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Marvel’s Cloak & Dagger – Gioco di luci e ombre

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Marvel’s Cloak & Dagger – Gioco di luci e ombre

La Marvel sbarca su Freeform. Sì, lo so, ha fatto storcere il naso anche a me quando l’ho saputo la prima volta, non troppo per via di qualche pregiudizio nei confronti del network che invece negli ultimi anni ha saputo rinnovarsi e dare vita anche a una serie di prodotti televisivi di tutto rispetto [vedi “The Bold Type“], quanto più per quella che mi appariva come un’inconciliabilità di mondi, quello appunto giovanile e leggero di Freeform e quello solitamente intenso con sfumature dark della Marvel. Ciò che non avevo messo in conto era la possibilità che proprio questo contrasto potesse rivelarsi l’arma vincente di “Marvel’s Cloak & Dagger. Sia dal punto di vista intrinseco alla storia che per quanto riguarda la creazione della serie stessa, infatti, si evince come caratteristica principale di questo pilot un connubio di elementi antitetici che si completano vicendevolmente dando vita a un’inaspettata armonia che non solo non stona ma convince ed entusiasma più di quanto credessi possibile dalle premesse.

La serie, almeno relativamente al pilot – un episodio che nonostante la durata maggiore dei 42 minuti canonici scorre con una tale piacevole rapidità da lasciarti anche deluso quando inevitabilmente arrivano i titoli di coda – riesce a combinare con semplice e spontanea naturalezza il misterioso universo della Marvel, a cui si ricollega sorprendentemente con l’onnipresente Roxxon Corporation, con i caratteri più moderni e tradizionali al tempo stesso di un teen drama di nuova generazione, un teen drama che sposa in maniera impeccabile proprio il rinnovato stile della Freeform, senza pretese, senza puntare in alto, ma con quella dimenticata maestria di ricercare esclusivamente le emozioni più umane e autentiche.

Allo stesso modo dunque, anche i due protagonisti si affermano passo dopo passo come opposti destinati ad incontrarsi e non per semplice attrazione universale ma perché parti complementari di uno stesso destino. L’immagine che Tyrone & Tandy mi hanno suscitato immediatamente è quella del simbolo dello Yin & Yang, dai contorni forse più sfumati e meno definiti, ma che comunque presenta i due opposti di colore primordiali influenzati l’uno dall’altro, completi e totali solo se sono insieme. E l’aspetto che mi affascina di più in questa fase iniziale di questi due personaggi è che nonostante i loro poteri sembrino portare Tandy verso la luce della speranza e Tyrone verso l’oscurità della paura, in realtà le due personalità ribaltano questa divisione cromatica. Tyrone infatti riesce a trasmettere una purezza emozionante, un lato di lui che sicuramente è da sempre in conflitto con la rabbia che lo accompagna dall’infanzia, quando ha visto spegnersi la luce che pervadeva anche suo fratello, ma che comunque non sembra averlo condotto sulla strada sbagliata che in maniera stereotipata ma giustificata avrebbe potuto scegliere. Tyrone è infatti contro ogni previsione un ragazzo introverso, intelligente, lontano da ogni tipo di eccesso, custode dell’ultimo insegnamento mostratogli da suo fratello.

Tandy dall’altra parte è invece una ragazza allo sbando, a causa probabilmente del mancato supporto di cui aveva bisogno da bambina per superare la scomparsa di suo padre ma circondata da un alone di solitudine che l’avvolgeva da molto prima che la tragedia si abbattesse sulla sua famiglia. Per quanto Tandy infatti appaia visivamente luminosa nei lineamenti e nelle espressioni, l’oscurità che la riempie è profonda e radicata, un’oscurità che sembra aver spento in lei ogni speranza, ogni desiderio di provare ad avere di più dalla vita. La passione per il balletto classico però rappresenta ancora un tenue ricordo felice che lascia alla sua passata innocenza un impercettibile spiraglio per rinascere.

L’incontro tra Tandy & Tyrone, l’esplosione dei loro poteri al primo contatto fisico, sono alcuni dei momenti migliori dell’episodio pilota e, sebbene possa sembrare in qualche modo scontato, il loro rapporto possiede già quella profonda umanità che li lega più di quanto possano fare i loro poteri, infatti sono i rispettivi oggetti personali [la giacca di Tyrone “rubata” dalla piccola Tandy e le scarpette da ballo ritrovate da Tyrone] a farli sorridere nel finale, a farli sentire al sicuro.

La scena che più mi ha affascinato è però quella da cui tutto ha inizio, nel momento in cui i piccoli protagonisti sono in bilico tra la vita e la morte, una scena dai tratti volutamente confusi e sfumati proprio come i suoi colori, proprio come quel meraviglioso gioco di luci e ombre che caratterizza il concept di base di questa storia.

LA CORNICE PERFETTA

Straordinario valore aggiunto di questa première e in generale direi dello stile Freeform è la sublime colonna sonora. Le soundtrack presenti nell’episodio sono numerose e perfette per ogni singola scena a cui fanno da cornice. Da brividi sono in particolar modo “Starlight” di Jai Wolf e “Dead in the Water” della magnifica Ellie Goulding, mentre ho perso il respiro quando è partita “Quiet” di Milck poiché è la canzone che accompagna la scena più bella di “The Bold Type”.

CURIOSITÀ: A primo impatto, la giovane protagonista Olivia Holt mi ha ricordato nell’aspetto la Julia Stiles di “Save the last dance” ma ciò che mi ha incuriosito particolarmente è stato notare quanto anche la sua Tandy assomigli sorprendentemente alla Sara della Stiles nei sogni spezzati, nell’amore per la danza, nella solitudine introversa e nella sofferenza che accompagna entrambe quotidianamente.

Come ogni serie tv al suo esordio, “Marvel’s Cloak & Dagger” è ancora una scommessa, è un corridore ai posti di partenza con una maratona da compiere davanti a sé ma lo scatto iniziale di questo show mi fa ben sperare e soprattutto mi entusiasma la possibilità di innamorarmi di una nuova storia. Le serie tv che devo ancora recuperare ne pagheranno le conseguenze ma hey, non sono io a scegliere i pilot, sono loro a trovarmi!

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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