Home News Once Upon a Time | Secondo Robin Hood il Principe dei Ladri di Kevin Costner era ‘troppo divertente’

Once Upon a Time | Secondo Robin Hood il Principe dei Ladri di Kevin Costner era ‘troppo divertente’

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Once Upon a Time | Secondo Robin Hood il Principe dei Ladri di Kevin Costner era ‘troppo divertente’

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Sembra che Sean Maguire sia pronto per la sua carriera da fiaba. L’attore inglese, che interpreta Robin Hood in Once Upon a Time e che colpisce al cuore le spettatrici in estasi, è stato promosso a series regular. Questo ruolo importante è arrivato dopo il successo nei panni di un ex giocatore di football alla deriva nella soap EastEnders, molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo, dopo aver accumulato otto singoli nella classifica dei 40 singoli top nel Regno Unito a metà dagli anni 90 e dato ordini a Martin Short nei panni del Principe Azzurro nel film tv “Prince Charming”.

Ma non è tutto oro quel che luccica, soprattutto la fama, ci ha detto l’attore trentanovenne durante un giorno di pausa a Vancouver. La serie, che vede tra i protagonisti personaggi iconici come Tremotino e Merlino, che combattono anche nel mondo reale, ritorna domenica per la sua quinta stagione.

Buon momento per parlare?

Sean Maguire: Momento perfetto. Sono qui che bado al mio bambino di 8 settimane, quindi potreste sentire un po’ di versetti da bambino.

Questo lo renderebbe più loquace di molte delle celebrità con le quali ho parlato.

Si, probabilmente anche più di me.

Robin Hood è un personaggio che abbiamo visto molto in tv e nei film. Hai preso spunto da altre interpretazioni?

Non direi. Non mi ci sono avvicinato come ad una figura iconica. L’ho visto come un padre single a capo di un gruppo di uomini con un passato oscuro, anche se questa è una cosa che nello show non abbiamo ancora visto.

C’è una vecchia interpretazione di Robin Hood che ti è piaciuta più delle altre? 

Credo che il film con Kevin Costner sia fantasticamente sciocco. Mi è piaciuto molto. Sono contento che non abbia provato ad imitare l’accento inglese. Credo che Russel Crowe sia fantastico e, non intendo essere irrispettoso, ma quando l’ha fatto non riuscivo a capire che accetto stesse provando ad imitare.

Il tuo Robin Hood, e la serie in generale, non è terribilmente violento o grafico. E’ un’eccezione visto lo standard televisivo di questo periodo. Perché funziona?

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Detto da un neo-papà, potrebbe sembrare un cliché, ma credo che ci sia qualcosa nello stare seduto sul divano con i propri figli o nonni e nel non doversi preoccupare di scene troppo spinte. Una volta c’era il ‘Fantastico mondo Disney’ dove ci si poteva bere una tazza di te e guardare la tv con tutta la famiglia. Queste cose non esistono più. Viaggio per tutto il mondo per incontrare i fan e mi stupisco della loro passione per lo show.

Dopo il tuo anno in EastEnders hai avuto più che un piccolo assaggio della fama. Non credo che gli americani capiscano quanto lo show è conosciuto nel resto del mondo.

Quando l’ho girato, nel Regno Unito abitavano circa 60 milioni di persone e 25 milioni lo guardavano due volte a settimana. Essere famosi però ha i suoi pro e i suoi contro. In Inghilterra ci sono due forme di adorazione: “Ti amo” e “Ecco quello [parolaccia] della tv. Prendiamolo.” Quasi ogni settimana mi prendevo un pugno in faccia. Mi ha fatto rimpiangere di essere famoso per un po’.

E’ anche per questo che hai smesso di cantare?

La verità è che non ero poi molto bravo. Mi avevano offerto un contratto grazie a EastEnders, e l’ho rifiutato. Poi ho avuto un brutto incidente in moto, sono quasi morto. Mentre ero in ospedale pensavo “Bene, forse dovrei prendere questa opportunità, potrei imparare qualcosa.” In teoria doveva essere solo un singolo, ma mi sono ritrovato a farlo per tre anni. L’adulazione che deriva dall’essere una pop star di 18 anni mi piaceva, ma dentro di me sapevo che non era la mia strada. Non sono mai stato un fan del mondo del pop alla fine.

Il tuo ruolo nei panni del Principe Azzurro ti ha dato la possibilità di lavorare con Martin Short. Come è stato?

Una delle persone migliori che abbia avuto il privilegio di conoscere. E’ il raro esempio di una star di Hollywood che resta con sua moglie, che cresce i propri figli e che non si monta la testa. L’ho incontrato per caso un paio di mesi fa e abbiamo subito ripreso a fare gli idioti come una volta. Non ci sono abbastanza aggettivi per descrivere quanto sia magnifico.

Hai anche lavorato con Laurence Olivier in uno dei suoi ultimi film “A Voyage Around My Father”. Ma avevi solo cinque anni. Ti ricordi qualcosa? 

Molto poco. Mi ricordo soltanto che quella era la prima volta che viaggiavo solo con mio padre. Stavamo in un hotel e abbiamo cenato in un ristorante la sera prima dell’inizio delle riprese, una cosa insolita se i tuoi genitori hanno sei figli e la tua famiglia fa parte della classe operaia.  Mi ricordo che mio padre mi spiegò che stavo per lavorare con il migliore attore del pianeta. In quel periodo avevo una specie di ossessione per Star Wars e, quando ho finalmente incontrato Olivier, mi ricordo di aver pensato, “Ma chi è questo anziano signore? Questo non è Luke Skywalker.”

Non vuoi essere super famoso, ma visto che lavori per la ABC hai sicuramente biglietti gratis per Disneyland, vero?

Credo ci sia un accordo particolare, si, ma non è che ci diano la chiave dorata.

Ma tu sei Robin Hood!

Lo so, lo so. Ma ci sono tanti personaggi. Me li immagino davanti all’entrata che dicono che Biancaneve e i Sette Nani hanno la precedenza ed entrano per primi.

Fonte

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Valentina, classe 1991. Da piccola il suo appuntamento quasi-fisso era con Young Hercules e Xena L’addiction però è arrivata più avanti, con Lost. Ricorda un momento preciso, come un colpo di fulmine: accende la tv e appare un gruppo di persone a lei ancora sconosciute, una ragazza bionda prende la mano di un ragazzo e poi un’asiatica esclama: “Boat, Boat!”. Ecco, quello è stato IL Momento. Dopo aver recuperato telefilm che le erano inspiegabilmente sfuggiti (Buffy in primis) inizia a guardare un numero sempre crescente di serie tv, vecchie e nuove, (tanto i network “risolvono il problema" facendo stragi e cancellandone una buona percentuale) e ad affezionarsi, sempre e comunque, a quei personaggi destinati a tirare le cuoia nei modi più assurdi e dolorosi. Per ora fa la spola tra Gotham City e l’Enchanted Forest, tra il Seattle Grace e Central City, tra Baltimora e il salotto di Freddie e Stuart… Ma è sempre alla ricerca di nuove destinazioni.

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