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Homeland | Recensione 3×03 – Tower of David

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Homeland | Recensione 3×03 – Tower of David

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Brody è tornato.

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Lo ritroviamo derelitto e ferito, segregato da un gruppo di criminali (o terroristi?) in un mostro ecologico di Caracas, il Tower of David ove reietti e gente alla deriva o si nascondono, o si costruiscono una casa. Nessun riferimento religioso come pensavo quando lessi il titolo della puntata, ma nuda e cruda realtà.

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Trovo che la scelta del Sudamerica per nascondere un fuggitivo sia abbastanza scontata, ma questa Tower of David ha un fascino di decadenza e illegalità che io trovo figo e perfetto per la circostanza.

Brody è un uomo distrutto, stanco, ferito, che è rimbalzato per mezzo mondo e diventato infine ostaggio di un gruppo di sudamericani – devono un favore a Carrie (!!) – che al tempo stesso però lo proteggono da praticamente tutto il mondo, visto che sulla sua testa c’è una taglia da 10 milioni di dollari, vivo o morto. E io continuo a pensare che non c’è una prova certa della sua colpevolezza sull’attentato che ha annientato la CIA, un dettaglio che gli costerebbe caro fosse realmente innocente.

brody+esmen2Non c’è spazio, nella puntata, per gli altri. Non c’è il teen-drama di Dana, non c’è la famiglia Brody, non c’è Saul e neppure la CIA. C’è solo Brody, che non poteva fare ritorno più tragico.

Davvero, avevo pena per lui, per la sua disperazione, il suo dolore, per la sua solitudine. Probabilmente lo salva dal suicidio solamente il pensiero di Carrie, e difatti l’unico momento in cui sembra faccia ritorno alle emozioni è quando i sudamericani parlano di lei. Poi torna in uno stato catatonico, disperato: c’è una scena in cui è ferito, dolorante, in una stanza vuota che mi ha fatto venire di colpo in mente il dolore di Jesus sulla croce … saranno i miei retaggi cattolici della prima infanzia, però mi si è stretto il cuore vedere quell’uomo abbandonato così.

Nell’episodio succede, di per se, molto poco ma al tempo stesso è tutto talmente intenso che nonostante la mancanza di colpi di scena mi sono sentita più coinvolta che nelle prime due puntate della stagione.

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Brody si trova in questo grattacielo abbandonato, curato da un uomo, ambiguo (che secondo me ammicca) e con bambino al seguito, che gli passa dell’eroina per toglierli il dolore – dell’anima- e assistito da una ragazza Esme, unica figura sana e pulita in un ambiente malatissimo e depravato a cui lui si aggrappa per trovare un po’ di comprensione e di umanità.

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E riappare anche il Brody mussulmano e credente. Si accende una speranza di fuga quando decide di andare nella moschea per fuggire da quel luogo dimenticato da Dio (o da Allah?). Con Esme al seguito arriva fin troppo facilmente alla Moschea dove l’imam lo accoglie a braccia aperte per poi tradirlo subito dopo chiamando la polizia per farlo arrestare e dicendogli che lui non è un mussulmano, ma è un TERRORISTA! Non male per sgretolare preconcetti secondo i quali tutti i mussulmani sono terroristi e tutti i terroristi sono mussulmani. Così viene ammanettato nudo (era sotto la doccia!) e senza più dignità dalla polizia … aprendo la porta ci si ritrova il gruppo di “angeli” sudamericani che salvano le chiappe di Brody facendo una strage di poliziotti, Imam e consorte. Eh, sembra che chiunque abbia a che fare con l’ex-deputato finisca malissimo, pensandoci dietro di se ha lasciato solo disgrazie e morti.

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Così siamo dove tutto è iniziato, in un loculo buio con Brody prigioniero dove non gli resta altro che farsi di eroina per fuggire dal suo dramma. Non gli danno speranza, quello a quanto dicono è il capolinea della sua fuga, che Carrie non la incontrerà mai più, che sarà quella la sua vita. Bhe, quantomeno questi protettori non hanno la tentazione di tagliarli la testa per consegnarla al governo americano.

Parallelamente a Brody troviamo Carrie sempre più fuori di testa e anche lei prigioniera del suo mondo.

carrieRinchiusa nell’ospedale psichiatrico abbandonata a se stessa, sotto psicofarmaci, e – come Esmen è per Brody – con un unico punto di riferimento: Abbey, un’infermiera che prova a comprenderla, ad aiutarla e a coprirla quando non rispetta il regolamento.

Ha una visita strana, un avvocato di un famoso studio legale … non si capisce ancora cosa voglia, ma sarà un ricatto? Prendersi i segreti di un agente della CIA in cambio della sua libertà?

L’unica cosa chiara adesso è che nonostante la lontananza, i destini di Brody e di Carrie sono molto simili, tutti e due prigionieri, entrambi stanno toccando il fondo e quindi devono abituarsi all’oscurità oppure trovare una via per risalire?

La puntata finisce cosi.

Sono molto curiosa di sapere come usciranno da questa situazione che secondo me rasenta lo stallo. Brody sappiamo che è nel buco del mondo, probabilmente e inconsapevolmente invischiato in un giro di droga e armi. Carrie non è mai stata così pazza e sola e senza nessuno dalla sua parte. Come faranno ad uscire da questa situazione senza sbocchi evitando che la serie diventi una trashiata micidiale? Ci vuole un colpaccio geniale ma sono preoccupata che tutto sfoci in qualche bruttura indescrivibile o, ancora peggio, che siamo già arrivati al punto in cui non si sa come andare avanti e allora inventano cose senza senso e per dare un senso al senza senso si dimentica quello che è successo in passato.

Alla fine di questa puntata, quindi, mi sorge l’insano dubbio che tutto il buono della serie, ossia il susseguirsi di colpi di scena geniali e di situazioni in continuo cambiamento, non si stiano rivoltando contro e abbiano portato la serie al suo stesso suicidio.

Insomma, per le sorti della serie, sia sull’orlo o di un’ imminente tragedia o di un imminente trionfo.

Sono arrivata quindi in fondo alla puntata svuotata. Confido molto però sul fatto che Homeland sia una serie di un certo spessore. Spero che Brody non sparisca nuovamente perché – non ci sono cazzi – ma per me la terza serie è iniziata con la terza puntata.

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E mi raccomando, per info, foto e news visitate la pagina Homeland ITA!

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