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Sons of Anarchy | Intervista a Ron Perlman [contiene SPOILER!]

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Sons of Anarchy | Intervista a Ron Perlman [contiene SPOILER!]

claymorrowimage[ALLERTA SPOILER!! Non proseguite nella lettura se non avete ancora visto l’episodio 6×11 di Sons of Anarchy intitolato Aon Rud Persanta]
Se avete visto l’episodio di questa settimana di Sons of Anarchy, avete assistito all’inevitabile morte di uno dei protagonisti. Fortunatamente, EW si trovava sul set durante l’ultimo giorno di riprese dell’attore per aggiudicarsi un’intervista esclusiva.
Clay Morrow si sarà anche meritato di morire, ma probabilmente non c’è un solo fan che fosse completamente desideroso di vederlo uscire di scena…data la bravura di Ron Perlman nell’interpretare lo spietato ex presidente di SAMCRO. “Le persone dicono di volere Clay morto nella stessa misura in cui non lo vogliono morto” ha detto a EW il creatore Kurt Sutter. “Vogliono vedere le cose che si complicano. Vogliono vedere come si sente Gemma per aver tradito Clay. Vogliono vedere come si sente Juice per averlo tradito. Vogliono vedere come si sviluppano queste cose anche se loro, sotto sotto, sanno che doveva morire”.
EW si è incontrato con Perlman durante l’ultimo giorno di produzione per parlare della sua scena scioccante, delle passate sei stagioni e di quello che c’è in serbo per lui dal punto di vista lavorativo.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Eri stato avvisato della morte del tuo personaggio all’inizio della stagione?
RON PERLMAN: Sì. Non mi erano stati i dettagli riguardo a come sarebbero andate le cose. Sono sempre stato un fan dell’idea di non sapere tutto, di ricevere i copioni e di affrontare quello che ci leggo sopra proprio nel momento in cui lo leggo. Quindi mi stava bene il fatto di non sapere come si sarebbe svolta la scena. Kurt Sutter aveva detto che Clay avrebbe cercato una sorta di redenzione personale. Non avevo idea di come sarebbe stata, se sarebbe stata una redenzione di tipo materiale, in cui gli venivano restituite alcune delle cose che gli erano state sottratte oppure solo una di tipo spirituale, in cui avrebbe compiuto degli atti in cui si sarebbe sacrificato.

Eri sorpreso quando hai saputo che il tuo personaggio sarebbe morto in questa stagione?
Interpreto Claudio e Claudio non arriva all’Atto V, quindi ero pronto. Se questo show è un’analisi delle dinamiche del potere, devi vedere il nuovo re quando non viene riflesso dagli echi del vecchio re. Devi vedere che cosa fa quando è da solo ad affrontare il mondo e, finché c’è Clay nei paraggi, questo non può succedere.

Pensi che Kurt abbia fatto un errore nel parlare apertamente del fatto che lo show sia ispirato all’Amleto? È questo che ha reso facile predire la morte di Clay in questa stagione.

Tutto quello che si suppone riguardo Sons of Anarchy sono solo pure congetture. Abbiamo già visto che l’Amleto costituisce la sovrastruttura dello show: il ragazzo che uccide il re e sposa la regina e si impossessa della corona, il figliastro che sta cercando di fare tutto questo con l’aiuto delle voci che sente sotto forma di manoscritto. Ma abbiamo già rotto molti, molti modelli dell’Amleto. Ora che abbiamo raggiunto la fine del mio ciclo, penso che la cosa che abbia maggiormente affascinato Kurt sia stata l’analisi della natura corruttibile del potere. Non importa quello che pianifichi di fare e non importa con quanta integrità pianifichi il rinnovamento, compi gli stessi errori che hanno compiuto coloro che ti hanno preceduto. Quando indossi una corona, arrivano i problemi e non è piacevole né viene seguito un ordine e i problemi hanno quasi il controllo su di te. Non mi sorprenderei se la settima stagione facesse luce sul prezzo che Jax Teller paga per il semplice fatto di aver raggiunto un simile livello di potere.

Com’è l’atmosfera sul set quando muore un personaggio?
È un rito di passaggio molto tradizionale. C’è il lutto. Quando devono cambiare le dinamiche di una famiglia, le persone non sanno come affrontarlo. È proprio necessario? Le persone provano grande tristezza, sono un po’ frustrate. A volte si chiedono: ‘Chi sarà il prossimo?’. È la prova di come siamo tutti di passaggio. Devi goderti ogni momento perché qui dove siamo arrivati l’aria è già rarefatta.

Desideravi che Clay morisse in un modo particolare?
Volevo solamente che la sua morte fosse legata a un gesto completamente disinteressato e altruista. Questo è un mondo sociopatico. Non siamo brave persone, siamo fuorilegge. Siamo spietati.

Che cosa credi abbia pensato Gemma mentre vedeva che sparavano a Clay?
Deve aver provato senso di colpa. È lei la responsabile di tutto questo. È lei che ha spinto Clay a uccidere John Teller. Lo sanno tutti. E lui esce di scena guardandola, pensando: ‘Ti amo. Non sono arrabbiato con te. Non cambierei nulla’. È questa la redenzione. ‘Non sono arrabbiato con te nonostante tutto questo. Tu sei l’unica cosa che conta’.

Parlaci dello stato mentale di Clay in questa stagione.
Ho perso tutto tranne la mia vita. Ho perso Gemma. Ho perso il club. Ho perso tutti i miei amici. Ho perso tutte le mie cose materiali, i miei beni tereni. Tranne la vita, mi è stato portato via tutto quello per cui ho lavorato e quello che mi sono sforzato di ottenere durante tutta la mia esistenza. Questa condizione ti costringe ad entrare in uno stato contemplativo…ho sempre voluto interpretare un eroe. Ho sempre voluto e ho sempre avuto bisogno di pensare di stare interpretando un eroe, non importa quanto fossero atroci, oscure o discutibili le cose che faceva Clay.

Eroe? Hai picchiato Gemma! Che cosa ricordi di quella scena?
Che è stata difficile. Per me è molto difficile girare una scena di violenza fisica tra un uomo e una donna. Quando ho dovuto uccidere Piney…sai, Ron non voleva uccidere Bill Lucking ma Clay doveva uccidere Piney. È stato uno di quei giorni in cui pensi: “Dio, dammi la forza di andare fino in fondo, quando in realtà l’unica cosa che voglio è abbracciarlo”. Poi c’è stata quella scena in cui Ryan si rende conto che ho ucciso suo padre, viene a prendermi e mi spara due volte. È stato un giorno molto difficile perché Ryan Hurst era davvero nel personaggio ed era molto arrabbiato e ferito. Inoltre Clay avrebbe potuto morire proprio in quel momento perché quello era lo scopo di Opie. È stata una vera sfida in termini di scene da girare.

La scorsa stagione sei stato parecchio esplicito riguardo al modo in cui Kurt ha scritto il personaggio di Clay.
Ho iniziato ad avere dei problemi con quello che mi veniva chiesto di fare perché non riuscivo a giustificarlo a me stesso. Mi sono dovuto rassegnare a interpretare questo personaggio in modo distaccato. Ripensandoci con il senno di poi, sono giunto a questa conclusione: Clay si è smarrito perché era in una posizione in cui la pressione lo ha sopraffatto, quindi ha iniziato a sfumare quotidianamente i confini tra quello che è giusto e quello che è sbagliato finché giusto e sbagliano sono diventati quasi uguali. Era completamente da solo. Che cosa può fare per rimettere le cose a posto e tornare da chi è diventato il leader? Lui sapeva come pensare per tutti gli altri ed era abbastanza spietato da occuparsi di qualunque cosa ci fosse bisogno di occuparsi in un violento mondo di fuorilegge. Era il suo lavoro.

Che cosa ha significato questo show per la tua carriera?
Non lo so, ma ho stretto delle amicizie che dureranno per tutta la vita e che porterò con me fino alla fine dei miei giorni. Quindi è stata una bellissima esperienza.

Facevi parte della fratellanza che si è creata fuori dal set?
Ci sono state molte serate alcoliche al bar con i ragazzi che siedono attorno al tavolo. Alcune delle notti più belle della mia vita, soprattutto nelle prime tre o quattro stagioni, prima che tutti iniziasse a sgretolarsi. Ma ho 63 anni e tutti gli altri sono sulla ventina, trentina e quarantina, quindi appartengo ad una generazione differente. Sono sempre stato Clay Morrow, lo stronzo del club. Quindi ero sempre il boss contro i lavoratori ma quei cinque, Kim Coates, Theo Rossi, Charlie Hunnam, Mark Boone Jr. e Tommy Flanagan…con loro abbiamo fatto festa, celebrato i matrimoni gli uni degli altri, baciato i figli gli uni degli altri quando sono venuti al mondo. Sono successe tante cose e ci piacciamo davvero, davvero, davvero tanto.

Porterai via qualcosa dal set?
Solo i ricordi. Non voglio oggetti. Non ho mai preso nulla. Ho preso un paio di cose dai film che ho girato. Ho provato a rubare le scarpe da Pacific Rim perché erano le scarpe più fottutamente belle che si fossero mai viste. Non mi hanno permesso di tenerle. Erano fatte d’oro. Erano davvero fatte d’oro.

Come ci si sente a dire addio a Sons of Anarchy?
Sono molto orgoglioso di chi sono stato in questa grande e assurda carovana. È stato un lungo viaggio che è giunto alla conclusione, ma sono in pace con il fatto che ho dovuto dire addio in modo anticipato. Sono già circa 700 miglia avanti sulla strada del mio futuro, quindi sono incredibilmente entusiasta di quello che c’è in serbo per me. E sono molto orgoglioso di quello che abbiamo lasciato qui. Ne sono molto orgoglioso.

Qual è il tuo ricordo più caro?
Ricordo le scene alla cappella. Quando da vecchio me ne starò a casa seduto sulla mia sedia a dondolo come tutti gli altri attori che se ne stanno seduti lì a pensare ai grandi momenti delle loro vite, penserò alle scene della cappella con Tig alla mia destra e Jax alla mia sinistra, io a capotavola mentre fumo sigari e facciamo piani contro i nostri oppositori. Ecco che cosa ricorderò dello show perché questo per me è la quintessenza di Sons of Anarchy.

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Con il corpo è in Italia, con il cuore è in Giappone, con la testa è negli USA. Ritiene di avere ottime potenzialità come sceneggiatrice di “finali alternativi” e come moglie di attori talentuosi e affascinanti (magari con l’accento british e le fossette). In una serie cerca persone e non semplici personaggi, mondi più che location, non un sottofondo ma vere e proprie emozioni musicate, vita, non una storyline. Nel suo universo ideale la birra è rossa e il sushi è in quantità abbondante, le Harley Davidson sono meno costose, la frangia non è mai né troppo lunga né troppo corta e il suo favorito arriva incolume al finale di serie. Forse ha troppi smalti, mentre per i tatuaggi, i cani, i gadget di Spongebob e i libri troverà sempre il posto. Tiene pronti la balestra, i viveri e l’hard-disk zeppo di serie: l’Apocalisse Zombie non la coglierà impreparata!

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