Non sono passati molti anni da quando per me l’estate era sinonimo di True Blood. In preda alla nostalgia (nonostante le ultime stagioni fossero state un po’ un aborto dal punto di vista creativo), mi sono accostata a Midnight, Texas con un misto di speranza e scetticismo.
Parto subito con il dire che i due prodotti sono molto diversi… e meno male! Midnight, Texas mi ha piacevolmente sorpreso non tentando nemmeno di strizzare l’occhio alla fortunata produzione HBO, anche perché:
- Non siamo su una rete via cavo, quindi possiamo dire addio a tette, culi e scene di sesso torbido (almeno per il momento).
- Gli effetti speciali li faceva meglio l’apprendista stregone con la paghetta di mio nipote.
Un’infarinatura veramente veloce sulla trama, sufficiente a darvi una minima idea di cosa sto parlando senza rovinarvi nessun colpo di scena: Manfred Bernardo (sì, lo so, non dite niente, uno con un nome così nella vita non poteva che attirare su di sé una vagonata di sfiga), un sensitivo in cerca di un posto sicuro dove stare, si trasferisce a Midnight, in Texas, su consiglio dello spirito della nonna defunta (io mi sarei affidata a Trip Advisor, ma è anche vero che io non mi chiamo Manfred Bernardo).
Arrivato sul posto scopre che la città è in realtà una sorta di rifugio per le persone che, come lui, sono dotate di poteri particolari e si ritrova di punto in bianco a far parte di una comunità molto coesa formata da vampiri, streghe, angeli e chissà che altro – si accettano scommesse su che diamine di segreto nasconda il prete.
Come ho già detto, la serie può risultare piuttosto deludente dal punto di vista tecnico e la regia non è, almeno per il momento, particolarmente brillante, però devo ammettere che questo pilot mi ha in qualche modo attirata, abbastanza da mettermi addosso la curiosità di vedere il secondo episodio.
Le premesse della trama sono buone e nel giro di quaranta minuti molta carne è già stata gettata sul fuoco. A volte le premiere mi risultano lente, a tratti stancanti, ma in questo caso non mi sono per niente annoiata e non mi sono mai trovata a guardare la barra di scorrimento di VLC per verificare quanto mancasse alla fine dell’episodio.
Se amate le storie che racchiudono in sé un pizzico di soprannaturale, mi sento quindi di consigliarvi di dare una chance a Midnight, Texas, un prodotto forse non eccelso ma che promette di regalarci tredici puntate di divertimento rilassato… sperando che io mi sbagli di grosso e che quella vibrazione alla Costantine che sento nell’aria sia solo un brivido dovuto al condizionatore lasciato acceso.
Non che avessi grandi aspettative, però sono ancora in dubbio sul proseguire o meno con la seconda puntata. Forse la tizia che ha rigettato acqua per quindici minuti filati mi ha un po’ schifato. Devo ancora capire… anche se Manfred Bernardo è di per sè una valida motivazione. MANFRED BERNARDO, povero figliolo, a volte ci mettono un impegno tale che mi fanno rimpiangere i buoni vecchi John Smith
Manfred Bernardo non si può sentire proprio! La tipa avrei preferito fosse morta in modo diverso pure io perché quel suono e quell’effetto di canale di scolo perenne erano sinceramente parecchio bleah.
Guarderò sicuramente il secondo episodio perché, mannaggia a me, la trama mi ha preso e subodoro il potenziale per del trash (non mi deludete, pliz! *_*)