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Suits | Recensione 7×06 – Home to Roost

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Suits | Recensione 7×06 – Home to Roost

Questo è il Suits che conosco e amo!


Accompagnata da un ritmo sostenuto che ha contribuito non poco a fluidificare i passaggi tra una storyline e l’altra, la puntata si è rivelata il ritorno ai fasti ben noti a noi fan.
Il titolo avrebbe già dovuto anticipare qualcosa a coloro che ne conoscevano l’esatta traduzione, a me che l’ho scoperta poco fa, si è rivelata una scoperta filologica interessante: <come home to roost> nel gergo finanziario indica una situazione che <ha finito per ritorcersi contro> e direi che di situazioni che si sono ritorte contro ne abbiamo viste in abbondanza all’interno della puntata.

Al centro della narrazione, ovviamente, c’è la questione Mike vs il sistema carcerario americano. Come avevamo più o meno tutti previsto al termine della scorsa puntata, i tempi perché Harvey scoprisse dell’inganno di Mike erano maturi. E la scoperta della verità è stata fin troppo semplice, segno che Mike potrà anche aver imbrogliato per anni a destra e manca, ma la sua bugia ha resistito così a lungo proprio perché non era da solo a gestirla, ma soprattutto ha dimostrato che chi lo conosce bene sa dove cercare la verità.
Ho apprezzato moltissimo il confronto acceso con Rachel: la donna ha praticamente espresso tutto ciò che ho pensato anche io. Mi piace che non sia rimasta nel suo ruolo secondario e passivo ma che, per una volta, abbia tirato fuori la determinazione e il tough love che a volte sono necessari. Sono contenta che, per quanto fedele e leale a Mike, abbia messo ben in chiaro che è una situazione in cui lei la vede in maniera ben diversa. Insomma, sono contenta che stiano delineandosi discussioni fra i due che contribuiscono a rendere più realistica la loro coppia. E, per la cronaca, il “O resti alla Pearson Specter Litt o te ne vai alla clinica” è una cosa che Mike aveva bisogno di sentirsi dire. Se abbia ascoltato, è un altro paio di maniche.
In secondo luogo, anche il confronto tra Mike e Harvey mi è piaciuto molto: Harvey è molto duro quando necessario e sappiamo bene che la cosa per lui più importante è la lealtà: come direbbe mr Darcy, una volta persa la mia stima è persa per sempre. Ho apprezzato che la situazione fra lui e Mike sia rimasta insoluta perché apre la possibilità di un confronto più aperto in seguito, che possa portare la loro amicizia ad un livello superiore. E ho apprezzato altresì la severità con cui ha approcciato il problema, vestendo quel ruolo di capo che da episodi auspicavo arrivasse a fare proprio.
La lungimiranza con cui, in conclusione, ha messo in un angolo Alex per fargli confessare la verità, è segno della sua solita astuzia e indizio a favore di una PSL coinvolta quasi sicuramente in prima persona nel caso delle prigioni. Sono curiosa circa il segreto nascosto da Alex e del suo impatto sulla storyline principale.

Il tema del <ritorcersi contro> lo ritroviamo anche nel segmento dedicato alla love life di mr Specter, visto che Donna è stata la fan numero 1 della crescita di Harvey ed ora lo ha visto andare via con un’altra donna Come previsto, la “questione Donna” è emersa prepotentemente in questo episodio e devo dire che il modo scelto per affrontarla mi è piaciuto moltissimo. Ho trovato molto in character da entrambe le parti sia le emozioni che le interazioni conseguenti e per la prima volta dopo tanto tempo, ho iniziato a chiedermi se finalmente qualcosa stia cambiando fra i due. Non parlo solo da shipper, sia chiaro, ma quell’ultima scena condivisa, mi ha dato la sensazione che entrambi si stiano finalmente interrogando sulla reale natura del loro legame, chiedendosi se non ci sia qualcos’altro sotto la superficie o se, al contrario, abbiano una relazione talmente ingarbugliata da non sapere nemmeno come definirla. Ho adorato che il primo istinto di Donna sia stato quello di attivare la super Donna che sa tutto e si accorge di tutto e ho adorato ancora di più che alla fine abbia scelto di parlarne apertamente in un confronto sincero (per quanto possibile). Unica pecca che ho riscontrato è stato il ruolo di Paula. Mi spiego. L’astio con cui ha affrontato Harvey fuori dall’ufficio mi è sembrato eccessivo, soprattutto considerando la giornata infernale che l’uomo aveva avuto. Non parlo delle rimostranze di per sé, che trovo del tutto giustificabili e collegabili ad un comprensibile senso di insicurezza, quanto dell’aut aut che ha lanciato alla fine, troppo aspro per essere frutto di una questione emersa nemmeno 24 ore prima. Se non si tratta di disattenzione degli autori, allora è sintomo di qualcosa di più profondo che verrà portato alla luce in seguito. Per oggi mi accontento di essermi liberata di un po’ (non troppo) dello zucchero caramellato che circondava le interazioni fra lei e Harvey.
Ed infine la storyline migliore, quella che ho apprezzato di più: Louis vs Stephanie.
Al di là dell’averci fatto rivedere Katrina che adoro e vorrei comparisse più spesso, questa storyline ha finalmente messo un punto importante al personaggio di Louis Litt. Mi è piaciuto molto che al centro di tutto ci sia stata la profonda umanità dei personaggi e non qualche complicato piano legale, ed ho apprezzato che il tutto si sia risolto grazie alla recentemente acquisita capacità di Louis di avvicinarsi empaticamente al vissuto altrui ed aprirsi riguardo al proprio con una presa di consapevolezza notevole. Il dialogo conclusivo fra Louis e Stephanie ha da un lato donato spessore al personaggio dell’avvocatessa, per ora circoscritta alla praticante piena di sé e rompiscatole, dall’altro ha segnato un nuovo punto di partenza per Louis e la speranza di una crescita REALE (e non transitoria come al solito) per il suo personaggio.

Dopo un episodio così ben fatto (e una recensione così entusiasta) non mi resta che lasciarvi al promo della prossima puntata che a quanto pare, ne vedrà delle belle.

E voi?Cosa ne pensate di questa puntata? Vi aspetto nei commenti.

Prima di salutarvi vi ricordo come sempre le meravigliose pagine dedicate a Suits:

Suits Italia & Suits Italia

The Lady and The Band

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

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