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The Night Shift | Recensione 4×10 – Resurgence (Season Finale)

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The Night Shift | Recensione 4×10 – Resurgence (Season Finale)

Carissimi addicted, eccoci qua a commentare l’episodio finale di questa quarta stagione, che non so a voi, ma a me è sembrato avere in qualche modo il sapore di un addio definitivo.
Con gli ascolti in deciso calo e la notizia del rinnovo ancora lontana, gli autori hanno deciso di farci il favore di cercare di dare una chiusura più o meno a tutte le storyline e lo hanno fatto a mio parere in maniera più che dignitosa, confezionando un episodio ricco sia di azione che di emozioni.

Braccio di ferro

Partiamo dal mio amatissimo Scott, che mai come in questo frangente si è ritrovato, cuore di mamma, a dover difendere con le unghie e con i denti la sua autonomia come capo e il suo adorato Pronto Soccorso. Julian, che pensava forse di averlo comprato con la promozione a responsabile, si è reso conto oggi più che mai di avere a che fare con una persona tutto fuorché controllabile.
Nonostante l’espressione con l’occhio perennemente sgranato alla Zoolander, dovuta probabilmente a qualche lifting di troppo, Scott ha saputo reagire con fermezza, ha accettato di correre i suoi rischi e si è opposto con decisione all’ingerenza da parte di Cummings.
Ho trovato quindi apprezzabile che, alla fine dell’episodio, nonostante non abbia alcun tipo di formazione militare, sia proprio lui ad incitare le truppe in addestramento e a guidare la gita fuori porta.

Anime in pena

Shannon e Paul, che son stati una coppia di fatto e di fastidio per tutta l’estate, decidono di giocarsi il tutto per tutto in questo finale di stagione con l’evidente scopo di vincere il premio per la decisione più insensata dell’anno.
Partiamo da Shannon, che decide di mollare tutto sulla base della valutazione del suo lavoro fatta da Jordan (perché sì, sono sicura che non le piaccia la piega presa dall’ospedale, ma sono anche altrettanto sicura che non sia quello il motivo decisivo che l’ha spinta a prendere il volo). In preda alle sue emozioni, non perde l’occasione di dimostrare ancora una volta che le critiche mosse dal suo principale non erano poi così sbagliate (per non dire che ci aveva preso del tutto), comportandosi in maniera poco professionale di fronte a una paziente.
Paul d’altro canto ci mette del suo e, colpevole di aver visto forse troppe pubblicità dell’Amaro Lucano e di essersi scolato altrettante bottiglie del celebre liquore, decide che vuole diventare anche lui un medico combattente duro e puro e che partirà il prima possibile per una location a caso, basta che ci sia una guerra di qualche tipo in corso. Il mio pronostico è che finirà per durare come il proverbiale gatto in autostrada e che se una stagione 5 ci sarà lui comparirà al massimo nel ruolo un po’ statico della lapide, ma tant’è.

Professione Ranger

Drew, che è stato fregato proprio sul più bello nella corsa per la scuola di Ranger, non perde occasione di lamentarsi con tutti, finché Reagan non lo prende di petto e gli fa notare che forse forse la sua è stata anche una botta di culo, visto che lei per seguire quel corso ha perso tipo tutto quanto di bello aveva nella vita e che quindi varrebbe la pena pensarci un minimo prima di imbarcarsi in un’esperienza che andrà inevitabilmente a pesare sui rapporti con le persone che ama.
Drew ci pensa così tanto che non appena Rick insiste un po’ fa ciao a tutti con la manina e si imbarca nell’epica impresa… peccato che dalla sequenza finale dell’episodio sembri aver fallito abbastanza miseramente, visto che lo vediamo accasciato ai margini del campo di addestramento in attesa di una barella.

Nome in codice Ipocrita

Per tutto l’episodio Amira e Jordan fanno a gara in finte gentilezze, punzecchiandosi a suon di “Ah, come TC non te l’aveva detto?” “No, ma aspetta di sentire cosa non aveva detto a TE!”.
Amira, che proprio all’inizio della puntata fa due palle tante al fidanzato con la storia della sincerità a tutti i costi, racconta dopo dieci minuti alla rivale che gli sta mentendo sulle sue condizioni mediche per non farsi stressare perché lui è un po’ così, un rompicoglioni.
Inebriata dal romanticismo e dall’evidente solidità della coppia (insert sarcasm here), Jordan decide di darci su, anche perché probabilmente si sarà anche un po’ rotta gli zebedei di ‘sto tira e molla estenuante e, complice uno shottino di troppo, decide di dire addio a TC in un discorso commovente e ricco di sottintesi (“Il San Antonio avrà sempre bisogno di te” is the new “Te ne darei ancora a pacchi”).
Callahan, che è un coglione ma che fino a fare due più due evidentemente ci arriva (anche se devo dire che ormai avevo abbandonato ogni speranza, tipo Dante quando entra all’Inferno), decide che in fin dei conti la Siria può attendere e, dopo aver affidato Amira alle capaci cure di Paul (è evidente che la vuole morta, sennò non si spiega un tale accanimento dopo averla pure scaricata), si ricongiunge con Jordan in un finale che, nella miglior tradizione del telefilm che potrebbe essere rinnovato come no, non ci mostra nulla ma ci lascia intendere tutto.

Con questo episodio che aveva più che vagamente il sapore di un addio, vi ringrazio di averci seguito e vi do uno speranzoso appuntamento al prossimo anno!

(E Annie? E Cain? Intervistati in merito alla nostra suicida per caso, gli autori hanno detto che la scoperta del cadavere di Annie avrebbe, come dire, rovinato un po’ l’atmosfera alla volemose bene di quest’episodio e han quindi consapevolmente deciso di mollarla a marcire in fondo a un fiume fino a data da destinarsi. Hanno però aggiunto che, se e quando ci sarà una stagione cinque, si decideranno sicuramente a ritirare fuori l’argomento. Nel frattempo vai, Annie, insegna alle trote salmonate a sniffare coca pur non avendo il naso!
Per quanto riguarda Cain, invece, Mark Consuelos ha deciso che interpretare il papà di Veronica in Riverdale sarebbe stato più remunerativo ed è stato quindi tagliato via così, senza neppure sapere di che morte truculenta sarebbe perito il fastidiosissimo Cain.)

Questa volta è davvero tutto. Alla prossima!

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Nata come Elisa, fin da bambina dimostra un’inquietante e insopprimibile attrazione per i telefilm e per il bad boy di turno. Le domeniche della sua infanzia le trascorre sfrecciando con Bo e Luke per le stradine polverose della sperduta contea di Hazzard. Gli anni dell’adolescenza scivolano via fra varie serie, senza incontrarne però nessuna che scateni definitivamente il mostro che dorme dentro di lei. L’irreparabile accade quando un’amica le presta i DVD di Roswell: dieci minuti in compagnia di Michael le bastano per perdersi per sempre. Dal primo amore alla follia il passo è breve: in preda a una frenesia inarrestabile comincia a recuperare titoli su titoli, stagioni su stagioni, passando da “Gilmore Girls” fino ad arrivare a serie culto quali “Friends” ed “ER”. Comedy, drama, musical… nessun genere con lei al sicuro. Al momento sta ancora cercando di superare il lutto per la fine di “Sons of Anarchy”, ma potrebbe forse riuscire a consolarsi con il ritorno di Alec in quel di Broadchurch…

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