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The Walking Dead | Recensione 4×16 – A (SEASON FINALE)

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The Walking Dead | Recensione 4×16 – A (SEASON FINALE)

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Più che un finale di stagione “A” ha il sapore del mid-season finale, dato che lascia in sospeso tante, troppe questioni. L’episodio è diviso di netto in due parti: quella che vede Rick, Carl e Michonne vagare per gli spazi aperti e incontrare Daryl e il suo gruppetto di bruti che tentano, invano, di uccidere Grimes e di abusare della donna e del ragazzino e quella riguardante l’arrivo a Terminus della piccola compagnia di amici ritrovati. Il gruppetto ha l’intelligenza, dopo tutte le vicissitudini passate, di eseguire una sommaria perlustrazione dei confini del complesso edilizio e di sotterrare un borsone di armi al suo esterno. Arrivati lì dentro di soppiatto ed a1accolti abbastanza amichevolmente dagli abitanti di questo presunto luogo sicuro, Rick e gli altri capiranno presto che Terminus non è altro che l’ennesimo ostacolo da superare, l’ennesima trappola da cui uscire vivi.
Come già fatto più volte in questa seconda parte di stagione, “A” rinuncia ad essere un racconto corale e si focalizza sul gruppetto che fa capo al protagonista indiscusso di una serie che, pur avendo un gran numero di personaggi al suo interno, vede indiscutibilmente un solido pilastro nello sceriffo Rick Grimes. Sceriffo che, dopo molto tempo passato ad essere l’ombra di se stesso, ritorna ad essere il leader che era prima dell’assalto alla prigione. Ma essere il leader in un mondo post-apocalittico ed essere un buon padre sono due cose differenti e che non necessariamente possono o devono coincidere: Rick è costretto a compiere scelte difficili (decidere di non aiutare il tipo aggredito dai walkers che chiede aiuto) e a commettere azioni efferate (strappare la giugulare con un morso al nemico) pur di proteggere la sua progenie, se stesso ed i suoi amici. E se l’incontro con lo sconosciuto nei boschi sembra del tutto casuale e quasi gratuito per l’economia della trama, non lo stesso si può dire per lo scontro con i bruti che hanno accolto Daryl nel loro gruppo: è l’apoteosi del “fight the dead, fear the living”, mantra degli spot pubblicitari di “The Walking Dead”. Capiamo come neppure una catastrofe di grossissime dimensioni è in grado di far cessare l’astio e le piccole e grandi guerre e battaglie che i vivi hanno da sempre combattuto gli uni contro gli altri: l’umanità, ancora una volta, si dimostra immatura ed incapace di cooperare per il bene comune. Persino le tanto decantate regole che il gruppo di bifolchi aveva affermato di seguire e rispettare nello scorso episodio,a2 vengono spazzate via dal deprecabile tentativo di stupro ai danni di Carl e Michonne: passi il voler giustiziare Rick perché reo di aver ucciso uno dei loro, ma violentare una donna e un ragazzino è segno di nessun codice d’onore, ma di un insieme di regole primitive basate unicamente sul tanto decantato “claimed”. Ad ogni modo, la sequenza dello scontro tra i due gruppi è di grande effetto e, su tutto, spicca l’efferata azione di Rick che prima morde il capo dei bruti e poi accoltella ripetutamente a sangue freddo l’uomo che aveva cercato di abusare di suo figlio. Questo è “The Walking Dead” nei suoi momenti migliori!
E dopo una prima parte on the road, ecco che lo sparuto gruppetto di sopravvissuti si avvicina alla salvezza, a Terminus: è l’occasione, dopo la toccante interazione tra Rick e Daryl, per approfondire meglio i personaggi di Carl e Michonne, che stanno facendo un bel percorso di crescita insieme. La donna, intenzionata a spiegare al ragazzino che non deve temere suo padre neppure dopo la carneficina della scorsa sera, si decide a raccontare il suo percorso, a spiegare come è diventata la guerriera che conosciamo: la morte di suo figlio, dovuta più che al caso alla stupidità di suo fratello e del suo compagno che si fecero cogliere ubriachi e impreparati dai walkers, pesa come un macigno su di lei. Dopo ciò, a memento di ciò che era successo, aveva deciso di portarsi dietro i due uomini, ormai diventati morti redivivi. Ora grazie a Carl e Rick, alla compianta Andrea, e a tutti gli altri, Michonne sta pian piano abbassando le difese e tornando la donna di a5un tempo. Carl, al contrario, sta sprofondando in un abisso dal quale non è semplice uscire: gli orribili avvenimenti accaduti non sono semplici da metabolizzare per un ragazzino della sua età che, se non tenuto a freno, rischia di sviluppare seri problemi. Ad ogni modo, è piacevole constatare la crescita del personaggio di Carl che, dalla prima stagione ad oggi, ha fatto davvero molta strada e che, da essere un bambino catapultato in una realtà spaventosa, ora è un giovanotto consapevole di avere delle responsabilità e di dover aiutare come può le persone a lui care.
Entrando nel vivo dell’episodio, l’agognato arrivo a Terminus è piuttosto tranquillo: i suoi abitanti sono cordiali, ma giustamente cauti nell’accogliere i nostri, che vengono amichevolmente invitati a comportarsi pacificamente e civilmente. E chi si sarebbe aspettato o avrebbe voluto scoprire la pericolosità di Terminus e veder esplodere il conflitto in tempi più dilatati viene preso in contropiede: complici labili indizi (l’orologio, il poncho) Rick decide che qualcosa non va e passa all’attacco, con il risultato di venire rinchiuso con i suoi in un vagone, dove si riunisce ad alcuni dei compagni perduti. Premettendo che l’intera parte al Terminus è ben riuscita e di sostanza, non si vede come si possa giustificare l’avventato comportamento dello sceriffo: l’uomo si trova in un luogo sconosciuto, la gente che ha attorno è numericamente superiore a lui ed ai suoi amici, c’è almeno un cecchino sopra di loro, ha capito che c’è qualcosa sotto quella calma apparente e….. e invece di tentare una fuga nottetempo oppure con una scusa, decide di minacciare con la pistola il primo di loro che gli capita a tiro e, prevedibilmente, si inimica da subito queste nuove a3conoscenza. Non molto sveglio da parte sua…. Nel corso delle stagioni Rick Grimes ha preso una serie di decisioni sbagliate ed assurde che fanno dubitare della capacità di raziocinio dei suoi amici, i quali lo ritengono ancora il loro leader indiscusso.
A parte ciò, è quasi certo che a Terminus si nascondano davvero segreti inconfessabili: su tutto, è da notare il mucchio di resti (umani?) che si vedono di sfuggita mentre i nostri fuggono dal fuoco nemico. Che Terminus sia il rifugio di un gruppo di cannibali? O magari ci troviamo di fronte ad una semplice setta di invasati, come fanno ipotizzare i ceri e l’arredamento di una delle stanze del rifugio…. Le premesse, comunque, sono buone ed interessanti: non resta che aspettare e sperare in una quinta stagione migliore di questa discontinua e deludente quarta.
In fin dei conti “A” è un buon episodio che vede il suo valore diminuito dal fatto di essere un poco convincente season finale poiché mette molta carne sul fuoco e, al contempo, fornisce poche risposte: difatti, sapremo solo ad ottobre che fine ha fatto Beth e dove sono Carol, Tyreese e Judith. Non una mossa particolarmente avveduta degli autori, che si sarebbero potuti sforzare di più per regalarci un finale che sapesse meno di incompleto. Di contro, è da apprezzare la scelta di non fare vittime: la potenza di un season o di un mid-season finale non è certo nelle morti eccellenti, ma in ben altro.

La quarta stagione in pillole

PROMOSSO:
• il ritorno, seppur fugace, del Governatore;
• maggior spazio e spessore per alcuni personaggi, Carl, Carol, Beth e Michonne su tutti;
• l’abbandono della prigione, che rischiava di diventare un luogo statico sul quale vedere arenare la storia.

BOCCIATO:
• la discontinuità nello stile e l’alternanza di episodi ben riusciti con episodi filler;
• la faccenda del virus si è risolta in una bolla di sapone. Dove sono i walkers infetti? È possibile che non se ne vedano più e che tutto si sia risolto con un paio di antibiotici?
• tutti continuano a seguire Rick anche se lo sceriffo, in più occasioni, si è dimostrato tutt’altro che un leader credibile ed affidabile;
• le scelte illogiche di alcuni personaggi fatte palesemente per far succedere qualcosa e far proseguire la storia (Glenn che entra in un tunnel buio e quasi certamente pieno di walkers portandosi dietro Tara zoppa ne è un esempio lampante);
• nessuno costringe Eugene a parlare, anche se da una sua possibile morte potrebbe derivare un enorme danno per l’intera umanità…. Nella realtà sarebbe davvero andata così?

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1 COMMENT

  1. in effetti il comportamento di Rick non si spiega anche alla luce del fatto che prima ha voluto osservare il luogo ed entrare dal retro…

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