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Recensione – Never Have I Ever…pianto e riso così tanto

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Recensione – Never Have I Ever…pianto e riso così tanto

Ho iniziato ad aspettare “Never Have I Ever” dalla prima volta in cui Mindy Kaling ha scritto sui social di stare lavorando a un progetto per Netflix.
La mia fiducia nei confronti di Kaling affonda le radici ai tempi della Kelly di “The Office USA” ed è cresciuta nei meravigliosi anni di “The Mindy Project”. Lei, che ha scritto il personaggio di Mindy Lahiri pensando a se stessa, si è sentita rispondere da un network che andava interpretato da un’altra attrice perché lei non era adatta al personaggio. La risposta di Mindy è proporre lo show a qualcun altro ed ecco che la serie tv parte.

Qualche anno dopo, Mindy Kaling è di nuovo all’opera con il suo team (tra i quali anche Lang Fisher, con lei da “The Mindy Project”) e ne esce questa nuova serie tv.

Never Have I Ever” ha per protagonista una quindicenne che penso onestamente possa essere la versione adolescenziale di Mindy Lahiri.

 

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sometimes ya gotta improvise.

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Davi è una liceale qualsiasi alla quale la vita gioca un brutto tiro mancino. Accanto a lei ci sono le sue due migliori amiche (Fabiola e Eleanor), il suo rivale di sempre (Ben) e la sua cotta (Paxton). Il mondo degli adulti è popolato soprattutto da sua madre (una bravissima Poorna Jagannathan), sua cugina Kamala, la sua terapista e i suoi insegnanti.

La protagonista inizia la serie tv con due carichi pesanti: la perdita del padre (interpretato dal mai abbastanza sullo schermo Sendhil Ramamurthy, “Heroes”) e l’adolescenza.
Ed è proprio il difficile bilanciamento fra questi due elementi a caratterizzare il suo personaggio.

Da un lato abbiamo una quindicenne indiana che mal comprende la cultura della propria famiglia e che non capisce perché debba obbedire ai dettami di sua madre. Una liceale che vuole essere popolare, terminare l’anno scolastico con il fidanzato dei suoi sogni, andare alle feste solo per poter dire “Cocaina? No, Grazie”, che sogna Princeton e gli addominali del campione di nuoto, che si guarda allo specchio e non si vede abbastanza bella ma che compensa in carattere la taglia di reggiseno.
Dall’altro abbiamo la figlia adolescente che all’improvviso perde il genitore con cui aveva maggiore empatia e che vede quel muro dell’incomunicabilità tipico degli adolescenti, diventare più spesso.

Never Have I Ever” riesce con abilità a mescolare dramma e commedia, restituendoci un ritratto realistico della vita di una ragazza indiana di quindici anni.
Forte dell’esperienza personale di Mindy Kaling e dell’interpretazione della giovanissima (18 anni) Maitreyi Ramakrishnan, Devi coinvolge lo spettatore in un girotondo di emozioni che mai pensavo avrebbero potuto colpirmi in una serie sugli adolescenti.
Lontana anni luce dai problemi di molti liceali della tv (geniale la scena in cui Devi e sua cugina Kamala guardano “Riverdale” in TV), “Never Have I Ever” ci parla dei veri adolescenti: quelli con piccoli e grandi problemi, che cercano di bilanciare la propria vita da ragazzini con i problemi degli adulti. Quegli adulti, che dovrebbero aiutarli e guidarli, sono rappresentati con uno sguardo disincantato, pieni di difetti, a volte ciechi alle necessità dei loro figli, ma i quali in molti casi – risulta evidente allo spettatore – cercano di fare del loro meglio, con le proprie risorse.
Troppo spesso nelle serie tv i genitori sono rappresentati o come il Pessimo de’ Pessimi o come la Perfezione diventata persona. Nella realtà sappiamo che non è così e “Never Have I Ever” ci mostra anche questo.

 

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give me busted childhood toy but make it *~ f a s h i o n ~*

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Perché guardarlo?

  • Perché i personaggi sono tutti a 360°: ogni personaggio ha un’identità precisa, non ci sono stereotipi e anche quelli ai quali viene dato meno spazio, perché secondari, lasciano un’impressione precisa nello spettatore.
  • Perché Devi e la sua storia sono scritte meravigliosamente: un momento vorresti prenderla a schiaffi, il momento dopo capisci da dove arrivano i suoi problemi e vorresti disperatamente aiutarla, il momento ancora successivo tifi per lei e il suo successo. Devi è parecchio incasinata ma non è mai ovvia.
  • Perché è esilarante: nel corso di una puntata potreste essere ridotti in lacrime da risate frutto di una scrittura brillante.
  • Perché non ha paura di essere seria e profonda: i temi sono tanti e ognuno gode della giusta attenzione.
  • Perché sono 10 puntate e durano 30 minuti circa.
  • Perché se lo guardiamo in tanti gli daranno un’altra stagione e il potenziale per la crescita dei personaggi (adulti e minori) e delle storie c’è tutto.

Se “Sex Education” vi è piaciuto, allora vi piacerà anche “Never Have I Ever”.

E per chi lo avesse già visto: vi è piaciuto? Scrivetemi le vostre impressioni nei commenti.

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

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