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Mr. Robot | Recensione 2×03 – eps2.1_k3rnel-pan1c.ksd

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Mr. Robot | Recensione 2×03 – eps2.1_k3rnel-pan1c.ksd
MR. ROBOT -- "eps2.0_unm4sk%u2010pt2.tc" Episode 202 -- Pictured: Rami Malek as Elliot Alderson -- (Photo by: Peter Kramer/USA Network)

Bentornati, carissimi addicted. L’episodio di questa settimana si è rivelato forse meno “esplosivo” rispetto alle due parti che componevano la premiere, ma ci ha regalato comunque degli interessanti spunti di riflessione e ha fatto fare notevoli progressi ad alcune linee narrative.
Andiamo ad analizzare con più attenzione le singole storyline che compongono la puntata.

Il prezzo da pagare

Alla fine doveva succedere. La rivoluzione ha mietuto la sua prima vittima all’interno del gruppo composto dai nostri hacker. Che ad andarsene sia stato proprio Romero, quello che era forse meno partecipe dell’aspetto ideologico del movimento, getta un’ombra di sospetto più che concreta sulla sua morte.
Il seme del dubbio è stato piantato e i membri della fsociety vedono incrinarsi sempre di più un rapporto che si è sempre basato prevalentemente sulla fiducia reciproca.
Nessuno ha dimenticato i passati dissapori fra Romero e Elliot/Mr. Robot e la latitanza decisamente prolungata di quest’ultimo gli sta attirando addosso l’ostilità degli altri, che già erano arrivati a guardarlo con diffidenza a causa della sua evidente instabilità mentale.
L’Esercito Oscuro sta cominciando ad assumere i contorni di un pericolo concreto, una minaccia tangibile da cui guardarsi e Mobley e Trenton iniziano a temere di essere diventati pedine troppo scomode in un gioco molto più grande di loro e di star pagando un prezzo decisamente eccessivo per quella rivoluzione che tanto avevano astrattamente vagheggiato, ma che forse non erano mai riusciti a visualizzare in maniera davvero concreta.
Come i ragazzini protagonisti dei peggiori film horror di serie B, si rendono conto di aver evocato un qualcosa che va al di là del loro controllo e di non essere assolutamente preparati a gestirne le disastrose e potenzialmente distruttive conseguenze.

I’m starting to worry about Ray…

Se nella premiere avevamo pensato che Ray fosse semplicemente un simpatico signore con cane annesso e con un probabile problema informatico di poco conto, dopo l’episodio di oggi possiamo decisamente ammettere di aver sottovalutato questo personaggio, pacioso e ilare solo in apparenza.
Innanzitutto Ray condivide con Elliot la peculiare abitudine a parlare con un fantomatico amico immaginario, il che comincia a farmi dubitare che in questo telefilm esista anche solo una persona sana di mente.
Inoltre, a quanto pare, le attività del nostro uomo non si limitano a un banalissimo (e soprattutto legale) lavoro d’ufficio.
Questi due elementi lo rendono un’incognita ancora più instabile di quanto sembrasse inizialmente. Ray ha bisogno del talento di Elliot e sicuramente non si farà scrupoli pur di riuscire a sfruttarlo a proprio vantaggio.
Sarà proprio lui, a mio parere, a riportare in superficie la vera natura del ragazzo e a ripiombarlo in quel delirio informatico a cui lui sta cercando disperatamente di sfuggire, riportandolo dietro a una tastiera e incoraggiandolo a scendere a patti con Mr. Robot, contro cui, a suo dire, è assolutamente inutile lottare.

Il fantasma di Wellick

Ancora non abbiamo scoperto dove si trovi Tyrell, ma una cosa è certa: la chiamata alle armi della fsociety lo ha liberato delle ultime apparenze di urbanità e gli ha permesso di esprimere liberamente la sua follia. Senza più la necessità di mantenere un determinato tipo di immagine e di integrarsi almeno superficialmente nella società, Wellick si è fondamentalmente trasformato in una scheggia fuori controllo, un apostolo della violenza fine a se stessa.
Non che a Mr. Robot questo interessi, lui ama profondamente il caos e la poetica sconnessa racchiusa nell’atto della distruzione ed è quindi naturale che riconosca nell’ex-dirigente una sorta di anima affine, un compagno di lotta da guardare con rispetto e velata ammirazione.
La telefonata di Tyrell fa riaffiorare in un attimo il panico nell’esistenza altrimenti monotona di Elliot e spezza in un secondo il loop da lui sapientemente costruito, spazzando via tutte le sue ancore.

L’ago della bilancia

Angela è ormai ridotta a una specie di ameba, un’ombra di se stessa che si aggira per gli uffici della E corp nella disperata ricerca dell’approvazione dei suoi colleghi e dei suoi superiori.
Anche lei, a suo modo, deve combattere quotidianamente una battaglia contro i suoi demoni, che hanno la loro personificazione fisica nella figura di Phillip Price, una sorta di diavolo in giacca e cravatta che la sta guidando attraverso un percorso di apprendimento e formazione lastricato di costanti tentazioni di dubbio valore morale.
Interessante, nella dinamica fra i due, il dialogo ispirato dalla stampa dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e la riflessione sul fatto che un singolo proiettile ha il potere di cambiare per sempre le sorti dell’umanità. Rimane da vedere se il discorso rimarrà di fatto un’elucubrazione puramente astratta o se si rivelerà una sorta di premonizione.
Al momento le prospettive di Angela non sembrano così rosee e Price sembra stia plasmando e plagiando a proprio piacimento l’identità della ragazza. Consegnandole le prove per incastrare i responsabili della morte di suo padre, la intrappola in realtà in un dilemma solo apparentemente insolubile e volto a sminuire e rendere relativo il suo concetto di giustizia e moralità. Allo stesso modo la mette alla prova, imponendole una scelta che gli rivelerà più di ogni altra cosa l’effettiva integrità della ragazza e fino a dove è disposta a spingersi in nome del successo e dell’autoaffermazione.

C’est la guerre

Come previsto, la morte di Gideon ha segnato profondamente Elliot, disintegrando in un attimo l’equilibrio, seppur illusorio, che era riuscito faticosamente a costruire nel corso del suo isolamento autoimposto.
Incapace di decifrare il sistema uomo senza ricondurlo a una macchina, Elliot riconosce di essere vittima di un errore critico talmente grave da essere irrisolvibile.
Stanco di lottare, si arrende all’evidenza e comincia a chiedersi se l’unico modo di eliminare il corto circuito non sia quello di distruggere il sistema stesso, ormai irrimediabilmente compromesso e corrotto.

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Ha il via allora un confronto estenuante fra le due facce della stessa medaglia, fra la necessità di un annientamento purificatore e la caparbia tenacia di un’ombra attaccata ferocemente alla vita.
Alla fine, però, l’ottundimento e la fuga non sono mai una soluzione ed Elliot passa quindi allo stadio successivo, arrivando a capire che forse combattere non è più un’opzione, ma che è arrivato il momento di accettare il fatto che Mr. Robot è una parte di lui e che, come tale, deve imparare a conviverci.

Il simile conosce il simile

Come ho già detto, in Mr. Robot il concetto di normale è decisamente relativo. La cosa vale anche per le compagini di quelli che dovrebbero rappresentare i “buoni”.
Dominique DiPierro è al momento uno dei peggiori nemici di Elliot, secondo forse solo al suo imprevedibile alter ego, ma ha anche in comune con lui più di quanto entrambi sarebbero disposti ad ammettere.
Sono tutti e due menti geniali imbrigliate nei vincoli limitanti della malattia mentale, condannati alla solitudine dalla loro incapacità di relazionarsi con gli altri in maniera sana e dalla loro sociopatia. Proprio grazie a queste affinità e alle sue conoscenze informatiche, la DiPierro potrebbe essere in grado di immedesimarsi in maniera naturale nei panni dell’elusivo hacker e di riuscire a seguire l’esile traccia di indizi che questi si è lasciato alle spalle.
L’entità del pericolo varierà sicuramente anche in base a quello che troverà all’interno della Fun Society… nel muro di difese costruito dal gruppo si è improvvisamente aperta un’enorme falla e sarà molto difficile porvi rimedio, soprattutto se il leader della rivoluzione non si deciderà a uscire dal suo esilio volontario.

Dove si sta dirigendo Tyrell Wellick e cosa prevede la seconda parte del piano? Chi ha ucciso Romero e Gideon? Darlene riuscirà a tenere insieme un gruppo ormai sempre più allo sbando? Chi ha bussato a quella stramaledettissima porta? E soprattutto, Angela ci è o ci fa?

In attesa di trovare risposta a questi quesiti di portata quasi amletica, vi lascio con il trailer del quarto episodio e vi invito a passare dalle pagine Mr. Robot ItaliaRami Said Malek Italia e Mr. Robot Italy per rimanere sempre aggiornati sulle ultime news riguardanti la serie e il cast.

https://www.youtube.com/watch?v=iIlCMSLdkfk

2 COMMENTS

  1. … questa e’ davvero l’unica serie che, da informatico, riesce a produrre lo stesso effetto dell’autrice dell’articolo, ovvero scatenare il ” mostro ” che c’e’ in me! Fa sembrare Person of Interest una favoletta della buona notte! Inquietante, estremo, disallineato, folle, senza misura. Complimenti a te che lo recensisci con tanta precisione!

    • Grazie mille per i complimenti ^^ E sono d’accordo completamente, ne abbiamo avuto un esempio lampante anche in questo episodio durante il trip di Elliot, allucinazione allo stato puro

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