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Sons of Anarchy | Theo Rossi e Maggie Siff parlano di Juice e Tara nella 6×02

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Sons of Anarchy | Theo Rossi e Maggie Siff parlano di Juice e Tara nella 6×02

Juice-Ortiz-sons-of-anarchy-17412052-576-384ALLERTA SPOILER!

Se non avete visto l’episodio di questa settimana di Sons of Anarchy, interrompete la lettura. Abbiamo chiesto a Theo Rossi (Juice) e Maggie Siff (Tara) di parlarci dei momenti chiave.

Dopo che Darvany, la madre tossica dell’undicenne autore della sparatoria, ha provato a lasciare la “custodia protettiva” del club insieme ad Arcadio (a cui Nero ha sparato, uccidendolo), Jax ha fatto in modo che Juice drogasse Darvany per mantenerla “tranquilla” e supponiamo gli abbia intimato di soffocarla. “Penso che quella scena farà uscire di testa un po’ gente per il modo sistematico in cui ora Juice sta facendo le cose. Mostra quest’altra strada che sta per percorrere” dice Rossi a EW. “Quello che è davvero geniale di Kurt [Sutter, il creatore dello show] è che, proprio quando pensavo di non poter vedere altri lati di questo personaggio, cominciamo a vedere l’inizio di un momento davvero buio per Juice. Non buio nel senso di piangere ed essere incasinato; penso che sia in modalità sopravvivenza e che si senta perso. Vuole fare tutto ciò che è in suo potere per rendere felice Jax e fare in modo che le cose tornino quasi com’erano prima. Non so se riuscirà mai a fare in modo che le cose tornino come prima”. E non lo sanno nemmeno i fans, che non sono sicuri nemmeno che riuscirà ad arrivare al finale di stagione. “Letteralmente ci sono persone che vengono da me e dicono ‘Oddio, pensavo che saresti morto nello scorso episodio’. Me lo dicono indipendentemente da quello che succede. Potrei comparire nell’episodio per quattro secondi e loro direbbero comunque ‘Pensavo che saresti morto'” dice. “In realtà adoro questo fatto perché mostra che le persone sono davvero affezionate a questo personaggio e che questo personaggio, in un modo o nell’altro, è entrato in sintonia con le persone attraverso tutti questi problemi e avversità”.

L’episodio – intitolato One One Six dal sonetto 116 di Shakespeare che Lee Toric cita alla fine della visita di Gemma a Clay – ha segnato un nuovo orientamento per Tara.

Quei bloc-notes su cui prendeva appunti in prigione sono pieni di informazioni da usare contro Jax, per quando la Lowen preparerà una mozione per rendere Wendy tutrice dei bambini nel caso qualcosa dovesse accadere a Tara. La Lowen ha detto che procederà con la mozione e aspetterà a preparare i documenti del divorzio di Tara da Jax fino alla vigilia del suo processo, che comincerà tra sei settimane (chi lo sa quanto tempo ci vorrà secondo le tempistiche di SOA).

Il ricongiungimento di Tara con Jax, dopo che è stata rilasciata su cauzione, non è stato come ci aspettavamo. Non si sono scambiati una parola quando lui è andato a prenderla in modo. In una recente conference call con i giornalisti, la Siff ha confermato che non c’era mai stato alcun dialogo sul copione. “Il modo in cui [il regista] Peter Weller voleva che girassimo la scena era che entrambi fossero piuttosto imperscrutabili l’uno per l’altra e che gli andasse bene che la situazione fosse così” ci ha detto la Siff. “Mi è davvero piaciuto il risultato. Ho pensato che fosse molto disturbante, interessante e provocatorio”. Poi c’è stato quella scena finale con Jax e Tara che fanno sesso nel loro letto, senza nemmeno guardarsi, con lei che cercava di reprimere le lacrime sotto il peso di lui e del tatuaggio del club.

“Si tratta di una prova ulteriore del fatto di fare le cose non perché le vuoi, ma perché ci si aspetta che tu le faccia” ci ha detto la Siff. “Charlie [Hunnam] ed io abbiamo una forte intesa quando si tratta di avere a che fare con queste cose. Ne abbiamo parlato ed eravamo tipo “Bene, ci siamo”. Lo abbiamo fatto ed è stato triste e difficile. Ma penso che fosse un buon momento per lo show per mostrare la profondità della loro lontananza emotiva, dato che, persino durante il sesso, non avrebbero potuto essere più distanti”.

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Con il corpo è in Italia, con il cuore è in Giappone, con la testa è negli USA. Ritiene di avere ottime potenzialità come sceneggiatrice di “finali alternativi” e come moglie di attori talentuosi e affascinanti (magari con l’accento british e le fossette). In una serie cerca persone e non semplici personaggi, mondi più che location, non un sottofondo ma vere e proprie emozioni musicate, vita, non una storyline. Nel suo universo ideale la birra è rossa e il sushi è in quantità abbondante, le Harley Davidson sono meno costose, la frangia non è mai né troppo lunga né troppo corta e il suo favorito arriva incolume al finale di serie. Forse ha troppi smalti, mentre per i tatuaggi, i cani, i gadget di Spongebob e i libri troverà sempre il posto. Tiene pronti la balestra, i viveri e l’hard-disk zeppo di serie: l’Apocalisse Zombie non la coglierà impreparata!

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