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Pilot Addicted | Conviction

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Pilot Addicted | Conviction

Una nuova serie tv è sbarcata ieri sera sugli schermi statunitensi presentando il suo episodio “pilota” sul network nazionale ABC. “Conviction”, appartenente al genere legal drama, ruota intorno alle vicende di un nuovo team di avvocati, (la Conviction Integrity Unit) capitanati dall’ex first daughter Hayes Morrison, ribelle e problematica, e incaricati di riaprire e rivedere casi ormai chiusi per accertarsi dell’esattezza della condanna e dell’effettiva colpevolezza del condannato. Sam, Syl e WalkeRita hanno seguito per noi questo nuovo pilot e queste sono le loro prime impressioni a riguardo.

 

Vi racconterò questo pilot da due punti di vista, entrambi miei ovviamente ma tranquilli, non sono diventata ancora del tutto bipolare (anche se sono su una buona strada), perché sono fondamentalmente due idee che ho sviluppato fin dall’inizio della promozione di questa nuova serie tv, a partire dai primi trailer, dal genere e probabilmente anche dal casting. Vi dico questo perché la prima parte di me, quella estremamente soggettiva e totalmente personale, non aveva alcun dubbio su un solo aspetto di questo show e il pilot le ha dato la conferma: Hayley Atwell fa probabilmente più della metà del lavoro dell’intera serie, motivo per cui la ABC ha voluto fortemente che fosse protagonista (anche se non la meritano affatto). Hayley Atwell è per me il tipo di attrice che non lascia particolare spazio all’indecisione o al dubbio, lei arriva, travolge e conquista, vince sempre a mani basse perché la passione che porta con sé in ogni personaggio è assoluta, totale, unica. In un ruolo che non potrebbe essere più diverso dall’iconica e indimenticabile Peggy Carter, la sua Hayes Morrison vive attraverso i suoi occhi, attraverso la sua lingua cinica e pungente, attraverso quelle espressioni che lasciano intravedere un mondo dietro, un passato che ci viene solo accennato ma che già sentiamo di conoscere grazie a lei, grazie a un’interprete che indossa perfettamente il suo personaggio per mostrarcelo interamente nella sua complessità. Mi sto soffermando sul lavoro della Atwell perché quando conosciamo Hayes Morrison, il personaggio, così come in fondo la serie che guida, sulla carta, non brilla esattamente per originalità: Hayes è una ex first daughter che ha vissuto la sua vita all’insegna della ribellione, che, nonostante sia una donna adulta, cerca ancora disperatamente nuovi modi per far scalpore, per far parlare di sé, per colpire in qualche modo quei genitori con cui evidentemente non ha un rapporto idilliaco, nonostante quel suo bisogno quasi istintivo di compiacere sua madre, e già qui Freud avrebbe di che parlare per almeno due stagioni. Ma più andiamo avanti, più Hayley Atwell ci permette di conoscere la sua Hayes, più questa donna si colora di nuove e quasi impercettibili sfumature. L’estrema sicurezza di sé si trasforma in radicata convinzione di non essere mai all’altezza, la noncuranza del pensiero altrui è in realtà la conseguenza del desiderio di essere apprezzata per quello che vale (che è tanto), cercare di respingere con orgoglio le emozioni è il più classico meccanismo di difesa di chi forse non ha mai avuto radici affettive, ad esclusione probabilmente di suo fratello che sembra essere il suo rifugio sicuro. L’unico aspetto di Hayes Morrison che resta invariato ed evidente dall’inizio alla fine del pilot è il potenziale travolgente che dimostra nel suo nuovo lavoro, con più consapevolezza di sé e maggiore stabilità individuale, Hayes Morrison è il tipo di donna e di avvocato in grado scendere nell’arena con i leoni più agguerriti e uscirne vincitrice con i vestiti ancora stirati.

Il secondo punto di vista con cui vi racconto questa storia si amplia un po’ e coinvolge l’intera serie, con occhio “appena” più critico ma sempre soggettivo. Come avevo immaginato dai primi trailer, “Conviction” potrebbe essere una rivelazione o potrebbe essere una meteora, dipende da “loro” (ma anche dagli ascolti e dai boss della ABC) e da come sceglieranno di giocarsi quel “quid” in più che lo show secondo me possiede. Esattamente come il personaggio di Hayes, “Conviction” percorre una strada già battuta, da “Scandal” in particolar modo, ma allo stesso tempo si apre a una novità indispensabile ma non scontata nel genere legal, affidandosi a questo nuovo team di avvocati, messi insieme dall’affascinante procuratore distrettuale Wallace, il cui obiettivo potrebbe essere la vera svolta per la serie. Lavorare infatti su casi ormai chiusi per essere certi, oltre ogni ragionevole dubbio, della giustizia della condanna è a mio parere un ottimo punto di partenza che differenzia la serie da tutti i modelli a cui è stata accostata e che, se sfruttato con creatività, potrebbe dare vita a numerosi scenari interessanti. La squadra di Hayes presenta personaggi per ora solo abbozzati, il “cocco” del procuratore affamato di potere (Sam), l’ex detenuto dal cuore d’oro (Frankie), la ragazza della porta accanto dall’oscuro segreto (Tess) e infine l’ex detective, schietta, diretta e di già poco incline ad accettare i modi di Hayes (Maxine), probabilmente il personaggio che, dopo la Morrison, mi ha colpito maggiormente, sia per il carattere quasi antitetico a quello di Hayes (potrebbe partire la brotp) sia per l’interprete che “conosco” da tempo, Merrin Dungey (ALIAS, Summerland, OUAT). Ottime le colonne sonore e questo è sempre un punto a favore per me; il ritmo è veloce e incalzante almeno per questo caso che aveva solo 5 giorni a disposizione per essere risolto; ordinario ma lineare lo svolgimento procedural dell’episodio. In definitiva, la serie per me è una scommessa, ampiamente vinta da Hayley Atwell, ma ancora sul tavolo per quanto riguarda lo show nella sua totalità. Personalmente, scelgo di fidarmi, ho tutte le intenzioni di innamorarmi di questo team e dei loro casi, nella speranza che gli sceneggiatori sappiano giocare con saggezza una mano non facile ma dalle possibilità sorprendenti.

– WalkeRita

 

Confesso di aver voluto guardare il pilot di “Conviction” per motivi ben poco oggettivi e cioè andare a vedere con i miei occhi chi avesse osato (provvidenzialmente – mia opinione personale) usurpare il time slot di “Castle”. Volevo anche capire come fossero fatti questi “procedurali seri” di cui il network sentiva tanto la mancanza e che doveva necessariamente posizionare il lunedì sera alle dieci.
Bene.
Al termine della visione, posso con grande sincerità ammettere che questo pilot mi è piaciuto molto, al punto da aggiungerlo subito all’infinita lista di serie tv da guardare. TvShow Time sta già ringraziando.
A sorpresa, ho avvertito la creazione immediata di un legame empatico con la protagonista, Hayes Morrison, che mi ha entusiasmato parecchio, e io non sono generalmente una persona che si affeziona subito ai personaggi alla prima messa in onda.
Non ho guardato “Agent Carter”, quindi non conoscevo Hayley Atwell, che mi ha invece colpito molto per la grande capacità interpretativa di un personaggio particolare, sopra le righe, politicamente scorretto, senza peli sulla lingua. Ci viene presentata come un’antieroina che non si scusa per quello che è e che non ha tempo per preoccuparsi di quello che pensa la gente di lei.
Amo questo genere di personaggio femminile e lo trovo molto rilassante e rinfrescante. Invero, non si riduce solo alla bad girl ribelle in lotta con la famiglia conservatrice e ipocrita, perché già in questa puntata è possibile scorgere molti altri strati della personalità di Hayes – alcuni in contraddizione tra loro – che la rendono immediatamente molto umana e avvicinabile, perché nascondono, sotto la superficie intrisa di cliché, un desiderio di giustizia, di mettersi in gioco, di trovare la propria strada, di dedicarsi a una causa più grande che è ben vivo in lei. Si sente battere la passione, sotto quei vestiti firmati e quella voce da dopo sbornia.
Non è la donna tutta d’un pezzo, incurante e sprezzante della realtà in cui vive, che vuole mostrare perfino a se stessa. È una persona fragile che si è costruita una corazza per sopravvivere al suo ruolo di figlia del Presidente e che ha avuto a che fare con menzogne e complotti fin dall’infanzia, che è stata probabilmente molto infelice. Quello che mi ha divertito di più, però, sono state molte battute sfacciate e impertinenti con le quali ha messo a tacere/tentato di sconvolgere (riuscendoci!) il suo nuovo staff. Mi è sembrata, soprattutto nella prima parte, una mina vagante pronta a far danni!

Credo che sarà difficile battere questa uscita. (Che cosa vorrebbe dire, tra l’altro?)

This color makes me look like I have HPV.

Gli altri componenti della squadra sono ancora da inquadrare. Posso dire che, al momento, mi ha fatto una notevole impressione l’ex detective della polizia di New York (è stato difficile non pensare a Beckett, vero?), che ho trovato la perfetta spalla per la protagonista, perché è il suo perfetto contraltare. Inoltre, mi piace molto quando si confrontano due donne della stessa tempra.
Sono anche molto curiosa di scoprire di più di Tess, la ragazza bionda che sembra tremare davanti al primo alito di vento, ma che credo sia un personaggio molto più interessante di quanto voglia apparire.
Ovviamente non poteva mancare “il profumo di ship” e l’inevitabile sexual tension con il procuratore distrettuale, che però, al momento, non ho trovato così irresistibile, a parte sorrisi e ammiccamenti vari. Vorrei già consigliare a Hayes di trovarsene un altro che faccia meno smorfie, il che la dice lunga su quanto io sia già schierata al fianco della protagonista.

In conclusione, io mi sento di consigliarlo. Non è la grande scoperta della stagione autunnale come “This Is Us” (non è nemmeno “Castle”, ci tengo a dirlo), ma credo che abbia molto potenziale, che però va sviluppato con attenzione. In primo luogo per non diventare un clone di “The Catch”, che trovavo già molto simile a Scandal, in certe inquadrature e scelte stilistiche (in effetti sono convinta che “Conviction” fosse inizialmente destinato a sostituire “Scandal” il giovedì sera al posto di “Notorious”), e, inoltre, spero non cada nello schema prevedibile di tirar fuori di prigione l’imputato del giorno a fine puntata, ogni volta.
Non ho disdegnato nemmeno l’ingerenza politica sullo sfondo dell’indagine prettamente poliziesca. È vero che si finisce sempre a parlare di ricatti e di immagine pubblica da preservare, ma quando si sceglie come premessa quella di essere la figlia dell’ex Presidente, per forza di cose l’esposizione mediatica e la differenza tra vita pubblica e vita privata la fanno da padroni.
In sintesi, per me promosso!

– Syl

 

Eccoci qui per un altro Pilot Addicted e, come già illustrato, parliamo di “Conviction”.
Ho deciso di guardare questo pilot principalmente per Hayley Atwell, splendida interprete di Peggy Carter. La cancellazione del relativo show mi ha rattristato perché era realizzato benissimo sotto tutti gli aspetti: divertente, spumeggiante, con un’ambientazione fine anni ’40 bellissima, costumi e musica assolutamente perfetti. E i personaggi, sia gli “eroi” che gli antagonisti e/o i villain erano davvero ben riusciti. Infine, particolare non secondario, Peggy Carter era una splendida protagonista principale, intelligente, decisa, più in gamba degli uomini che la attorniavano. Oggi le eroine femminili che corrispondono a tale descrizione sono tante, per fortuna, ma vederne una nel secondo dopoguerra (una che addirittura è uno dei fondatori dello SHIELD nell’universo Marvel) era particolarmente significativo.
Quindi, la notizia che Hayley aveva ottenuto il ruolo per un nuovo pilot, mesi fa, è stato il chiaro e triste segnale che “Agent Carter” non sarebbe stato rinnovato, “the horror”, ma allo stesso tempo non si può non dare una possibilità a un nuovo show con Hayley Atwell.

Ed ecco cosa mi ha condotto qui, per cui, parliamo di questo primo episodio. Non ripeterò la trama generale, una volta basta e avanza.
Ora, ovviamente questo pilot non è perfetto, ma d’altronde non lo sono quasi mai.
Manca una maggior contestualizzazione iniziale, niente di lungo e noioso, ma magari un breve flashback da inserire poco dopo l’incipit della puntata; inoltre, per il fatto di essere un legal-procedural (un altro?! Già… gli Stati Uniti sono il Paese del legal e dei procedural) e per il lavoro svolto dalla squadra di cui Hayes Morrison, la protagonista interpretata da Hayley Atwell, è capo c’è una palese analogia con “Scandal” (rispetto al quale, però, “Conviction” sembra essere meno ambizioso); infine, non tutti i membri della squadra che Hayes si ritrova a comandare suscitano particolare interesse (personalmente quelli che mi hanno colpito di più sono Maxine Bohen, interpretata da Merrin Dungey, la Ursula di “Once Upon A Time” e, soprattutto, ex membro del cast di “Alias”, e Tess Larson, interpretata da Emily Kinney, che ha lavorato in “The Walking Dead”, “Arrow”, “Master Of Sex”…).

Tuttavia, come dicevo, quasi mai i pilot sono perfetti e questo ha un certo appeal, nonostante i difetti, sembra avere del potenziale: in primo luogo, proprio grazie a Hayley Atwell, favolosa come sempre, e al suo personaggio, che sembra una versione femminile e molto più scatenata e problematica di Harvey Specter, ma con la sua stessa sicurezza e sfrontatezza (che alcuni chiamerebbero arroganza, certo, ma fa parte del fascino di questo tipo di persone), mente straordinaria e charme (davvero apprezzabile l’unione del suo carattere niente affatto malleabile alla meravigliosa femminilità di Hayley Atwell, il tutto sottolineato dal look creato per Hayes); i rapporti che legano Hayes a vari personaggi, tra cui lo stesso procuratore che la mette a capo della squadra (la Conviction Integrity Unit, per l’appunto), sono interessanti, così come lo sono i background di alcuni membri della squadra stessa, particolare che potrebbe rivelare intriganti sorprese, se ben sfruttato e sviluppato.
Inoltre, a differenziarlo da “Scandal”, ad esempio, c’è il fatto che i casi di cui la squadra si deve occupare non sono “in itinere”, ma sono già chiusi e la UCI ha un lasso di tempo per controllare quelli che sceglie di rivedere, al fine di appurare se davvero giustizia sia stata fatta; altro particolare, tali casi non riguardano membri influenti della politica americana, ma persone normali.
L’inizio dell’episodio, il suo incipit, per così dire, è davvero spumeggiante, con una bella colonna sonora, così come lo è il finale.
Altro aspetto positivo che ho apprezzato è la “costruzione tecnica” della narrazione, per così dire: la squadra avrà ogni volta cinque giorni di tempo per rianalizzare il caso e lo scorrere dei giorni viene sottolineato e rappresentato come se si fosse su una scena del crimine, con i numeri che indicano i vari particolari rilevati su essa (e che sono possibili indizi per l’indagine).

Vedrò anche i prossimi episodi, sperando che i difetti siano corretti e colmati nel corso di essi, perché se così fosse lo show potrebbe rivelarsi davvero piacevole da guardare.

– Sam

 

Vi lasciamo con il promo del prossimo episodio.

 

 

 

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