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Pretty Little Liars | Recensione 7×14 – Power Play

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Pretty Little Liars | Recensione 7×14 – Power Play

Esistono due modi con cui posso affrontare questa recensione. Il primo implica un punto di vista analitico e “distaccato”, per quanto consentito dalla mia genetica propensione a farcire ogni frase con impressioni e opinioni personali, con cui vi illustro uno degli episodi più rivelatori della fase “A.D.” dello show, aperta con la seconda parte della sesta stagione [6B], una puntata che non cambia ma stravolge gli equilibri della storia e pone basi incredibilmente solide per la costruzione di una tranche finale di sei episodi che appare ben intenzionata a sconvolgerci l’esistenza; il secondo invece prevede un mio sfogo disperato, accompagnato da una bottiglia di bourbon, mentre lascio messaggi in preda al terrore a Marlene King, supplicandola di non spezzarmi il cuore in questo modo. E dopo una lunga notte insonne di riflessioni e dubbi, ho deciso di togliermi dall’impasse e non scegliere, abbracciando entrambe le opzioni. See you on the other side!

Quattro verità sono state rivelate in questo episodio. Quindi mi sembra doveroso cominciare da quella che considero ancora una bugia. Quasi certamente verrò smentita e non se ne parlerà più, ma se ho una certezza in questa serie è che IO non mi fido di Peter Hastings. Byron Montgomery è stato un marito e un padre tutt’altro che ideale, è stato immaturo ed egoista e soprattutto ben lontano dall’essere un modello soprattutto per una figlia che spesso era più matura di lui; Wayne Fields era il padre perfetto, coraggioso, comprensivo, protettivo, era la bussola morale della sua famiglia e in particolar modo di sua figlia Emily che ne mostra costantemente gli insegnamenti; Tom Marin … in pratica non esiste quindi la caratterizzazione non sussiste, stesso discorso in fondo anche per Kenneth DiLaurentis, genitori che non fanno né male né bene; ma Peter Hastings è stato fin dall’inizio la “pecora nera” di tutte quelle famiglie un po’ disfunzionali presenti nella serie. Superbo, oscuro, inquietante, custode di segreti che nasconde anche a discapito delle sue figlie, il nome di Peter Hastings sembra essere una costante in ogni storia taciuta a Rosewood, ogni scheletro nell’armadio, ogni … corpo sepolto in giardino. Quello che in qualsiasi altro caso sarebbe stato un confronto sentito e emozionante con una figlia la cui vita è stata appena stravolta da un suo ennesimo errore e dalla conseguente e perpetrata bugia si trasforma in realtà in un momento freddo, distaccato, anche quando dice di volerle bene, anche quando afferma di accettare il suo odio pur di proteggerla, Peter Hastings non mi sembra sincero, non mi sembra un uomo disposto a tutto pur di convincere e rassicurare sua figlia ancora in preda a una profonda crisi d’identità. Per questo motivo il suo racconto sentito, e corredato da pseudo sentimenti di ansia e preoccupazione, su come Mary Drake abbia ucciso sua sorella Jessica DiLaurentis e l’abbia seppellita nel giardino di casa Hastings solo per vendicarsi di entrambe le famiglie, per quanto mi riguarda, non regge, per troppe ragioni e la prima credo venga espressa proprio da Spencer di fronte a quella rivelazione. Mary e Jessica erano sorelle e poi erano anche di più, erano GEMELLE, quindi volenti o nolenti, complici in un legame che, com’è noto universalmente, supera qualsiasi connessione familiare, imponendosi come estremamente biunivoco, empatico e assoluto. Oltre l’odio, la vendetta e l’invidia, potrebbe davvero Mary essersi spinta a tanto, lei che non ha avuto neanche la forza di spingersi fino a quel punto con Alison? In più mi sono resa conto del fatto che non sia stata rispettata una regola praticamente ferrea di questo show, ossia l’inserimento del flashback illustrativo nel momento in cui una grande rivelazione viene svelata [ciò che ci hanno mostrato è soltanto il momento in cui Mary vede per la prima volta Spencer] e una storia come quella dell’omicidio di Jessica DiLaurentis non può essere archiviata in questo modo, basandoci solo sulle parole di Peter Hastings, ossia le parole di un uomo che avrebbe potuto avere altrettanti ottimi motivi per colpire sia Jessica sia la persona che magari pensasse fosse Mary, considerata l’enorme difficoltà che aveva nel riconoscerle.

 Sono invece molto più propensa a fidarmi delle parole di Ted, il redivivo pastore che trova adesso un improvviso ma soddisfacente coinvolgimento nella storia principale, abbastanza profondo da essere portatore di due straordinarie rivelazioni. In una fase in cui ogni ritorno nello show [tranne forse quello di Holden] non può non apportare anche solo la più piccola novità per aiutare nella costruzione di quello che sarà il quadro finale, il ritorno provvidenziale di Ted doveva obbligatoriamente portare con sé un “pezzo del puzzle” [per restare in tema] ma solo recentemente avevo intuito quale potesse essere. Inserire un personaggio già conosciuto in una dinamica familiare a dir poco complessa come quella che unisce gli Hastings, i DiLaurentis e i Drake è stata, secondo me, una scelta geniale per l’evoluzione della storia in quanto è servita a fornire immediatamente due risposte essenziali. L’affetto sincero che ancora lega Ted ad Hanna e soprattutto la coerente personalità bonaria dell’uomo lo hanno spinto a rivelare ben presto la verità sulla sua passata relazione con Mary Drake ma soprattutto ad accettare le responsabilità per l’effettiva paternità di Charles/Charlotte, una paternità di cui lui per primo ignorava l’esistenza, avendo sempre considerato Charles solo uno dei ragazzi del suo campo estivo. Ma a mio parere, la notizia che porta la storia a un livello superiore adesso riguarda Lucas e l’amicizia che, a quanto sembra, lo avvicinava al piccolo Charles, un legame che ora porta nuova luce anche sul ritorno del ragazzo a Rosewood e sulla sua costante e provvidenziale presenza nella vita di Hanna.

E infine l’ultima rivelazione concessa in questo episodio riguarda Alison e il suo turno da incubo nel gioco di A.D.. La teoria era già in voga nel fandom a partire dall’annuncio della gravidanza di Ali ma la conferma di una tale follia ha mostrato quanto oltre si sia spinto il gioco di A.D. in questa occasione. Accompagnata da un’interpretazione di tutto rispetto di Sasha Pieterse, la scena che rivela la verità sulla natura della gravidanza apre anche gli occhi sui limiti ormai oltrepassati da quest’ultima nemesi, le cui azioni adesso assumono nuovamente un altro spessore. Come ho già ripetuto nelle precedenti recensioni, lo stile di A.D. appare spesso confuso e quest’ultima rivelazione ne è a mio parere l’ennesima prova. Dalla debolezza dei “turni” di Spencer e Emily, passando per quel vago disinteresse per Hanna, si arriva ora a una shockante violazione della più profonda intimità di Alison e di Emily, un gesto che sembra superare improvvisamente tutto ciò che è stato fatto precedentemente, a partire dall’arrivo di A.D. sulle scene. Oltre l’omicidio di Sara, oltre anche il rapimento di Hanna, ciò che personalmente mi disturba di questa storyline è il modo in cui questa nemesi nell’ombra abbia cominciato a “giocare” anche con i corpi delle ragazze, raggiungendo in questo modo un’inquietante disumanità che finora non aveva ancora dimostrato e svelando un ulteriore lato di sé che continua a confondermi ma adesso anche a spaventarmi per quei limiti che sembra non possedere più.

E adesso arriviamo alle dolenti note. Sarò sincera: io non ci credo. Da qualunque lato io provi a guardare questa storia, mi appare completamente folle e concretamente impossibile. Sarò in puro “denial”? Molto probabile ma non riesco davvero a credere a ciò che mi stanno “vendendo” con così tenace e improvvisa convinzione. C’è un aspetto di questa storyline che è stato evidenziato perfettamente da Sydney e che anch’io ho riconosciuto come preponderante nel personaggio: Aria era ormai al limite della disperazione.

I ricatti, i messaggi, le ferite, Ezra, Nicole, il matrimonio in perenne stand-by, la perdita del controllo su qualsiasi aspetto della sua vita, sono tutti elementi che hanno contribuito a sgretolare progressivamente la lucidità di Aria, conducendola inevitabilmente sull’orlo del baratro della disperazione molto prima dell’arrivo del suo turno, una condizione fin troppo favorevole per A.D. a cui bastava solo una spinta. O la leva giusta per convincerla ad aggirare l’abisso utilizzando il sentiero nascosto. Quindi sì, razionalmente forse i presupposti per un gesto disperato e per un egoistico bisogno di lasciare tutto e salvarsi potrebbero essere ritrovati. Se non parlassimo di Aria Montgomery. Emotivamente, potrei dirvi quanto assolutamente impensabile sia per me prendere anche solo in considerazione questa ipotesi avendo assistito per anni a un legame puro, intenso e assoluto in grado di affrontare qualsiasi “colpo basso” la vita riservasse proprio grazie a quel fronte unito che Aria, Spencer, Hanna e Emily hanno creato la prima volta in cui tutto è iniziato e che da allora non hanno mai abbandonato. Potrei ricordare tutti i ricatti, le vessazioni, le perpetrate torture psicologiche che le liars hanno subito, vissuto e superato fianco a fianco, cercando e trovando l’una nelle altre la ragione per rialzarsi dopo ogni caduta. O semplicemente potrei anche ricordarvi che questo è già accaduto. Non è solo il lato più sentimentale di me infatti a ripudiare con convinzione l’idea che Aria possa davvero tagliare la proverbiale corda per salvarsi, lasciando le sue amiche nelle grinfie di A.D. ed entrando addirittura a far parte della “squadra vincente”, ma è anche o soprattutto una razionale esperienza acquisita nella serie a farmi dubitare fortemente di questa possibilità, qualsiasi sia l’oscuro segreto nascosto nel dossier che la signora DiLaurentis aveva costruito su Aria. Nella terza stagione infatti, Spencer e Toby si sono ritrovati “costretti” ad abbracciare una stessa decisione per il medesimo fine: arrivare ad agguantare la verità percorrendo il “cuore dell’oscurità” dall’interno. Per la prima volta dopo quell’occasione, un’altra liar ha la possibilità di accettare un’offerta che la porterebbe in pochi passi ad affiancare quella minaccia inafferrabile che continua a sfuggire a tutte loro, un’offerta che dal mio punto di vista è ancora più appetibile se considerata proprio più come una strategia che come un tradimento. Ripeto, può darsi che al momento mi stia auto-convincendo della possibilità che più desidero vedere, ma tutto è successo fin troppo rapidamente e senza una reale motivazione che mi spinga a credere a un radicale e assurdo cambio di rotta nella personalità di Aria, un personaggio fondamentale per quella costante che il cuore della serie rappresenta. Il tempo mi darà ragione o mi smentirà ma al momento io mi rifiuto di crederci, anche contro le “imposizioni” pubblicitarie che insistentemente gridano al “tradimento!”.

E in conclusione, vi lascio con un dubbio che mi perseguita da tempo ormai. Il nostro obiettivo primario è scoprire l’identità di A.D. e per farlo abbiamo sospettato anche del corriere o del postino dallo sguardo strano, ma ciò che mi domando adesso è: e se fossero davvero tutti coinvolti? Oltre Jenna e Sydney apertamente nel team ormai, cosa succederebbe se l’arma vincente di A.D. fosse proprio quella di non giocare solo ma di aver reclutato numerosi alleati, al fine di raggiungere le liars in ogni modo e in ogni momento? Abbiamo appena scoperto un inaspettato legame tra Lucas e Charlotte, e Paige continua ad essere provvidenzialmente presente nella vita di Emily, se dunque i nostri maggiori sospettati si rivelassero effettivamente tutti colpevoli?

In preda a una poco salutare condizione di terrore e ansia, io vi lascio, ricordandovi che Pretty Little Liars torna tra due settimane circa, con il tanto atteso episodio che segna il debutto alla regia della nostra unica Troian Bellisario!

Keep calm and Trust Aria, Walkerit-A.D.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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