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Ship Addicted | One True Love #10 – Peter & Olivia

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Ship Addicted | One True Love #10 – Peter & Olivia

“You have to come back because you belong with me”

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Questo articolo non poteva iniziare con una citazione diversa, da una delle mie scene preferite riguardanti questa coppia. La ship di cui parliamo questa settimana viene da Fringe, una serie da cui tutto ti aspetti (compresi dei porcospini volanti) meno che lo sviluppo di una romantic storyline. Eppure c’è, e non ha nulla di scontato nonostante c’è chi dice di aver previsto che i due co-protagonisti fossero destinati a finire insieme fin dal pilot. Olivia e Peter, due che sono arrivati a passare da un universo all’altro per ritrovarsi e che, nonostante il loro non appartenere davvero a nessun posto (Peter in particolare, nato in un universo e cresciuto nel parallelo, ma anche Olivia, con la sua vita completamente sconvolta dagli effetti del Cortexiphan somministratole fin da bambina), possono contare almeno su questa costante: appartengono l’uno all’altra. La citazione viene da uno dei miei momenti preferiti tra i due, nell’episodio 2×23 “Over There: Part 2”, quello in cui la dura Olivia lascia cadere per la prima volta le sue difese per aprirsi a qualcun altro, fa questo salto nel buio confessando finalmente a Peter i suoi sentimenti nero su bianco, dopo un momento che aveva segnato un certo avvicinamento tra i due (2×15 “Jacksonville”, l’episodio in cui Olivia confessa di essere spaventata, in cui torna a essere la bambina maltrattata e terrorizzata dal patrigno…l’episodio del quasi bacio!!) ma che non li aveva messi l’uno di fronte all’altra così apertamente: Olivia ha attraversato il confine tra i due universi per recuperare Peter, “rapito” da Walternate, e convincerlo a tornare a casa con lei, e all’affermazione del giovane che lui “non appartiene davvero a quel posto, ma non appartiene neanche all’altro mondo” la risposta di Olivia è chiara ed esprime qualcosa che non avevamo mai visto prima in questo personaggio.

Siamo partiti in quarta presentando già quello che a mio parere rimane il top dei momenti Peter/Olivia (nonostante la lista sia abbastanza nutrita per me), ma un salto indietro è d’obbligo per assistere allo sviluppo di questi due personaggi e al percorso che li ha portati prima a trovarsi, ad avvicinarsi, ad affrontare le prime enormi difficoltà, decisamente fuori dal comune (iniziare a uscire con il doppelgänger della ragazza che ti piace, direttamente da un altro universo? Questo decisamente non capita tutti i giorni a una coppia) e alla fine a creare una famiglia. Quello che ho amato di questa coppia è che, come detto, Fringe non è una serie che lascia molto spazio allo sviluppo di una sottotrama sentimentale, con la sua facciata da sci-fi puro, casi alla X-files, porcospini volanti (scusate ma questi mi hanno proprio sconvolta!), eppure giunta al finale, mentre consumavo il mio terzo pacchetto di Kleenex, dando uno sguardo indietro con nuove consapevolezze ecco che l’intera trama acquisisce una valenza diversa. Sotto quella scorza fatta di scienza di confine e technobabble batte un cuore (di vetro? 10 punti a chi coglie il riferimento): nel profondo Fringe è una storia d’amore, l’amore di un padre disposto a squarciare il tessuto che divide due universi paralleli per salvare suo figlio, di un altro padre disposto a sacrificare la sua stessa umanità per la figlia, e poi c’è l’amore tra due persone che hanno affrontato l’impossibile insieme e alla fine hanno il lieto fine che difficilmente si riesce a ottenere quando la tua vita è stata sconvolta da ogni tipo di difficoltà di dimensioni più o meno cosmiche. Peter, Olivia e la piccola Etta a Central Park, senza invasione degli Osservatori, è quanto di meglio si potesse sperare per questa coppia che ne ha passate davvero tante e che alla fine non meritava altro che un po’ di serenità.

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Subito dopo la meravigliosa dichiarazione di Olivia di cui più sopra, life [in the Red Universe] happened e i due sono stati separati… anche se lui non ne ha idea, perché ha accanto quella che crede essere la sua Olivia. Lo scambio con Fauxlivia verrà fuori solo diversi episodi più avanti, quando l’Olivia from over here riuscirà a ricordare chi è realmente e a fare ritorno nel suo mondo. Ma a quel punto Peter non può che confessarle l’errore che ha fatto, confessione che lei sembra inizialmente prendere bene, anche se il finale di un episodio (3×09 “Marionette”) a mio parere tutt’altro che memorabile (ho ancora i brividi ripensando al tizio che fa ballare il cadavere di una ragazza rimessa insieme un pezzo alla volta appeso a dei fili) ci regala un confronto senz’altro dovuto, ma per me heart-breaking:

Il “sorry” che Peter sussurra poco prima dei titoli di coda nel silenzio è carico di un dispiacere profondo e inesprimibile in altro modo. Il tizio creepy con il cadavere ha riconosciuto che la ragazza resuscitata non era quella che lui ricordava dallo sguardo, mentre Peter ha guardato Fauxlivia negli occhi più volte e non ha saputo cogliere che la sua Olivia non era lì con lui.

Negli episodi successivi, nonostante la scoperta della gravidanza di Fauxlivia e la scoperta da parte della nostra Olivia che Peter pensa ancora alla sua versione “rossa”, assistiamo a un graduale riavvicinamento tra i due, culminato nella 3×14 “6B” in cui il caso del giorno, con un vortice tra i due universi causati dal desiderio di due vedovi (lui morto over here e lei morta over there) di ritrovare la rispettiva metà, rispecchia il desiderio degli stessi Peter e Olivia di ritrovarsi e stare insieme. Della triste parentesi Bellivia, su cui preferirei sorvolare, vorrei evidenziare solo la risoluzione nell’episodio 3×19 “Lysergic Acid Diethylamide” (mai titolo fu più appropriato, un episodio a cartoon superato in ambientazioni allucinogene solo dal trip di Walter nella 5×09 “Black Blotter”), che sembra fare da contrappeso proprio al triste finale di “Marionette”: stavolta Peter riconosce che la Olivia adulta che trova nella casa dalla porta rossa non è la sua Olivia guardandola negli occhi. Questa si chiama maturazione di coppia, folks!

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Ma arriviamo qui al punto wtf  per eccellenza: nel finale della terza stagione Peter svanisce nel nulla dopo essere entrato nella Macchina e aver avuto la sua coscienza proiettava nel futuro (un possibile futuro)… E NESSUNO SEMBRA ACCORGERSENE! Se non gli Osservatori radunati in Liberty Island, che affermano che uno dei personaggi principali della storia “non è mai esistito”. Mind-blowing finale, ma anche un duro colpo per gli shipper della coppia. All’inizio della quarta stagione infatti l’Olivia che vediamo è tornata a essere esattamente come all’inizio della serie, se non addirittura più chiusa e solitaria. L’assenza di Peter non viene percepita da nessuno dall’altra parte dello schermo, ma per noi spettatori, che abbiamo imparato a conoscere e a crescere con quei personaggi per tre anni, le differenze sono abissali. Lo noteremo ulteriormente quando Peter riesce a fare ritorno nell’episodio 4×04 “Subject 9”, inizialmente disorientato dal fatto che nessuno sembri ricordarsi di lui, neanche Olivia o suo padre. Dopo la convinzione iniziale di essere nella timeline sbagliata (e il meraviglioso “Spero che tu riesca a tornare da lei” di Olivia, riferito a un’altra sé che in realtà è proprio lei… ok kid, that’s where it gets complicated…), gradualmente Peter riuscirà ad abbattere nuovamente le barriere di Olivia, la cui coscienza e i cui ricordi torneranno a “fondersi” a quelli dell’Olivia delle prime tre stagioni, e i due torneranno a regalarci altri meravigliosi momenti insieme, coronati da un finale (dopo la seconda pallottola in fronte nell’arco di due stagioni sparata da una versione di Walter alla sua futura nuora) che avrebbe potuto essere la fine definitiva di Fringe… se nella quinta e ultima stagione non avessimo visto IL CAPOLAVORO. Non che di difficoltà nel futuro distopico del 2036 non ce ne siano state per Peter e Olivia: perdere una figlia per ben due volte può portare una coppia a lacerarsi, ed è quello che succede: i due sembrano allontanarsi quando Peter sceglie la sua strada impiantandosi il dispositivo che rende un Osservatore…beh, un Osservatore. La scena in cui Olivia volta le spalle e lo lascia da solo a progettare la sua vendetta è stata straziante, ho pensato di vedere la fine di questa coppia, distrutta come tutto il resto in quel mondo in cui perfino la speranza sembrava aver abbandonato le persone. E invece, appena un episodio dopo, scopriamo che Olivia non è disposta ad abbandonare proprio un bel niente, e al termine di un discorso meraviglioso sulla loro famiglia riesce a convincere Peter a estirparsi il dispositivo e a tornare sui suoi passi.

Tutta l’altalenante storia tra Peter e Olivia è in fondo lo specchio delle vicende che vediamo raccontante da Fringe episodio per episodio, come detto un racconto su diversi tipi di amore in cui quello tra i due co-protagonisti non è altro che l’apice. Tutte le storyline narrate nell’arco delle cinque stagioni possono in qualche modo essere ricondotte a Walter, Peter e Olivia nel loro essere una famiglia, ma soprattutto individui capaci di amare. Adoro questa serie in un modo che probabilmente ho lasciato trapelare in queste righe, ma parlare della coppia portante di questo show è a mio parere inscindibile dal parlare della serie in sé: nonostante le prime “avvisaglie” di un coinvolgimento più profondo tra i due siano arrivate solo in seguito, fin dall’inizio non si può non parteggiare per questi personaggi, sperare che trovino il loro posto nel mondo, ancora meglio se questo posto è l’uno accanto all’altra. Poi, scusate, ma non è meraviglioso che le loro strade si fossero incrociate anche da bambini?

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Basta, era destino, fact! Che la scelta di Peter della “giusta” Olivia portasse l’equilibrio tra gli universi, che la lotta all’invasione degli Osservatori nell’ultima stagione fosse guidata da loro e da loro figlia, che nonostante le avversità si ritrovassero sempre… Se anche il finire insieme di questi due personaggi possa definirsi “telefonato” dalle prime puntate, io penso che il modo in cui la loro storia è stata sviluppata nell’arco delle diverse stagioni non abbia nulla di scontato, che sia la perfetta trama sentimentale per una serie come Fringe, in cui forse c’è più spazio per l’amore di quello che ci era dato pensare all’inizio, in cui Peter e Olivia non si sono mai inseriti forzatamente come un true love fiabesco ma realisticamente, nonostante poi abbiano attraversato vicende fuori dall’ordinario. Non hanno mai catalizzato in maniera ingombrante con la loro relazione l’attenzione dello spettatore, che alla fine era lì per vedere altro, e per questo forse non saranno una delle coppie più shippate dell’intero panorama telefilmico. Eppure, anche se forse definirmi shipper in questo caso è un po’ gonfiato, non posso negare di aver adorato ogni sviluppo in positivo nella loro relazione, di definirli tuttora una delle coppie più belle portate sul piccolo schermo negli ultimi anni. Non mi sono strappata i capelli per loro, non ho urlato allo schermo, ma mi sono emozionata e ho vissuto con loro una storia bellissima e completa, mi sono affezionata al vederli come la coppia che, alla fine di tutto, non meritava altro che quell’assolata giornata al parco con la loro bambina.

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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