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Tobin Heath e l’essenza del calcio

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Tobin Heath e l’essenza del calcio

“You know what’s the difference between a popstar and a rockstar?
They’re both incredibly popular,
but the reason the rockstar is more popular is because
he or she doesn’t care about popularity.
A lot of athletes out there are popstars,
Tobin Heath is a rock star”

Non ho mai fatto mistero di quanto le mie passioni, quelle più prorompenti e inarrestabili, prendessero il sopravvento su di me in maniera assoluta e travolgente, come se non avessi mai amato nulla prima e non avessi intenzione di amare nient’altro dopo. Facebook è solitamente la mia valvola di sfogo principale quando succede, perlopiù perché posso scrivere quanto voglio e le gif si caricano facilmente. Quindi se chiedete ai miei sfortunati amici del social network quali siano le due parole che negli ultimi 5 mesi occupano dai 17 ai 23 post giornalieri della mia bacheca, all’esausta unanimità vi diranno in coro: Tobin Heath.

Tobin Heath

Sono qui per spiegarvi perché. Quando guardate la persona che eravate da adolescenti, cosa vedete? Quanto siete cambiati da quel momento e quanto siete rimasti gli stessi? Come vi ho raccontato tempo fa, la mia infanzia e adolescenza sono state segnate principalmente dal mio amore spassionato per il calcio e per l’As Roma ma vivere una tale passione in una regione (che amo) vagamente arretrata a livello di uguaglianza di genere non era proprio la più entusiasmante delle favole femministe. Ecco perché forse, per quanto indossare la maglia di Francesco Totti durante l’ora di educazione fisica mi facesse sentire importante e fiera, la me stessa bambina e adolescente sentisse la mancanza di ciò che oggi chiamiamo rappresentanza, qualcuno che mi permettesse di dire: non sono sola, voglio essere come LEI. Vi ammorbo con questa lacrima strappastorie [non disperatevi per me, ho avuto un’adolescenza tranquilla e agiata] solo per farvi capire che Tobin Heath è esattamente ciò che la me stessa dodicenne aspettava, ciò che mi è sempre mancato e ciò che ho sempre aspettato. Ma ancor di più, Tobin Heath ha conciliato tutto ciò che amavo all’epoca con tutto ciò in cui credo oggi, permettendo l’incontro di due parti di me che oggi vedo diverse ma che evidentemente non lo sono poi così tanto.

Tobin Heath

Il 22 Giugno 2019, agli esordi di un’estate che ero convinta sarebbe stata ancora una volta all’insegna del recupero dei numerosi arretrati accumulati durante la stagione seriale autunno-invernale, mi è stata “presentata” per la prima volta la calciatrice americana che chiamano “la regina dei tunnel” e ad oggi, cinque mesi dopo, la mia app di Tv Show Time si è auto disinstallata per protesta e io mi chiedo ancora come abbia fatto a vivere per tutto questo tempo senza conoscere lei e ciò che rappresenta. Se per qualche folle ragione dunque siete ancora interessati a questa storia, permettetevi di presentarvi Tobin Powell Heath, numero 17 della Nazionale Americana e del Portland Thorns, due volte Campione del Mondo e candidata al Ballon D’Or 2019.

Tobin Heath


Come ha narrato una volta una giornalista di spicco della rete sportiva americana per eccellenza ESPN, nonché ex calciatrice della nazionale statunitense, per quanto non si possa definire una sconosciuta, non in molti oltre i confini del calcio femminile conoscono Tobin Heath. Anche gli appassionati sportivi più fedeli esclusivamente al calcio maschile oggi conoscono almeno di nome Alex Morgan e Megan Rapinoe, la prima perché probabilmente gli fa dimenticare anche cosa sia un pallone, la seconda perché scuote il patriarcato come una scossa di grado 15 della scala Richter. Ma in pochi, FORSE, al di là del rettangolo verde, notano davvero Tobin Heath. E questo va fondamentalmente bene perché questo è ciò che dovete sapere di Tobin in primis: a lei non piace mostrarsi. A discapito forse di un’immagine pubblica che potrebbe certamente attrarre maggiore attenzione sul mondo del calcio femminile, nel bene e nel male quindi, Tobin Heath rifugge le luci dei riflettori, evita accuratamente i palcoscenici più glamour se non sotto costrizione e parla solo se esplicitamente interrogata, altrimenti si esprime ad emoji. Due emoji: 🤙⚽️.

Tobin Heath

Ma la vera voce di Tobin Heath, quella che non puoi non ascoltare e che resta impressa nella tua mente e nella tua anima anche quando smette di usarla, la puoi sentire esclusivamente su un campo di calcio e il pallone è il suo microfono.

Tobin heath

Cresciuta e soprattutto educata fortunatamente in una famiglia e in un ambiente che possiamo candidamente definire privilegiati perché non l’hanno mai ostacolata nelle sue passioni e nei suoi sogni, Tobin Heath ha avuto la possibilità di scegliere, fin dalla più tenera età, il pallone come suo migliore amico, come mezzo per conoscersi e presentarsi al mondo e come strumento per costruire il suo futuro, senza che nessuno (o quasi, immagino) le facesse gentilmente notare che il calcio non è uno sport per donne (Collovati è ancora sotto shock). Fortemente legata alla religione cristiana, Tobin crede che in fondo non sia stata lei a trovare questo sport ma che una forza superiore l’abbia portato da lei e onestamente, qualunque sia la mia o la vostra posizione a riguardo, veder giocare Tobin Heath mi ha convinto che forse, effettivamente, qualche potere superiore le abbia concesso un dono unico e straordinario.

Prima che alziate gli occhi al cielo pensando che stia esagerando, permettetemi di mostrarvi a cosa mi riferisco.

Assistere al gioco di Tobin Heath significa per me testimoniare attonita una perfetta combinazione di genio, tecnica, sregolatezza, ribellione e logica. Per quanto sia la perfetta parte di un tutto, elemento imprescindibile di un gioco di squadra e di una collettività, con un pallone tra i piedi Heath raggiunge in fretta una dimensione solo sua, che a volte la separa dal resto del mondo ma che al tempo stesso la connette alla squadra e al gioco di gruppo con ritmi e tempistiche che lei gestisce come se possedesse le dimensioni spazio-temporali alla stregua del Dottore. A una personalità decisa, definita e coerente fin dall’infanzia, corrisponde un’atleta ossimorica, che unisce caratteristiche antitetiche, che ragiona e agisce d’istinto, che gioca individualmente e si sacrifica per gli altri, che crea tutto dal nulla e dona spessore e tridimensionalità anche quando sembra impossibile farlo.

Tobin Heath

Tobin Heath gioca sulle linee di campo, infuoca le fasce laterali ma accende il centrocampo, serve l’assist perfetto ed è sempre pronta a riceverlo. Quando non mette a dura prova il suo sistema nervoso indugiando a lungo sui suoi preziosi dribbling, Megan Rapinoe definisce Tobin Heath “Maestro“, un’artista in grado di vedere ciò che agli altri sfugge, di creare ciò che in tanti non immaginano e di rischiare e giocare lì dove gli altri rinunciano.

Tobin Heath

Eclettica e versatile nei ruoli ma destinata ad eccellere nella sua posizione ideale di centrocampista offensiva / ala, veder giocare Tobin Heath non è soltanto un’esperienza unica per un’amante del calcio come me ma significa anche imparare a conoscerla ogni volta un po’ di più perché tale è il suo impegno e la sua dedizione che ogni singola partita diventa per lei la confessione onesta e viscerale della parte più essenziale di sé. Congenitamente ribelle fin da bambina (quando il suo allenatore del liceo provò a inibire la sua dipendenza dai dribbling relegandola al ruolo di portiere, anziché raccogliere la palla come la posizione prevedeva, Heath affrontò e smarcò l’intero attacco avversario fino a raggiugere il centrocampo) e saggiamente sicura di sé, delle sue capacità e del lavoro costante che compie per alimentarle come un fuoco artistico innato, nella sua arena Tobin Heath conquista il suo spazio senza chiedere il permesso, rispetta l’autorità dell’allenatore e gioca per la squadra ma inventa e crea ciò che il suo genio le suggerisce.

Il legame tra Tobin e il calcio è silenzioso ma simbiotico, elegante ma inarrestabile, concreto ma trascendentale, è la dimensione a cui appartiene ma non necessariamente l’unica che la definisce. Imprescindibile punto di partenza della sua persona, Tobin si rapporta al calcio nello stesso modo in cui si relaziona con le persone che lo vivono, dimostrando estrema e incondizionata lealtà, costante supporto e universale umanità.

In una lega professionistica ancora instabile come la National Women’s Soccer League (NWSL), alimentata spesso proprio da un costante ricambio delle rose partecipanti al campionato, Tobin Heath ha concesso la sua devozione alla maglia del Portland Thorns, una squadra che sembra sposare esattamente tutto ciò che questo sport ha sempre significato per Tobin stessa: rispetto e passione per il gioco, fedeltà a una maglia, a un gruppo, a una città e a una storia, possibilità di cambiare il suo mondo diventando parte di una comunità intenzionata a stravolgere le consuetudini sociali. A testa bassa e nei modi più consoni alla sua personalità riservata e schiva, infatti, Tobin Heath è diventata parte di qualcosa di più grande del calcio stesso, un movimento avviato dalla Nazionale Statunitense che punta all’uguaglianza di genere, allo svecchiamento di una società ancora maschilista e all’apertura del mondo dello sport a chiunque voglia viverlo, senza distinzioni, con la speranza e il progetto di ispirare una nuova generazione e di lasciarle una realtà sportiva e sociale migliore di quella attuale.

Tobin Heath

Troppo spesso sottovalutata sia come persona che come atleta, forse non avrà l’eloquenza e l’immagine pubblica di altre sue incredibili colleghe, ma la grandezza di Tobin Heath si rivela nella riconosciuta consapevolezza di un’esistenza privilegiata e nell’intenzione di sfruttare e utilizzare proprio questa posizione favorevole come piattaforma per combattere le disuguaglianze delle realtà differenti dalla sua, per uniformare tutte quelle diversità che si perdono nell’amore condiviso per uno sport e infine per concedere a chiunque condivida il suo stesso sogno la possibilità di realizzarlo.

Allieva di una generazione precedente da cui ha imparato umilmente, Tobin Heath abbraccia con orgoglio ora il suo ruolo di nuovo punto di riferimento per le giovani calciatrici con cui entra in contatto, senza superbia, senza saccenza, ma con la fierezza di chi vuole lasciare un segno, la maturità di chi esulta per i successi altrui e l’umanità di chi non vede differenze e non fa distinzioni.

“So I always say: you get so you could give,
I feel like I’ve been given so much in my life that I just feel like I have so much to give.”

Distante da ogni forma di polemica problematica (a meno che non le si neghi un calcio d’angolo o un fallo laterale, lì diventa pericolosa), leale e protettiva al punto da affrontare a viso aperto anche un’amica pur di difendere una compagna di squadra (ma incapace di serbare rancore tanto da riappacificarsi con la stessa a fine partita), nerd affermata e co-fondatrice di una nuova forma di relax chiamata “hard chill”, inaspettata stilista ma dipendente dai boxer, Tobin Heath non potrebbe apparire più ordinaria e quotidiana di così ma la sua straordinaria unicità sta proprio nel modo in cui sceglie di vivere e sfruttare la sua normalità, mettendola al servizio della sua passione e della sua visione del futuro.


Tobin Heath è il modello che ho sempre desiderato da bambina, la conferma che cercavo da adolescente e l’ispirazione che mi guida da adulta. Tobin Heath non gioca a calcio, Tobin Heath è il calcio stesso.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

2 COMMENTS

  1. Magnifico articolo mirabilmente scritto e intriso della travolgente passione che è il tuo tratto distintivo. Bravissima!!

    • Per me è sempre un onore avere la possibilità di condividere queste passioni e le mie parole con te! Grazie mille!

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