Neanche in un milione di anni il Giudice Pernell Harris di Hand of God potrebbe liberarsi di Clay Morrow di Sons of Anarchy.
Ma Ron Perlman, l’attore che ha interpretato entrambi i personaggi, vede un po’ di SAMCRO nell’anima di Harris.
“Credo che abbiano molto in comune,” ha detto Perlman, sedendosi su un divano al Bryant Park Hotel di New York. Siamo insieme per parlare di Hand of God, la serie di Amazon in cui lui interpreta un giudice corrotto che, dopo il tentato suicidio del figlio, ha una rivelazione religiosa molto potente. Ma per un momento, la conversazione ha deviato al drama di motociclisti di FX in cui il suo personaggio ha dominato per sei stagioni.
“Entrambi sono molto importanti nella loro comunità e credono di essere costantemente in una posizione in cui le loro decisioni siano importanti per il bene comune. E comportandosi in questo modo, entrambi si convincono che devono avere ragione prima di fare qualsiasi cosa,” ha detto. “Una volta che hanno fatto qualcosa, non si può tornare indietro. Non ci sono ripensamenti. Questo è quello che ha portato Clay al declino morale.”
Poi ha continuato dicendo, “Il giudice ha questo in comune con lui. Il giudice è un uomo incredibilmente potente. Si scopre infatti che il potere che sembra possedere quando lo incontriamo sia universale, che lo trasmetta a tutta la città.”
Ma, come gli spettatori vedranno quando Amazon rilascerà la serie completa di Hand of God questo venerdì (4 settembre), il potere di Pernell è inutile quando si tratta di trovare la persona responsabile degli eventi che crede che abbiano spinto suo figlio a togliersi la vita. Infatti, quando incontriamo il giudice, lui è nudo e parla in modo incoerente in una fontana pubblica – e questa non è esattamente la migliore situazione per un personaggio di spicco di una comunità – per poi iniziare a frequentare un ambiguo predicatore (Julian Morris di Pretty Little Liars) e un ex carcerato violento (Garret Dillahunt di Raising Hope), sperando che lo possano aiutare a scoprire i piani di Dio. (Nel cast ci sono anche Dana Delany di Body of Proof, Andre Royo di The Wire e Alona Tal di Veronica Mars).
Potete leggere di seguito i pensieri di Perlman sulla fede, la paura e il finale di Sons of Anarchy.
TVLINE | Sono quasi alla fine del pilot quando c’è un momento in cui ho pensato che lo show avrebbe preso una certa piega ed invece è successo qualcosa di molto interessante che mi ha sorpreso. Ho pensato –
“Ma che diavolo?”
TVLINE | Si, assolutamente.
Ed è come mi sentivo io. Voglio dire, era molto facile vedere l’ultimo momento come se l’autore mi stesse prendendo per il c**o, tipo “Sto facendo dei giochetti con te qua.” Ma quello che ho pensato, in generale, è stato “Porca miseria, davvero? E ora?” E questo è quello che dovrebbe fare un gran bel pilot.
TVLINE | Quando pensi a “un Cristiano appena rinato”, pensi ad una persona che da subito si comporta in modo corretto e morale. Ma Pernell Harris continua a comportarsi in modo incasinato, anche dopo il suo momento religioso.
Una delle cose di cui Ben Watkins, creatore della serie, si preoccupa è…la fede di ogni persona è come un’impronta. È completamente diversa da quella di chiunque altro…Watkins sta creando un mondo formato da persone molto potenti e di successo, che stanno lottando con una perdita, che devono fare dei compromessi, che devono capire cosa sia la vera lealtà, che cosa sono fedeltà e infedeltà, come uscire vincenti da una situazione in cui si ha perso. Tutte queste cose conflittuali che incasinano il loro potere interiore e il loro successo.
TVLINE | Hai detto che il progetto ti ha spaventato in modo positivo. C’è stata una scena o magari un momento che temevi particolarmente?
So solo che la sua afflizione, la sua tristezza ed il suo dolore dovevano essere autentici, e io non ero sicuro di poterli riprodurre in una serie televisiva. Non ero sicuro di poterli riprodurre, punto [Ride] e sicuramente non con la pressione della programmazione televisiva. E questo mi spaventava.
TVLINE | Immagino che sia difficile accantonare questi sentimenti alla fine della giornata lavorativa.
Beh, riesco a farlo in fretta.
TVLINE | Davvero?
Si. La mia recitazione ha una sorta di interruttore che si spegne e si accende. Le cose che provo quando recito non me le porto addosso più del dovuto.
TVLINE | Questo probabilmente è molto apprezzato dalle persone che ti stanno intorno.
Ci sono certi giorni in cui già so come andrà, “Caspita, oggi sarà un giorno davvero spaventoso.” Come, quando arrivi all’Episodio 8, che è quello che ti mostra come Pernell sia arrivato ad essere nudo nella fontana. E si è al punto di partenza. Molti flashback. E questa, questa è stata la parte più difficile da recitare. Avrei dovuto stare chiuso in motel per l’intera settimana, perché non riuscivo a conviverci.
TVLINE | Quindi vedremo come è iniziato il tutto? Vedremo Pernell prima della rivelazione religiosa?
Vedrete come è arrivato alla fontana.
TVLINE | Ti dispiace se ti faccio alcune domande su Sons of Anarchy?
Per niente.
TVLINE | Hai guardato il finale?
No.
TVLINE | Perché no?
Quando avevo finito, avevo finito.
TVLINE | Hai sentito però chi è morto, chi è sopravvissuto, insomma la fine in generale?
Ho sentito, attraverso i social media. È inevitabile.
TVLINE |Qual è stata la tua reazione, soprattutto per il destino dei personaggi di Katey Sagal e Charlie Hunnam?
Inevitabile, immagino. Inevtabile. Si…sai, la descrizione principale era, ‘Questa è Hamleton Harleys,’ dove Hamlet è morto, tutti sono morti. Gertrude è decisamente morta. Claudius è decisamente morto. Ophelia è morta…e il tizio che sopravvive è stato ucciso nella Stagione 3 da Kurt Sutter, creatore di SOA, quindi questo avrebbe dovuto essere un grosso segnale.
TVLINE | Avresti voluto essere parte del finale?
No, ho passato sei bellissimi anni in questo show. Lo show ha avuto probabilmente un impatto molto profondo sia sulla mia vita professionale che su quella personale, più di qualsiasi altra cosa io abbia mai fatto. È stato un elemento di svolta, soprattutto quando devo riuscire a sedermi in un ristorante affollato, che è la parte più importante dell’essere famosi – questo, e quello che fai per beneficenza.
Non ho nessun rimpianto. È stato altamente notato che non mi è piaciuto il personaggio nelle ultime due stagioni. Mi sono disinnamorato di Clay, per le cose che ha fatto…ha perso la sua nobiltà, e ho sempre cercato di trovare nobiltà in quel personaggio, anche quando ha fatto le cose peggiori.