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Recensione The Great – La Storia è un’altra cosa ma…

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Recensione The Great – La Storia è un’altra cosa ma…

Recensione The Great – La Storia è un’altra cosa ma…

Ci siamo, The Great è stata finalmente rilasciata da Hulu per cui siamo corsi a guardarla e quindi a scriverne la recensione.

Prima di tutto bisogna fare una FONDAMENTALE premessa: The Great non è per nulla storicamente accurata (“an occasionally true story”, ricordate?). Di vero c’è, sì e no, il nome dei personaggi. Per cui, cari colleghi storici e appassionati là fuori, se vi aspettavate una nuova serie tv su una Caterina di Russia, più giovane della Mirren e in lotta per il trono, abbassate le aspettative.

Se evitiamo però di farci condizionare dallo storicamente accurato ad ogni costo, ne esce un bel prodotto, estremamente godibile e curato. A parte qualche scivolone, come vedremo più avanti.

Anche perché quanti di voi abbiano visto la miniserie con la Mirren sanno che, storicamente accurato non significa anche piacevole da seguire. Catherine the Great, uscito a ottobre per Sky, è stato incredibilmente noioso in più punti e i suoi personaggi – protagonista compresa – non hanno goduto di una grande caratterizzazione. La scelta della Mirren, poi, sopraffina a livello recitativo è stata inadeguata a livello di fedeltà al personaggio visto che per gran parte del film, si è data più attenzione al suo amore per Potëmkin che alla sua abilità politica. Senza dimenticare che la storia iniziava dal colpo di stato (quando Caterina aveva 33 anni) e si concludeva con la sua morte (a 67 anni) e per ciascuna puntata è stata interpretata sempre dalla Mirren, che di anni ne ha 74 ed è sì una grande attrice ma non al punto da potersi ringiovanire solo con la forza di volontà.

Tutto questo per dire che sì The Great è pura fiction e di Storia c’è pochissimo ma ha saputo scrivere personaggi più fedeli alla realtà, usando attori che hanno l’età giusta ed il tutto lo ha condito con un tono irriverente che ha reso divertente la visione. Come ha giustamente sottolineato la mia collega nella top 5.

 

 

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Recensione The Great: i personaggi.

I protagonisti sono due volti che, chi è un po’ datato come me, ha letteralmente visto crescere.

Elle Fanning presta il suo volto angelico ed espressivo ad una giovanissima Caterina. Il suo personaggio, grazie anche alla bravura dell’attrice, cattura fin da subito lo spettatore e gli sceneggiatori e registi, hanno saputo rendere sullo schermo la crescita della donna e l’impatto su di lei della disillusione davanti alla realtà della vita alla corte di Russia.

Caterina era tedesca, figlia della nobiltà e cresciuta nella Prussia di Federico II, uno dei sovrani illuminati dell’età Moderna. Quando viene data in sposa a Pietro III, ha appena sedici anni ed arriva alla corte degli zar convinta di andare ad affiancare da pari il marito nel governo della Russia e che le idee dell’Illuminismo da lei studiate ed ammirate, avrebbero potuto cambiare la società.

Arrivata a corte, impiegherà molto poco a capire che così non sarà.

La serie tv riesce con estrema finezza (malgrado la crudezza di alcune scene) a mescolare i due lati di Caterina: da un lato abbiamo la giovane fanciulla cresciuta con gli ideali illuministi, che deve trovare il suo posto a corte, farsi rispettare dai nobili e cercare di creare dei rapporti di amicizia per sentirsi meno sola. Dall’altro abbiamo i germogli di quella che diventerà La Grande Caterina II di Russia: se gli ideali restano, recidivi, la scorza esterna si indurisce e inizia ad adeguarsi al gioco crudele della corte, finendo per farle avere il sopravvento in più di un’occasione.

In particolare ho apprezzato il fatto che, anche alla fine della serie tv, lei non sia diventata fin da subito il sovrano esperto e astuto che, invece, abbiamo conosciuto nella serie con Helen Mirren. La Caterina con cui salutiamo la serie tv è sì, più astuta e machiavellica di quella che abbiamo incontrato nel pilot ma conserva ancora l’ingenuità della ragazzina che abbiamo conosciuto all’inizio. Un’evoluzione che definirei molto credibile.

Accanto al personaggio di Caterina, abbiamo l’altro grande protagonista: Pietro III. Se si leggono le testimonianze dell’epoca, la descrizione dello zar è esattamente quella che abbiamo visto sullo schermo: un idiota, perennemente ubriaco, crudele ma anche incredibilmente vivace d’intelletto, interessato a spunti e sollecitazioni nuove che però non era in grado di perseguire a lungo perché si annoiava velocemente. In pratica, anche in questo caso, la caratterizzazione è stata encomiabile.

Nicholas Hoult riesce a restituire allo zar Petro III una fisicità nervosamente crudele ma anche a tratti affascinante tanto che lo spettatore, ogni tanto, quasi crede ai suoi cambiamenti, al suo lato umano. Anche il modo di parlare fa parte di quel costante nervosismo di cui accennavo di sopra: Pietro parla a scatti, è imperioso e prepotente ma anche quasi bambino nell’espressione dei suoi bisogni.

Il rapporto fra i due, che si modifica nel corso delle puntate, è stato altresì costruito in maniera credibile: l’altalena di fiducia e sfiducia, di curiosità nei confronti dell’altro ma anche di guerra costante. Il gioco che si costruisce fra i due sposi reali è un gioco accattivante che giunge a catturare anche lo spettatore, il quale tifa per Caterina ma non può non notare che Pietro sia alla sua altezza.

Fanno da corollario una serie di personaggi secondari, i quali godono di una loro caratterizzazione ma che restano in alcuni casi piuttosto acerbi. E’ mia convinzione, infatti, che l’Arcivescovo, Leo Voronsky e Marial, ma anche Elisabetta, siano quei personaggi di confine ai quali spesso gli sceneggiatori si rivolgono per disinnescare storyline potenzialmente senza via d’uscita. Sono strumenti – meri strumenti – nelle mani degli autori e per questo, dare loro specifici connotati diventa fondamentale, pena il loro finire sullo sfondo. Per questa prima stagione l’obbiettivo è stato raggiunto: ognuno di loro ha potuto godere di una precisa caratterizzazione sufficiente a farceli conoscere e a renderli credibili nel loro coinvolgimento nella storia. Altri, invece, meritano una maggiore attenzione:

  • Orlov: probabilmente il tradimento più grande rispetto alla Storia. Grigorij Orlov, storicamente, era un ufficiale dell’esercito (ruolo che è andato ad un certo Velementov), amante di Caterina ed è lui a guidare le truppe a palazzo. Nella serie tv è stato trasformato in un timido burocrate col quale la zarina crea un’amicizia accomunati dalla passione per la filosofia illuminista ed il sogno di una Grande Russia Illuminata. Probabilmente è proprio questo – la base del legame fra i due – ad essere l’unico elemento in comune con il personaggio storico. Per quanto anche lui ottenga un’evoluzione nel corso della serie tv, il suo personaggio resta molto acerbo e spesso è un mero espediente comico, in particolare nei siparietti con la cameriera personale di Caterina. Tuttavia, il fatto che sia stata approcciata un’evoluzione per lui e il suo potenziale ruolo nel futuro governo della zarina (ruolo che storicamente ebbe, eccome), lo rendono interessante, da tenere d’occhio per il futuro. Per la cronaca, nel caso vi chiedeste chi sia Sasha Dhawan, l’attore che lo interpreta: è l’amico traditore di Iron Fist nella serie omonima di Netflix.
  • Velementov: ubriaco, grossolano, volgare, comandante in capo dell’esercito. Costantemente oggetto dei soprusi dello zar, si rivela fin da subito come un viscidone dal cuore d’oro. Estremamente pragmatico, diventa il più fedele alleato di Caterina. Complice l’esperienza decennale del suo interprete, Velementov riesce a rendere alla perfezione la figura dell’ufficiale dell’esercito russo dedito a alcool e al sesso ma anche l’uomo con una sua etica e una visione del mondo che vede costantemente calpestata da Pietro.
  • Grigor e Georgina Dymov: due nobili molto amici di Pietro. Personalmente li ho trovati molto interessanti, sia per la dinamica malata che si crea con lo zar, sia per il modo in cui il rapporto fra i due è stato costruito, sia come personaggi singoli. Grigor, in particolare, è connotato da questo amore fedele per l’amico d’infanzia ma anche dall’odio nei confronti di quello stesso amico che non si fa scrupoli sull’usare Georgina come amante. La tortura diventa evidente di puntata in puntata e Gwylym Lee riesce a far trasparire la sofferenza crescente di Grigor semplicemente con il mutare delle espressioni del viso. Charity Wakefield presta il volto a Georgina: divisa fra l’amore per il marito e l’attrazione per lo zar, è un personaggio molto interessante che non è ancora stato condotto al punto di rottura e che perciò mi intriga moltissimo. Nel caso vi chiedeste dove abbiate già visto Gwylym Lee, è stato il Brian May di Bohemian Rhapsody. Lo so, senza la coltre di capelli è irriconoscibile.

Recensione The Great – Costumi e Scenari

Oltre ad una trama tutto sommato ben costruita e personaggi caratterizzati quasi sempre in maniera accattivante, The Great si distingue per i suoi costumi e colori. La cura data al reparto costumi, l’attenzione per stili e mode dell’epoca, uniti alle ambientazioni in palazzi inglesi e italiani (ebbene sì, quella è proprio Caserta!), tutto contribuisce a creare un prodotto visivamente affascinante. Senza dimenticare l’estremo realismo con cui è stata presentata la nobiltà russa: dedita a festini, violenze gratuite, totale disinteresse per il resto della popolazione, racchiusi in una bolla di sufficienza e noncuranza che si romperà solo nel ‘900.

Come aveva fatto Marie Antoinette di Sofia Coppola, The Great riesce a rendere pop la Storia grazie ai colori confetto, i costumi quasi teatrali e alla musica contemporanea che accompagna i titoli di coda.

Mi sento di ravvisare qui il primo dei due difetti della serie tv: l’eccessivo politically correct. Mi rendo conto di stare sollevando un argomento di dibattito piuttosto aspro ma non riesco a farne a meno. Nella Russia del ‘700 le probabilità che personaggi nobili (nonché l’ambasciatore svedese!) fossero di colore erano decisamente basse. Quasi nulle. Se si possono spiegare i casting di due attori di ascendenza indiana (vista l’estensione dell’Impero degli Zar è possibile che si siano avuti contatti), un po’ meno giustificabile è la presenza di attori afroamericani. Parliamo di una Russia in cui esisteva ancora la servitù della gleba (e quindi lo schiavismo alla Occidentale non aveva motivo di esistere) e che relativamente da pochi decenni si era aperta al resto del mondo. Da un lato il casting così vario è da ricondurre alla volontà irriverente con cui The Great si propone di raccontare la Storia, dall’altro posso ammetterlo per tutti ma non per l’ambasciatore svedese. Mi ha un po’ ricordato Star Crossed, fallimento della CW in cui si volle trasporre una storia ambientata nella Verona di “Romeo e Giulietta”: anche in quel caso, infischiandosene bellamente anche della genetica, la diversità del cast non era stata del tutto giustificabile se non dal politically correct. Io sono totalmente a favore del corretto casting, a prescindere da chi siano i destinatari dei ruoli. Per cui, esattamente come dissento al vedere uno svedese del ‘700 interpretato da un uomo di colore, allo stesso modo trasecolo nel vedere attori caucasici (e da generazioni) interpretare ruoli che apparterrebbero ad asiatici o africani. E qui di esempi ce ne sono decisamente troppi, purtroppo.

Recensione The Great Hulu

Recensione The Great: una divertente (s-)conclusione

L’ultima puntata mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Il coup che non si fa, ma poi si fa, ma poi la cameriera tradisce Caterina, ma poi Caterina e Pietro hanno un téte-a-tété senza senso. Insomma, ho trovato tutto troppo confusionario e poco attendibile.

Tanto più che quello della serie tv non può essere stato QUEL coup. Storicamente, Caterina prende il potere a 32 anni (e qui ne ha 20) e Elisabetta era già bella che morta all’epoca (e qui chiaramente non lo è). Come torni indietro da un colpo di stato? Come hanno intenzione di andare avanti? Sempre che andranno avanti, ovvio. Bah.

Il tutto mi ha francamente divertito molto (e diciamo che rientrava nello spirito della serie) ma se consideriamo la realtà dei fatti, ci sono stati alcuni momenti di puro: WTF?!

In particolare non ho condiviso l’intera dinamica Pietro-Caterina. Vi spiego. Pietro scopre che dietro la congiura c’è sua moglie quindi va da lei per ucciderla ma lei gli ricorda che è incinta. Pietro, quindi, è estremamente indeciso (e tra l’altro non si pone minimamente il problema che il figlio possa non essere suo) e spinto dal neonato amore per la moglie e la speranza per il figlio, la ricatta: o lei annulla il colpo di stato o lui uccide Leo. Ora, qui mi ha stupito Caterina. Personalmente, data la personalità di Pietro, io non avevo dubbi che lo zar avrebbe fatto due cose:

1) avrebbe rinchiuso Caterina da qualche parte in attesa che partorisse e poi l’avrebbe fatta ammazzare (come d’altronde storicamente Pietro avrebbe voluto fare e come lo zar della serie tv aveva già provato a fare);

2) avrebbe COMUNQUE dato l’ordine di uccidere Leo, dopotutto avrebbe voluto ucciderlo fin dall’inizio ed ora aveva un valido motivo.

Ed invece, non solo Caterina ritira il colpo di stato per salvare Leo ma crede al marito per poi cambiare idea solo perché Velementov le ricorda i grandi principi dietro il coup e che la corte era ben contenta che lei prendesse il trono. Segue addio strappalacrime a Leo.

Una dinamica, secondo me, costruita in maniera incoerente con il carattere e il percorso dei personaggi.

Ho trovato anche abbastanza surreale che Pietro chiedesse alla moglie di annullare il colpo di stato e che l’esercito tranquillamente ubbidisse…come se lo zar che aveva impiccato mezzo staff del palazzo per una macedonia avvelenata, non avrebbe fatto ritorsioni.

I colpi di stato, una volta entrati in azione allo scoperto, non puoi rimandarli altrimenti (soprattutto in uno stato non democratico e con la pena di morte per alto tradimento) muori. Non ha avuto alcun senso logico.

Senza dimenticare che la terribile impreparazione degli autori del coup è stata imbarazzante: sia Orlov che Caterina non hanno esattamente l’istinto del killer e cosa fanno? Decidono di improvvisarsi assassini con due uomini che sono il doppio di loro e molto più esperti. Ovviamente in entrambi i casi falliscono. C’erano modi più intelligenti per fare la stessa cosa? Non ci sono dubbi. Perché allora gli sceneggiatori hanno scelto questa ridicola esibizione di impreparazione? Era necessario improvvisare un colpo di stato diverso da quello che effettivamente ci sarà? Se la cosa ha un significato, deduco, lo vedremo nella prossima stagione. Se ci sarà.

E voi? Avete visto la The Great e concordate con la mia recensione oppure no? Vi attendo nei commenti.

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