che amasse dire le cose tra le righe e non è mai stato “soft”, in questo senso. Le cose le ha sempre spiattellate in faccia allo spettatore, senza giri di parole, senza che fossero necessarie ulteriori analisi filosofiche sui massimi sistemi, evidenti solo a un successivo approfondimento. È uno show crudo. In questa puntata, invece, non ho avvertito quell’ansia di voler sconvolgere il pubblico a tutti i costi, ma ha lasciato moltissimo su cui ragionare, ampliando anche molto la visione d’insieme. È un cambiamento che trovo intrigante.

Nella categoria: TOP DEL TRASH inserirei, senza che ci sia proprio gara, il nuovo “mai più senza”, ovvero Serena bardata da Rapunzel in attesa di farsi salvare dai prodi cavalieri, una scelta talmente antimoderna (e antifemminista, oppressiva, patriarcale, scegliete la definizione che preferite), da risultare assolutamente grottesca. Non ci si può nemmeno offendere davanti a una rappresentazione che va oltre il concetto di trash. Non sapevo se ridere per l’enorme confetto viola/fragola che era diventata, o per i concorrenti in preda all’imbarazzo nel doversi dedicare a qualcosa di troppo basso perfino per un quoziente intellettivo non quantificabile .
Gli autori di UnREAL stati geniali, naturalmente. Hanno messo in piedi una ridicolizzazione azzeccata di quello che perfino il dottor Simon – di natura mite e collaborativa – non può che definire un “archetipo obsoleto” (perché dire “medievale” sarebbe stato troppo cheesy, glielo concediamo). Insomma, è vecchio pure per essere patriarcale, e ho detto tutto. La critica al sistema, facendo finta di non criticare il sistema, è stata molto efficace. Quinn, grande sostenitrice di tutto ciò che le porta a casa ascolti e sponsor – assorbenti compresi – trova la metafora perfetta, con cui chiudere il discorso.

It’s like “Game of Thrones” puked up Snow White. Ugh.

Dichiaro definitivamente morto per fallimento “Il metodo Chet per trovare marito ai tempi dei reality show”. Finalmente anche Serena si è resa conto di essersi trasformata in qualcosa che lei disprezza. Onestamente, ero convinta che l’avesse capito già la scorsa settimana, a fine puntata, ma in ogni caso sono felice della presa di coscienza di non potere essere diversa da quella che è. Se quello è il tipo di donna che gli uomini desiderano, beh allora CIAONE, non si piegherà a una trasformazione tanto umiliante, solo per trovare marito (che sarebbe evidentemente non adatto a lei). Sono consigli che ogni giornale femminile diffonde a piene mani, in ogni occasione. Purtroppo l’idea di dover accettare di essere qualcosa di diverso, di dover sminuire le proprie qualità a favore di una mediocrità sentita come meno minacciosa, colpisce trasversalmente tutte, raggiungendo anche una donna affermata come Serena.


Continuo a pensare che Serena abbia altri motivi per partecipare a Everlasting, ma lei continua invece a mostrarci che il suo unico interesse è davvero quello di trovare marito, l’amore della sua vita, l’anima gemella e compagnia cantante. Mi rendo conto che la visione di UnREAL incoraggia la mia natura complottista e cinica, ma io mi aspetto sempre un grosso colpo di scena che la riguardi. Nel frattempo, non posso fare a meno di pensare che, se così non fosse, è troppo delicata per stare lì dentro, nonostante la sua intelligenza, il successo negli affari e il credere di poter gestire (emotivamente) quello che può succedere in un universo parallelo tanto amorale e aberrante.
Serena mi ha fatto tenerezza quando si entusiasma per August-ormai-senza-coda, comportandosi come una ragazzina infatuata e sognante. E quindi vulnerabile. E quindi se ne dovrebbe andare immediatamente, perché la faranno a pezzi.

Rachel e Quinn.
Avrei voluto scrivere “Nemiche-Amiche”,  a completamento del titolo, ma le due protagoniste sfuggono ormai a ogni facile categorizzazione, a ogni cliché. Non sono due amiche per come tipicamente intendiamo il termine. Sono due persone ammaccate, ormai totalmente e intrinsecamente avviluppate, che orbitano l’una intorno all’altra, attratte da qualcosa che non si sa spiegare e che non impedisce loro di farsi molto male, mentre le spinge al contempo a supportarsi, proteggersi e intervenire in difesa dell’altra, senza esitazioni.

La scorsa settimana abbiamo lasciato Quinn in procinto di esaurire le riserve alcoliche dello Stato, se avesse continuato a quel ritmo (parrebbe di sì) e la ritroviamo con 1. August 2. una dolorosissima cistite (i due eventi, come saggiamente nota Rachel, che peraltro non si indispone minimamente per l’August-Gate, sono correlati).
Il diffondersi del “segreto” delle sue tendenze alcoliche è l’input per Rachel di correre a salvare Quinn, rompendo l’astinenza da bugie, senza nemmeno porsi il problema delle conseguenze. Lo fa con un gesto ingiusto (e sì, un po’ cliché, dai), quello di licenziare il padre di famiglia con figlio malato a carico, che per colpa sua non avrà diritto alle cure e moriremo tutti. Onestamente, io l’ho trovato un po’ forzato e molto retorico, come stratagemma per dimostrare le crudeltà di Rachel e la sua invincibile cattiveria. Non che non abbia le sue colpe, ma insomma, così è davvero raschiare il fondo del barile.
Il cuore mi fa sempre un salto quando le vedo battersi per l’altra, senza la minima esitazione, soprattutto dopo aver assistito a una puntata di estenuante malessere fisico ed emotivo per Quinn che, se pure non ha più la spada di Damocle sulla testa per via degli ascolti bassi, non è ancora tornata la tigre che conosciamo. È una tigre malamente ferita, che ferisce a sua volta.

Lo scontro tra Quinn e Rachel è in questa occasione molto duro. Le due donne si conoscono molto bene, sanno dove infilare il coltello (magari non quello svedese promozionale) per fare più male e lo fanno senza indugi. Quinn, indotta dalle circostanze in cui si trova, affonda la lama senza nessuna umana misericordia, nonostante l’affetto che prova per Rachel. Trova una Rachel in un momento di vulnerabilità, sinceramente preoccupata per lei, con la guardia abbassata, perché tutto si aspettava tranne di venire attaccata, quando il suo unico intento era quello di aiutare Quinn, come ha sempre fatto. Non era pronta a difendersi, a essere respinta, soprattutto dopo lo scambio avvenuto nella fattoria-zen, che l’aveva evidentemente convinta di una maggiore morbidezza da parte di Quinn nei suoi confronti. La vediamo accusare il colpo crollando, scoppiando in lacrime, come se tutto quello che l’aveva finora tenuta in piedi si fosse dissolto. In effetti, “l’Onestà Radicale” e il generale finto atteggiamento zen, nonché tutti i suoi buoni proponimenti – peraltro anche giusti presi in sé – non potevano davvero coprire gli abissi e la complessità della sua personalità. Quinn le rinfaccia quello che ha sempre fatto per lei (perché è sempre stata lei la roccia della relazione), i suoi casini, i buchi neri da cui l’ha ripescata e, crudelmente, afferma di aver sbagliato, forse, a chiederle di tornare. Come se non credesse più nella grandezza di Rachel ed è un colpo bassissimo.

“I wanted my dragon back. Not this mess.

Rachel torna abbastanza di colpo la solita Rachel che conosciamo, quella per cui la manipolazione è una droga a cui non sa resistere. Si risveglia il drago dentro di lei. In un colpo solo si libera di sovrastrutture vacillanti a cui si aggrappava senza che potessero davvero sostenerla. Non è lì la chiave per stare meglio, non in palliativi inutili che mascherano solo i problemi. Questa svolta viene compiuta con una consapevolezza che la spinge a una confessione molto sincera al dottor Simon, in cui svela una parte di sé sconvolgente, finora rimasta latente. Ammette davanti a un estraneo le sue presunte responsabilità rigurdo all’incidente stradale che ha causato due morti, chiudendo la seconda stagione, e lo fa con un brutalmente onesto: “But the truth is, it was really kind of thrilling to have that power.”

È un’affermazione pesantissima da digerire, che ci mostra gli abissi di oscurità della sua personalità che ora è finalmente pronta a guardare in faccia, senza più la necessità di proiettare sugli altri quei lati di sé che non accetta. A far da trigger è stata l’affermazione del dottor Simon sulla sua tendenza a trovare sempre le colpe al di fuori di sé, della puntata scorsa. Lei sbatteva in faccia la verità agli altri, perché non era pronta a farlo nei confronti di se stessa, ecco a cosa si riduceva la sua presunta “onestà”. Rendersi conto di aver amato la sensazione di euforia di poter manipolare un altro essere vivente fino al punto da spingerlo a commettere un crimine, dirlo ad alta voce, prepararsi ad affrontare le conseguenze di questa brutale rivelazione è qualcosa di enorme. Dove la porterà questa realizzazione? Per il momento a ossessionarsi su un numero inquietante di foto di un uomo sconosciuto (per noi). Sarà la persona che ha abusato di lei quando era piccola, magari? Non mi viene in mente nessun altro. In ogni caso, un’interpretazione maestosa da parte di Shiri Appleby.
A latere, vorrei dire che teoricamente la colpa è di chi commette il reato, non di chi ha vagamente espresso un’opinione a riguardo. È vero che Rachel ha approfittato di Jeremy sapendo di poterlo fare, ma Jeremy non è incapace di intendere e di volere, a quel che mi risulta. È una situazione molto complessa, che non vedo l’ora di seguire meglio nel suo proseguimento.

Varie.
– Il “man-bun” tagliato ad August lo piazzerei al secondo posto dell'”Imperdibile Trash”, perché, davvero? Dove siamo finiti? Alla versione anno 2017 del mito di Sansone che perde la forza e l’invincibilità quando gli vengono tagliati i capelli?
August rimane sempre un personaggio sullo sfondo, anche quando viene conteso da tre donne. È indubbiamente molto bello e c’è quel suo lato idealista che salva il mondo che è molto hot, siamo d’accordo. Sulla carta mi piacerebbe moltissimo. Dal vivo… si affloscia. Inoltre, dovremmo credere che si sia effettivamente invaghito di Quinn, grazie alla coraggiosissima e virile presa di posizione di trasmetterle un messaggio via codice attraverso le telecamere, che solo lei può capire? Forse la tribù matriarcale del Tibet potrà apprezzarlo senz’altro più di me. (Il momento “Chi ti conosce, perché osi parlarmi” di Quinn è stato impagabile!! Nessuno potrebbe interpretarla meglio di Constance Zimmer).

Jeremy. Ora. Io capisco che sia ossessionato da Rachel e sia dipendente da quella forma di piacere sadico che prova nel vederla comportarsi male e che rinnova in lui dolore e rabbia. Io però lo trovo mortalmente noioso nel suo ruolo di moralizzatore del set. E non sono per niente interessata al nuovo coinvolgimento romantico con la ragazza acqua e sapone che dovrebbe rappresentarci Rachel prima che la Dark Side se la prendesse. Big NO
Chet è sempre l’elemento comico del gruppo. Viene manipolato da tutti, perché è un sempliciotto, via. E ho colto tutta l’ironia di far condurre a lui – guidato da Boncompagni Rachel – la scottante inchiesta sul femminismo dietro le quinte, mentre Quinn fa marciare principesse e cavalieri, perché le importa solo dei rating. Né, certo, ci è sfuggita la critica non velata a certi eccessi di “femminismo”, o meglio, la critica al tentativo di far passare per femminismo quello che non è (nel caso della moglie di Owen).
– Non so perché dovremmo essere entusiasti della proposta del programma itinerante di Jay, sulle discoteche clandestine (?!). Il che mi porta a due interrogativi: 1. Alexi è gay sul serio o cerca di farsi amico Jay per motivi a me ignoti? Perché Jay mi era parso molto convinto dell’eterosessualità del ballerino russo. 2. Perché Quinn finge di dar corda a Jay?
Madison per fortuna non pervenuta, a parte un lieto ritorno alle origini, quando non era in grado di produrre un programma, per colpa delle sue idee di una creatività imbarazzante. Credo che questa sua convinzione di essere superiore a tutti per le doti che ancora non conosciamo, le stia dando alla testa.
-Sono contenta che i contendenti abbiano tra le mani qualcosa di appetibile (la scommessa), perché finora non siamo andati oltre il display di muscoli e addominali, che alla terza puntata sono visti e rivisti.

Rimanendo con l’interrogativo su chi sarà mai l’uomo misterioso della vita di Rachel, vi lascio con il promo e vi invito a dare un’occhiata a questa pagina per rimanere sempre informati sulle novità di UnREAL:

UnREAL Italia

– Syl

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