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The Walking Dead | Recensione 6×08 – Start to Finish

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The Walking Dead | Recensione 6×08 – Start to Finish

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Questo midseason finale non soddisfa pienamente le aspettative, ma neppure delude in toto chi si aspettava un episodio memorabile o – almeno – godibile. Dopo la caduta della torre che ha distrutto parte delle mura i cittadini di Alexandria cercano come possono di mettersi in salvo, mentre Glenn ed Enid assistono alla distruzione della loro casa e Daryl, Sasha ed Abraham vengono fermati da degli uomini che requisiscono le loro cose in nome di Negan.
“Start to Finish” è incentrato sui vari gruppi e gruppetti che tentano disperatamente di salvarsi: tra questi il principale è costituito da Rick, una mortalmente ferita Deanna, Jessie e i suoi due figli, Carl, Michonne a padre stf1Gabriel. La leader di Alexandria è stata morsa da un walker durante una concitata colluttazione e, per la prima volta da quando la conosciamo, fronteggia appieno la catastrofe che ha portato al collasso la civiltà. Nonostante ciò, la donna è grata per quello che lei e la sua famiglia sono riusciti a fare per far prosperare la loro comunità e accetta di buon grado la fine imminente, ma non senza combattere un’ultima battaglia. La fine di Deanna, diciamocelo, è prematura e – in un certo senso – eccessiva: il personaggio avrebbe meritato un trattamento migliore, una maggiore crescita e il fatto che preferisca sparare ai walkers consumando tutti i proiettili invece che suicidarsi fa onestamente storcere il naso. Chi, in una situazione senza via d’uscita, sceglierebbe di finire mangiato vivo se l’altra possibilità è una morte rapida e quasi indolore? Va bene darle un ultimo saluto da guerriera, ma la cosa è parsa un po’ fuori luogo…
Rick e gli altri, intanto, cercano vanamente di fortificare la casa in cui si sono rifugiati e finiscono per dover prendere una decisione tanto rischiosa quanto ineluttabile: uscire dall’abitazione coperti di interiora e sangue di non-morto per camuffarsi tra i walkers e non attirare la loro attenzione. Se il piano funzionerà (improbabile a giudicare dal fumetto e dalla chiusura dell’episodio) lo scopriremo solo a febbraio, ma ciò che ci interessa sono in primis gli eventi precedenti alla fuga: Ron e Carl che lottano perché il primo, incoscientemente, decide di uccidere il secondo e Carl che lo copre nonostante tutto. Se Ron ha agito da scriteriato che non ha compreso la gravità della situazione né che è il momento di unirsi e non di dividersi, è su Carl che vale la pena spendere due parole, rilevando quanto questo personaggio (a volte ingiustamente bistrattato) sia cresciuto: il piccolo Grimes è partito da essere un bimbetto spaurito e spesso incosciente ed è diventato un giovane uomo in grado di gestire cose da grandi e di ragionare come e a volte meglio di un adulto. Una notevole crescita che purtroppo molti personaggi di questo show non possono vantare.
E a nascondersi sono anche Maggie, che trova rifugio dopo una fuga disperata, Eugene, Rosita e Tara, che offrono la parte di episodio con meno guizzi e Morgan, Carol e la dottoressa Cloyd che si nascondono nell’edificio dove è rinchiuso il membro dei Wolves e che innescano così una serie di eventi che porteranno, con ogni probabilità, ad esiti drammatici: Carol e Morgan, abbastanza inopportunamente, litigano pesantemente cercando di far prevalere ognuno la propria visione della vita e finiscono per far liberare il loro comune nemico che prende in ostaggio la povera dottoressa minacciandola con la pistola che è riuscito a farsi consegnare da Eugene, Rosita eTara, nelstf2 frattempo sopraggiunti lì. Insomma, un vero disastro che ci ricorda ancora una volta che in The Walking Dead il vero nemico è l’uomo e che non bisogna fidarsi di nessuno né incaponirsi a fare del bene. Ma i nostri, si sa, sono testardi e alla sesta stagione faticano a comprendere il concetto.
Questo ottavo episodio è sì piacevole e scorrevole, ma presenta così pochi avvenimenti e finisce con un cliffangher tale che ha più il sapore di un’introduzione al midseason finale più che di un midseason vero e proprio. In tutta onestà, sarebbe stato meglio che fosse durato 60/70 minuti, magari levando spazio al prolisso excursus sul passato di Morgan, che fu sin troppo lungo e privo di contenuti degni di nota. Vedremo che accadrà a febbraio, anche se Negan sembra essere ancora lontano e la sensazione è che si voglia allungare oltremodo il brodo.

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