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Spellbook 1×09 – The Ship of Dreams

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Spellbook 1×09 – The Ship of Dreams

1995

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Gli studi della Paramount sono gli ultimi veri studi cinematografici ad essere rimasti ad Hollywood, Luke, essendo un cultore del cinema, lo sa bene. Le prime luci della sera si fanno avanti sul backlot principale, una finta New York fa da sfondo al panorama Losangelino. Luke non ama L.A, l’ha sempre considerata troppo dispersiva, troppo corrotta, ma stare sul set, è tutt’altro, la magia del cinema lo ha sempre affascinato.

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“Signor DeLuc”

Un uomo si fa avanti nella strada principale di quella New York fittizia, procedendo verso il vampiro, che attende, impaziente. Quell’uomo è James Cameron.

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Luke: signor Cameron.
L’uomo finalmente arriva; un jeans scolorito, una camicia non stirata, è proprio vero ciò che si dice su di lui. I due portano le mani avanti, presentandosi.
James: ho sentito parlare di lei.
Luke lo guarda, non molto sorpreso
Luke: davvero?
James: consulente storico, a questa giovane età.
Luke: oh, dipende da cosa si considera giovane.
James: la mia idea, come ben sa, è quella di produrre un film sul…
Luke: Titanic. Ho sentito.
James è quel tipo d’uomo che sembra sempre eccitato, per ogni cosa che fa, è un qualcosa che Luke apprezza.
James: cosa ne pensa?
Luke: è stato fatto in precedenza.
James: non in questo modo. Sarà un blockbuster. Abbiamo un grosso budget, la 20th Century Fox è dentro il progetto, la Paramount idem. Sarà il film del 1997.
Luke sorride, divertito da questo modo di fare.
Luke: lei è molto sicuro di sé.
James: devi esserlo qui ad Hollywood.
Luke: e la storia quale sarà?
James lo guarda, perplesso
James: cosa vuole dire?
Luke: la storia, i personaggi.
James: beh, racconteremo… il viaggio, l’iceberg…
Luke: ma non c’è stato solo quello.
James: e cosa avrebbe fatto affondare il Titanic?
Luke: non volevo dire questo. Su quella nave, c’erano persone, con le loro storie.
James guarda il vampiro, catturato dal suo discorso.
James: lei pensa che… lei pensa che io debba mettere al centro una storia?
Luke: insomma, sarebbe bello, sarebbe diverso. Pensi a “Lo Squalo.” È un film bellissimo, ma chi erano le persone che c’erano dietro? Qual era la loro backstory? Quello fu un viaggio speciale, signor Cameron, e su quella nave, c’erano persone con speranze, sogni, voglia di ricominciare da zero.
Cameron lo guarda, di nuovo affascinato dal suo modo di fare e di parlare.
James: lei è stato lì. Lei c’è stato.
Luke accenna un sorriso
James: quanti anni ha?
Luke: beh… quanti me ne dà?
James continua a fare il suo gioco
James: lei è una persona molto curiosa. Chi mi dice che non sia un impostore. Chi mi dice che non è un’Anastasia Romanov?
Luke: oh, non entriamo in quel discorso.
James lo guarda, sorridente
James: lei può assicurarmi di essere stato sul Titanic?
Luke tira fuori le zanne, finalmente. La reazione di James non è la solita reazione, James è un regista, un amante del cinema, un visionario; non potrà mai avere la stessa reazione degli altri. L’uomo sembra sconvolto, ma in senso positivo, ancora eccitato, travolto da mille emozioni.

Twinswood, 2013

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“Guardalo, povero Luc”

Megania gira attorno, ammirando le bellezze del castello DeLuc, toccando i vari oggetti, e fermandosi davanti ai vari quadri, mentre Luke si è ormai rialzato, furtivo.

Megania: o dovrei chiamarti Luke?
Luke: cosa ci fai qui?
Megania sospira, prendendo tra le mani un curioso orologio antico.
Megania: sai, forse mi mancava Twinswood, mi sono sentita sempre particolarmente a casa qui.
Il vestiario della vampira è totalmente diverso, tacchi a spillo, pantaloni aderenti e neri, una camicetta che lascia poco all’immaginazione, ma sempre una certa classe.
Luke: che cosa vuoi?
Megania: oh, Luc, sei sempre stato un tipo che fa troppe domande.
Luke: ti ho cercata ovunque.
Megania lo guarda, ridacchiando
Megania: per fare cosa? Per uccidermi? Sono più vecchia di te.
Luke: mi hai portato via tutto.
Megania: oh, davvero?
I due si guardano
Megania: cos’eri prima? Un pezzente. Guardati attorno, guarda come sei vestito, guarda questo posto. Direi che ti ho fatto un bel regalo.
Luke: un regalo che non ho mai voluto.
Megania: e allora perché non ti sei impalettato? Perché non hai preso un bel paletto di legno e te lo sei piantato nel cuore se la vita ti sembra così miserabile?
Luke la guarda, tentennando, sta cercando di temporeggiare.
Megania: sai Luke, penso che in fondo la vita da vampiro ti piaccia. E lo devi a me, quindi, direi che è ora che tu mi restituisca il favore.
Il vampiro la guarda, sapeva che Megania avrebbe voluto qualcosa.
Luke: che cosa vuoi?
Megania: il sole.
Luke sgrana gli occhi
Luke: cosa?
Megania: so benissimo che puoi camminare al sole, tu, la tua progenie, e quel “vampiro” nato da poco.
Luke: non puoi averlo.
Megania lo guarda, un mix tra l’essere divertita e irritata
Megania: davvero?!
Luke: è un dono.
Megania: lo so, sei simpatico alle streghe. Dammi il sole, e me ne andrò via, senza problemi.
Luke: il mondo è già un posto abbastanza vile con te che cammini di notte. Stai sprecando il tuo tempo.
Megania si avvicina lentamente al vampiro
Megania: facciamo così, ti do un giorno di tempo, riflettici, pensaci. Non vorrei che qualcosa capitasse alla povera Leda.
Luke, istintivamente, tira fuori i canini.
Megania: oh, rimettili a posto, cowboy. Non serviranno. Pensaci.
La donna si gira, allontanandosi velocemente dal posto a velocità innaturale, lasciando un nervoso e spaventato Luke da solo.

“Mi fai male.”

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Luke tiene prepotentemente Leda per un braccio, trascinandola lungo il viale che porta a casa Wilson, ormai è passata la mezzanotte, il lago sembra una tavola piatta, illuminata da una mezza luna.

Rose guarda i due avvicinarsi dal portico, curiosa di capire cosa sia successo.
Leda: Luke, lasciami stare!
Leda si libera, finalmente, procedendo verso Rose.
Rose: che cosa succede?
Rose si impone davanti al vampiro, che sale i gradini che portano al portico.
Luke: Leda, entra in casa. Sei già stata invitata, giusto?
Leda: ma…
Luke: ORA!
Luke sottolinea la parola, con tono autoritario. Leda sbuffa, infastidita, ma come sempre, esegue gli ordini, procedendo verso l’entrata di casa Wilson.

Luke: grazie. Ripagherò il favore.
Luke è pronto a girarsi e ad andarsene, ma Rose lo ferma con la voce.
Rose: aspetta.
Il vampiro si gira di nuovo verso di lei.
Rose: cosa è successo?
Luke: deve restare qui per qualche giorno. Non te lo chiederei, ma non conosco altri… altri umani.
Rose: non sono umana.
Luke: ma sei una strega. E i vampiri non possono entrare in casa tua senza un invito.
Rose vuole capirne di più, deve saperne di più, ma Luke sembra sempre così sfuggente quando si tratta di spiegazioni.
Rose: è in pericolo? Leda è in pericolo? Ho bisogno di saperlo, Luke.
Luke: mi occuperò io di questo, tranquilla.
Rose: ma… domani c’è scuola e…
Luke: potete andare. Alla luce del sole potete camminare tranquille.
Rose: Luke, per favore, dimmi cosa succede.
Luke: te l’ho detto. La risolverò da solo.
Rose lo guarda, con fare sicuro, con fare di sfida, ed è una delle poche che lo fa nei suoi confronti.
Rose: sai Luke, chiedere aiuto non ti rende meno uomo, semplicemente più umano.
Il vampiro la guarda, colpito dalle sue parole, che tuttavia non sono abbastanza, non supereranno mai il suo incredibile senso d’onore e la sua testardaggine.
Luke: fate bei sogni.
Rose lo guarda, è davvero testardo, è una caratteristica che da una parte apprezza, ma che dall’altra odia.

 

Southhamtpon, 12 Aprile, 1912

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Colonna Sonora: Southampton

 

“E’ così grande”

Leda guarda il transatlantico, è maestoso, è la cosa più incredibile che abbia mai visto nella sua intera esistenza, l’aveva solo immaginato. E non le importa neanche della folla pronta ad imbarcarsi, o semplicemente a godersi lo spettacolo curiosa.
Leda: guarda, Bow.

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Un ragazzo sulla ventina si avvicina a lei, abiti sporchi, di seconda o terza mano.
Bow: non essere troppo eccitata, le cabine di terza classe faranno schifo!
Leda: smettila. Non rovinare sempre tutto!
Bow: sorellina, vorrei che ogni tanto i piedi li tenessi più a terra.
Leda: beh, imbarcarmi sulla barca più grande del mondo…
Bow: nave. È una nave.
Leda: dicevo, non aiuta di certo la causa.
Bow: andiamo a lavorare in America, ricordatelo. Non è un viaggio di sollazzo.
Il fumo, i rumori della nave, è tutto incredibilmente eccitante per Leda; eccitante, e allo stesso tempo spaventoso, ma in senso buono. Non si preoccupa neanche di quel terribile vestito grigio cucito a mano, che non le rende sicuramente giustizia.
Bow: non capisco semplicemente perché sei così eccitata riguardo un viaggio in mare.
Leda: e io non capisco perché tu non lo sei. Hai visto questa nave? È immensa, è…
Bow: una nave.
Leda: la nave dei sogni.
Bow: la nave che ci porterà in una fabbrica infernale.
Leda guarda il fratello, è incredibile come sia sempre così realista e pessimista riguardo la vita, lei è totalmente diverso, lo è sempre stata.
Bow: vado a fare la fila per il controllo pidocchi, vieni con me?
Leda: arrivo subito, resto ancora un po’ a guardare la nave.
Bow: come vuoi!
Bow si allontana dalla ragazza, lasciandola sola per qualche secondo.
Leda guarda di nuovo verso la nave, per qualche secondo, sognando ancora. Poi sposta lo sguardo verso la sua sinistra, attratta da uno sguardo che sentiva su di lei, lo sguardo di Luke. Il vampiro è accanto alla sua macchina, è appena sceso. Leda ritrae lo sguardo, imbarazzato, essere vista da un ragazzo, specialmente uno di quella classe sociale, è una cosa nuova per lei.

Luke fa un cenno al suo maggiordomo, le valigie vanno portate sulla nave, il vampiro non sembra particolarmente colpito dalla grandezza del transatlantico, ma è sicuramente colpito, per qualche motivo, dalla visione di Leda.

Twinswood 2013

Leda è accanto a Rose, il letto sembra abbastanza grande per entrambe, le coperte a fiori coprono la strega dal freddo, per la vampira è indifferente, non lo sente, ma è comunque motivo di conforto in qualche modo.
Leda nota il MacBook mezzo aperto sulla pagina Facebook di Benjamin.
Leda: non riesci proprio a togliertelo dalla testa, eh?
Rose guarda la vampira, curiosa
Rose: di cosa parli?
Leda: di Whittermore.
Rose nota il MacBook, velocemente lo prende, chiudendo la pagina, per poi appoggiarsi contro la spalliera.
Leda: non devi vergognartene!
Rose guarda l’amica, sospirando
Rose: sono patetica, lo so.
Leda: no… Non lo sei.
Rose: insomma, ho deciso, ho deciso che smetterò di pensare a lui, ho deciso che smetterò di parlarci o di guardarlo o di…
Leda: stalkerare il suo profilo facebook?
Rose: non stavo…
Leda guarda la ragazza, che sembra abbastanza colpevole effettivamente.
Rose: ok. Lo stavo facendo, ma… non sono così esplicita, insomma, non ti sembro una Felicity Porter, vero?
Leda: no, fai bene a non dargli l’idea di sbavargli dietro, li confonde, li rende… sentimentalmente vulnerabili.
Rose: io non gli sbavo dietro.
Leda: come vuoi!
Rose: penso che… penso che entrambi abbiamo capito che è meglio stare lontani, da qualsiasi punto di vista.
Leda: l’essere lontani sembra una regola qui a Twinswood.
Rose guarda la vampira, la sua situazione non è di certo facile.
Rose: come sta Robin?
Leda: e come posso saperlo? Non lo vedo da… da giorni.
Rose: quando ci sarà la prossima luna piena?
Leda: c’è già stata, ma l’altro Wendigo non è venuto fuori. Ha chiaramente un piano tutto suo.
Rose: vorrei poter fare qualcosa per aiutarti.
Leda: se solo il packmaster ci facesse avvicinare a Robin e alla riserva, per fare quell’incantesimo di localizzazione del nemico…
Rose: forse potremmo farlo con le cattive.
Leda: io e Gabriel abbiamo un appuntamento domani.
Rose la guarda, curiosa
Rose: un appuntamento?
Leda si ritrae, nervosa, non ha pensato al termine giusto.
Leda: un appuntamento per capirne di più sulla situazione.
Rose: sì, avevo capito. Quindi Gabriel ha deciso di aiutarti.
Leda annuisce, accennando un sorriso che non riesce a nascondere.
Rose: è carino da parte sua.
Leda: si sta solo comportando da decente essere umano. Nulla di speciale.
Rose: dovresti dare a Cesare quel che è di Cesare.
Leda: e tu dovresti smetterla di stalkerare il profilo Facebook di Benjamin.
Rose la guarda, sbuffando.
Leda: buonanotte, Rose.
Leda si mette finalmente giù, pronta a chiudere gli occhi.
Rose: “fai bei sogni.”
Leda: beh, vorrei poterli fare.
Rose la guarda, curiosa
Rose: cosa vuoi dire?
Leda: non posso sognare. I vampiri non sognano.
Il tono di voce di Leda si è trasformato in un qualcosa di amaro, perdere i sogni è stato difficile per lei, e Rose lo capisce bene.

Notte del 12 Aprile 1912, Prua del Titanic

Colonna Sonora: to the Stars

Il rumore dell’acqua che sbatte prepotentemente contro la nave non impaurisce Leda, che guarda fissa quelle perfette ondulazioni che vanno a crearsi nel buio della notte, il cielo è pieno di stelle, fa molto freddo, ma la ragazza è abituata a quelle temperature. Non ha una veste per coprirsi in modo più appropriato per la temperatura, ma non le importa, deve essere lì, deve continuare a guardare.

“Signorina”

Leda sobbalza, distratta dalla voce del vampiro Luke, che la trascina e la riporta alla realtà, strappandola via da quel mondo di sogni.

Luke: perché sei qui?
Leda: mi dispiace, Signore, so che questo non è il mio posto. Torno subito in terza classe.
Il vampiro fa un gesto con la mano, fermandola, colpito.
Luke: no, non volevo che andasse via, mi stavo solo chiedendo cosa ci facesse qui a quest’ora della notte, su un ponte, su una nave. Non dovrebbe essere nel suo letto?
Leda lo guarda, finalmente, alzando il capo e quindi il viso, che tanto ha paura di mostrare davanti a lui.
Leda: mi prenderebbe in giro.
Luke: la prego, sono curioso.
Leda guarda il mare, di nuovo, facendo finta di schiarirsi la voce per guadagnare un po’ di tempo.
Leda: sto guardando le stelle.
Luke fa un cenno con il capo, un cenno di stupore
Luke: le stelle?
Leda: le avevo detto che avrebbe riso.
Luke: non sto ridendo, sono semplicemente curioso.
Leda: perché?
Luke: lei è una sognatrice.
La ragazza guarda il vampiro, sorridendo finalmente, e lasciando andare quella tensione che governava ogni fibra del suo corpo.
Leda: è per questo che ero qui.
Luke: perché i suoi sogni stanno troppo stretti in quella cabina; dovevano respirare.
Leda lo guarda, colpita, è come se lui le leggesse dentro.
Luke: fa freddo, potrebbe ammalarsi.
Leda: sono abituata a queste temperature.
Luke fa un grosso sospiro
Luke: beh, è un bene.
La ragazza lo guarda, curiosa riguardo quella affermazione.
Leda: dovrei andare.
Luke annuisce, concorda.
Leda: buona serata, signor…
Luke: Luke. Mi chiamo Luke.
L’uomo si avvicina a lei, togliendosi la giacca e avvolgendola con grazia dietro le sue esili spalle.
Leda: non deve…
Luke: mi fa piacere.
Leda guarda il vampiro; nessuno le aveva mai regalato un qualcosa, o aveva mostrato nei suoi riguardi apprensione.
Leda: sono Leda…
Luke: è un bellissimo nome. Leda era la figlia di Testio, si accoppiò con Zeus, il Re degli Dei.
Leda: le piace la mitologia?
Luke annuisce
Leda: dovrei proprio andare ora. Grazie per… grazie.
Leda riabbassa lo sguardo, allontanandosi velocemente da Luke, che la guarda mentre se ne va via.
Luke: faccia bei sogni!

La porta della camera di Alec è socchiusa, ma Benjamin ha il permesso di aprirla, nonostante abbia sempre timore di scoprire cosa ci sia dietro. Il ragazzo si fa avanti, bussando e annunciandosi prima di entrare.

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“Vieni avanti, figliuolo.”

Benjamin apre la porta, ponendosi all’inizio della lussuosa e stravagante stanza. In effetti, lo spettacolo non è dei migliori, uno strato di pelle di Alec manca dalla sua guancia; L’uomo si accorge che il figlio sta proprio guardando lì.
Alec: la muta. Non è un periodo che amerai, credimi!
Benjamin sospira, si chiede cosa dovrebbe amare nel diventare un demone completo. Alec è ancora in vestaglia, una vestaglia di seta.
Benjamin: volevi vedermi?
Alec: sì. Vuoi sederti?
Benjamin: devo andare a scuola.
Alec sorride, divertito, mentre si fa avanti verso il figlio.
Alec: sai, Benjamin, ho sempre apprezzato un ragazzo che ama studiare.
Benjamin: cosa vuoi, papà?
Alec: penso che ultimamente stiamo procedendo nel verso sbagliato. Voglio dire, tu non riesci a vedere cosa sto facendo per te, e credimi, negli anni ho capito che è un qualcosa di comune per i figli.
Benjamin lo guarda, tentando di capire dove voglia andare a parare.
Alec: il punto è che… non sei eccitato per il rito. E mancano poche settimane. Io vorrei che tu arrivassi a goderti quel momento, è un momento speciale per ogni mezzo-demone.
Benjamin: io non voglio.
La voce del ragazzo si spezza, palesando timore ma sincerità. Alec si ferma a guardarlo per qualche secondo.
Alec: è quello che pensavo anche io.
Il ragazzo lo guarda, curioso
Benjamin: cosa vuoi dire?
Alec: anche io ero come te.
Per Benjamin è difficile crederci.
Benjamin: davvero?
Alec: credimi, non ero affatto eccitato all’idea di diventare un demone completo. La mia situazione era abbastanza complicata.
Benjamin: spiegati meglio.
Alec sa dove colpire, lo sa bene, d’altronde ha anni di esperienza nel campo.
Alec: c’era una donna. Una donna che ha tentato… Una donna che ha tanto di combattere affinché io non diventassi quello che sono.
Benjamin: una donna?
Alec: era una strega.
Benjamin sente un brivido lungo la schiena. Si finge calmo, tuttavia.
Alec: pensavo che volesse davvero ciò che era meglio per me. Parlando di tutte quelle stronzate come la bontà d’animo, l’anima, e sai, il solito repertorio dei buoni.
Benjamin: e invece?
Alec accenna un mezzo sorriso, tentando di far capire al figlio di essere nella ragione.
Alec: non era così. Lei non voleva semplicemente che io esprimessi il mio potenziale. Mi temeva, sapeva che l’avrei sconfitta, ed ha cercato di rendermi debole, di privarmi dei miei poteri, così da potermi sconfiggere facilmente. Perché è questo che vogliono le streghe, Benjamin: sconfiggerci, ucciderci.
Benjamin guarda il padre, mille pensieri di ogni tipo si attanagliano nella sua testa, e tutti riguardano Rose.
Benjamin: perché mi stai dicendo questo?
Alec: quel ballo non è passato inosservato, Benjamin. Quella Rose, ciò che provi per lei, ciò che pensi di provare…
Benjamin: io… Io non provo niente.
Il tono di voce del ragazzo cambia chiaramente.
Alec: non devi mentire con me. Non ti sto giudicando.
Benjamin: avevi una relazione con una strega e me l’hai tenuto nascosto?
Alec: era tanto tempo fa.
Benjamin non riesce a capire perché il padre si sia aperto in questo modo con lui. Non è da lui, non è il suo modus operandi.
Alec: fai attenzione, Benjamin. E ricorda chi è il nemico.
Alec pone una mano dietro il capo del figlio, un gesto paterno, piuttosto insolito, ma abbastanza convincente.

 

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Riserva di Twinswood, i boschi non sono luoghi in cui Leda suole andare, o ama andare, ma in questo caso deve e vuole, ha fatto una promessa e intende mantenerla, farà tutto ciò che è in suo potere per aiutare Robin.

Gabriel è proprio davanti a lei, sicuramente è il suo ambiente naturale; la riserva è immensa, ed è facile perdersi tra un albero e l’altro. La ragazza lo ha seguito per circa un’ora attraverso quei sentieri ostili, ma molto belli.

Leda: ci siamo?
Gabriel si gira, alzando gli occhi
Gabriel: la principessa non è abituata a questi tipi di posti? Viziata!
Gabriel parla sotto voce, ma quell’aggettivo non passa inosservato.
Leda: tu non mi conosci.
Gabriel: credimi, conosco abbastanza bene la tua macchina e la tua casa per chiamarti viziata.
Leda: pensi che sia stato sempre così per me? Che io abbia sempre vissuto in questo modo.
Gabriel continua a camminare, pensando alle parole della ragazza.
Gabriel: dimmelo tu.
Leda sbuffa, infastidita.
Leda: sarebbe aria sprecata.
Gabriel: già, non vale la pena parlare con il lupo che abita in una riserva. Sei troppo principessa per questo, vero?
Gabriel ha l’innato potere di procurare in Leda delle forti scosse di rabbia, ma di certo questo non è il momento giusto per litigare.
Leda: come ho già detto, tu non mi conosci.
Gabriel si ferma, girandosi verso di lei, e costringendola a fermarsi.
Gabriel: la strada è lunga, racconta.
Leda: perché dovrei raccontarti chi sono?
Gabriel: perché qui il cellulare non prende.
Leda: e non puoi Whatsappare con Ania?
Gabriel: stavo per dire che non posso giocare a Pinball, ma, noto che qualcuno è particolarmente interessato alla mia vita sentimentale.
Leda lo guarda, infastidita
Leda: sentimentale? Per avere una vita sentimentale dovresti essere in grado di provare le più banali emozioni umane.
Gabriel ridacchia, divertito
Gabriel: ci risiamo, lo stai facendo di nuovo.
Leda: cosa?
Gabriel: porti sopra agli altri. Credi di essere tanto migliore di me? Sei una ricca vampira, quindi, sei migliore di un lupo rozzo?
Leda: non ho mai detto questo.
Gabriel: ma lo lasci intendere. Tutti i giorni, con tutti. Forse non te ne rendi conto, ma è quello che fai. Passi per i corridoi, snobbi le persone.
La vampira è molto colpita da queste parole, e Gabriel, già di per se, la rende nervosa.
Leda: questo non è vero. Io non sono così.
Gabriel: sei talmente piena di te che non te ne rendi neanche conto.
Leda: io sto con un Wendigo, e Robin non è di certo ricco, come puoi dire una cosa del genere? Come puoi disegnarmi come una specie di mostro?
Gabriel: non ho mai detto che sei un mostro, ho detto che ti comporti come tale.
Nonostante il battibecco, gli sguardi tra i due sono magnetici, ed è così chiaro, ogni particella del loro corpo vuole unirsi.

Leda: oddio.
Gabriel si distrae dalle labbra della ragazza.
Gabriel: cosa?
Leda si fa avanti verso un piccolo borsellino accanto ad una roccia.
Gabriel: che cos’è?
La vampira fruga al suo interno, velocemente.
Gabriel: hey…
Leda: oh mio Dio…
Leda ha una foto in mano, una di quelle che si scattano con una Polaroid. Gabriel si avvicina a lei, chinandosi. La foto ritrae Robin.
Gabriel: questo borsellino è di Robin?
Leda guarda il lupo, sconvolta.
Leda: o di una persona che lo conosce e vuole fargli del male.
Gabriel: l’altro Wendigo.
Leda: forse.
Gabriel: forse dobbiamo tornare indietro e chiedere a Robin se è suo.
Leda: o proseguire e scoprirne di più.
I due si guardano per qualche secondo, di nuovo.
Gabriel: cosa c’è di altro?
Leda: niente, un pacchetto di crackers.
Gabriel: gira la foto.
La vampira gira velocemente la foto, in effetti, c’è una scritta.

“V and R.”

Leda: V ed R.
Gabriel prende in mano la foto, sfiorando le dita di Leda, a cui il gesto non passa sicuramente inosservato.
Gabriel: cosa vuole dire?

Un rumore distrae i due, un rumore tra i cespugli, è chiaro che qualcosa si sta muovendo, e li stava osservando.
Gabriel: andiamo!
Gabriel si alza, e di conseguenza anche Leda, i due iniziano a seguire la figura.

 

Twinswood High, la caffetteria è piena, è l’ora di punta; ma gli studenti non sono troppo impegnati a pranzare, in realtà sono impegnati a parlare, a fare gossip, o semplicemente a ripassare per le ore successive.

Bright e Walter sono seduti uno accanto all’altro, e nonostante le intenzioni di Bright siano del tutto innocenti, è semplicemente felice di aver trovato un amico, quelle di Walter sono più profonde, ed Evan lo sa bene, visto che non smette di guardarli dal suo tavolo. Benjamin è proprio accanto lui, non riesce a smettere di pensare alle parole di Alec.

Evan: dovrebbero davvero farle da un’altra parte queste cose.
Evan guarda Bright e Walter, di nuovo.
Benjamin: mangiare e parlare?
Evan: stanno flirtando, è…
Benjamin: normale?
Evan: da dove è uscito fuori questo Walter? Che gran coglione.
Benjamin: è un bravo ragazzo, lavora al giornale, ci ho parlato qualche volta. Perché ti interessa così tanto?
Evan guarda Benjamin, facendo cenno di no con il capo
Evan: non mi importa, sto solo dicendo che farebbero bene a stare attenti. I bulli…
Benjamin: l’unico bullo omofobo che vedo qui è seduto accanto a me.
Evan: non sono omofobo.
Benjamin: è per questo che chiami Bright “frocetto.”
Evan: non lo faccio più, da tempo.
Il vampiro guarda Bright, chiedendosi cos’abbia provato durante tutte le volte che l’ha chiamato in quel modo.
Benjamin: forse dovresti chiedergli scusa.
Evan lo guarda, perplesso
Evan: come?
Benjamin: non ti farebbe male.
Evan: sono sicuro che non se l’è presa.
Benjamin: io credo proprio di sì.
Evan: e come lo sai?
Benjamin: è chiaro che gli piaci.
Evan si finge sorpreso, quando chiaramente non lo è.
Evan: ma di che parli?
Benjamin: non sono stupido, è chiaro.
Evan: smettila.
Benjamin: io gli chiederei scusa, comunque.
Rose passa accanto al tavolo dei due, e lo fa appositamente, voleva sicuramente che Benjamin la vedesse; i due si guardano con la coda dell’occhio, tentando di vedere il più possibile, nonostante facciano finta di ignorarsi.

La strega si siede ad un tavolo vuoto, a cui c’è solo Luke, con un MacBook davanti.
Rose: sapevo che eri una persona da Mac.
Luke la guarda, sospirando
Luke: cosa ci fai qui?
Rose: devo pranzare.
Rose tira fuori dallo zaino il suo pranzo, ponendolo attentamente sul tavolo
Luke: ho da fare.
Rose: abbiamo da fare, dobbiamo risolvere una questione.
Luke: te l’ho già detto. Non ho bisogno del tuo aiuto.
Rose: ne hai bisogno, ma non riesci a chiederlo, sono due cose diverse.
Luke: puoi restarne fuori e basta?!
Rose: voglio aiutarti.
Luke: beh, io non voglio il tuo aiuto. C’è un posto libero accanto al demone.
Il vampiro parla con ferocia, spaventando Rose, e ferendola. È stata abbastanza cattiva come battuta. La ragazza si alza, infastidita.
Rose: perfetto, risolvi il tuo problema da solo.
Rose prende lo zaino, si allontana velocemente dal vampiro.

Benjamin ha assistito alla scena, anche se non ha potuto ascoltare i dialoghi. Evan se n’è ormai andato, e il suo posto viene occupato da una divertita Tatia.
Tatia: che cosa stai facendo?
Benjamin guarda la sorella, impaziente
Benjamin: mangiando.
Tatia: sai, li ho visti spesso insieme. Rose e il vampiro Luke.
Il ragazzo ha in mano una forchetta, una forchetta che se fosse fatta di plastica sarebbe già in frantumi da qualche minuto.
Benjamin: a lei non piace. E comunque… non è un problema mio.
Tatia: stiamo parlando di “Sandra Dee, Lousy with virginity.” E di qualcuno che, a differenza tua, potrebbe fare qualcosa a riguardo.
Benjamin: Tatia, vattene.
Tatia: oh Benjie, fattela passare, non credo che facciano i preservativi per Demoni che vogliono farsi delle streghe.
Benjamin, stufo, si alza, prendendo la cartella, e allontanandosi velocemente dalla sorella.

“Wow, devi averlo veramente fatto incazzare.”

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Tatia guarda alla sua sinistra, Thomas, il ragazzo con il quale ha parlato tempo fa è proprio accanto a lei.
Tatia: tu. Dov’eri sparito?
Thomas: sono stato parecchio occupato.
Tatia: non ti ho visto a scuola, infatti.
Thomas sorride, divertito
Thomas: vuol dire che mi hai cercato.
Tatia apprezza la parlantina del ragazzo, è diverso da tutti i coglioncelli, come li chiama lei, che frequentano la Twinswood High. La ragazza nota Peter in lontananza, sta guardando i due, e vuole assolutamente approfittarne.
Tatia: quindi… come vanno le seghe?
Thomas ridacchia, divertito.
Thomas: sei sempre così dolce, eh?
Tatia: è la mia prerogativa.
Thomas: vanno davvero bene, comunque. Grazie per aver chiesto.
Tatia: e cosa ne diresti se io volessi darti più materiale su cui lavorare?
Il ragazzo la guarda, sorpreso dalla proposta
Thomas: cosa ti dice che io lo voglia?
Tatia: oh, lo vuoi. Tutti lo vogliono.
Tatia guarda di nuovo Peter, che non distoglie lo sguardo dalla scena.
Tatia: che ne dici… stasera alle dieci?
Thomas la guarda, annuendo
Thomas: mi mostrerai Twinswood?
Tatia: oh, ti mostrerò molto di più.

Bright è in procinto di lasciare la Twinswood High, essendo quasi sulla soglia dell’uscita, Peter lo aspetta in macchina.

“Bright”

L’angelo riconosce benissimo quella voce, si tratta di Evan, che parla con tono sicuro.
Bright: hey, ciao!
Evan: ciao.
Perfino i “ciao” ormai sono diversi, più timidi, più sentiti. Succede sempre quando le cose cambiano.
Bright: ciao.
Evan: ciao.
I due si sorridono, e non riescono a smettere, e il “ciao” sembra essere l’unica parola che diranno.
Bright: va tutto bene?
Evan: volevo parlarti.
Bright: di cosa?
Evan si guarda attorno, vuole vedere se qualcuno li sta guardando; è incredibilmente paranoico a riguardo, e a Bright non sfugge questo dettaglio.
Evan: scusa…
Queste parole vengono pronunciate piano, con la voce tremolante.
Bright: come?
Evan sospira, è dura ripeterlo, specialmente per lui.
Evan: scusa. Mi dispiace per quello che ti ho detto, per il…
Bright capisce, finalmente.
Bright: non… non fa niente.
Evan: e invece fa. E non l’ho mai capito. Tu… tu ci sei stato male, e il pensiero che sei stato male per colpa mia…
Dei passanti distraggono i due.
Bright: va tutto… va tutto bene.
Bright è sorpreso dal gesto del ragazzo, piacevolmente sorpreso.
Evan: devo andare ora.
L’angelo annuisce; come al solito, Evan sembra avere un limite nell’esporsi, e lo stava decisamente superando.

13 Aprile 1912, RMS Titanic, giorno; ponte di prima classe, il capitano Edward John Smith guarda verso il largo, è uno spettacolo meraviglioso.

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“Signor Capitano”

Luke avanza verso di lui, poggiandosi alla ringhiera del ponte.

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Edward: la stavo aspettando.
Luke: scusi per il ritardo.
Edward: non si preoccupi. Sono uno che sa aspettare.
I due non si guardano mai negli occhi, si limitano a guardare avanti.
Luke: ce l’ha qui?
Edward: per chi mi ha preso?
Luke: per un capitano che farà affondare la sua nave.
Edward: touché.
Luke: qual è la mia?
Luke guarda le varie scialuppe, avendo chiaramente notato la disparità rispetto ai passeggeri.
Edward: beh, non si preoccupi. Lei sopravviverà. Voi vampiri lo fate sempre.
Luke: e che mi dice di lei?
Edward: io… Io andrò giù.
Edward stringe le mani sulla ringhiera, come per dichiararne la sua proprietà.
Luke: coraggioso da parte sua.
Edward: è il prezzo da pagare per ciò che ho avuto.
Luke sospira, guardandosi attorno, chiedendosi come una cosa del genere possa ritrovarsi sott’acqua tra qualche giorno.
Luke: allora?
Edward guarda finalmente Luke, prendendo dalla giacca un grosso foglio, e consegnandoglielo.
Edward: tutto questo per un foglio?
Luke: oh, non è un semplice foglio. Ma penso che lei lo sappia già.
Edward: una pagina di un libro.
Luke: beh, non potevo di certo aspettarla a New York. Sappiamo entrambi che questa nave non ci arriverà mai.
Edward lo guarda, di nuovo. Il vampiro sa sicuramente il fatto suo.

Dall’alto, Leda è riuscita ancora una volta ad arrivare al ponte superiore di prima classe; guarda Luke, non può fare a meno di farlo, il ragazzo è incredibilmente affascinante.

“Leda”

La ragazzi si gira, suo fratello Bow è proprio dietro di lei.
Bow: cosa ci fai qui?
Leda: stavo solo…
Bow guarda in basso, capendo.
Bow: fai sul serio?
Leda: cosa vuoi dire?
Bow: lui non ti guarderà mai. È su un altro livello, guarda i suoi vestiti. Non sai vivere, non riesci a capire la differenza tra noi a loro, non riesci ancora a capire qual è il tuo posto.
Il ragazzo si allontana, infuriato, mentre Leda riporta lo sguardo in basso, Luke la sta guardando ora; le sorride.

Twinswood, 2013

Leda avanza nella riserva, il pomeriggio si è fatto avanti sul cielo di Twinswood, ed è decisamente ora di tornare a casa, Gabriel è dietro di lei, cerca di fiutare l’odore della figura, di capire da dove provenga e da chi sia.

Gabriel: sono ore che lo seguiamo.
Leda: riesce a sfuggirci, è veloce, è una creatura sovrannaturale. Forse dovrei chiamare Rose.
Leda si porta le mani sulla testa; cosa che suole fare quando è nervosa o confusa.
Gabriel: forse dovremmo continuare o…
Leda: NON LO SO!
La ragazza urla, stanca. Stanca della situazione, delusa per le parole di Gabriel, preoccupata per il fratello.
Gabriel si fa avanti.
Leda: no. Stammi lontano, o potrei seriamente morderti in questo momento.
Gabriel: e allora fallo.
Leda lo guarda, perplessa
Leda: come?!
Gabriel: mordimi. Picchiami, sfogati. Sei arrabbiata, giusto?
Leda: tu non sai come sto.
Gabriel: invece lo so, lo sento, e sei incazzata da morire. Anche con me.
Leda: perché hai detto che sono una principessa viziata? Ma non mi dire.
Gabriel: fa male perché è la verità?
I due battibeccano sia con le parole, che con gli sguardi.
Leda: tu non sai niente su di me.
Gabriel: e cosa c’è da sapere? Io non vedo molto, cosa sei? Una vampira viziata che piange per il suo ragazzo e continua a lamentarsi del mondo?
Leda: STAI ZITTO!
Gabriel: andiamo, Leda. Ammettilo. Sei una bambina viziata.
Leda cede alla provocazione, in vamp speed lo raggiunge, tirandogli un ceffone. Un ceffone che ferma le parole. Gabriel la guarda, il cuore gli batte quasi al ritmo di trasformazione; è rabbia, ma c’è dell’altro.
Leda, non volendo proseguire, si gira velocemente, ma lui l’afferra per un braccio con prepotenza, portandola al suo petto, e dandole un bacio. Un bacio rabbioso, forte, che Leda respinge inizialmente, ma che poi abbraccia lentamente. Gabriel la tiene in vita in modo virile, facendo scontrare il suo esile corpo contro di lui, le mani di Leda sono sul suo petto, mentre le loro lingue si incontrano per la prima volta. È un bacio pieno di passione, di fuoco, di voglia, di fame. Sembra che i due si mangino, e che non ne abbiano mai abbastanza. Leda sposta le mani dal petto al viso del lupo, governando la faccia a suo piacimento, ma lasciando governare il suo corpo da lui; è una passione animale, primordiale, irrazionale e incontrollabile.

Un battito di mani distrae i due, che si staccano, guardando dalla parte da dove proviene il suono. È Robin; è lui che batte le mani, i due sono sconvolti.

Mansion DeLuc, ormai la sera è scesa su Twinswood, e Luke aspetta impaziente la visita della vampira nel salotto; deve togliersi il dente. Prima l’affronterà, e prima risolverà la questione.

“Te lo devo dire Luke, questo posto mi piace.”

Megania arriva in salone, la porta era stata preventivamente lasciata aperta. Il vampiro si versa un po’ di sangue nel bicchiere.

Megania: bella mossa quella di far sparire la tua amata sorellina nel territorio dei lupi.
Luke la guarda, sorpreso, in realtà non ne sa niente.
Megania: devo ammetterlo, acquisti punti.
Luke: andiamo, fallo e basta.
Megania lo guarda, confusa
Megania: fare cosa?
Luke: uccidimi; io non ti darò il sole, tu non puoi uccidere i miei cari. Facciamola finita.
Megania: oh, Luke, ma io non voglio ucciderti. Ti ho donato una nuova vita, non potrei mai riprendermela.

Megania, in velocità vampirica, avanza verso di lui, atterrandolo, e strappandogli violentemente la camica.
Megania: ma sai, posso farti male.
Megania affonda con forza e cattiveria la mano nel petto del vampiro, procurandogli il più forte dei dolori, e costringendolo ad urlare.

 

Colonna Sonora: Goodbye Godric

MRS Titanic, Notte tra il 14 e il 15 Aprile del 1912, la situazione ormai sembra senza via d’uscita per Leda e per Bow. La nave è completamente su, pronta ad affondare, quello che sembrava uno spettacolo meraviglioso, si è trasformato in un incubo senza via d’uscita. La ragazza ha paura, ha freddo, e lasciarsi andare non sembra un’idea così lontana. I due sono appoggiati con forza alla ringhiera, è la via più intelligente per sopravvivere.

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Bow: Leda, io non ce la faccio più.
Le altre persone sembrano lasciarsi semplicemente andare, la morte sembra un destino più dolce.
Leda: no, Bow, tieni duro. No.
Bow: mi fanno male le mani, non ce la faccio.
Leda guarda il fratello, in lacrime.
Leda: non ti arrendere, ti prego Bow, non farmi questo.
Bow: vedrò mamma.
La voce del ragazzo si spezza, portando il pianto della ragazza a fare lo stesso.
Leda: no… no.
Ma Bow lo fa; si lascia andare, cadendo nella bocca del mare, incontrando la morte.
Leda: NO!
Leda urla, disperata. Le manca l’aria.
Leda: no!
La ragazza guarda il mare, guarda quelle fauci pronte ad inghiottirla. Raggiungere il fratello sembra la cosa più giusta da fare, smettere di sognare, smettere di vivere.

“No”

Una voce la distrae, accanto a lei, su quella ringhiera, c’è Luke.
Leda: cosa ci fa qui?
La voce della ragazza è ancora debole, spezzata dal dolore.
Luke: sono qui per lei.
Leda: ma lei è della prima classe, ha una scialuppa…
Luke: non avrebbero fatto salire lei. E io dovevo aspettarla.
Leda non riesce a capire; lo guarda, sconvolta, sotto shock
Luke: sto per farle una proposta, e deve ascoltare attentamente le mie parole.
Leda lo guarda, tremolante, restare attaccati a quella ringhiera sembra la cosa più difficile del mondo al momento.
Luke: lei può lasciarsi andare ora, andare in contro alla morte, spegnere quei sogni che tanto le illuminano la vita, mettere un punto alla sua esistenza. O potrebbe continuare a vivere per sempre, in gioventù, in salute, potrebbe realizzare i sogni che ha, crearne di nuovi, vivere la vita al massimo, in tutte le sue sfumature, sia chiare che oscure, innamorarsi, odiare, cantare, ballare, dormire. Lei potrebbe avere tutto questo. Potrebbe continuare a fare dei sogni la sua ragione di vita e non lasciare che questo evento li offuschi.
Leda: come…?
La voce di Leda è ancora sul tremolante, ma le parole del vampiro sono chiare.
Luke: deve fare una promessa. E non negherò che non sarà facile all’inizio; sarà affamata, potrebbe addirittura fare del male a qualcuno. Ma io le prometto di aiutarla, prometto di essere al suo fianco e di guidarla, di essere il fratello che ha appena perso, di essere un padre e ciò di cui più ha bisogno: una persona che si prende cura di lei.
Leda lo guarda, annuendo, il discorso è stato convincente, decisamente.
Leda: lo voglio.
Luke: ne è sicura?
Leda guarda ancora in basso, non ha intenzione di morire, non ora. Lo riguarda, facendo di nuovo cenno di sì con il capo. Luke avanza sulla ringhierà velocemente, ponendosi sopra di lei; è la prima volta che un uomo è sopra di lei, i due si guardano negli occhi.
Luke: con me, per sempre, immortale.
Luke tira fuori i canini, e Leda riesce a sobbalzare, nonostante la situazione. Il vampiro, con un unghia della ragazza, si ferisce, facendo gocciolare il collo.
Luke: bevi.
Leda guarda il sangue, schifata.
Luke: fallo.
La ragazza si avvicina al collo di Luke, e mentre lo fa Luke fa lo stesso verso il suo collo, azzannandolo, e iniziando a bere.
La nave inizia finalmente ad andare giù, mentre i due sono attacchi alla ringhierà e si nutrono l’uno dell’altro, nella morte nasce la vita.

 

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Casa DeLuc, Luke è legato ad una sedia, Megania non ha fatto altro che torturarlo per un’ora, tizzoni bollenti, dissanguamenti, il vampiro è molto debole, e riesce a malapena a stare in piedi.
Megania: non è divertente Luke, torturare una persona fa troppo anni ‘600.
Megania continua a colpire con il tizzone bollente, riscaldato in continuazione in quel cammino che Luke tanto ama; o amava a questo punto.
Megania: quella strega. È lei la chiave per il sole.
Luke la guarda, rabbioso, nonostante le ferite.
Luke: NON TOCCARLA.
Megania: oh, cosa direbbe la mia ‘Chelle della tua evidente simpatia per un’altra ragazza? È così ingiusto.
Luke: non può dire niente, ed è colpa tua.
Megania: io non l’ho uccisa. Sei stato tu.
Luke fa cenno di no con il capo
Megania: sì, tu l’hai dissanguata, tu le hai portato via la vita, e l’hai fatto alla persona che amavi di più. Sei un mostro, Luke. Sei un mostro tanto quanto me.

La vampira si avvicina a Luke, accarezzandolo dolcemente; se Luke avesse la possibilità di piangere, probabilmente ora lo farebbe.

“Non credo proprio.”

Megania, improvvisamente, viene scaraventata contro un muro. Rose è appena entrata a casa DeLuc.

Rose: tu ti vesti da battona, lui no!
Luke guarda Rose, sorpreso di vederla lì.

Megania: la strega.
La vampira si alza velocemente, tirando fuori le zanne.
Rose: oh, rimettile dentro.

“Il sangue pulsa a poco a poco, scorrendo accende questo fuoco.”

Sulla mano di Rose, una palla di fuoco si fa spazio, intimorendo Megania. La strega è pronta a lanciarla.

Rose: diciamo pure che sto facendo un favore a Fashion Police.

Megania: Michelle è ancora viva!

Luke guarda Megania, sconvolto.
Luke: cosa?
Rose: chi è Michelle?
Megania: se mi uccidete adesso, non saprete mai dov’è.
Luke: stai mentendo. L’hai detto tu stessa, l’ho uccisa io.
Megania: pensavi davvero che avrei lasciato mia figlia morire dopo averti trasformato? Aveva del sangue di vampiro nel suo corpo quando è morta. ‘Chelle è viva, e io so dov’è!

Rose: oh, ma finiamola!
Rose punta di nuovo la palla di fuoco verso Megania.
Luke: Rose, ferma!

Approfittando di questo lasso di tempo, Megania esce velocemente dalla residenza in vamp speed.

Rose: hai visto? Ora è scappata!
Luke guarda la strega, sfinito, sull’orlo di crollare. Rose si avvicina velocemente verso di lui, slegandolo.
Rose: con cosa ti ha legato?
Luke: è argento.
Rose tira via le catene velocemente.
Rose: oh Dio, tu stai male.
Luke la guarda ancora per qualche secondo, poi, si accascia a terra.
Rose: Luke, Luke…
Rose si guarda attorno, preoccupata. Il sangue a terra è così evidente. Lei stessa ne è pregna.
Rose: hai bisogno di sangue….
Luke sembra morente, ed è chiaro che la luce nei suoi occhi sta per spegnersi. Rose non sa cosa fare, ma sa che deve salvarlo.
Rose: bevi me.
Luke la guarda, con quel poco di lucidità che gli rimane. Fa cenno di no con il capo.
Rose: andiamo, bevimi.
Rose passa alle maniere forti, avvicinando il collo alla bocca del vampiro, sarebbe anche inutile tentare di rifiutare o di provare a controllarsi. Luke, come un animale, tira velocemente fuori le zanne, mordendo la strega in modo famelico. È il primo morso per Rose, e sicuramente fa male, ma sentiva di doverlo fare. Dopo qualche secondo, Luke la gira velocemente, ponendosi sopra di lei, continuando a succhiare; Rose non sa ben descrivere la situazione, è agrodolce, da una parte fa male, ma dall’altra è piacevole, è come essere desiderata, è come essere dell’ottimo cibo di qualità per una bocca affamata, è la prima volta che un uomo, inoltre, si pone sopra di lei, e il calore e l’effetto che le fa è alquanto strano, nuovo. Rose sente la forza, la virilità e l’essere animale di Luke.
Rose: ok… basta.
Rose sente che è abbastanza, anche perché ora la testa gira anche a lei.
Rose: Luke, basta!
Ma il vampiro sembra non potersi fermare, deve farlo lei. Usa il suo potere, scaraventandolo all’indietro.

Rose guarda il vampiro, che sembra ormai in ottima forma.
Luke: scusa.
Luke si rialza velocemente.
Luke: dovresti, dovresti prendere il mio sangue.
Rose fa cenno di no con il capo, non si sentirebbe decisamente pronta.
Rose: Bright… Bright ha un metodo suo.
Luke: ne sei sicura?
Rose annuisce, ancora sconvolta da ciò che è appena successo.
Luke: dovresti andare.
Rose: ma…
Luke: vattene, per favore.
Rose non se lo lascerà dire un’altra volta.

Foresta di Twinswood, la notte è ormai calata tra gli alberi, e i minuti che Leda e Gabriel hanno passato a guardare Robin sembrano interminabili.
Gabriel: cosa diavolo ci fai fuori?
Robin avanza, con uno strano sorrisetto sul volto.
Robin: non dovrei esserlo?
Leda: Robin, posso spiegare.
Robin: oh, non devi spiegarmi niente, tranquilla. Sei una sgualdrina, l’ho capito da solo.
Leda lo guarda, sconvolta, mentre Robin inizia a ruggire, non le piace questo atteggiamento.
Robin: siete carini insieme, devo dirvelo, e vi prometto che non dirò niente a Robin.
I due lo guardano, sconvolti.
Gabriel: cosa vuoi dire?
Robin: oh, aspettate, voi pensavate davvero che io fossi Robin?
Leda non riesce a capire, così come Gabriel, i due si guardano.
Leda: e chi sei?
Il ragazzo inizia a parlare.

“Sono Vlad, suo fratello gemello. Una sua metà. Tutti i Wendigo hanno un fratello gemello.”

 

Colonna Sonora: Mad World

Rose, a fatica, vista la perdita di sangue, si fa avanti verso il viale che porta a casa Wilson, è decisamente stanca, sono stati due giorni parecchio faticosi. Ponendo lo sguardo in avanti nota Benjamin, il ragazzo è proprio davanti a lei, la stava aspettando. Non è esattamente in grado di affrontare una conversazione con lui ora, tuttavia.

Benjamin: che cosa hai fatto al collo?
Benjamin nota l’evidente cerotto.
Rose: Benjamin… Non è il caso.
Benjamin: ti ha morsa lui. Ti sei fatta mordere da lui.
Il ragazzo è rabbioso, sembra fuori di sé; lo stesso tono della sua voce sembra cambiare per qualche secondo, palesando un po’ la sua natura demoniaca. Rose spesso dimentica quel dettaglio.
Rose: parli di Luke?
Benjamin: io lo ammazzo. Lo ammazzo!
Benjamin avanza, è davvero intenzionato a farlo.
Rose: fermo.
Il ragazzo si ferma, guardandola.
Benjamin: ti piace?
Rose lo guarda, confusa; non riesce a capire cosa voglia da lei.
Rose: cosa?
Benjamin: lui può toccarti. Io no.
Queste parole sono sofferte, ed è così chiaro per Rose. È una tragica svolta che entrambi odiano.
Rose: tu non hai mai avuto bisogno di toccarmi…
Ma è nella natura di Rose volerlo rincuorare, deve farlo, vuole farlo. È ciò che prova.
Rose: … ti basta guardarmi.
E i due si guardano per qualche istante.
Rose: io, io ci ho pensato e ripensato continuamente. E non voglio credere che sia come dicano loro.
Benjamin: loro?
Rose: non voglio credere che tu sia così. Cattivo, mio nemico, la mia nemesi. Dev’esserci un modo.
Benjamin la guarda, confuso
Benjamin: un modo?
Rose: un modo per evitare lo scontro, un modo per far sì che tu non debba affrontare questo, e nemmeno io.
All’improvviso, le parole di Alec riecheggiano nella sua testa, la situazione sembra la stessa.
Benjamin: non vuoi che io prenda i miei poteri.
Rose lo guarda, confusa
Rose: cosa?
Benjamin: non vuoi che io diventi un demone completo, così da potermi sconfiggere più facilmente.
Rose: ma di cosa parli?
Rose non sa davvero di cosa Benjamin stia parlando, e le parole di Alec hanno fatto il loro sporco compito.
Benjamin: sai una cosa, vai dal tuo vampiro. Fatti bere di nuovo, meriti solo quella feccia.
Rose non riesce a controllarsi, non può; gli dà un ceffone. Benjamin si prepara ad una forte scossa di dolore, che tuttavia, non arriva. Il tocco non ha più effetto, dopo qualche secondo di stupore, tuttavia, Benjamin finge che lo abbia, urlando, e ingannando quindi Rose.
Rose: vattene via.
La ragazza è sul punto di piangere, di crollare, di nuovo. Ed è di nuovo colpa sua.
Benjamin, ancora particolarmente scosso dalla scoperta, si allontana, nervoso, con la consapevolezza che ora le cose sono cambiate.

Magic Emporium, notte, Lane attende impazientemente davanti la porta; la macchina ormai è arrivata, e il suo piano può finalmente entrare nel vivo.

La strega apre velocemente la porta, facendo spazio ad una figura incappucciata che ha tra le braccia un corpo.

Lane: poggiala sul bancone.

La figura avanza velocemente verso il bancone, poggiando il corpo della ragazza.
Lane: togliti il cappuccio.
La figura toglie il cappuccio, palesando il volto di Joseph.

Thomas
Joseph

Joseph: è stato più facile di quanto pensassi.
Lane passa un coltello al ragazzo, un coltello di rituale.
Lane: fermeremo Alec, e partiremo da lei.
Joseph prende il coltello, alzandolo in alto, pronto a colpire il corpo dormiente della ragazza distesa sul bancone, che scopriamo essere Tatia.

Fine Episodio.

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