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Il conflitto morale di Agents of S.H.I.E.L.D.

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Il conflitto morale di Agents of S.H.I.E.L.D.

Per questa settimana, mi affido a un format di riepilogo vagamente differente, concentrandomi “in medias res” su quello che appare a tutti gli effetti il vero nucleo tematico di questa fase della serie. Negli ultimi episodi, infatti, “Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D.” ha portato in scena un emotivamente devastante conflitto morale, riguardante gli obiettivi da raggiungere, ma soprattutto le modalità con cui vengono perseguiti, un conflitto che ha letteralmente spaccato la squadra a metà in diversi frangenti, creando una frattura che non sembra intenzionata a risanarsi in un prossimo futuro. Ciò che però risulta anche tristemente evidente è notare come agli occhi degli spettatori tante volte questo conflitto assuma le sembianze di un processo, con condannati e assolti, avvocati per la difesa e per l’accusa, giudici e giuria, e per quanto personalmente detesti questa situazione che mi appare distante anni-luce da ciò che lo S.H.I.E.L.D. di Phil Coulson è sempre stato, non posso e non voglio esimermi dall’esprimere il mio punto di vista su quel dibattito morale che rischia di allontanare e distruggere una squadra che ha perso la strada di casa.

MACK VS FITZ

Ho scelto di affrontare adesso il “punto della situazione” dei rapporti personali tra i membri del team e del dibattito etico-morale di cui sono protagonisti, perché proprio l’ultimo episodio ha mostrato un confronto che ha scisso ancora di più le opinioni, un confronto che, per quanto mi riguarda, rappresenta la base del conflitto morale attorno a cui ruota la serie al momento, ma soprattutto un confronto che era assolutamente necessario proprio per la salvaguardia di legami personali ormai pericolosamente in bilico, a causa di una mancata comunicazione e di un superbo individualismo.

Mentre infatti ogni passo compiuto dalla squadra sembri ricostruire fatalmente il futuro apocalittico vissuto a inizio stagione, Mack & Fitz diventano protagonisti di una diatriba che, innanzitutto, per quanto polemica possa apparire, rappresenta il primo vero momento di lucida onestà che lo S.H.I.E.L.D. abbia vissuto recentemente, un momento di cui, personalmente, sentivo un estremo bisogno. Ma proseguendo oltre queste premesse, devo anche ammettere che, sebbene entrambe le posizioni, secondo me, siano impregnate di ragioni e giustificazioni che affondano le radici nelle più sfumate e profonde psicologie umane, molte delle quali le ho abbondantemente prese in considerazione e analizzate in questa recensione, credo sinceramente che Mack rappresenti al momento, con tutte le sue imperfezioni e i suoi errori, l’unica voce della ragione del gruppo, l’unico sguardo ancora “razionale” e l’unico vero baluardo di ciò che lo SHIELD deve continuare a significare anche in un momento di crisi così profonda.

Credo che il modo in cui Mack si sia rapportato a Fitz in questo episodio sia stato fondamentalmente frainteso perché lungi dall’essere irrispettoso nei confronti della precaria condizione psicologica e in parte anche fisica che attanaglia Fitz [le cui difficoltà però non lo rendono incapace di intendere e di volere e non dovrebbe essere trattato come tale], è esclusivamente alla sua moralità che Mack si rivolge, una moralità di cui Fitz ed Elena perdono a volte le redini, una moralità che non dovrebbe prevedere e accettare così facilmente compromessi e danni collaterali nel nome di un “bene superiore”, non per chi è sempre stato portatore di un simbolo come quello dello S.H.I.E.L.D. che dovrebbe essere in grado di ergersi oltre l’ordinaria umanità e diventare un modello, diventare l’alternativa giusta anche e soprattutto quando non ci sono più alternative da vagliare. Ed è questo che Mack, smarrito in fondo anche lui in un contesto che non riesce più a riconoscere, rimprovera a Fitz, senza presunzione, senza complessi di superiorità, ma con uno sguardo sulla realtà più stabile e lucido di quello che caratterizza gli altri. Ho sempre riconosciuto anche la tendenza di Mack a dividere la sua realtà in “bianco e nero”, nonostante la figura di Coulson e in seguito quelle di Daisy & Elena abbiano da tempo sfumato questa visione “semplicistica”, e proprio per questo motivo credo che sia impossibile affrontare qualsiasi realtà, che sia la loro o la nostra, vivendo di assoluti e non contemplando indispensabili vie di mezzo, ma in questo caso credo che la verità nelle parole di Mack stia nel riconoscere un errore di fondo compiuto da tutti loro: perdersi nella paura del futuro e smettere di vivere il presente come hanno sempre fatto, seguendo la strada più giusta.

 

DAISY VS ELENA [E “VS” JEMMA]

Come dei Captain America & Iron Man qualunque, Daisy & Elena sembrano aver totalmente dimenticato quanto fondamentale sia il loro legame, in nome anche di una “diversità” di cui sono entrambe portatrici, scontrandosi principalmente a causa dei loro ego, prima ancora dei loro obiettivi e delle decisioni prese. Il conflitto tra Daisy & Elena, e in seguito anche il confronto gelido e distante tra Daisy & Jemma, per quanto ricalchi il dibattito morale che ormai fa da padrone nella serie e di cui Fitz e Mack hanno preso il controllo in questo episodio, si contestualizza in realtà in una dimensione più personale e privata, a cui ora anche May prende parte. L’assenza di comunicazione porta anche queste quattro donne a scontrarsi irrazionalmente, ad arroccarsi nelle loro posizioni di partenza e ad alimentarle come meccanismo di difesa dopo ogni accusa e ogni confronto verbale. Più Elena infatti fa propria la missione di ostacolare prepotentemente Daisy e contrastare la sua leadership, più Daisy si chiude nelle sue convinzioni e ricomincia a usare quella posizione di comando con inesperienza e con la stessa prepotenza che ha ricevuto in cambio precedentemente.

La realtà però sta, secondo me, in un velo di ipocrisia che aleggia nelle critiche rivolte a Daisy e di riflesso anche a May perché, giusta o sbagliata che sia la loro missione di salvare Coulson a tutti i costi, nessuno di loro avrebbe agito diversamente se la condanna a morte pesasse sulla persona di cui non possono e non vogliono fare a meno. Il momento di intimità emotiva condiviso con Deke, che rappresenta ancora l’aspetto più puro e ingenuo di questa fase, dimostra chiaramente quanto ogni parola, ogni gesto, ogni distanza, ferisca Daisy in maniera indelebile, spingendola a coprire tutte le cicatrici con maschere di cinico sarcasmo solo per provare a dimenticare per un istante tutte le persone che l’hanno abbandonata, che ha perso e che continuano ancora ad allontanarsi. E quindi credo sia impossibile biasimarla se adesso si riveli disposta a tutto pur di salvare l’uomo da cui tutto ha avuto inizio per lei e a cui tutto ritorna sempre.

Il paradosso del nuovo potere di Talbot continua a mostrarsi, infine, in tutta la sua drammatica evidenza, perché se da una parte la sua personalità appare quasi rinvigorita dalla trasformazione, dall’altra gli inevitabili effetti collaterali del Gravitonium consumano sotto la superficie ciò che resta della sua umanità, mentre la Confederazione porta avanti il suo piano di partenza e la dinastia dei Kasius ritorna ad occupare un ruolo chiave sulla scena.

Braccati non solo dalle fratture interne alla squadra, ma anche dalle minacce universali provenienti dall’esterno, lo S.H.I.E.L.D. si ritrova agli “sgoccioli” della quinta stagione con molte, troppe problematiche da risolvere in breve tempo e di fronte a un futuro ancora pericolosamente in bilico.

 

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

1 COMMENT

  1. Ciao.
    Prima kasius, poi fitz-simmons con Yoyo, ora talbot. Se dovessi indicare un filo rosso di questa stagione direi senza esitazioni il delirio di onnipotenza.
    Anche Daisy peraltro non scherza.

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