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How To Get Away With Murder | Recensione 3×08 – No More Blood

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How To Get Away With Murder | Recensione 3×08 – No More Blood

Con questo “No More Blood”, How To Get Away With Murder inforca il secondo buon episodio di fila dal punto di vista emotivo nonché della qualità narrativa, dopo lo scivolone avuto due settimane fa con “Is Someone Really Dead”… e guarda caso anche questa volta non abbiamo un vero e proprio caso del giorno a catalizzare parte dell’attenzione del pubblico, ma ci concentriamo solo ed esclusivamente sui nostri protagonisti, mentre il tempo in aula è speso unicamente per scagionare una volta per tutte Wes dalle possibili accuse di omicidio del padre biologico, screditando quell’apparente testimone oculare che avrebbe potuto convalidare l’alibi di Charles (localizzandolo altrove al momento della sparatoria) e incastrando così definitivamente il giovane Mahoney.

Ancora una volta a brillare veramente nell’intero arco dell’episodio sono a mio parere Annalise, Bonnie e Frank, seppure anche Connor e Oliver abbiano il loro spazio e concedano un’ulteriore evoluzione (anche se purtroppo non quella in cui in molti speravamo) a quella che è stata una delle sottotrame più coinvolgenti finora in questa stagione, che ha altrimenti mancato di reale pathos dal punto di vista sentimentale: l’angst a cui tanto mi stavo interessando tra Laurel e Wes si è risolto in maniera quasi troppo sbrigativa, come se gli autori stessero contrassegnando i vari step da far intraprendere ai due nella loro relazione su una lista di “Cose da fare prima del mid-season finale”, e così facendo mi è personalmente risultato sterile e ha perso parte della sua vena interessante; nel caso di Michaela e Asher invece per quanto mi riguarda la parabola del loro rapporto ha seguito la traiettoria opposta, partendo da “no, Dio, ti prego no, perché?” ogni volta che i due ci davano dentro come furetti a “ma che cariiiiiniiii” nella scena in questo episodio in cui lui cerca di farla un po’ aprire riguardo la sua situazione familiare, mettendo sul tavolo anche un po’ dei suoi ex-disagi nei confronti del padre, e finiscono con lei che gli fa i grattini sulla testa. Dal fronte Asher e Michaela l’interesse è dato proprio dal fatto che la coppia più improbabile dello show ha finito con il coinvolgermi grazie a una scrittura ben riuscita, a recitazione e dialoghi in cui sono state messe emozioni vere sul piatto, un trovare punti in comune laddove nessuno avrebbe saputo trovarne e usare queste assonanze per trasformare il legame tra i due in un rapporto più profondo rispetto all’inizio, facendo leva anche su questioni di cui ancora sappiamo poco come il passato di Michaela e l’apparente legame non proprio idilliaco con la madre adottiva. Da questo punto di vista manca solo una settimana a vedere come le due finiscano per trovarsi nella stessa casa al momento dello scoppio dell’incendio a casa Keating, anche se a giudicare da uno degli ultimi shot di questo episodio sembrerebbe essere tutta colpa/merito dell’intromissione di Asher (e questo spiegherebbe anche perché i due non siano insieme quella sera e Michaela sembri essere visibilmente irritata dalla situazione). Resta da capire perché, di tanti, è lei l’unica a non essere stata chiamata a casa Keating il pomeriggio prima del fattaccio, sempre che poi questo dettaglio abbia davvero importanza (e perché non dovrebbe averne? Alla fine è di HTGAWM che stiamo parlando e qui nessun dettaglio è mai messo a caso… per quello continuo a sentire puzza di troll ogni volta che Simon ha anche solo una battuta più del silenzio che teoricamente si meriterebbe).
Ma a parte questo maggiore coinvolgimento nella vita sentimentale di Asher e Michaela, come dicevo poco fa, anche in questo episodio la coppia che raccoglie decisamente più attenzioni è proprio quella formata da Connor e Oliver, così come è stato per quasi tutta la stagione grazie a una scrittura decisamente più attenta a creare una dinamica realistica e ricca di sfumature nel loro percorso di character development come personaggi singoli e in relazione l’uno con l’altro che non, sempre per tirare in ballo altri K5, a rendere lo sviluppo di coppia tra Wes e Laurel organico e graduale. Ed è pure vero che potrebbe dirsi che tra Laurel e Wes la scintilla c’è da un bel po’, che sebbene gli autori sembrino aver scelto di intraprendere questa strada solo di recente, non è da ieri che si può avvistare una certa complicità tra i due, e in definitiva la scelta di stare insieme ha anche tutte le ragioni del mondo di esistere visto quanto hanno in comune e quanto di questi trascorsi pesanti, che non possono condividere con nessun altro al di là della cerchia dei Keating, Five hanno modo di gestire meglio l’uno con l’aiuto dell’altra, ma ribadisco con forza che finora l’attesa è stata migliore della realizzazione ed è una cosa che noto in tutte le scene che li riguardano (ad esempio quella all’ospedale in cui si presenta Meggy e c’è la dovuta mezza scenata dell’ex mollata per un’altra), spesso troppo abbozzate e prive di spessore.
Tutta un’altra musica quando abbiamo Jack Falahee sullo schermo, che personalmente trovo anche cresciuto notevolmente dal punto di vista attoriale oltre ad aver senz’altro avuto la fortuna di interpretare uno dei personaggi “giovani” più multisfaccettati dello show, e questo già aiuta molto la buona riuscita di una performance. Ma la scena del litigio con Oliver e quella successiva in cui crolla sul divano accanto a Michaela sono semplicemente eccezionali: la chimica recitativa con Conrad Ricamora è sempre più palpabile, ma anche da solo Jack fa un lavoro magistrale nel rendere il dolore del suo personaggio autentico in maniera che fa quasi male anche al di qua dello schermo… io personalmente ho quasi sentito un crash in sottofondo nel vedere il suo sguardo cambiare quando Ollie lo definisce “damaged”.

Ma credo di aver parlato fin troppo dei risvolti sentimentali dei K5 in una recensione in cui, come anticipavo, ci terrei invece ad elogiare come apice dell’episodio una delle scene finali, quella tra Frank, Annalise e Bonnie in cui lui si punta una pistola al mento e le due donne gli urlano/lo supplicano rispettivamente di andare avanti e di fermarsi. Una scena davvero potente, dalla regia che partecipa in maniera attiva a rendere il momento climatico, al culmine di un intero episodio in cui le scene che hanno visto protagonisti Viola Davis, Liza Weil e Charlie Weber sono state decisamente le migliori e le più coinvolgenti a livello di tensione emotiva e narrativa.
L’episodio si concentra in maniera più intensa sulla parabola sempre più autodistruttiva di Frank, spostando l’attenzione dalle minacce e i rancori di Annalise a lui direttamente, rendendolo protagonista di una sottotrama in cui anche Bonnie interviene spesso contraddicendo le direttive di Annalise (altro esempio è quando Frank esce con un nulla di fatto dalla casa della donna che lo aveva corrotto anni addietro e che aveva meditato di uccidere insieme alla figlia come vendetta per conto di Annalise, rispettando l’ordine da lei datogli di “non spargere altro sangue”, e Bonnie prova invece a spingerlo indietro affermando che “questo è quello che ad Annalise servirebbe davvero”). Bonnie e Annalise hanno quindi più di una volta questa specie di ping-pong nella testa di Frank, in cui Bonnie sembra sostenere di capire i suoi veri bisogni anche meglio della diretta interessata… e forse potrebbe davvero essere così. D’altronde Bonnie è sempre stata indissolubilmente legata ad Annalise e, nonostante dolori e delusioni, è sempre tornata da lei e non l’ha mai rinnegata. Allo stesso modo sembra legata a Frank da un rapporto quasi fraterno (anche per quello mi sono a lungo interrogata su come avessi vissuto la scelta di farli andare a letto nel quinto episodio), è come se all’interno di questa pseudo-famiglia lei fosse quella più coinvolta e quindi più disperatamente dedita al tentativo di riappacificare la mamma e il figliol prodigo, che da parte sua affonda sempre più perdutamente nel suo abisso da quando è emersa la verità sul suo coinvolgimento nell’incidente in cui Annalise ha perso il figlio. L’imperturbabile Frank delle prime due stagioni è sparito insieme a barba e capelli si direbbe: questa sua “nuova identità” ha all’apparenza meno scrupoli nel togliere di mezzo questa o quell’altra persona per guadagnarsi, in una visione distorta della realtà, il perdono delle due donne che anche lui sembra considerare la sua famiglia (anche questa contorta) e che vorrebbe lo riaccogliessero a casa, ma d’altra parte ha anche più spesso mostrato il suo lato emotivo ormai a pezzi, logorato dal senso di colpa e da una dipendenza quasi morbosa da Annalise. Altro punto in comune tra Frank e Bonnie è questo rapporto disfunzionale con Annalise, che li spinge all’estremo, a compiere gesti impensabili, a fare e farsi del male… nel caso di Frank, in questo episodio, perfino a mettere la propria stessa vita in gioco pur di far sì che lei accetti il suo pentimento. È proprio per questo (oltre che per la già citata ottima regia e le eccezionali prove attoriali dei tre personaggi coinvolti) che la scena finale colpisce nel segno, a mio parere: perché siamo arrivati a questo punto tragico un piccolo mattone alla volta, con Frank che, proprio come Bonnie molto spesso, si strugge per diversi episodi nel tentativo disperato di tornare nelle grazie di questa donna che l’ha accolto quando non aveva nulla e che sembra avere questo inspiegabile potere di calamitare casi umani che poi finiscono per porla su un piedistallo e perdere se stessi pur di accontentarla (con o senza il suo esplicito consenso, c’è da aggiungere).

   

A questo punto rimane solo da discutere la questione flashforward, il quale svelamento finale è a solo una settimana di distanza (così come il mid-season finale di questa stagione) e che ci conferma, come avevo ribadito anche nella scorsa recensione, che tutti i K5 sono incolumi (anche se vedere Connor a letto con Thomas in una scena così sbrigativa, dopo il turbinio di emozioni che hanno riguardato lui e Oliver, mi ha fatto perdere tutta l’hype costruita dalla scena di Frank). A questo punto le mie teorie rimangono due: Frank, oggettivamente la scelta più sensata sebbene ovvia (ma, ripeto sempre, se ben gestito ovvio non vuol dire necessariamente male) oppure cambio rotta e punto tutto il cucuzzaro su un troll degli autori, sulla scia di quella teoria folle espressa la scorsa settimana… perché why the hell not, a questo punto?

Con questo ultimo interrogativo vi lascio alla febbricitante attesa per la rivelazione del prossimo episodio, di cui trovate come sempre il promo a fine articolo. Mentre aspettiamo di sapere #who’sunderthesheet lasciatemi i vostri pareri su questo episodio e le vostre teorie (più o meno folli) sulla realtà dei flashforward qui sotto nei commenti… e non dimenticate di passare dai nostri amici di

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Alla prossima!

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