Rothenberg la gioia non sa proprio dove stia di casa: quando già siamo al limite delle sfighe possibili che possono capitare in uno show, ecco che lui rincara la dose, pesantemente.
Partiamo da Arkadia. Sono tre puntate che questi poveracci stanno riparando l’Alpha Station con mezzi di fortuna, stanno facendo scorte per cercare di sopravvivere, sapendo comunque che potranno salvarne solo 100, e in ultimo riescono a spillare ancora un briciolo di fiducia da Azgeda, promettendo di dividere questa arca, quando arriva quel decerebrato di un Grounder che fa saltare tutto in aria, letteralmente. Ad un certo punto sono esplosa anche io in un “non è possibile, anche questa no!” All’inizio mi sentivo quasi ottimista, pensavo che il salvataggio di Octavia volesse portare a una qualche forma di redenzione per Ilian; nel mio immenso viaggio mentale avevo immaginato che, entrando ad Arkadia e venendo a conoscenza dell’imminente tragedia nucleare, avrebbe poi potuto rappresentare la chiave di svolta fra Grounders e Skaikru, coinvolgendo il suo popolo e magari riuscendo a rivoltare la situazione contro Azgeda. E invece no. Ilian procede in questa missione suicida di distruggere ogni forma di tecnologia per vendicarsi di quello che il chip di A.L.I.E. gli ha fatto fare alla sua famiglia, mandando in fumo tutti i piani che erano stati fatti fino a ora. L’unico suo merito è quello di aver salvato Octavia anche la seconda volta; forse c’è ancora speranza per lui.
Anche in questo caso Clarke prende le redini della situazione, presentandosi come vero leader degli Sky People. La sua scelta di cercare un accordo con Roan mi ha un po’ lasciata perplessa. La sua volontà di cercare sempre di salvare tutti a ogni costo tante volte si è rivelata controproducente. Capisco che scatenare un altro massacro, come giustamente sottolinea Bellamy, ora come ora potrebbe spezzare definitivamente i loro animi, ma la posta in gioco è comunque altissima: oltre alle vite di Kane, Bellamy e poi Monty, in prima linea, bisogna fare i conti anche con il resto degli Sky People, che già non hanno accettato di buon grado la lista fatta da Clarke, figurarsi sapere che quei pochi eletti dovranno ulteriormente ridursi per lasciare spazio a 50 terrestri, per di più provenienti dalla Ice Nation. Fare il bene di un popolo non vuol dire sempre renderlo felice e assecondare le sue scelte, però in una situazione di equilibrio così precario, queste decisioni non andrebbero prese alla leggera né tanto meno senza confrontarsi con gli altri. Concordo sul fatto che aggiungere una guerra contro Azgeda a tutti i problemi che stanno affrontando sarebbe stato un enorme sbaglio (per cui comunque non avrei accettato la proposta del padre di Miller), ma avrei preferito che quel “devo parlare con Roan” fosse venuto da una decisione comune e non da una sua presa di posizione personale – il fatto che Monty fosse d’accordo credo sia stato del tutto ininfluente nella scelta di Clarke.
Ora che il piano B è saltato, il laboratorio di Becca rimane l’unica possibilità di salvezza. Ma anche in questo caso ovviamente doveva esserci qualche nuovo problema a mettere i bastoni tra le ruote. L’eredità della City of Light continua a mietere vittime e, dopo la reazione sconclusionata di Ilian, ora colpisce anche Raven e Abby. Nel caso in cui non si fosse ancora capito, Raven è uno dei personaggi che preferisco nella serie, ma veramente è perseguitata da una sfortuna assurda: prima Finn, poi l’incidente alla gamba, l’essere usata come cavia a Mount Weather e poi come burattino nella mani di A.L.I.E. – povera ragazza, per favore smettetela di infierire su di lei! Lei che ora potrebbe essere, grazie al retaggio del potenziamento del chip, l’unica in grado di sintetizzare il black blood e che per farlo potrebbe rimetterci la vita; l’ennesimo sacrificio di fronte al quale comunque non si tira indietro, perché, come già visto nella scorsa puntata, tutto il dolore passato non le impedisce di essere ancora estremamente altruista e di mettere la salvezza di tutti davanti alla propria.
La speranza è quanto mai appesa ad un filo, ma non posso fare a meno di notare con una dolce nostalgia come il destino di tutti sia appeso alla possibilità ancora una volta per Raven di librarsi nello spazio – e temo che per lei tutto possa finire così come era iniziato, con una space walk.
Nel mare di sfiga che avvolge The 100, almeno c’è stata una piccola gioia: il ricongiungimento dei fratelli Blake. L’espressione di Bellamy quando intuisce che Octavia è viva è impagabile e quell’abbraccio finale, di fronte alla distruzione dell’arca, ci fa ritornare indietro nel tempo, prima delle incomprensioni, prima del viaggio sulla Terra, quando ancora c’era solo un ragazzino che stringeva la sorella neonata per proteggerla dai mali del mondo. Speriamo che questo sia solo il primo passo per riallacciare quel rapporto che si era incrinato nella scorsa stagione, ma che sicuramente non può essere spezzato.
Piccole gioie anche per i fan Bellarke, che ormai sono abituati a campare sulla grande intensità dei loro sguardi, e questa volta Rothenberg ci ha dato davvero una grande intensità. Cosa non si fa per supportare la propria ship…
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