Home Pilot Addicted Pilot Addicted | Vinyl

Pilot Addicted | Vinyl

0
Pilot Addicted | Vinyl

Ritorna la rubrica Pilot Addicted e lo fa in grande, con una serie HBO che si candida di diritto a diventare una delle più discusse di questo anno appena iniziato.
Eccovi le prime impressioni di Fran e Ale sull’episodio pilota di Vinyl.

Avevo un orecchio d’oro, una lingua svelta e due grandi palle, ma il problema diventò il mio naso, dal quale tiravo su qualsiasi cosa.

Mick Jagger, Martin Scorsese, Terence Winter, l’ambiente discografico degli anni 70, HBO: un mix esplosivo per una delle serie più attese di questo 2016.
I grandi nomi coinvolti nel progetto mi hanno convinto sin da subito a dare una chance alla nuova serie HBO sul mondo della musica. Il fatto che sia ambientato negli anni 70 è stato un ulteriore incentivo: anni di sperimentazioni musicali, di nuovi generi, di “sex, drugs and rock and roll”.
Ambientato a New York, la storia prende il via nel 1973, raccontando la vita assolutamente al limite di Richie Finestra, interpretato da Bobby Cannavale, fondatore e presidente dell’etichetta discografica American Century Records. La compagnia, dopo anni gloriosi, è in grave dissesto finanziario ed è ad un passo dall’essere venduta ad un gruppo tedesco.
Non vi aspettate solo rock: l’etichetta di Finestra spazia dal blues al neonato punk.
Il pilot, uscito dalla penna di Winter e George Mastras  e diretto dallo stesso Scorsese (così come era avvenuto per il pilota di Boardwalk Empire), è intenso e pieno all’inverosimile di avvenimenti. La durata è inusuale e lo fa somigliare più ad un film a sé stante che ad un vero e proprio episodio (113 minuti).
Gli anni 70 sono rappresentati con tutti i pregi ed i difetti dell’epoca, accentuati notevolmente dall’ambiente che si va a raccontare – e presumo che Mick Jagger abbia contribuito notevolmente a delineare quegli anni di eccessi.
Il giudizio sull’episodio pilota è positivo, anche se sento di promuoverlo con riserva.
Potrei definirlo con una sola parola: TROPPO.
Ho avuto l’impressione che si siano volute inserire troppe trame per un episodio di introduzione, concludendo con un finale a dir poco surreale.
Concludo con una piccola curiosità: nel cast troviamo anche il figlio di Mick Jagger, James, da quel che si è visto destinato ad avere un ruolo centrale nelle prossime puntate.
Fran

A incuriosirmi da subito riguardo questa novità HBO sono stati, senza ombra di dubbio, alcuni grossi nomi coinvolti (Scorsese alla direzione in primis e ovviamente Mick Jagger, un notevole plus considerando che quello che si va a raccontare è il panorama musicale in un periodo di forti cambiamenti ed eccessi). A farla da padrone in questo lunghissimo pilot (sono rimasta a bocca aperta quando ho visto la durata di oltre 100 minuti nella registrazione – per gli interessati, anche il canale Sky Atlantic trasmetterà la serie in lingua originale sottotitolata e in contemporanea con gli USA – ma col senno di poi posso dire che la notevole durata non si percepisce affatto) sono senz’altro l’ambientazione, i costumi e soprattutto la musica anni ’70 in una vera e propria giostra dei sensi. E non parlo limitatamente di rock ‘n’ roll, la musica in generale è protagonista della scena tanto e forse più dei personaggi in carne e ossa.
Parlando del cast, devo dire di aver apprezzato la resa di Bobby Cannavale del protagonista Richard Finestra, sicuramente l’unico personaggio alle cui vicende mi sono sentita interessata finora visto che tutti gli altri mi sono apparsi per ora perlopiù come un confuso contorno. Oltre alla doppia storyline di Richie e della sua casa discografica (lo vediamo in parallelo nel presente, a pochi giorni dalla scena iniziale, e nel passato, agli esordi della sua carriera, uno stile narrativo che ho personalmente apprezzato) andiamo più volte a seguire una dei suoi dipendenti, Jamie, che davvero con tutto l’impegno possibile non mi ispira niente di niente (menzione speciale però al fatto che la sottotrama della ragazza va a intrecciarsi con quella di un musicista emergente interpretato da nientemeno che James Jagger). Mi è piaciuta molto invece Olivia Wilde, nonostante sia comparsa sullo schermo letteralmente 10 minuti in totale l’ho trovata magnifica e perfettamente in character, un personaggio che credo e spero verrà sviluppato ulteriormente nei futuri episodi perché ci vedo molto più potenziale che in molti altri.
Se dovessi proprio trovare un punto negativo in questo turbolento pilot è forse il finale: le vicende personali e lavorative di Richie raggiungono già un climax notevole verso la fine del flashback, quei minuti finali mi hanno dato un senso di eccessivo (in un contesto che eccessivo lo è già per definizione, quindi non c’è bisogno di strafare), tanto che all’inizio non stavo neanche capendo se stessimo assistendo a eventi reali o ad allucinazioni dovute agli stupefacenti per quanto fossero sopra le righe.
Detto questo, trovo che in questo episodio iniziale si faccia esattamente quanto promesso dal promo, preannunciando sviluppi interessanti per un prodotto decisamente in linea con le aspettative.
Ale

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here