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This is us 2×07 – Ogni passo è una scelta

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This is us 2×07 – Ogni passo è una scelta

Amici addicted, dopo questa puntata ho seriamente avuto bisogno di una seduta di sostegno psicologico.

Ho davvero apprezzato molto il parallelismo su cui si è basata la puntata tra il percorso di adozione che Jack e Rebecca hanno affrontato per Randall, e quello che invece stanno vivendo adesso Beth e Randall stesso. Adoro questo modo di costruire la puntata richiamando nel passato un evento del presente, non lo trovo per nulla banale e permette di scoprire i flashback alla luce di quello che i protagonisti stanno vivendo ADESSO.

Anche in questa puntata Randall vince il premio di padre e marito dell’anno, è proprio un uomo meraviglioso, eppure non sono riuscita a non notare con quanta acidità abbia trattato la madre di Deja: Randall le ha fatto da giudice e da boia, senza darle il beneficio del dubbio. Onestamente, quanti di noi hanno pensato “ma tu pensa che brutta persona a rifiutarsi di vedere sua figlia“? La mia mano è alzata (e non ho di certo pensato cose così eleganti, ma non posso scriverle purtroppo). Ma quando ho visto il viso tumefatto di questa donna ho capito che c’era qualcosa che non andava, e poi è lei stessa a dire “non volevo che Deja mi vedesse così, non volevo si preoccupasse“.

Comprensibile direi, no? E’ per questo che Randall mi è sembrato acido e freddo, per niente empatico (possibile?!): non che ci fosse bisogno di un avvicinamento tra lui e la donna, ma quanto meno poteva evitare di giudicarla o di ergersi a superiore solo perché dalla parte giusta del vetro, come gli fa notare anche la mamma di Deja. E infatti alla fine poi Randall capisce.

Tutta la puntata ha come tema centrale la scelta e le sue possibili conseguenze.

Randall alla fine decide di dare una possibilità alla madre di Deja, di non farle la guerra, perché comunque non porterebbe nulla di buono e, soprattutto, la ragazzina è troppo legata a sua mamma per rinunciarvi. Mi aspettavo questa sua decisione, perché Randall è molto empatico e sa capire le persone, e poi forse perché tutti meritano una possibilità.

Personalmente non ho apprezzato molto il discorso che la mamma di Deja fa sulle scelte e la fortuna: puoi anche incontrare la persona sbagliata ma sei tu che ti fai coinvolgere, è sempre una tua scelta. Quindi è anche sbagliato dare la colpa alla sfortuna e ai casi della vita, il discorso del “posto giusto, momento giusto” a mio avviso è troppo semplicistico: si è fautori del proprio destino, nel bene e nel male.

E vediamo bene come questo si concretizza nella storia del caro e vecchio William (è sempre un piacere imparare da te): la puntata ce lo mostra in un’aula di tribunale, sotto processo e, come spesso abbiamo visto William fare, eccolo che parla a cuore aperto, dichiarandosi pronto ad accettare tutto proprio perché è un uomo che ha perso tutto. Ma il giudice crede in lui e gli cambia il destino. Mi sono chiesta: merito della magnanimità del giudice? No, o meglio, in parte, perché se non fosse stato per le parole di William, per il suo vuotare il sacco delle emozioni, il giudice non avrebbe di certo preso in considerazione il fatto che lui fosse una persona meritevole di una possibilità. E allora è chiaro che, alla fine, sei tu che determini le conseguenze delle tue azioni, direttamente o indirettamente.

In qualche modo tutto si ricollega alla risposta che i giudici si danno alla domanda “hai fatto qualcosa di buono oggi?“, ovvero “Non lo so“. Loro lo sanno di aver fatto qualcosa di buono, ma la loro scelta è una scommessa: dipende da cosa decideranno di fare le persone la cui vita è stata influenzata dalla loro scelta. Quindi, non basta avere una scelta. Allo stesso modo Rebecca ha scelto di non rimanere impassibile dinnanzi al suo destino, ovvero perdere suo figlio, ma ha capito di dover fare qualcosa, di mettercela tutta per far capire al giudice che la loro famiglia era giusta così come era. Rebecca ha scelto di mettersi in gioco, ha scelto di rischiare, e ha vinto.

Allo stesso modo Kevin ha scelto di arrendersi. Ha scelto di non credere in se stesso, anzi, peggio, ha scelto di considerarsi un guscio vuoto, un niente. Devo essermi persa dei pezzi del puzzle che ha portato Kevin da una puntata all’altra dentro un fosso, mi sembra tutto un po’ troppo accelerato onestamente: un giorno incontra Sly, gli fa pensare a suo padre, si rompe il ginocchio e BOOM, da qui a diventare un dipendente da farmaci mezzo ubriacone il passo è breve, brevissimo. Pure troppo. Mettendo insieme però i pezzi rimanenti (o meglio, quelli che abbiamo) si vede bene come Kevin si senta un fallito: di fronte alla sorella incinta, al suo essersi realizzata “nella coppia”, lui crede di non avere nulla, cerca di sistemare le cose, con l’unica persona che abbia mai amato, vorrebbe fare il passo per cambiare, ovvero chiederle di sposarlo. Ci prova, ci prova davvero, ma non sa nemmeno quale anello scegliere; e tutto perché lui non vuole deluderla soprattutto in quello che dovrebbe essere semplicemente un momento felice.

Kevin non vuole deludere nessuno. Eppure si sente come se avesse sempre deluso tutti: suo padre perché non è riuscito a giocare a football, Sophie perché non abbastanza in gamba per lei… Io credo che Kevin volesse chiedere a Sophie di sposarlo per poter dire di aver raggiunto un obiettivo, peccato che non sia questo il modo e anche lui lo capisce e allora si sente ancora peggio e dinnanzi a lei si accusa di tutto, e rimane solo.

Possibile che nessuno capisca come si senta? Possibile che sua sorella, suo fratello, la sua compagna non capiscano quanto lui si senta superfluo? Ci hanno mostrato quanto Kevin sia uguale a Jack nel suo tenersi tutto dentro, nel suo voler dimostrare di essere forte abbastanza, di essere sempre pronto. A me fa una tristezza incredibile.

#teamKevin

In mezzo a tutta questa depressione c’è un elemento positivo: Toby fa una proposta di matrimonio in pieno stile-toby. Molto dolce. Non ho ancora capito come abbia potuto metterci così poco a stampare tutte quelle felpe ma va bene, è stata comunque una bella proposta! BTW, tutti avrebbero bisogno di un Toby nelle loro vite.

QUESTO E QUELLO…

Ma in America che danno 15 anni se rubi un televisore?!? Ahahahahahaah, ma qua ti mandano a casa col televisore perché riescono a dimostrare o che te lo sei comprato, o che era già tuo!

Toby è davvero FENOMENALE. Se poi me lo fanno interagire con Jack (anche se in cenere dentro un’urna) per me la puntata ha svoltato.

Ma Kevin che non capisce nemmeno che Kate e Toby aspettano un bambino?!? Kate, va bene che sei nel tuo mondo di arcobaleni e unicorni, però caxxo, è tuo fratello, gemello, APRI GLI OCCHI DANNAZIONE.

Vi lascio con il promo del prossimo episodio, intitolato “Number One“,  che sarà il primo di una serie di episodi dedicati ai singoli fratelli e…si parte proprio da Kevin!

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Nata negli anni 80, grazie al suo papà clone di Magnum P.I., cresce a pane e “Genitori in blue jeans” (dove si innamora di Leonardo di Caprio che troverà poi in quei film tanto amati come "What's Eating Gilbert Grape" o “Total eclipse”), l’uomo da 6 milioni di dollari, l’A-Team, Supercar e SuperVicky. L’adolescenza l’ha trascorsa tra Beverly Hills 90210, Santa Monica e Melrose Place..il suo cuore era sul pianeta di Mork e alle Hawaii..anche se fisicamente (ahimè) era sempre e solo nella provincia bergamasca. Lettrice compulsiva fin dal giorno in cui in prima elementare le hanno regalato Labirinth è appassionata di fantasy (Tolkien è il suo re, Ann Rice e Zimmer Bradley le sue regine) e di manga (Video Girl AI in primis per arrivare a Paradise Kiss e Nana), anche se ultimamente è più orientata a letture propedeutiche pediatriche! Ama studiare (tra laurea, dottorato e master ha cominciato a lavorare a 28 anni!!) ed imparare, ma non fatela arrabbiare altrimenti non ce ne è per nessuno!

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