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The Night Shift | Recensione 4×05 – Turbulence

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The Night Shift | Recensione 4×05 – Turbulence

Bentornati all’appuntamento settimanale con The Night Shift, che finalmente finalmente finalmente torna a regalarci un episodio esagerato e tamarro come quelli che piacciono a me, pur senza tralasciare un minimo di approfondimento psicologico e di profondità.

Torna, TC, ‘sta casa aspetta a te

All’alba del quinto episodio TC si è deciso finalmente a mettere insieme due neuroni e a capire che sarebbe anche ora di tornarsene in patria.
Prima di farlo però, essendo lui l’impavido incosciente che tutti noi abbiamo imparato a conoscere, decide di lasciare il segno ed estrarre a mani nude una bomba dalla panza di Karofsky, che non pago di aver raccattato una vagonata di cacca in Glee ha deciso che arruolandosi come militare in Siria sarebbe riuscito a raggiungere nuove vette inesplorate di sfiga.
A quanti giustamente protesteranno sul fatto che ‘sta cosa era già stata fatta in Grey’s Anatomy, vorrei ricordare che Meredith non ha smesso un attimo di lacrimare come un cocker con la congiuntivite e che alla fine la bomba l’han fatta pure esplodere, che è un po’ come giocare all’allegro chirurgo continuando a far suonare l’allarme. TC invece non solo non versa una goccia di sudore, ma trova pure il tempo di cazziare Amira (e sì, come avevamo tutti già sospettato, i due non hanno speso il loro tempo libero giocando a strega comanda color, anche perché fra le dune non è che ci sarebbe stata tutta ‘sta grande varietà).
La parte che più ho apprezzato è il momento in cui, parlando con la collega/compagna/“Oh toh, ma sei sposata”, TC finisce la prima parte del suo processo di maturazione rendendosi conto di essere almeno in parte diventato come Topher, più responsabile e pacato, e realizzando che grande spina nel fianco sia stato finora per coloro che lo circondavano. Ora, se fossi ingenua mi illuderei che questo porti il personaggio a intraprendere un’ulteriore tappa evolutiva, ma lo sappiamo benissimo che non appena sceso dall’aereo ritornerà a essere quello di sempre.

Ah, ma non è Fringe

La parte dell’episodio dedicata a Drew mi ha troppo ricordato il primo episodio di Fringe, quello con l’aereo pieno solo di cadaveri. Ero lì che aspettavo che da un momento all’altro i passeggeri cominciassero a liquefarsi malissimo. E invece no, perché c’era capitan Drew a salvarli: ignaro delle turbolenze (che vuoi che sia, a limite sgarro e decapito un bambino non ancora nato), usando una coppia di cucchiai da insalata come divaricatori, l’eroico dottore esegue un cesareo d’urgenza a millemila metri di quota senza battere ciglio e senza nemmeno prendersi la briga di anestetizzare la madre, che tanto la donna ha da partorire con dolore.
Saranno irrealistiche, saranno ridicole, ma sono queste scene alla “Seeeeeeee, vabbè!” che mi hanno fatto innamorare di The Night Shift e non ho intenzione di negare che mi sono goduta ogni singolo secondo di questo arco narrativo.
(Peraltro sfido chiunque a conoscere quella malattia con il nome che ricorda un ballo di gruppo brasiliano!)
Sul fronte parentame, è stato interessante vedere l’evoluzione della madre di Drew: gli autori non hanno preteso che di punto in bianco la donna venisse a patti con le scelte di vita del figlio, ma, con molta meno ipocrisia, l’hanno fatta riconciliare con la sua omosessualità sotto la spinta del desiderio di conoscere la nipote, dalla cui vita non vuole essere tagliata fuori. E quella che all’inizio sembra un’accettazione riluttante, diventa poi sincero apprezzamento non appena ha modo di toccare con mano la salda relazione che lega suo figlio a Rick, a riprova ancora una volta di quanto il rifiuto sia spesso semplicemente frutto di ignoranza.

Sex bomb

Scott, come dimostrato dall’enorme macchina sportiva, sembra essere entrato trionfalmente nel pieno della crisi di mezza età e compie il passo successivo nell’impervia strada che lo separa da “Buongiornissimo! Kaffé?!!!!?!”: iscriversi su Tinder.
Solo che mentre tutti i comuni mortali si ritrovano incastrati in appuntamenti disastrosi in cui si spera disperatamente di ricevere una telefonata dal centralinista della Vodafone pur di avere una scusa per fuggire, lui si ritrova assediato da una milfona da paura che nel giro di cinque minuti gli propone una notte a base di sesso torrido e manette pelose (che poi il vero dilemma della puntata è quello, come diavolo ha fatto Scott a liberarsi dalle manette prima che arrivassero i paramedici?).
L’incontro fortuito, trasformatosi poi in una sfilata della vergogna al pronto soccorso, sembra aver portato nella vita di Scott una persona in grado di capire veramente lui e la sua dipendenza e disposta ad aiutarlo a trasformarla in qualcosa di più salutare.
Voto 10 a Scott che nel giro di una puntata si è trasformato da primario integerrimo con un passato da alcolista in sessuomane convinto, son cose che scaldano sempre il cuore.

Una nave al varo

Complici Brianna e Shannon, che con le loro facce alla “Bitch, please!” ci hanno regalato i momenti comici migliori dell’episodio, la ship fra Jordan e Cain pare essere finalmente salpata, ovviamente proprio alla vigilia del ritorno di TC (quando si dice il tempismo).
A me questi due lasciano abbastanza tiepida, ma è anche vero che in The Night Shift non c’è nessuna ship che mi prenda prepotentemente, quindi hanno pure la mia benedizione. Sicuramente ne vedremo delle belle, perché, checché se ne dica, la coppia portante dello show, quella maggiormente amata dai fan, sono TC e Jordan.

Come sempre, vi lascio con il promo del prossimo episodio, che a quanto pare metterà a dura prova la famiglia del San Antonio Memorial…

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