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Homeland | Recensione 3×12 – The Star

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Homeland | Recensione 3×12 – The Star

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E’ finita.

Il tanto atteso finale di stagione ha superato se stesso, e l’epilogo è arrivato crudele, inaspettato, tragico, toccante.

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Avevamo lasciato Brody nuovamente in fuga a Teheran, questa volta con Carrie pronta a sacrificare l’intera se stessa per portarlo a casa salvo. Ce la fanno, arrivano a questo rifugio in un posto remotissimo, Saul ha organizzato una squadra per la loro estradizione … davvero sembra imminente la loro serenità.

Invece, allo scadere del mandato di Saul, Lockhart prende in mano l’intera operazione e manda informazioni precise a Javadi per stanare Brody e consegnarlo in mano agli iraniani. Insomma, la scelta è sacrificare la vita di Brody (che fino ad adesso pare importi solamente a Carrie), per il ben più importante obiettivo di piazzare Javadi al posto di Akbadi.

 

Brody viene condannato alla pubblica gogna. Impiccagione.

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A nulla vale il tentativo disperato di Carrie di chiamare Saul (senza più alcun potere nella CIA), a nulla neppure vale il dialogo con Javadi, chiarificatore – per chi non se ne fosse accorto – del fatto che tutte le umiliazioni subite dalla donna fino al quel momento non erano ispirate da quale patriottismo, ma solamente per lui perché lo ama e non ha smesso di credere in lui, in loro due o in loro tre.

L’impiccagione avviene, Carrie è tra la gente … lacrime negli occhi, ha perso finalmente quel suo sguardo da pazzo e l’ha rimpiazzato con una maschera di terrore.

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Brody è  morto.

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Ho stentato a crederci per qualche secondo. Ho pensato che arrivasse qualcosa che ribaltasse nuovamente la situazione, un drone americano o un paracadutista … ma non è arrivato nulla. Il corpo penzolante e inerme è la prova che Brody non c’è più. Destabilizza la morte di un personaggio così focale nel bel mezzo di una serie con una quarta stagione già programmata.

Mi ha colto davvero inaspettata la sua morte, credo che da quando è tornato nelle ultime puntate tutta la stagione abbia acquisito sicurezza e azione. Certo, sarebbe stato difficile far tornare Brody a Washington da eroe dimenticandosi del passato. È indubbiamente più facile farlo uscire di scena piuttosto che inventarsi altre storie assurde che non avrebbero retto a lungo, gli autori hanno colto l’occasione per toglierlo di mezzo… ma nonostante queste razionalizzazioni sulla sua morte, ho ancora un po’ di amaro in bocca.

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In primis per Brody, che per tutta la serie è stato una vittima degli eventi, influenzabile con poco. Non ho mai perso la stima nel suo personaggio, ho sempre sperato che finita questa missione (effettivamente suicida) sarebbe tornato il Brody della prima stagione. Perché in questa non era lui, era tonto. Quest’omicidio al servizio CIA era per redimersi, per far trionfare la verità su Langley, per tornare libero.

Ha sempre detto che avrebbe voluto morire: bhe, direi che in questo è stato accontentato.

Poi per Carrie, perché tutta la fatica, le umiliazioni, i sacrifici che ha fatto sono stati vanificati: a lei interessava solo salvare Brody, non solamente redimerlo nei confronti dell’opinione pubblica e di fronte agli occhi della CIA. Lo voleva di nuovo tutto suo, voleva una vita con lui e con il loro bambino (che si è scoperto finalmente essere stato concepito al lago). Ma per Carrie e Brody in questa serie non c’è stato neanche un bacio, un gesto d’affetto … il loro rapporto è stato arido fino all’ultimo, eppure entrambi riponevano nell’altra estrema fiducia. 

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E infine per Saul perché non è riuscito a proteggere Carrie. Gli ha sempre fatto da padre proteggendola, dandole consigli e sgridandola. Ha fallito proprio nel momento in cui, più di tutti, Carrie aveva bisogno di lui. Non per colpa sua, è tutta colpa di Brody che ha ritardato i tempi di missione a Teheran preso com’era dall’essere tornato importante, ma quanta rabbia lascia il fatto di aver letteralmente lasciato morire Brody per la CIA?

Ho pensato anche che in realtà fosse già pianificata la consegna di Brody a Javadi e di conseguenza la sua morte. Ne sarei sicura se in mezzo non ci fossero Saul e Carrie: in tutta questa serie la cosa che mi ha via via sempre più convinto è che Saul prova un sincero affetto per la ragazza. Non le farebbe mai sul serio male, se non sapesse che Carrie ha un’alternativa pronta a coglierla.

E Quinn? Quinn in questa stagione non ha avuto molto spazio. Non sono mai stata una sua vera sostenitrice, e le ultime puntate lo hanno relegato in un angolo … non aveva senso Quinn in questa situazione. Anche lui è “vittima” del fascino di Carrie, della sua personalità dirompente. Ora che Brody è morto ha campo libero per conquistare il suo cuore.

Ma dopo il trauma, il dolore, l’arrivismo di certi personaggi (vedi Dar Adal) la vita continua e il tempo passa.

Così, dopo quattro mesi ritroviamo Saul in qualche città indefinita di un qualche indefinito paese (in Francia? In Grecia?), che fa il pensionato. Porta i croissant alla moglie, scherza coi bambini nel viale, un uomo nuovo. Arriva la notizia che l’Iran ha teso la mano agli Stati Uniti, inizia il dialogo e la collaborazione che Saul aveva messo come primo obiettivo della missione Akbadi: è davvero merito suo se il mondo ha conquistato una piccola fetta di pace. Ce l’ha fatta, la missione è davvero andata bene. Saul non vuole meriti, neppure dalla moglie, non si sente dalla parte del vincitore, ha Carrie sulla coscienza.

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E Carrie lavora sempre alla CIA, volutissima da Lockhart, che le offre il posto da Direttore dell’agenzia di Istanbul. Lei accetta, nonostante sia sempre incinta. È soprattutto triste Carrie, non vuole il bambino (o la bambina) perché non prova nulla. Non prova amore, immagino che non riesca più a provarlo: il cuore le si è spezzato a Teheran, non bastano quattro mesi e un bambino alla fine non voluto per ritrovare un po’ di pace. La sua tristezza è palpabile, è comprensibile ed è condivisibile non volere il figlio. Certo, poteva pensarci prima, ma credo che Carrie non abbia pensato mai, neppure per un secondo, che le cose non sarebbero andate bene o che le cose sarebbero andate così male. Lei non vuole questo figlio, dato che è una calamita di sfighe. Ma il padre si offre con il tenere il bambino, almeno finché Carrie non si rinsavisce o non trova un equilibrio, o riesce ad amare di nuovo.

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Carrie e Saul si ritrovano alla Commemorazione dell’attentato di Langley, è passato solamente un anno! Devono essere affisse al muro 52 stelle per gli agenti morti durante lo scoppio della bomba. Per Carrie deve esserci anche la stella di Brody, lui è un eroe, è stato un eroe e si è sacrificato per la patria. Ma niente stellina di metallo, ci pensa Carrie a disegnarla sul muro, ecco la “Big Star” del titolo. E ci sta tutto, Brody in questa stagione è stato una stella cometa che ha brillato per pochissimo e poi si è disintegrato.

Un saluto tra Carrie e Saul, un po’ di imbarazzo, complimenti per l’uno e l’altra. Saul parte per NY, da quello che si capisce dovrebbe lavorare in privato.

Questa stagione finisce come se non ce ne fosse una prossima, perché sembra che ognuno prenda la sua strada: Carrie a Istanbul, Saul a NY, Brody morto, un nuovo capo CIA. Sembra che tutte le loro vite abbiano esaurito i motivi per stare insieme e che sia giunta l’ora che ognuno si ricostruisca lontano dall’altra, dato che la vicinanza è distruttiva per tutti. Le prime puntate della stagione ci stavano solamente educando all’idea di un’esistenza senza Brody.

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Quindi, in quest’ottica ci sta tutta l’uscita di scena di Brody, perché è difficile immagina re una sua ricollocazione nella normalità e quello che avrebbe comportato. Troppo banale cucire addosso ai due una storia in cui metterci dentro la quotidianità famigliare. Non sarebbe centrato nulla e non è questo lo spirito del telefilm.

Nonostante questo e nonostante gli inutili tempi morti che Dana ci ha regalato durante la serie per sopperire all’assenza dell’ex-marine, Brody mi mancherà.

Prima di tutto per affetto, poi perché Brody è stato il personaggio che più di tutti ha dato spinta all’azione e all’evoluzione della stagione. Se non era per lui forse a quest’ora eravamo ancora a capire se l’ex-fidanzato di Dana fosse un pazzo omicida o no.

Staremo quindi a vedere come potrà evolversi la prossima stagione, se attorno a Carrie o se arriverà un nuovo personaggio a canalizzare l’attenzione.

Posso dare quasi per certo che Carrie si porterà in Turchia Quinn e da li ricomincerà tutto da capo, per l’ennesima volta. E nonostante tutto, non abbiamo ancora un nome di chi ha piazzato la bomba a Langley, non dimentichiamolo.

Non mi rimane altro che dire RIP Brody.

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 Grazie a tutti, in particolare alla pagina di  Homeland ITA!

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