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Person of Interest | Recensione 2×21 – Zero Day

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Person of Interest | Recensione 2×21 – Zero Day

Ci sarebbero almeno una decina di citazioni con cui iniziare la recensione di questo ventunesimo episodio, ma forse la più adatta è:

Can You Hear Me?

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“Zero Day” è la cronaca delle ultime ventiquattro ore prima dell’attacco alla Mascìn. Cosa succede in queste ventiquattro ore? Tanto, troppo.

In qualche modo la Mascìn riesce a dare un nuovo numero, quello di un certo Ernest Thornhill. Per Reese e Finch stavolta, però, sembra davvero un caso impossibile: di Ernest non c’è traccia, tanto che Reese si ritrova, letteralmente, ad inseguire macchine vuote per la città. Un fantasma? No, il prodotto di un istinto di sopravvivenza. Insomma, Ernest Thornhill è la Macchina.

E’ lei la vera protagonista di questo pre-finale: capace di crearsi una propria identità, prenotare voli, viaggi e auto a noleggio; capace soprattutto di stampare i suoi ricordi per poi reinserirli dopo “la tempesta” (che fa un po’ Memento e il suo “Ricordati di ricordare”). A voler spiegare bene cosa sia in realtà la Mascìn, cito Finch, che in una delle scene più belle dell’episodio, dice a Root: «Tu la chiami vita, io la chiamo Macchina, la verità sta da qualche parte nel mezzo».

In una puntata incentrata sulla Mascìn, non poteva non essere dato altrettanto spazio al suo creatore. Grazie ai tanto adorati flashback, riviviamo alcuni momenti importanti della vita di Finch: il momento in cui decide di sposare Grace e brinda con il suo socio e amico Nathan ad una nuova vita senza menzogne, “the proposal”, scena deliziosa con tanto di musica in sottofondo e futuro sposo in ginocchio, ripresa da uno dei tanti occhi della sua “creatura” (ennesimo tocco di classe degli autori), ma anche il momento in cui Harold scopre che Nathan ha iniziato ad usare la Mascìn anche per salvare le persone così dette “irrelevanti”, decidendo così di fermarlo. Significativa è l’ultima scena dell’ultimo flashback: nel momento in cui Finch ferma l’operazione, la Macchina segnala proprio il numero di Nathan, invano. Cosa sarà successo al socio? Sarà stata la sua morte a far cambiare idea ad Harold sull’uso della Mascìn? Attraverso i flashback, inoltre, scopriamo che Harold Finch non è il suo vero nome, probabilmente cambiato per quelli che Nathan definisce “peccatucci di gioventù” (sedizione? rivolta armata?).

Insomma, che Harold fosse uno pieno di segreti l’avevamo capito già da un po’. L’ha capito anche John, che in questa puntata, incontra il “nemico”, ovvero Mr Information, che gli rivela che il responsabile di tutto quello che sta accadendo altri non è che la stessa persona che ha venduto il famoso laptop ai cinesi, laptop che lo stesso Reese e Kara erano stati mandati a recuperare: Harold Finch. L’espressione di Reese al nome del suo amico, responsabile quindi di parecchie sue sfortune, era tutto un programma e una delle curiosità maggiori ora  sarà vedere il confronto tra i due. Anche perché, anche in quest’episodio, abbiamo visto quanto Reese tenga a Finch.

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E Finch invece? Primo lo “incastra”, così da tenerlo occupato mentre lui decide di incontrare Root, poi rimedia, facendo in modo che anche Reese abbia accesso alla Macchina, per salvarla. Da Mr Information, ma soprattutto da Root.

Come già successo nel finale della prima stagione, la nostra hacker psicopatica torna protagonista e ancora una volta disposta a tutto pur di rendere libera la Mascìn. Sebbene il mio badass preferito rimanga Elias, devo ammettere che Ms Groves è davvero un personaggio affascinante e divertente, soprattutto quando si definisce non- sociopatica, o chiama John “puppy”. La rivedremo nella terza stagione o ce la giocheremo in questo finale?

Ma in Person of Interest, si sa, non si fanno mancare niente e mentre succede tutto questo, l’HR incastra Carter, decisa a smascherarli e distruggerli, e quindi troppo pericolosa. Povera Joss, cosa le succederà questa volta?

Cosa non è successo in questa puntata? E’ stato un episodio stratosferico, uno di quelli che in una serie “normale” sarebbe stato tranquillamente un finale di stagione, uno di quelli che non durano quaranta minuti, ma sessanta, ottanta… troppe le scene meravigliose, da rivedere una, due, tre volte, per poterle analizzare e quindi commentare meglio. Insomma, ‘na faticaccia! (Luca, mi leggi?).

Ma poi arrivi alla fine e ti ritrovi così:

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e sette giorni di attesa sembrano essere davvero troppi. Soprattutto, ogni predizione sul finale sembra un inutile azzardo, visto come ci hanno abituato Nolan e Plageman in queste due stagioni. Ma se proprio non potete farne a meno, questo è il promo del finale di stagione: come andrà a finire?


http://www.youtube.com/watch?v=-jHNfbNNT9E

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