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Il caleidoscopico mondo di Kate Beckett – Castle

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Il caleidoscopico mondo di Kate Beckett – Castle

Ho sempre pensato che cercare di cogliere l’essenza di Kate Beckett e metterla per iscritto per lasciarla in eredità ai posteri, fosse una sfida stimolante, ma che presentasse anche notevoli difficoltà, nonostante il grande amore che provo per questo personaggio. (Persona. KBex esiste davvero, period). O forse proprio per questo motivo.
Raccontare Richard Castle è stata un’esperienza molto diversa.

Credo che esista il rischio concreto di scivolare senza accorgersene nel facile cliché della poliziotta badass, della donna forte tuttad’unpezzo, e a seguire: la morte della madre, i muri da abbattere, l’amor cortese e salvifico e le mille sfaccettature che la rendono complessa (non lo siamo forse tutti?). Non si può negare che siano i grandi temi fondanti della sua identità ma, snocciolati in fila uno via l’altro, appaiono talvolta solo vuote considerazioni ormai prive di valore, quando invece sono le porte che ci aprono il suo ricchissimo mondo interiore.

Kate Beckett non è un personaggio facile da amare, così spigolosa e testarda fino alle estreme conseguenze, con la sua visione del mondo dicotomica, a compartimenti stagni. Certo, con il tempo è migliorata, ci mancherebbe. È cresciuta moltissimo nel corso delle stagioni, ha fatto un grande percorso evolutivo, ma il rischio che le partano improvvisi guizzi di natura interventista in qualche aspetto esistenziale, su cui di punto in bianco si è messa a riflettere, è sempre in agguato. Perché sappiamo che Kate Beckett non è una seguace della nota filosofia di vita: “Stiamo a vedere”, “Dormiamoci su una notte”. No. Lei parte lancia in resta, lei le cose le deve risolvere, lei deve fare e fare subito, lasciandosi dietro frammenti di vita che Castle deve raccogliere con pazienza per ripristinare l’armonia nel suo mondo e restituirgliela, quando va a finire in un vicolo cieco.
Però la amiamo. Io la amo, all’infinito.

Confesso che è uno, o  forse l’unico, personaggio per cui sarei disposta ad abbandonare i miei principi di non violenza per sfilarle la pistola dalla caviglia, farmi scudo davanti al suo corpo e minacciare di morte chiunque osi criticarla.

[È ovvio che è solo una mia fantasia: nella realtà lei mi spintonerebbe via per mettersi in prima linea al grido di: “I’m the cop here!!”, a seguire lungo dibattito: “It’s my life. Mine”, “Tu pensi di conoscermi e invece no”, “You don’t get to decide” e, in conclusione: “It’s over, I’m done”, porte sbattute e musi. Ho sempre pensato che, con tutto l’amore possibile, averci a che fare tutti i giorni e uscirne vivo è una cosa che può riuscire solo a Richard Castle. Meno male che esiste].

Non l’ho però amata da subito. Il mio primo approccio a “Il mondo secondo Caterina” è avvenuto con Demons.(4×06).

Non avevo idea di chi fosse lei, che rapporto avesse con lui, perché diamine a uno scrittore venisse permesso di indagare insieme alla polizia in casi ufficiali. Ho solo pensato: “Tu non mandi a casa proprio nessuno, abbella. Perché lo devi trattare così, por’omo?! Pensi di essere simpatica solo tu, cometichiami, con quei capelli orrendi?!”.
(Scusami, Beckett. Sono qui a battermi il petto implorando perdono).

Con il tempo ho rivisto le mie posizioni. Sui capelli invece avrei ancora qualcosa da ridire, talvolta.

Si potrebbero scrivere infiniti capitoli sull’immensità di questo personaggio. Parti di lei reagiscono a parti di noi in maniera personale e diversa per ciascuno. Ho scelto i punti che hanno fatto breccia dentro di me, senza pretesa di rendere la sua totalità.

Beckett The Cop
Uno dei mattoni che la definisce come persona è la sua professione, il suo essere un poliziotto nell’anima. Il far parte dei buoni, difendere i deboli, dare la possibilità alle vittime di farsi ascoltare, assicurarsi che i cattivi vadano dietro le sbarre, chiudere il cerchio. Il suo lato “giustiziere” è molto forte, è qualcosa a cui è ancorata in profondità. Ha ereditato dalla madre il desiderio di cambiare il mondo, di fare la differenza, e anche la totale abnegazione per il Bene Più Grande. Proprio come le è stato insegnato attraverso l’esempio di Johanna.
È lei stessa a dirlo nella 7×23, citandone le parole, conservate con cura nella sua memoria:

You know, Katie, you can grow up and be anything you want.” I just wanted to be her. I just wanted to make a difference.

La morte della madre ha deviato bruscamente il corso della sua vita, imponendole scelte lavorative diverse da quelle che sognava un tempo, ma il suo anelito alla costruzione di un mondo migliore, che è convinta si possa ottenere dentro le regole, ha sempre fatto parte di lei. È lei. Così come la fiducia totale nella giustizia e la grande delicatezza ed empatia con cui si avvicina ai parenti delle vittime. Perché è stata una di loro, ha provato il loro stesso dolore, una parte di lei vibra sempre all’unisono e viene toccata dalle loro tragedie. Si spoglia della sua uniforme, per essere solo una persona che vuole essere d’aiuto. Sempre con discrezione e rispetto.

JOANNE: How do you get over it?
BECKETT: You don’t. But one day you’ll wake up and you’ll find that you don’t mind carrying it around with you. At least, that’s as far as I’ve come.
JOANNE: Thank you, Detective.
BECKETT: My name’s Kate. If you ever need to talk.
(Home Is Where the Heart Stops, 1×07)

Nonostante si sia trovata più volte di fronte alla possibilità di indulgere nel nettare seducente della vendetta privata, nel caso orizzontale che toccato le sue vicende personali, quando avrebbe potuto uccidere il senatore Bracken (mandante dell’omicidio della madre), non ha mai ceduto alla tentazione di ripristinare la giustizia in termini individuali.

Lo dice lei stessa a una ragazza vittima di una situazione simile alla sua, in The Way of the Ninja (6×18): l'”Occhio per occhio” è una consolazione illusoria. Non sta a noi assumerci il diritto di decidere quale sia la punizione migliore. Ognuno farà i conti con la propria coscienza.

I know. I’ve been there. You want blood for blood. But it’s not worth it. Just let him live with who he really is.

Ha sempre preferito svolgere il suo dovere fino alla fine, salvando perfino la vita dell’uomo che ha distrutto la sua famiglia, con tutto quello che le deve essere costato. Ha seguito la sua rettitudine fino alla fine, nonostante le sarebbe piaciuto ficcargli un proiettile in fronte.

Kate Beckett rispetta le regole, certo. È una tutrice della legge e come tale rappresenta istituzionalmente la legalità. Questo non le ha impedito, nel corso del tempo, di tendere il limite di queste regole fino alle estreme possibilità di azione, arrivando spesso a muoversi sul labile confine di ciò che le è consentito nella sua posizione, senza mai oltrepassarlo, così come afferma con forza ai giudici di X-Factor  alla commissione valutativa appollaiata sullo scranno, che la accusa di essersi spinta troppo oltre (Hollander’s Woods, 7×23).

Beckett emana autorevolezza come modus vivendi. Entra nella stanza degli interrogatori e sei già disposto a confessare tutto, anche crimini che non hai commesso. Qualche illuso pensa ovviamente di  poter avere la meglio sul miglior detective di New York. Con loro mette in pratica un suo particolare metodo persuasivo molto efficace, che tutti conosciamo: si trasforma in Sexy Badass Beckett, supereroe dal mantello firmato Burberry, che con calma e pacatezza ottiene sempre quello che vuole:

(Vorrei solo, una volta nella vita, buttar giù qualcuno da una sedia. Magnifico antistress!).

Beckett e Johanna
È innegabile che l’omicidio della madre abbia avuto grandi ripercussioni sulla vita della giovane Beckett. Dalla scelta quasi imposta di diventare altro da quello che si era immaginata, al trovarsi di colpo adulta, dovendo prendersi cura di un padre alcolizzato e gestendo nel frattempo un’ossessione che rischiava di portarsela via.

Quando Castle la incontra, quando noi la incontriamo, Beckett ci appare come una sopravvissuta che è stata capace di lasciarsi alle spalle l’inferno. Per farlo, per andare avanti, ha dovuto imparare in fretta a far agire dei sistemi di difesa molto efficaci. Si è chiusa dentro, lasciando fuori chiunque altro, anche chi le vuole bene. Non intende più ripetere l’esperienza di essere abbandonata di nuovo. Scappa via prima che qualcuno diventi così importante da minacciare il mondo che riesce a tenere insieme grazie a impalcature provvisorie. Vive con la porta sbarrata e l’armadio trascinato davanti. E non si sente comunque al sicuro. Quello che le è successo è grave, come sono gravi, di media, le cose che capitano alla gente. La cosa più apprezzabile di tutta questa vicenda è il lungo cammino di crescita interiore a cui abbiamo assistito, quando non ha voluto permettere che quelle cose orribili continuassero a tenerla prigioniera, continuassero a definirla. È una guerriera. È una persona che ha imparato che ci si alza dal letto anche se non si hanno le forze e che per arrivare a sera si deve mettere un piede davanti all’altro e non pensare al resto.
Ma non le è bastato. Quando si è accorta che stare “meglio” era ben diverso da stare “bene”, quando ha realizzato che quello che era diventata era solo una parte della totalità di ciò che poteva essere e che la porta blindata non era una protezione, bensì una gabbia, ha fatto qualcosa di molto coraggioso: ha chiesto aiuto, ha iniziato un percorso di psicoterapia, si è messa in gioco. E l’ha fatto da sola. Chi l’ha provato sa che la rinascita è spesso inizialmente distruttiva e massacrante. E lei non si è tirata indietro. A suo modo, certo. Arrabbiandosi, volendo accelerare i tempi, spesso – immagino – desiderando sparare al dottor Burke, ma è arrivata alla fine. Perché meritiamo tutti di essere più di quello che siamo, di essere tutto quello che siamo.

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Non penso che Castle l’abbia salvata. Penso che si sia salvata da sola, penso che possiamo salvarci solo quando smettiamo di perdere tempo, raccontandocela, e iniziamo ad agire. Il cambiamento riguarda solo noi. Castle le è stato accanto nella pienezza dei limiti concessi a chi ci accompagna, ma che non può vivere lo cose al posto nostro. Non ha mai vacillato, non si è mai tirato indietro, ma non le ha tolto il peso dalle spalle, anche se avrebbe voluto. Ha aiutato a portare quel peso, è stato il suo fedele alleato, ma la fatica di andare a sanare il passato, analizzando le zone oscure dentro di sé, esponendo ferite e vulnerabilità, l’ha fatta da sola. E per me è il miglior insegnamento che Kate Beckett avrà per sempre offerto al mondo.

La lunga ricerca del colpevole dell’assassinio della madre (dipanata con grande maestria in più stagioni), nel tentativo di trovare quella pace che pensa le sia preclusa per sempre, è uno dei maggiori simboli della graduale evoluzione di Beckett. Si inizia con lei che riesce ad andare avanti a vivere solo seppellendo nei profondi strati del suo inconscio un’ossessione che comporta il reale di rischio di farla deragliare. È a rischio dipendenza e, sapendolo, deve sempre stare in guardia.

 

È una Beckett impulsiva, con i nervi scossi, una miccia che può esplodere alla prima occasione, tesa nelle sforzo di tacitare i suoi demoni, incapace di gestirli. Castle rompe il suo equilibrio instabile, ficcando il naso in qualcosa che non lo riguarda. Lei può anche giustamente arrabbiarsi, ma la questione non sarebbe potuta rimanere chiusa nell’armadio per sempre. Non è così che funziona, non si risolvono in questo modo i nodi dolorosi della propria anima. E di sicuro non è così che si ha pace.

Negli anni, grazie a un percorso di maturazione, di crescita, Beckett passa dall’essere la giovane donna scossa, incapace di gestire la portata emotiva degli eventi, quando li sfiora,

e a cui spesso reagisce con gesti impulsivi e controproducenti, all’adulta consapevole, che sa valutare le conseguenze, che riesce a riflettere sulla situazione, se non con freddo distacco, almeno con la lontananza necessaria per pianificare le sue mosse, agendo per il suo scopo, invece di saltar per aria a ogni occasione, permettendo a qualcun altro (Castle) di aiutarla, consigliarla e riuscendo a fermarsi prima di fare cazzate buttare all’aria la sua vita e la sua carriera.

Grazie a questa storyline siamo riusciti a vedere emergere la Beckett adulta come Venere dalla spuma del mare, forte e responsabile di se stessa. È stata una strada accidentata, con molte brusche frenate, deviazioni, timore che il mostro fosse tornato a prendersela, tentazione di nascondere di nuovo tutto sotto al tappeto. Il cambiamento è stato lento, ma inarrestabile, reso magnificamente nelle sfumature, fino alla conclusione dello stesso in Veritas (6×22), sempre con Castle al suo fianco.

Beckett and The Love of her Life (Castle. Who else?)
Una donna del genere quando si innamora è tua per sempre, ma solo dopo che se ne è convinta. Prima devi passare attraverso tutte le prove richieste all’eroe mitico, le dodici fatiche, gli enigmi della Sfinge e tutti gli ostacoli che riuscirà a scovare, perché lei cercherà sempre di farti sbalzar fuori dall’auto in corsa, lasciandoti tramortito a terra.
Castle le è stato accanto per anni, esercitando la grande arte dello zen, raccogliendo i sassolini che lasciava sulla strada, andandosela a prendere nelle paludi in cui finiva per impantanarsi, facendo pressione o facendosi da parte (a seconda delle circostanze), in una continua danza in cui era chiaro che al primo passo falso sarebbe stato fatto fuori.
Nonostante l’infinito amore, dedizione, cura, attenzione (e pazienza!!) di cui ha dato prova, è comunque volato spesso a faccia in giù nel campo appena concimato. Quando però Kate è scesa a patti con tutte le parti rivoltose di sé, ammettendo che beh, in effetti il ragazzo non era male – noi, sfiniti da anni di attesa, quasi a non crederci – non ha più avuto ripensamenti. Lei lo ama e lo amerà per sempre. Una volta dentro, è stata dentro. She is all in. Non che non abbia vacillato quando la vita le ha messo davanti un futuro quasi non marito scomparso, tornato smemorato e poi proclamato salvatore della Patria con tanto di prove all’apparenza inconfutabili che l’avesse mollata sull’altare. Ma la profondità dell’amore che prova per lui, alla fine, non è mai venuta meno. È il suo one and done.

È sempre un piacere assistere alla rappresentazione della Beckett innamorata. Per me è stata una sorpresa vederla trasformarsi da “Donna che non deve chiedere mai” a “Woman in love”. Non solo si è notevolmente ammorbidita, rivelando aspetti di sé sconosciuti che, in tutta franchezza, non avrei mai sognato di scoprire. Si è soprattutto concessa la possibilità di aprirsi a mondi inesplorati e gioiosi, che era convinta meritassero solo gli altri. Se prima faceva muro contro muro, adesso ha imparato a limare gli spigoli e ha svelato una certa propensione al prendersi cura dell’altro. Si è rilassata. Si è concessa di amare e di essere amata. Incoraggia, sostiene, stima incondizionatamente. 

È lieta, allegra, spensierata e saltella d’amore per lui. Oltre ai mille modi con cui se lo rimira in ogni occasione.

 

(Ne ho scelte due, ma si potrebbe fare un articolo solo sulla “Beatitudine Castellosa pre e post coniugale”).

Mi viene in mente, a questo proposito, il loro primo Natale insieme (Secret Santa, 5×09), per me emblema da un lato della paura di inoltrarsi in un presente sconosciuto, ma pieno di gioia, e dall’altro il conforto di un passato inospitale, con l’unico pregio di essere familiare. Quante volte rimaniamo ancorati a quello che abbiamo, solo perché crediamo che sia l’unica cosa che possiamo avere e perché ci è noto?
I vecchi schemi erano lì pronti a travolgerla e bloccarla, ma lei è andata oltre, dandosi il permesso di regalarsi qualcosa di bello. Perché se lo meritava, ed era ora.

Castle non è solo suo marito (mi fa sempre strano chiamarlo così. “Strano” nel senso che mi si strizza il cuore ogni volta), è il suo compagno di vita. E come tale non solo lo rispetta, lo ammira e lo comprende oltre le apparenze. Ma che il cielo assista chi intende fargli del male. Chi tocca muore. Le si innerva proprio un impeto sanguinario interiore che va ben oltre la badassaggine prepotente da poliziotto. Ti ficca nel mani in corpo e ti tira fuori le viscere se solo, per un attimo, pensa che Riccardo suo sia in pericolo per colpa tua.

E si spinge anche molto vicina ai limiti della sua professione, quando pensa addirittura a farlo evadere dalla cella in cui è (ingiustamente, è vero) recluso. [Esposito non si è ancora ripreso].

BECKETT: How secure is holding?
ESPOSITO: What? Whoa, you’re not even thinking about that.
BECKETT: We’re talking about his life. We can’t let them take him.
ESPOSITO: Are you crazy? It would never work. You’ll never even get out of holding.
(Probable Cause, 5×05)

Credo che la parte che mi è piaciuta di più della loro storia d’amore (per me unica nel suo genere e mai più ripetibile, amen) sia il cambiamento avvenuto in lei durante il corso della quarta stagione. Dopo essere stata in punto di morte ed essere tornata indietro scoprendo che Castle la amava, Kate fa con onestà un bilancio della propria vita, e si rende conto che ci sono degli aspetti da “mettere a posto”. Sfortunatamente per noi, questo significava tener Castle ancora oltre quel muro che si era costruita. Ci siamo rassegnati a vederli insieme solo in un nebuloso futuro lontano. In realtà non è andata così, ed è stato il più grande atto di maturazione disegnato su questo personaggio. Lei si rende conto che la vita è adesso. Che non ha senso procrastinare la felicità per correre dietro ai fantasmi. Sceglie Castle anche se la risoluzione dell’omicidio della madre è ancora molto lontana, contraddicendo la se stessa del passato. Preferisce vivere nel presente, e vivere il suo amore per lui, mettendo da parte (non abbandonando) la grande tematica che l’aveva fin lì esclusivamente definita.

 

Beckett innamorata ci ha permesso di dare uno sguardo più approfondito ai suoi momenti di vulnerabilità. Amare qualcuno espone a dei rischi che lei all’inizio non voleva correre. Accettando il sentimento, permettendosi di amarlo, ha dovuto fare i conti con la paura di perderlo, di essere delusa, di scoprire di non essere stata altrettanto amata. Lo vediamo ben rappresentato in Driven (7×01): dopo che ha smosso mari e monti per ritrovarlo, solo nell’intimità della loro camera da letto lascia intravedere quanto ha sofferto per la sua lontananza, dovendo al contempo lottare con l’orribile pensiero di non rivederlo mai più. O quando, sempre nello stesso episodio, le balena il sospetto che lui non sia la persona che ha conosciuto.

 

Sfumature di Beckett, ovvero ciò che la renderà per sempre lei e per sempre nostra.
Hair Porn: cito dall’Urban Dictionary

Stana Katic’s hair
person 1: What’s hair porn?
person 2: Stana Katic’s hair
person 1: Who?
person 2: Detective Kate Beckett from Castle
person 1: Ohhhhh okay!

Alcuni esempi pratici:

Maglioni a collo alto portatori di sventura: vi ricorda qualcosa? Quando l’ho vista, da dietro, avevo già capito che era finita. Per Castle e per noi.

Fashion Beckett: perché camminare in modo normale, se puoi sfilare?

– La vena pulsante in fronte che le viene quando si indemonia (sempre) con i sospettati che non collaborano (a volte anche doppia, come in questo caso):

– L’incredibile forza di volontà nel resistere per quattro (!!) anni alla dirompente attrazione fisica che provava per Castle, che ha raggiunto qui la sua apoteosi (anche se… quella maniglia…):

– L’innegabile classe con cui entra in casa della gente: “Disturbo?”

e il modo sexy con cui impugna giocattolini vari:


Concludo riassumendo l’immenso mondo di Kate Beckett con le parole di chi ha più diritto di noi di raccontare di lei, cioè chi le dà vita ogni settimana sui nostri schermi, Stana Katic, la donna che ha messo a rischio l’orientamento sessuale di tutte le donne del pianeta.
Qualcuno che la ama tanto quanto noi e che ha sempre dato il massimo per aggiungere complessità, profondità e meraviglia a questo personaggio. Per me Kate Beckett non potrebbe mai, in nessun universo alternativo, essere interpretata da qualcun altro.

She’s a little girl, she’s a tigress, and she’s a warrior. She’s insecure and she’s indomitable. She’s everything.” -Stana Katic on Kate Beckett

Qui mi impongo di finire la mia dichiarazione d’amore descrizione di un personaggio che ammirerò per sempre. Se avete voglia di dirmi cosa pensate di lei, prometto di non uccidervi!

A presto, Syl

22 COMMENTS

  1. Non si può aggiungere nulla!
    Hai già detto tutto tu riguardo Kate Beckett…
    Leggere l’articolo è stato come sfogliare un album del passato, immergersi in un libro ormai consumato, riportate in superficie (più di quanto non lo siano adesso) attimi, emozioni e sensazioni vissuti durante la storia infinita Castellosa/Beckettiana.

    Grazie!

    • Grazie a te Sofi! È stato un bel tuffo nel passato anche per me, anche se mi sembra sempre di avere tutto davanti come se il tempo non fosse mai trascorso, come se fosse ancora il giorno in cui ho guardato Castle per la prima volta.

  2. Anche questa volta hai fatto centro, e con Beckett si sa niente è facile! Così come per Richard Castle, sei riuscita a cogliere tutte le varie facce di Kate, quelle più simpatiche (come la Kate innamorata) e quelle meno simpatiche (la Kate dei muri), ma noi la amiamo anche per questo. Sono d’accordo quando dici che nessun altro attore potrebbe interpretere i due personaggi, Kate e Rich sono nati con Stana e Nathan e con loro la serie deve concludersi.. Lo so , quest’affermazione fa male ma Castle è più che un semplice procedurale, è soprattutto una bellissima storia d’amore , tra due persone diverse, ma che nel corso degli anni sono riusciti ad incastrarsi alla perfezione e quando li vedo assieme mi viene ancora la pelle d’oca . Mi fa piacere che ci siano persone che amano questa serie così come la amo io, e gioisco ogni volta che vedo pubblicato un tuo articolo su Castle., anche perché, diciamolo, scrivi dannatamente bene.

    • Grazie mille! Mi fa un immenso piacere leggere le tue parole! Sono contenta anche io di trovare altre persone che amano Castle ancora così totalmente, come lo amo io, al punto da avere ancora i brividi quando li vedo insieme. (E vorrei vederli ancora per tanti, tanti anni). Grazie ancora, davvero.

  3. E’ possibile aumentare un amore già sconfinato per un personaggio? Si, basta ‘vederlo’ attraverso gli occhi di Syl che, ancora una volta, da voce sapiente a ciò che ho sempre tenuto racchiuso tra mente ed emozioni, ma mai sono riuscita ad esternare.
    Credo che questo bellissimo articolo dovrebbe leggerlo anche Stana, e forse anche i creatori di Beckett (Milmar intendo) potrebbero apprezzare moltissimo.
    Grazie Syl

    • Grazie! Mi dici sempre cose magnifiche, spero di ringraziarti abbastanza. Apprezzo sempre moltissimo e ne faccio tesoro. (Povera Stana, tutte queste pagine in italiano XD)

  4. Si nota particolarmente dalle parole e dal modo in cui la racconti che ami tanto Caterina. Non ti nascondo che, negli ultimi anni, grazie alle tue analisi e al tuo punto di vista, ho imparato a conoscerla meglio e ad apprezzare delle sfumature che prima non mi erano chiare.
    So, thank you Syl.

    • Grazie a te! Una delle cose che temevo, mentre lo scrivevo, era che non passasse il mio amore per lei. Come se avessi una sorta di pudore nel parlarne, proprio perché la apprezzo così tanto e dovessi quindi, per compensare, essere più severa che con Rick. Sono contenta che sia invece passato!

  5. Da quando hai scritto l’articolo su Castle, attendevo, speranzosa, un approfondimento su Beckett.
    Con questo articolo, con la tua solita sensibilità e capacità di analizzarli, ci hai donato Tutta Kate Beckett. *.*
    E’ un personaggio (ops, persona… 😀 )che amo tantissimo (sì, è assolutamente il mio personaggio preferito, sorry Castle 🙂 ), penso di essermene innamorata sin da quel “so this is for the live that I saved, and… this is for the life that I lost” (ma forse, forse, già dal pilot. Sin dal momento della sua “lettura” da parte di Castle, quando si intravede che un passato doloroso caratterizza questa seriosa detective) e con questo articolo hai delineato splendidamente la sua evoluzione (“non ha voluto permettere che le cose orribili continuassero a tenerla prigioniera, continuassero a definirla”) e l’hai mostrata in tutta la sua complessità, in tutte quelle sfumature, che l’hanno resa uno dei personaggi, a mio avviso, più belli mai raccontati in una serie tv.

    Grazie, Syl!

    (Da ultimo, non posso non citare, un passaggio caskett che ho adorato “… lei deve fare e fare subito, lasciandosi dietro frammenti di vita che Castle deve raccogliere con pazienza per ripristinare l’armonia nel suo mondo e restituirgliela, quando va a finire in un vicolo cieco”. Bellissimo!).

    • Ciao, Miri!
      In effetti quando ho parlato di Castle l’idea di rifarlo con Beckett aveva un che di spaventoso (nel senso che mi sentivo io atterrita al solo pensiero di scriverlo: da dove cominciare?). Pensavo in realtà che non l’avrei mai prodotto 😀 Invece poi ho iniziato a pensarci sempre più spesso ed eccolo qui.
      Anche io penso che sia un personaggio straordinario, uno dei migliori mai rappresentati. Questo non significa che sia perfetta (non lo è nessuno) o che non produca reazioni forti, o che si sia sempre dalla sua parte. È amore (il mio per lei) e, come tale, comprende e supera anche qualche scoglio, nel quadro generale. È forse uno dei personaggi più “umani” con cui sono entrata in risonanza, e apprezzo anche come è stato rappresentato, con molta onestà. Poi, certo, magari parlano gli occhi dell’ammmmmore, ma credo di riuscire a mantenere un po’ di obbiettività lo stesso (mi sforzo tutte le settimane, almeno). Grazie mille per il commento, amo quando citi pezzi di cose che scrivo, mi fa ripensare a cosa ho provato mettendole giù!

  6. Come sempre analisi fantastica di un personaggio semplicemente perfetto. Qualche eretico potrebbe pensare che Kate sia il solito personaggio classico che perde un caro e diventa poliziotto, un po come dice lo stesso Castle nel pilot o quando la paragona a Batman, invece no, lei è molto più complessa, come hai spiegato benissimo. Leggendo ho ripercorso tutta la sua storia, soffermandomi su cose che avevo trascurato e sulle quali mi sono trovato a riflettere. L’unica parte della storia che mi sembra un po’ fuori personaggio, è la storia con Sorenson, è una cosa alla quale non avevo mai pensato e che devo ancora ben inquadrare, però non so, qualcosa non mi torna. Sbaglio o avevi detto “senza pretesa di rendere la sua totalità”? Ecco semplicemente lo hai fatto.

    • Ma grazie! Ero presa dalla riflessione su Sorenson e non avevo quasi capito l’ultima frase XD. In che senso non capisci Sorenson? (Sai che è il mio preferito tra gli ex di Kate :D). Hai ragione anche quando dici che la sua poteva essere la solita storia del poliziotto che lo diventa per colpa della morte del genitore, invece lei è molto più di questo, e sono riusciti a renderlo benissimo!

      • Non sono ancora molto sicuro di cosa non mi convinca. Sorenson è sicuramente diverso dagli altri, intanto è l’unico (escludo gli ex mariti dal conteggio) fidanzato pre Castle e l’unico con il quale non la vediamo insieme. Forse è proprio questo che mi stona, il fatto di non vederli insieme e la reazione di Kate nel trovarselo davanti, mi fa pensare ad una storia molto più seria delle altre. Mi sembra anche che con lui abbia alzato meno muri rispetto a Castle. Come dicevo non ci avevo mai pensato prima, ma se lui non se ne fosse andato, come sarebbe diventata Kate? Avrebbe avuto la stessa maturazione? Ok rispetto agli altri futuri ex, non aveva ancora riaperto il vaso Johanna, quindi probabilmente stava vivendo una vita diversa, con meno muri esterni e più interni, però mi rimane il dubbio che con lui sia stato diverso. Ma probabilmente sono solo fisse mie del momento

  7. Leggo soltanto ora la tua analisi su Kate. Infatti mi chiedevo come mai, dopo aver parlato di Rick, non avessi completato il quadro, da amante della coppia quale sei. Mi era sfuggita.
    Argomento spinoso e difficile, esattamente come lo è lei.
    Bersaglio centrato, ma del resto non mi aspettavo altro da te.
    Hai colto in pieno l’essenza Kate, non c’è altro da aggiungere. Per quel che vale, condivido ogni tua interpretazione. E’ un personaggio unico, ben descritto da Rick con quattro aggettivi nella puntata finale della S4.
    E’ chiaro che come dici tu il suo percorso di rinascita l’ha compiuto da sola, ma senza Rick e il suo esempio positivo, le attenzioni premurose, il suo non giudicarla mai, la sua dolcezza, ci sarebbe riuscita? E se sì, dopo quanto tempo?

    Dopo aver deciso di buttarmi a capofitto nella storia come se fosse reale, quante volte mi sono immedesimato in lui nel tentativo di conquistarla e di farsi apprezzare! Quante volte sono stato geloso e ho sofferto con lui! Non mi vergogno a dirlo.

    La tua analisi del personaggio (macché personaggio, non diciamo cazzate: quei due esistono davvero, non solo sullo schermo ma dentro di noi) ci fa capire cosa sarebbe stato Castle senza di lei: niente di più del solito telefilm. Invece è la sua presenza e il suo mistero a renderlo unico, affascinante e intrigante. Anche per questo l’amo senza riserve, nonostante tutta la difficoltà che ciò comporta.
    Il suo percorso di “maturazione (anche amorosa)” è ancora lontano dall’essere concluso e non riesco a sopportare l’idea che venga interrotto dall’eventuale cancellazione della serie. Rick ha ormai capito tutto, lei invece non ancora.
    E io voglio vedere come un’iniziale competizione a due si concluda diventando un tutt’uno.
    Bravissima Syl.

    • Grazie mille! Hai detto una cosa molto bella, che loro esistono dentro di noi. La leggo non tanto come un “ci sono nel cuore” (anche, certo), ma soprattutto un “sono noi”, in certe nostre parti. Grazie per il commento.

  8. Creo que su comentario sobre K.B.ha de ser estupendo por lo poco que entiendo el italiano. No sabe usted como me gustaría leerlo en castellano, tengo raíces italianas pero vivo en Barcelona. El personaje de K.B. me ha dejado mucho, pero ella es Stana Katie, y por la calidad de actriz que es tal vez, nos vuela a brindar otro magnífico personaje inolvidable.
    Gracias por sus comentarios,ojalá pudiera traducirlo.

    • Grazie mille per aver letto un articolo in italiano e aver lasciato un commento. Thank you so much, I feel honored! Kate Beckett will always be in our hearts. It’s impossible to forget her

  9. La prima volta che ho visto Castle, come hai detto tu, non mi interessava molto ma dopo si è fatta perdonare. Quando ha deciso finalmente di baciarlo mi si è accesso il cuore ho cominciato perfino a piangere. Lo sapevo, dal primo momento che li ho visti, che ci sarebbe stato un amore che nessuno avrebbe mai distrutto. Il loro amore si è concluso con il matrimonio è con tre figli. Una storia d’amore che mi ha commosso dall’inizio alla fine.

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