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Supernatural – Il problema della stagione 14

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Supernatural – Il problema della stagione 14

Il problema della stagione 14 di Supernatural è stato chiaro e tangibile fin dalla premiere, e ve ne parlavo a ottobre in questo articolo, lasciandovi con la speranza che l’avvio un po’ moscio rimanesse un caso isolato, visto che di episodi per risollervarne le sorti ce n’erano eccome – ben altri diciannove. Il problema è che non è accaduto, questo risollevamento sperato non è arrivato, benché ci abbiano illuso in più punti che la svolta fosse dietro l’angolo.

Sapete qual è stato il problema della stagione 14 di Supernatural? Il più grosso di tutti? La mancanza di un vero, grande, cattivo. Ci avevano fatto credere che sarebbe stato Michael e invece non solo credo che Gadreel abbia “abitato” Sam molto più di quando Michael non abbia fatto con Dean, ma poi è bastato un trucchetto da prestigiatore da parte di Jack per eliminarne la minaccia. A quel punto, abbiamo pensato tutti che il grande cattivo in realtà si sarebbe rivelato proprio Jack, senza più un’anima, a piede libero per il mondo senza guida e convinto che tutti l’avessero abbandonato e tradito. Ma no, Jack non è un cattivo, non lo è mai stato, è semplicemente un ragazzino allo sbaraglio, con un po’ troppi poteri addosso. Fra un Michael dai piani nebulosi, e un Jack che sì, okay, senz’anima e tutto quello che volete, ma pur sempre uno dei buoni, siamo stati portati perfino a pensare in un ritorno di Lucifer, e allora sì che avremmo avuto il big bad villain, esattamente come lo era stato nella quinta stagione. E invece no, basta un altro trucchetto da prestigiatore di Jack, e puff, sparita anche la minaccia Luciferina. E allora? Allora questa quattordicesima stagione ha sprecato il potenziale di venti episodi, solo per gettare le basi per l’arrivo del cattivo della prossima stagione, che sarà anche l’ultima. Scusate, ma io non lo accetto.

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Innanzitutto, non accetto che Chuck torni dal nulla e goda, perché è quello che fa, dei bisticci fra fratelli dei Winchester, del loro dolore all’idea di perdere un altro membro della famiglia – Jack – e che si prenda gioco della loro umanità costringendoli a compiere scelte dolorose e laceranti per l’animo. Okay, non è mai stato il Dio ideale, su questo siamo tutti d’accordo, ma improvvisamente è sadico, malefico, cattivo. Vuole vedere Dean uccidere Jack di fronte agli occhi di Sam, vuole spezzare una volta per tutte i Winchester, e perché mai dovrebbe farlo? I Winchester sono sempre stati i suoi preferiti, lo dice lui per primo, e l’ha sempre dimostrato. Assente. Menefreghista. Okay. Ma sadico? Questa versione di Chuck mi è sembrata molto campata per aria, giusto perché per chiudere in bellezza avevano bisogno di un cattivo che fosse superiore a quelli visti finora, e allora perché non estremizzare l’idea degli angeli che non sempre sono i buoni e i demoni che non sempre sono il nemico, facendo diventare Dio in persona il cattivo supremo?

Sarebbe anche potuta essere una buona idea, se prima però avessero avuto l’accortezza di gettare le basi per questa versione di Chuck che sembra più un pazzo criminale psicopatico, piuttosto che la divinità – inutile e tutto quello che volete – a cui eravamo abituati. Chuck si annoia e allora decide di mettere i Winchester, Jack e Castiel uno contro l’altro. Dura poco questa faida fra loro, perché la famiglia prevale sempre in Supernatural, e allora decide di scatenare la notte dei morti viventi. Okay.

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Tutto ciò mi fa molta rabbia, perché avevano il potenziale per poter sfruttare Michael/Dean fino all’ultimo e rendere poi Jack il cattivo della prossima stagione, magari potevano anche riportare Lucifer in vita per riunire padre e figlio, e invece hanno buttato tutto alle ortiche per manie di onnipotenza – possiamo dire letterali. E lo ripeto, se ci avessero mostrato un’evoluzione in Chuck nel corso della stagione, sarebbe anche potuto andar bene. Perché la rabbia che Sam e Dean provano nei suoi confronti è reale, sensata e giustificata, tutti siamo stati con Sam mentre premeva il grilletto, tutti volevamo vedere Chuck morto tanto quanto lui. Però è un plot twist – quello di Chuck che diventa uno psicopatico – per il quale, in qualche maniera, bisogna mettere le basi.

È un peccato, perché in realtà di momenti davvero belli questa stagione ne ha avuti tantissimi: il ritorno di papà Winchester, la caratterizzazione di Castiel come figura paterna nei confronti di Jack, Jack stesso che a tutti gli effetti sacrifica la propria umanità proprio per cercare di essere il più umano possibile e tendere sempre una mano a coloro che considera una famiglia, Dean che è disposto a fare volontariamente lo Stefan Salvatore della situazione e rinchiudersi in una bara sul fondo dell’oceano, Sam che non è più disposto a perdere nessuno dei suoi cari, la morte di Mary e le conseguenze emotive che ha avuto su tutti, perfino l’evoluzione di Rowena che si immola a Michael pur di salvare i Winchester.

Poi però ci hanno ficcato dentro questo enorme problema del non avere un nemico vero e proprio da combattere e hanno anche mollato nel dimenticatoio questioni su cui comunque ci si doveva porre delle domande – una su tutte, in che stato versa l’Inferno ora che non ci sono più né Lucifer né Crowley? Il super esercito che stava formando Michael, che fine ha fatto con la morte dell’arcangelo?

Spero vivamente che gli autori sappiano cosa stiano facendo, perché sarebbe davvero un grosso peccato se ci propinassero un’ultima stagione senza senso, un po’ come era stata la sesta. Io decido di avere fiducia in loro, di sorvolare su questo problema della stagione 14 di Supernatural, perché in fondo sono arrivata fino a questo punto perché anche nei periodi più bui, questa è stata una serie in grado di regalare meraviglie, quella che anche nei momenti peggiori non mi ha mai fatto smettere di dire a gran voce che è la mia preferita in assoluto. Non ci resta che attendere ottobre!

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

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