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Revenge | Recensione 4×17 – Loss

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Revenge | Recensione 4×17 – Loss

Episodio stranamente “breve” l’ultimo andato in onda per Revenge, sia letteralmente parlando considerato il taglio di circa due minuti rispetto ai canonici 41 minuti, sia per la trama stessa della puntata, trattata con innovativa concisione, della serie “Beh, diamoci una mossa perché si fredda la pizza in tavola”, ma nonostante tutto non posso negare che l’episodio mi sia piaciuto davvero tanto perché tutti i personaggi hanno avuto, nonostante i tempi ristretti, lo spazio perfetto per esprimersi emotivamente al punto tale da coinvolgermi completamente tanto da riuscire anche a commuovermi in un paio di occasioni. Nonostante quindi la serie sembri non possedere al momento una linea orizzontale su cui muoversi, adoro notare come arrivati alla quarta stagione, riescano ancora a costruire episodi in grado di ruotare intorno a uno dei perni principali dello show, ossia il rapporto tra genitori e figli.

Le prime scene dell’episodio sono l’ennesima dimostrazione dell’incredibile montaggio dell’episodio, mostrandoci in una sequenza emozionante quel parallelismo a cui tutti noi avevamo pensato ma che fa ancora più effetto vederlo realizzato: Jack Porter, un uomo buono e fedele a sé stesso e ai suoi valori viene incastrato e portato via in manette, strappato a suo figlio nello stesso identico modo in cui la piccola Amanda Clarke era stata portata via a un uomo innocente come David Clarke, di fronte agli occhi di suo padre e a quelli colpevoli della donna che David amava. Ma il primo fuoricampo da 45mila punti della puntata sta nel primo vero gesto d’affetto e di rispetto che Emily compie nei confronti di Jack, prendendosi cura del piccolo Carl così come aveva promesso anche a sua madre prima di lasciarla andare.

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Ad ogni modo però se Emily non possiede ancora l’istinto materno, qualcosa in cui eccelle c’è e questa volta non è assolutamente disposta a lasciar correre e a vedere l’ennesima persona che ama costretta a pagare per una guerra che non ha mai voluto combattere, per responsabilità di cui non doveva portarne il peso. Nonostante quindi suo padre provi a calmarla e a farla desistere dall’alimentare il suo desiderio di vendetta, Emily comincia a muovere i suoi fili e a utilizzare qualsiasi cosa in suo potere per liberare Jack e riportarlo a casa da suo figlio.

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E la prima arma nell’arsenale di Emily è un graditissimo ritorno: Stevie Grayson, madre biologica di Jack. Riportata negli Hamptons proprio da Emily e messa al corrente dei punti salienti della storia, Stevie rispolvera le sue grandissime doti legali, permettendo quindi che Jack venga rilasciato senza cauzione in attesa però degli sviluppi del processo. Stevie è un personaggio che, per quanto abbiamo avuto modo di conoscere, mi è sempre piaciuto molto perché, per quanto abbia fatto diversi errori nel suo passato, a colpirmi era comunque il suo senso di giustizia, era il desiderio di fare la cosa giusta anche se tutto intorno a sé sembrava impedirglielo, alimentando invece quei demoni personali che puntualmente tornavano a farle visita. Nonostante tutto, nonostante il passato e il cognome, Stevie è ancora una persona buona proprio come suo figlio e nel suo rapporto con Jack mi sembra anche di rivedere il rapporto di Jack con Carl, di un padre single che ha perso tutto con un figlio a cui cerca di dare comunque tutto l’amore di cui ha bisogno nonostante non sia sempre molto facile. Ma il primo passo è compiuto, Jack può momentaneamente tornare a casa dove ad aspettarlo c’è una squadra di salvataggio disposta a non lasciare niente al caso per scoprire quale personalità influente Margaux abbia corrotto per ottenere la sua vendetta nei confronti però della persona sbagliata.

Proprio in Margaux però, in sporadici momenti di questo episodio, sembrava intravedersi uno spiraglio di speranza, una tenue luce che permetteva di rivedere in lei quella ragazza dai sani principi che avevamo conosciuto all’inizio del suo arrivo negli Hamptons, quando ancora non desideravo di colpirla con il martello di Thor un episodio si e l’altro pure. Ai momenti di innegabile tenerezza che condivide con Victoria in quel rapporto in cui sono diventate l’una la famiglia dell’altra, corrispondono momenti di pura confusione e se da una parte Margaux desidera tornare ad essere la persona che era per amore di suo figlio, dall’altra, istigata anche da quello scagnozzo che a breve verrà schiacciato da un rullo compressore guidato da Emily, Margaux non riesce a vedere un vero futuro né per lei né per suo figlio almeno fino al momento in cui il nome di Daniel non verrà ripulito. Per quanto mi riguarda, il problema maggiore di questo personaggio è in fondo la debolezza strutturale, simile in tutto e per tutto a quella del compianto Danny Boy, una debolezza che alla fine rende quasi impossibile provare empatia per un personaggio che non ha più niente da dare a questa storia. Nonostante la rabbia e il desiderio di vendetta, Emily Thorne è una donna che intende imparare dai suoi errori e nel momento in cui tende la mano a Margaux parlandole in tutta onestà e chiedendole di darle fiducia per evitare che altre persone innocenti vengano colpite così com’era successo nella sua guerra con Victoria, ho sperato davvero con tutta me stessa che Margaux accettasse e che facesse un letterale passo in avanti nei confronti di Emily, togliendosi dalla traiettoria di quell’auto che sapevo sarebbe arrivata ma purtroppo come ho già detto, a Margaux, come persona e come personaggio, non restava altro se non la consapevolezza di aver raggiunto almeno un obiettivo nella sua vita e nel caparbio tentativo di ripulire il nome del buon Daniel, ne perde l’unica prova vivente che la teneva legata a lui.

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Per questo motivo, per quanto drammatica e commovente sia stata la scena in cui Margaux e Victoria affrontano l’ennesima perdita che le accomuna, non avevo dubbi su quello che sarebbe stato l’epilogo di questa storyline con una Margaux che adesso non ha davvero altro per cui vivere e lottare se non la vendetta nei confronti di colei che ritiene responsabile di tutte le sue sofferenze.

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Influenzato forse da Stevie Grayson che pur avendo un quarto delle sue presenze nella serie riesce ad essere un personaggio più interessante e un genitore migliore, David Clarke mostra sorprendentemente il lato migliore di sé, un aspetto della sua persona che non vedevamo dai tempi dei flashback e che probabilmente dimostra come quell’uomo che la piccola Amanda venerava e di cui custodiva gelosamente il ricordo sia ancora lì, pronto a rinascere e a ridiventare la parte migliore di sua figlia. Desideroso di salvare Emily da sé stessa e dall’ennesimo percorso pericoloso che stava intraprendendo, David cerca di essere per sua figlia quel modello di comportamento che era stato durante la sua infanzia, rendendosi conto però di essere tornato nella sua vita forse troppo tardi per aiutarla e per recuperare il tempo perso. Ciò che non sa però è che Emily ha ancora bisogno di quella guida morale che le è stata strappata troppo presto ed è proprio ascoltando le sue parole che aveva cercato di mettere fine alla guerra con Margaux così come aveva fatto con Victoria. Il risultato di questo tentativo però è distruttivo e spaventata e disperata come l’avevo vista poche volte, Emily corre da suo padre convinta di non avere più vie di fuga dalla persona che è diventata e dalla vita che ha costruito, cercando nel suo amore incondizionato il supporto che ha sempre sognato in tutti questi anni. E per quanto mi riguarda, la scena a cui assistiamo è una delle più profonde ed emozionanti di tutta la serie.

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Grazie a un bellissimo gioco di squadra in fondo neanche troppo difficile, Emily riesce a ripulire il nome di Jack riportandolo definitivamente a casa da suo figlio Carl e concedendoci uno dei pochi momenti davvero felici della serie. Per quanto riguarda Nolan e consorte invece i problemi si affacciano solo ora all’orizzonte (o meglio ritornano) perché se Louise ha raccontato la verità a suo marito, è all’agente Hunter che racconta una bugia riguardante la morte di suo fratello Lyman, una bugia che sono pronta a scommettere non resterà nel dimenticatoio. E mentre cerca di affrontare l’ennesima difficoltà, un possibile nuovo interesse sentimentale si affaccia nella vita di Nolan.

Nel bene o nel male, questa sembra essere diventata la strada di Revenge, una serie purtroppo quasi completamente priva di un motivo comune ma ricca di storie individuali sempre interessanti e di personaggi ancora vivi ed emozionanti, la vera ricchezza di questa serie. E nell’attesa di nuovi interessanti sviluppi, io vi lascio dandovi appuntamento alla prossima settimana.

NOLANISMO DELLA SETTIMANA

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

1 COMMENT

  1. Non c’è mai stato (e mai suppongo ci sarà) un momento in cui non colpirei Margaux con il martello di Thor. Il suo personaggio non mi piace e non mi è mai piaciuto, mi irritava quando era solo un’insipida francesina e mi irrita ancora di più ora che il suo unico obiettivo è la vendetta. Ti dirò, sono talmente prevenuta nei suoi confronti, che non sono nemmeno sicura al 100% che l’incidente non sia stato intenzionale e che lei abbia solo finto di perdere il bambino. Sì, lo so, sto sconfinando nella pura fantascienza!
    Il nuovo interesse amoroso di Nolan non mi convince, probabilmente si rivelerà essere davvero un brav’uomo, ma al momento sospendo il mio giudizio anche perché, non lo nego, shippo il nostro Mr. Ross con la moglie. Senza offesa, ma è possibile che l’unico interesse sentimentale femminile di Nolan debba rimanere l’insulsa Padma?
    Sentire Emily annoverare Ben nella schiera dei suoi amici, al pari di Nolan e Jack, è stato davvero un colpo basso da parte degli sceneggiatori. Are you kidding me? Lo conoscerà (notte insieme compresa) da qualcosa come due minuti, per non parlare del fatto che ad ogni episodio si rivela essere utile quanto una forchetta nel brodo!
    La scena di Emily che cerca conforto tra le braccia paterne, non solo era emotivamente davvero bella, ma mi ha ridato la speranza che la nostra smetta i panni della vendicatrice e, finalmente, capisca che una vita normale (con Jack al suo fianco, of course!) è un qualcosa di ancora realizzabile per lei.
    Comunque, fossi in Emily, mi abituerei ad avere a che fare con Carl, dopo tutto diventerà la sua matrigna, no? Inoltre, quanti problemi si sarebbe risparmiata se fosse andata a festeggiare la fine dei guai giudiziari di Jack, con lui, il padre e la futura suocera?

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