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La Casa di Carta – Recensione Parte 4

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La Casa di Carta – Recensione Parte 4

La Casa di Carta – Recensione Parte 4

“L’amore è sempre una buona ragione per mandare all’aria tutto.”

Se ti sei avventurato attraverso le prime tre parti di La Casa di Carta, le parole di Tokyo pungeranno come un ago nel tuo cuore. Ma sono le parole in cui può essere sintetizzata l’intera serie crime spagnola.


La Casa di Carta 4 Recensione

Mascherati con il volto del pittore spagnolo Salvador Dalí, i truffatori sono tornati a dipingere di rosso la città. La parte 4 di La Casa di Carta è come un camaleonte: si presenta come un drama riguardante una rapina, ma lentamente ti colpisce con grosse fette di amori, tradimenti e fratellanza. La narrazione è il solito punto forte dello show e colpisce il tuo cuore con parole sempre molto studiate (e non dico altro per non rischiare di spoilerare qualcosa di grosso).

Quando la stagione della serie tv Netflix inizia, il professore sta affogando nel dolore e, insieme a lui, tutta la truppa rischia di affondare. Tutto ciò presto si trasforma in un gioco ardente misto di desideri peccaminosi e “cessate il fuoco” che, seguendo la falsa riga delle prime tre parti, segue una traiettoria ascendente, culminata dal solito finale col botto.

Il quarto capitolo della serie creata da Álex Pina, non ti concede il tempo per battere gli occhi nemmeno per una frazione di secondo. Ogni momento mette a seria prova il tuo cervello e ti lascia riflettere: in che modo la battaglia di potere e denaro si è trasformata in un gioco di vita o di morte? Codificati con i loro soliti nomi di città, i membri del gruppo hanno ora uno scoglio insormontabile davanti che sembra condurli al loro destino.

Il professore è ancora la mente del gruppo, ma anche l’anello più forte questa volta rischia di spezzarsi e perdere la testa a seguito della cattura della sua amata Raquel, facendoti temere il peggio. Mentre provi a mettere in ordine i pezzi del puzzle nel corso della stagione, numerose domande ti attanaglieranno per tutto il tempo: Nairobi riuscirà a vedere l’alba di un altro giorno? Tokyo e Rio torneranno mai insieme? E il professore riuscirà a riprendere il controllo di sé stesso e dell’operazione? Berlino è davvero vivo? Tutte queste trame si intrecciano alla perfezione e raccontano una complessa storia di amori, desiderio, tradimenti e perdita. Come se non bastasse, i flashback commoventi aggiungono più profondità al racconto e i personaggi femminili “badass” lo portano ad un livello più alto.

Una delle specialità delle serie spagnole del momento è che riescono ad offrire ampio spazio a tutti i personaggi, offrendo dei retroscena a dir poco completi. E La Casa de Papel non è certo da meno. Tokyo e Nairobi continuano la loro escalation delle ultime due stagioni e riempiono lo spazio quando il professore non è sullo schermo. Denver e Rio, invece, sono i personaggi maschili che hanno avuto gli archi narrativi più definiti in passato e questa scelta viene confermata anche quest’anno.

La Casa di Carta svolge perfettamente il suo lavoro, in quanto ti porta a tifare per il professore e la sua banda, nonostante siano oramai un team di criminali e, allo stesso tempo, ti fa vedere la polizia come il cattivo di turno, nonostante stia solamente facendo il proprio lavoro. Ma il senso di ribellione che la serie trasmette, alimenta la tua immaginazione, il tuo desiderio di opporti ai potenti, conquistandoti più come dramma sociale che come solito, banale, thriller.

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