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How To Get Away With Murder | Recensione 3×07 – Call It Mother’s Intuition

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How To Get Away With Murder | Recensione 3×07 – Call It Mother’s Intuition

Adoro avere ragione! Su cosa, direte voi 3-4 persone tenaci che leggete davvero TUTTE le mie recensioni da capo a fondo (e in queste 3-4 ovviamente sono comprese la mia revisora e forse mia madre… ah, la mamma, focus primario di questo settimo episodio a mio parere ben riuscito e, senza neanche troppa fatica, decisamente una spanna sopra a quello della scorsa settimana), visto che nel flashforward scopriamo che Wes è vivo e nei primissimi recap l’avevo dato come l’unica vittima papabile tra i K5? (di cui al momento l’unico non pervenuto resta Connor… red herring, red herring, red herring come se non ci fosse un domani!!! Questa è la mia opera di autoconvizione)
Ma nel nominare Wes tra uno dei possibili personaggi #underthesheet ero stata la prima a mostrare titubanza, dicendo che comunque credevo (e credo ancora fermamente) che nessuno dei K5 perderà la vita prima della realizzazione di quei flashforward. Detto ciò, c’è da dire che la rivelazione che lo riguarda nei minuti finali di questo episodio mi ha colpita positivamente, ma ci tornerò più avanti.

No, la questione per cui mi sto dando auto-pacche sulla spalla è perché sono felice di aver visto ancora una volta quanto HTGAWM può fare bene nel mostrare un caso del giorno abbinato perfettamente alle vicende personali dei suoi protagonisti, che ne rifletta le frustrazioni e dia loro modo di confrontarsi su più livelli. E mi rende doppiamente felice riflettere su tutto questo all’indomani di una recensione, quella dello scorso episodio, in cui mi ero lamentata proprio dell’opposto, ovvero del fatto che spesso il minutaggio speso per casi del giorno dal potenziale interessante viene sprecato perché liquidato troppo in fretta nel frullatore dello show, impegnato con troppe altre sottotrame allo stesso momento, e che la soluzione migliore volendo mantenere una considerevole vena procedural sarebbe di creare casi del giorno che rispecchino le esistenze incasinate dei protagonisti consentendo loro di effettuare esami di coscienza e di procedere con il loro character development.
Questo episodio mi ha dato più che mai ragione perché, se questo riflettere le vite dei protagonisti è un po’ il marchio di fabbrica di molti show a tema legale (l’avvocato che fa l’arringa finale in cui sembra che sta parlando del suo assistito e in realtà parla di se stesso o dell’amico/compagno seduto in prima fila è praticamente un topos del genere), HTGAWM ha dalla sua la propria natura peculiare e riesce perciò a rendere più intrigante questo plot device forse a volte abusato di usare il caso del giorno come riflesso e amplificatore per le vicende e le turbe psicologiche dei suoi personaggi.

Nello specifico, “Call It Mother’s Intuition” mette nero su bianco questo rapporto disfunzionale tra Annalise e i suoi Five identificandolo come quello, più volte anche da noi spettatori inquadrato come tale, tra una madre e i propri figli. Ma non un normale rapporto madre-figli, bensì (nel segno della vita tutt’altro che rose e fiori di Annalise, come le parole taglienti di Michaela fanno notare nella scena in cui tutti i ragazzi le sputano addosso le sentenze e il veleno che si sono tenuti dentro per tutto questo tempo… chi più chi meno…) il rapporto che una madre iperprotettiva e maniaca del controllo può avere nei confronti di figli a cui si rivolge sempre in maniera offensiva, aspettandosi però gratitudine e obbedienza incondizionata in cambio. Sembra un quadro perfetto della relazione tra Annalise e i suoi Keating Five, e il tutto ci viene esemplificato estremizzando tale rapporto attraverso i personaggi di Edith e dei suoi tre figli, protagonisti di questo singolare caso della settimana: una madre anziana apparentemente vittima dei tre figli ingrati che hanno tentato di avvelenarla con dell’antigelo. Eppure la vera natura di Edith emerge presto attraverso le parole esasperate dei tre giovani che hanno sofferto le sue frecciate e la sua invadenza per tutta la vita, e non tardiamo a immedesimarci anche noi nel momento in cui lei stessa ci mette del suo per mostrarsi in tutta la sua insopportabile arroganza. Come non sentirsi vicino al ragazzo insicuro che, punzecchiato in aula dalla madre che l’aveva prima (nelle parole dell’avvocato) “smascolinizzato” di fronte a una possibile fiamma e poi, non contenta, rigira il coltello nella piaga? Non al livello da simpatizzare con un possibile tentato omicidio, sia chiaro (e, d’altronde, non so voi ma io fin dall’inizio non ho creduto neanche per un attimo che fossero davvero loro i responsabili), ma l’esasperazione del ragazzo che urla alla madre “e ti chiedi perché qualcuno possa volerti morta?” è più che comprensibile dopo aver sperimentato solo pochi minuti in compagnia di Edith… figuriamoci una vita insieme, e non solo tra le mura domestiche ma anche sul posto di lavoro! Al termine della visione di questo episodio stavo quasi per chiamare mia madre e chiederle scusa per tutte le volte che le ho risposto male per motivi futili: le dico spesso che a volte tende a essere insistente e per questo andrebbe presa a piccole dosi… diciamo solo che dopo aver visto QUESTA MAMMA perfino quella di Max di 2 Broke Girls acquista una posizione nella classifica per contendersi il premio “Mamma dell’anno”!

Come dicevo, rappresentare un caso della settimana così estremizzato è nello stile di HTGAWM, che ci porta (e porta i personaggi stessi, Annalise in primis) a riflettere sulla sua posizione di “madre” rispetto ai Keating Five e del rapporto logorante (e logorato) che li lega mettendola in parallelo con un altro simile rapporto fuori dagli schemi, tra una vera madre con i suoi veri figli. Non c’era davvero bisogno di Simon che sottolineasse come il caso di Edith può essere ricondotto al modo di Annalise di gestire “i suoi ragazzi”, ci arrivavamo benissimo da soli e ci è arrivata benissimo Annalise stessa, che infatti ci regala una scena probabilmente a lungo dovuta all’interno dello show, di confronto aperto con i K5 per ascoltare tutte le loro frustrazioni. Anche se si legge ancora un senso di superiorità di fondo (o perlomeno questo ho letto io nell’atteggiamento molto alla “io credo ancora fermamente di aver fatto tutto il possibile per proteggervi e SO DI AVERE RAGIONE, ma visto che voi ingrati mi ritenete comunque la causa di tutti i vostri mali fate pure del vostro peggio nel vomitarmi addosso le vostre sentenze”), in questo faccia a faccia a carte scoperte abbiamo una scena reale e potente, probabilmente una delle migliori in questo episodio, e forse una base per un leggero cambio di rotta anche per lo stesso personaggio di Annalise, che nonostante il contegno granitico con cui si era approcciata a questa “seduta” ne esce visibilmente toccata.

E il tema della mamma tutt’altro che infallibile sembra riverberare in tutto l’episodio, con richiami alla madre di Wes (esempio di madre che pensava di fare del bene al figlio ma ha finito col ferirlo ancora di più, privandolo brutalmente della propria figura materna in un atto che, nonostante tutte le buone intenzioni, spesso ancora appare come estremamente poco lungimirante se non addirittura egoistico) o con la condivisione del rettore Hargrove durante uno degli incontri degli A.A. a cui Annalise si degna finalmente di partecipare (altra dimostrazione della sua ostinatezza è il fatto che, nonostante tutto, non si accorga ancora del suo problema… o qualora se ne accorga non lo bolli come un problema di cui doversi occupare e consideri ancora questi incontri obbligatori più che altro come una punizione).
LAUREN LUNA VELEZVorrei soffermarmi sulla preside in particolare, che in questo episodio mi è apparsa più che mai prima d’ora in una posizione non antagonistica rispetto ad Annalise: la condivisione sulle sue mancanze di madre e su come i figli non riescano più a guardarla in faccia, di come il marito non abbia esitato un secondo a chiedere l’affidamento totale, di quanto questo la faccia soffrire e se ne senta totalmente responsabile in prima persona ma allo stesso tempo le faccia rabbia il fatto che i suoi figli non sembrino riconoscerle neanche gli sforzi fatti in direzione di un miglioramento… tutto questo è uno sfogo estremamente umano e così reale da bucare quasi lo schermo, la Hargrove appare in una posizione di vulnerabilità (posizione che Annalise chiaramente non si sente in vena di ricoprire visti i suoi trascorsi e che aumenta chiaramente la sua riluttanza a prendere parte a quegli incontri) che per una volta la fa scendere da quel piedistallo su cui si è posta dal primo giorno e sembra avvicinarla all’imperfezione che è Annalise. Perché la bellezza di un personaggio come Annalise, come dicevo anche la scorsa settimana, è che è decisamente imperfetta, e lo è quasi al limite della sopportazione: a volte vorremmo quasi schiaffeggiarla nel vederla così autodistruttiva. Spesso fa scelte sbagliate o incomprensibili e sempre più di frequente quel barlume della donna brillante e a cui ispirarsi che ci è stata presentata a inizio pilot si lascia offuscare da un presente burrascoso e una personalità spigolosa. Annalise è un personaggio femminile forte e determinato, come magari è possibile vederne tanti in tv, ma di particolare ha che, in quanto di certo non un esempio di moralità e positività, queste sue imperfezioni la rendono forse meno gradita ad alcuni spettatori eppure, da un punto di vista narrativo, la rendono quasi unica.

Prima di concludere tornando al flashforward della settimana vorrei fare una breve digressione sulla situazione sentimentale dei protagonisti: mentre dal punto di vista Michaela/Asher, dopo il notevole passo in avanti dello scorso episodio, non abbiamo nuovi sviluppi in questa puntata, abbiamo di che parlare dal fronte Wes/Laurel e –squillino le trombe– Coliver!!

E mi dispiace dirlo, perché ero la prima ad aver iniziato ad accettare, a inizio terza stagione, l’idea che Laurel e Wes non solo potessero funzionare insieme ma avrebbero anche potuto darmi qualche soddisfazione, ma le loro scene in questo episodio non hanno spinto i tasti giusti per quanto mi riguarda e ciò segna una notevole battuta d’arresto. Detto questo, ammetto che il grosso del problema potrebbe essere il confronto impietoso tra il romance esploso senza preavviso tra Wes e Laurel e una rappresentazione ben più realistica e coinvolgente di una relazione come può essere quella in cui vediamo protagonista Oliver… e sì, non solo Connor e Oliver come coppia ma anche Oliver singolarmente, perché sebbene abbia adorato rivedere insieme i due piccioncini sono rimasta piacevolmente colpita dalla maturità narrativa con cui si è affrontato il discorso della sieropositività di Ollie nel contesto di una sua nuova relazione, di come essere positivi all’HIV crei un notevole stigma verso il diretto interessato anche quando la consapevolezza di ciò dovrebbe, al contrario, influire positivamente rispetto a un rapporto occasionale non protetto con il primo che capita (come Oliver stesso sottolinea). Il personaggio di Oliver sta acquisendo una posizione sempre più centrale nella narrazione, cosa che adoro, sta diventando sempre più immischiato nelle vicende legali in quanto impiegato da Annalise e sempre più parte del gruppo anche grazie al rapporto di sincera amicizia stretto con Michaela prima e con Asher più di recente (la scena in cui i due lo stuzzicano per il suo terzo appuntamento con Thomas è adorabile). Ma il ruolo “sociale” del suo personaggio, in quanto ragazzo omosessuale positivo all’HIV, permette di esplorare tutta una serie di argomenti che raramente si vedono rappresentati in tv, e da questo punto di vista mi è piaciuta molto tutta la sottotrama che l’ha riguardato in questo episodio.

Concludiamo quindi con Wes e la scoperta che la “soffiata anonima” che incriminerà Annalise a due settimane dagli avvenimenti di “Call It Mother’s Intuition” viene proprio da lui: devo dire che un po’ la cosa mi ha sorpresa, perlopiù perché, sebbene leggo in rete che l’atteggiamento spesso freddo del ragazzo nei confronti dell’insegnante poteva far presagire qualcosa, il loro tête-à-tête di qualche settimana fa nella 3×05 (“You shot me. I saw it in your eyes, you hate me.” “That’s not true.”) mi aveva messo sui binari di un cambio di rotta da parte di Wes verso Annalise. Anche in questo episodio, quando lui è stato l’unico a non parlare nella scena in cui tutti hanno riversato a valanga su Annalise tutto il loro astio, avevo letto il suo “You already know how I feel about you” proprio come un richiamo alla loro scena in “It’s About Frank”. Se sotto quell’apparenza di accettazione c’è in realtà ancora un rancore ribollente che porterà il ragazzo addirittura a collaborare per incastrarla, la cosa getta una nuova luce su un personaggio che per lungo tempo ho definito fin troppo distaccato dalle vicende comuni e per questo spesso meno approfondito (e di conseguenza a volte meno interessante). L’unica cosa che mi resta da capire è come mi sento rispetto questa nuova svolta: dovrei trovarci una scintilla di rinnovato interesse verso le azioni e intenzioni del personaggio di Wes o leggerla come una scrittura schizofrenica degli autori che gli fanno cambiare idea su Annalise a episodi alterni?

Mentre mi schiarisco le idee in merito vi lascio, come al solito, con il promo della prossima puntata e vi aspetto qui sotto nei commenti per sapere anche la vostra opinione riguardo questo settimo episodio e le implicazioni di alcuni suoi sviluppi. Vi ricordo inoltre, per rimanere sempre aggiornati su tutte le ultime news sullo show, di seguire i nostri amici di

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Alla prossima!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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