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Pilot Addicted | Agent Carter

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Pilot Addicted | Agent Carter

A distanza di pochi giorni dall’uscita di Galavant arriva anche un altro pilot, sto parlando di quello di Agent Carter.
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Da fan dei fumetti e del primo “Capitan America”, è stato impossibile arrivare priva di aspettative per questa serie che, ammetto, attendevo con trepidazione. Ed il pilot mi ha soddisfatto, a parte un piccolo problema di cui parlerò in seguito.
La trama riprende le fila del primo film su “Capitan America”: Steve Rogers (grazie per averci mostrato Chris Evans, è sempre un piacere) è scomparso in missione, la guerra Mondiale e contro l’Idra è finita e la straordinaria agente Peggy Carter è tornata a lavorare per la SSR dove però regna la misoginia tipica degli anni ’50 ed è relegata ad un ruolo subordinato. La quotidianità frustrante da segretaria, viene però scossa quando Howard Stark- amico di Peggy di lunga data e commilitone di Steve Rogers- viene incastrato ed accusato di alto tradimento: Stark si ritrova a chiedere auto alla vecchia amica che farà del ritrovare i progetti e manufatti di Stark, il proprio obbiettivo, il tutto ovviamente alle spalle della SSR.
Lo spunto per la serie mi è piaciuto molto: l’idea di coinvolgere Peggy nella ricerca di manufatti pericolosi ed il tutto alle spalle dell’agenzia per cui lavora, offrirà suspance e colpi di scena interessanti. Molto ben fatta anche l’ambientazione: dai costumi alle musiche, alle armi (mi ha colpito il modo in cui impugnano le pistole, a tratti mi ha ricordato i polizieschi anni ’50), al lessico usato per la sceneggiatura; non una sola cosa fuori posto.
Per quanto riguarda il casting, poi, la scelta di mantenere Hayley Atwell come Peggy Carter è stata vincente: l’attrice inglese è bella e brava e già nel film aveva fatto un buon lavoro. Non posso poi che gioire (ok, forse sono più i miei ormoni a gioire) nel vedere che anche Dominic Cooper/Howard Stark (paparino di Iron Man) tornerà ogni tanto nei panni del fondatore delle Stark Industries. I comprimari scelti sono, poi, interessanti: James D’Arcy nei panni di Jarvis, il maggiordono di Stark che aiuterà Peggy nella sua missione formando un dynamic duo niente male, è praticamente perfetto, stesso dicasi per le altre facce note del pilot: Chad Michael Murray (“Gilmore Girls”, “One Tree Hill”) torna sulle scene con un personaggio un po’ stereotipato che spero saprà svincolarsi con il procedere della serie; Enver Gjokaj (“The witches of East End”, “Rizzoli & Isles”, “Extant”) nei panni di Daniel Sousa mi è piaciuto molto così come Lindsey Fonseca (“How I Met Your Mother”, “Nikita”) che torna in una spy story .
Una serie fatta su misura per gli appassionati ed informati che però potrebbe risultare faticosa per chi non conosca i retroscena (tramite fumetto, il primo film su Capitan America o wikipedia) delle vicende. Ve la consiglio comunque fortemente e se avete dubbi, non abbiate paura: chiedete a internet o recuperate il primo “Capitan America”, ne vale la pena.
-The Lady And The Band

Aspettavo questa serie praticamente dal suo annuncio e nel frattempo avevo avuto la possibilità di rifarmi gli occhi nelle manciate di minuti che la serie madre (Agents of S.H.I.E.L.D.) gli aveva concesso per cominciare a farsi conoscere, per dimostrare che l’arrivo di Peggy Carter sul nostro schermo era IMMINENTE. Alla luce di questo pilot posso finalmente dire che l’attesa è stata ripagata e ancora una volta la Marvel mi ha soddisfatta pienamente. Voglio dire, dopotutto come potevo non adorare una serie il cui cast vanta i nomi di Hayley Atwell, Dominic Cooper, anche se solo come personaggio ricorrente, Enver Gjokaj, amato e osannato in Dollhouse, Chad Michael Murray e James D’Arcy?
La storia riprende praticamente da dove l’ avevamo lasciata in Captain American: The First Advengers con una Peggy che ancora soffre per il sacrificio e la scomparsa dell’uomo che amava ma che allo stesso tempo è andata avanti con la sua vita. Corre il 1946, la guerra ormai appartiene al passato e Peggy mette a disposizione le sue competenze nell’SRR e nel frattempo agisce in solitaria per dimostrare che il suo amico Howard Stark non è il traditore che tutto descrivono. In questa missione la donna verrà supportata dal maggiordomo di Stark, Edwin Jarvis, e insieme avranno il compito di recuperare tutte le pericolose armi che gli son state rubate.
Questa è in generale la trama, ma anche una persona che non ha mai visto i film precedenti allo show o la serie madre potrebbe benissimo avventurarsi in questo Agent Carter che ha tutte le carte in regola per diventare spettacolare. Punto forte, non c’è nemmeno bisogno di nasconderlo, è la protagonista, una donna di cui è difficile non innamorarsi, forte e risoluta in un tempo in cui purtroppo, come evidenziato dal comportamento dei suoi colleghi, le donne non venivano prese troppo sul serio. Altra dinamica interessante sarà sicuramente quella tra lei e Jarvis, personaggio che sinceramente già adoro, e che aiuterà Peggy nelle sue rischiose missioni. Dunque, amanti della Marvel fiondatevi subito su questo pilot perché questa Agente Carter promette veramente BENE.
-Claw

Da grande voglio essere come Peggy Carter. Cioè… Ci sono già, grande come Peggy Carter, ma voglio davvero essere come lei. Il suo personaggio mi era piaciuto già in Captain America e dopo il pilot di Agent Carter me ne sono letteralmente INNAMORATA. Peggy è fantastica: femminile, prorompente, colorata in un mondo di pinguini in grigio, luminosa e badass quanto basta. E’ DONNA nel migliore dei sensi, con le sue labbra rosse e gli occhioni grandi e dolci, è intelligente, piena di risorse e coraggiosa. In più tiene testa ad uno Stark, che sappiamo non essere cosa da poco… Già. Tenere testa a quel branco di misogini imbecilli di cui è circondata a lavoro è poca cosa davvero, se si riesce a confrontarsi e vincere contro Howard Stark. Agent Carter è un po’ il manifesto dell’America del dopoguerra, dove gli uomini non parlano altro che del loro passato di militari e le donne, si suppone, devono restare al loro posto tra centralini del telefono, carriere mancate a Broadway, segretariato e convitti dove le signorine per bene ma emancipate restano nell’attesa di trovare un marito che si prenda cura di loro. In questi standardizzati anni ’50, la MARVEL piazza una serie di personaggi icona dei quali ha già accennato qui e là nei suoi film. Personaggi dei quali il pubblico VUOLE sapere di più. Personaggi che, vuoi per motivi di tempo e vuoi per motivi di marketing, non meritano un film ma nemmeno meritano di essere lasciati nel dimenticatoio. Ed ecco che vediamo più nel dettaglio da chi Tony Stark/Ironman ha ereditato non solo la genialità, ma anche l’amore per le donne e la passione sfrenata per la bella vita. Soprattutto, vediamo da chi ha ereditato Jarvis. O meglio, vediamo il vero Edwin Jarvis (nella storia dell’universo MARVEL prima maggiordomo di Howard Stark, poi di Tony e poi dei Vendicatori, dei quali diventa anche confidente ed amico) a cui Tony si è ispirato per costruire quel J.A.R.V.I.S. (Just A Rather Very Intelligent Service) che ha preso il posto del personaggio in carne ed ossa nell’universo dei nuovi film. Jarvis, inglese compassato abituato alle intemperanze del proprio datore di lavoro, sorprendentemente si rivela importantissimo per Peggy. Non solo la aiuta in una situazione spinosa, ma sottolinea come l’indipendenza ad ogni costo non sia sempre una buona cosa. In un mondo che vede la donna come fintamente emancipata e comunque schiava dei bisogni dell’uomo, Peggy lotta fieramente per trovare un posto per se che esalti e sfrutti le incredibili doti che si ritrova… e rischia di fallire, a causa della misoginia imperante che la vede solo come ex relazione amorosa di Cap e che porta gli uomini attorno a lei a parlarne come di una “facile”, a sottovalutarla, a relegarla a prendersi cura del telefono o ad archiviare cartelle o a disgustarsi del solo sentir parlare di “problemi femminili” (E non illudetevi: al tempo era veramente così.) Questo è il principale motivo che la spinge ad agire, ad andare in aiuto di Stark, a scrollarsi di dosso la malinconia di un lavoro che non la valorizza. Questo è il motivo che la spinge a voler fare tutto da sola, senza aiuto: dimostrare a se stessa ed al mondo che essere donna non vuol dire essere da meno di un uomo. E in questo esagera. Perché, se pur vero che per catturare un cattivo non ci vuole necessariamente un uomo, quando si ha a che fare con un’intera fabbrica in implosione un aiutino serve eccome. E per fortuna c’è Jarvis, con la sua discrezione e con la tipica calma inglese, a recuperarla con un’auto all’ultimo minuto, dimostrando forse che non sempre il chiedere aiuto è indice di incompetenza. Riassumendo: Agent Carter ha tutto quello che serve per intrattenere. Una protagonista bellissima e tostissima. Nemici convincenti. Riferimenti alle più estese saghe MARVEL che amiamo. Un paio di comprimari già ben definiti ed efficaci. Una realtà ed un’ambientazione riprodotte davvero minuziosamente, sia attraverso costumi e dialoghi che attraverso musiche, scenografie e luci (tutto è pervaso da un’atmosfera patinata che ben si sposa con un flashback sul dopoguerra.)
Aggiungiamoci azione, avventura, marchingegni al limite del credibile (buoni e cattivi nell’universo MARVEL hanno sempre i giocattoli migliori), il fenomenale accento inglese di D’Arcy,  i 40 minuti di episodio passeranno così in fretta che non ve ne accorgerete nemmeno. Se proprio dobbiamo trovare un difetto a questo pilot, è forse l’eccessiva standardizzazione di alcuni personaggi secondari come l’amica cameriera/futura cantante, il capo indifferente e l’agente str***o, unto, puzzone ed insolente al quale avrei voluto spaccare le rotule a mazzate. E la dovuta sospensione dell’incredulità nel vedere una fabbrica ENORME implodere su se stessa ed un’automobile che fa al massimo gli 80 all’ora riuscire a svignarsela. Per il resto, Agent Carter sfiora il mio personale standard di perfezione per quel che riguarda le serie basate su fumetti, compresa l’ovvia e commovente citazione di Cap ad inizio pilot (della quale non sapevo nulla e che mi ha quasi fatto saltare un ventricolo).
Agent Carter, per tutti i fan MARVEL e i fan di Agents of S.H.I.E.L.D., è davvero imperdibile!
-Ocean

Voi avete visto questo pilot? Cosa ne pensate? Condividete le vostre impressioni nei commenti!

1 COMMENT

  1. quello che di certo la ABC ha imparato è di inserire magari le nuove serie tv mentre le altre sono in pausa, in questo caso Agent Carter “sostituisce” Agents of Shield che tornerà a marzo, e la scelta si è rivelata vincente! da quanto ho letto sui ratings sembra sia andato bene ^-^
    idem Galavant per OUAT

    sì i primi 2 episodi sono stati godibili e carichi di azione, e come avete detto rivedere Chris Evans nei panni del nostro Captain America è sempre un piacere, ma quanto è dolce poi Peggy che insieme a Jarvis ricorda Steve?? Awww lo amava davvero, deve essere stato straziante dirgli addio “a distanza” :'(

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