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Grey’s Anatomy | Recensione 11×10 – The Bed’s Too Big Without You

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Grey’s Anatomy | Recensione 11×10 – The Bed’s Too Big Without You

Ancora una volta mi ritrovo a scrivere su un episodio di GA dopo essere stata emozionalmente sconvolta dall’ormai amata/odiata Shonda Rhimes. In questo caso direi più AMATA, perché credo davvero che questa pausa abbia giovato alla serie e che stia tirando fuori dal suo cilindro infernale e demoniaco delle puntate veramente FANTASTICHE. Non so voi ma questi quaranta minuti, sommati a quelli della volta precedente, per me potrebbero essere benissimo collocati in una manciata di stagioni fa senza alcun problema. Quasi non riesco a capacitarmi di quanto ho ADORATO quello che ho visto in questo episodio, tutte le interazioni, le storyline trattate, il caso della settimana, i personaggi messi in scena, le musiche. Tutto ha funzionato alla perfezione, ogni tassello di questa puntata ha creato un puzzle perfetto ed elaborato che dopo ben 11 STAGIONI continua a sorprendermi ed emozionarmi come se fosse la prima volta. Questo è senza dubbio il Grey’s Anatomy che amo, quello che riesce sempre a strapparmi una lacrimuccia e una risata nel giro di una manciata di minuti, che da spazio a tutti i personaggi, che non si focalizza troppo sul singolo ma riesce a toccare grosso modo tutti e a collegare la loro presenza a quella degli altri.

Scrivere a caldo una recensione non è mai una buona idea, sia perché nella tua mente frullano una miriade di pensieri diversi e disparati che spesso non combaciano tra loro, sia perché si tende sempre ad enfatizzare qualsiasi cosa, e anche se penso che sia quello che stia succedendo non posso davvero non fare i complimenti, ancora una volta, a Shonda per come sta gestendo questa undicesima stagione anche con l’assenza di due personaggi importanti come Cristina e Derek (alla sua prima assenza in un episodio dall’inizio della serie).

Chiaramente questa puntata si ricollega immediatamente agli eventi che hanno interessato la scorsa, la partenza del bel non tanto da me amato in questa stagione Shepherd, con Meredith che si ritrova all’improvviso sola con i suoi due figli, VERAMENTE sola per la prima volta dopo tanto, tanto tempo, così tanto che nemmeno si ricorda cosa voglia dire.

“They found this guy in Maine who had been living completely alone in the woods for 30 years, they called him the last true hermit. 30 years without the warmth of human touch, without conversation. The hermit felt more lonely when he was out in the world than he ever felt in the woods by himself. Surrounded by people but drowning in solitude. That kind of loneliness can swallow you whole.”

L’episodio in generale ruota intorno al concetto di solitudine, a cosa davvero significa essere soli, a come comportarsi, come vivere questa situazione. Ogni personaggio chiaramente si rapporta al fatto di non aver nessuno al proprio fianco, o nel proprio letto, o nella propria vita in modo differente ed è proprio grazie a questo collegamento che ogni scena di questi quaranta minuti non sembra lasciata al caso. C’è appunto Meredith che deve tornare ad imparare cosa significhi stare davvero da sola, gestire i propri figli e il proprio lavoro sapendo che suo marito sarà via per un tempo che appare indeterminato e che la sua migliore amica non potrà stare da lei per consolarla, o supportarla, o semplicemente scolarsi una bottiglia di tequila insieme. Meredith che trova una figura di supporto in Maggie, la sorellina appena arrivata e che si dimostra la meglio abituata a convivere con la solitudine, e non solo per il fatto che non riesca a dormire con qualcuno nel letto, ma soprattutto per essersi trasferita a Seattle senza batter ciglio, lontana dalla sua vita e dalla sua famiglia ed esser perfettamente in grado di andare avanti. Certo, traspare un fondo di tristezza dalla sua storia, dopotutto la solitudine se protratta a lungo, in certi casi, non può che portare a questo però credo che lei la stia vivendo nel miglior modo possibile ora. Le due sorelle continuano a legare e si ritrovano poi in una videochiamata a fine episodio grazie anche al caso di una donna il cui tumore è cresciuto fin troppo velocemente andando ad espandersi in così tanti punti che l’operazione richiede l’intervento di non uno, non due ma ben 3 medici: Meredith, Maggie e la Bailey, se non contiamo chiaramente il supporto di Jo e Stephanie come specializzande e il parere medico di Alex.

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Le tre caravelle dottoresse si occupano di questo caso sfruttando un approccio differente dai soliti, non potendo infatti aver una chiara visuale dalle immagini, che per quale oscura visione non si dimostrano efficienti in questo caso, tornano a sfruttare un macchinario di ultima tecnologia costato un occhio della testa all’ospedale, la mitica stampante 3D. Alzi la mano chi si emoziona sempre quando vede questo magico aggeggio in funzione in qualsiasi tv show che guarda? Cavolo, è veramente straordinario, e rivoluzionario e son veramente felice del fatto che Meredith abbia deciso di utilizzarlo, ogni riferimento a Cristina e alle mie lacrime è puramente casuale, e soprattutto di condividerlo con le altre.

Diciamoci la verità la scena con la Bailey, Maggie, Meredith e in seguito Amelia, stressata per via della pressione alla quale è sottoposta per via del quasi inoperabile tumore della Herman, è stata probabilmente una delle migliori dell’episodio. Un interazione spettacolare, un momento tra sole donne in cui tutte si son lasciate andare a dei racconti personali con sottofondo di stampante al lavoro. Meredith e la sua voglia di stamparsi un Derek 3D ( invece io posso avere un Mark Sloan?), Amelia a cui manca forse fin troppo la presenza di un uomo nel suo letto, la Bailey che critica Ben ma che in realtà ama ogni volta che suo marito torna a casa data la mole di lavoro come specializzando e il poco tempo che passano insieme e appunto Maggie che invece è addirittura stata mollata dopo una proposta di matrimonio per via della sua singolare impossibilità di dormire accoccolata a qualcuno.

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Queste condivisioni, questi momenti in cui una si mette diciamo “a nudo” davanti alle altre permettendo così di crearsi un legame che va ben oltre il semplice lavorativo son ciò per cui amo Grey’s Anatomy, dopo gli interventi brillanti, e la capacità di sapermi sempre emozionare. Son scene che riescono a ridarmi il sorriso, farmi riflettere, farmi affezionare davvero ad un personaggio che nemmeno un episodio interamente focalizzato su di lui. Insomma, era impossibile che dopo una collaborazione tra tre brillanti dottoresse, con il supporto alla lavagna di Jo e Stephanie e quello del tumore stampato, non si riuscisse a risolvere la cosa. Meredith tiene fede al giuramento fatto sull’Odissea e riesce a salvare la donna asportando via uno dei tumori più assurdi che io abbia mai visto in GA (sembrava un verme), legando con la nuova arrivata, dando finalmente spazio a quel genio che è la Bailey e illuminando anche Stephanie per quanto riguarda invece il tumore della Herman e la strategia di attacco di Amelia, che poi nel far tutto questo abbia insegnato a Jo la “pausa” e la suoneria personalizzata a discapito di Alex e si sia pure portata il tumore stampato come souvenir a casa per metterlo nel lato del letto di Derek questa è assolutamente un altra storia.

Per quanto riguarda Amelia e la Herman son sempre più convinta che questa donna stupirà tutti e dimostrerà ancora una volta di non essere seconda al suo brillante fratello. La vedo così convinta, così decisa, così appassionata a questo lavoro, sempre a pensare a quel tumore e a come debellarlo che davvero metterei il broncio a Shonda per almeno 3 puntate se non ci riuscisse. Il fatto poi che le stiano mettendo addosso tutta questa pressione, soprattutto la Herman con quei blocco di bambini che potrebbe salvare se l’intervento avvenisse con successo, sicuramente non aiuta.

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Webber è sempre più figura paterna e motivatore di chiunque si trovi in difficoltà e devo ammettere che questo ruolo gli calza a pennello, nonostante preferirei vederlo di più. Sa sempre cosa dire, quando dirlo e con quale dosaggio e le sue parole si rivelano profetiche visto anche l’arrivo di una Stephanie con la lampadina accesa sulla testa e probabilmente nuovo acquisto della storyline che coinvolge Amelia, la Herman e anche Arizona. Quest’ultima infatti ormai ha messo alle spalle tutto il terribile drama Calzona che me l’aveva, se non fatta odiare, per lo meno resa antipatica ed ora sta tornando a farsi apprezzare come personaggio, come brillante dottoressa e con una storia che la mette in risalto. Avrà la possibilità di imparare e di apprendere buona parte delle conoscenze della sua mentore sia che l’intervento vada a buon fine che in caso contrario e vederla concentrata ed appassionata al suo lavoro non può che rendermi felice. Cosa che invece non ha lo stesso effetto su di me è la sua presenza nella storyline Japril, per il semplice fatto che vorrei non desse brutte notizie alla coppia, cosa che invece inesorabilmente pare accadere da una manciata di episodi a questa parte.

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Veramente, io non ho davvero parole per esprimere la performance di Sarah Drew in questi episodi, si sta davvero superando, in bravura e anche coraggio. Intraprendere una storyline simile, in qualsiasi modo andrà, non deve essere una cosa semplice soprattutto perché può davvero distruggere il personaggio che uno ha creato ma allo stesso tempo dare anche più risalto a degli aspetti sin ora mai mostrati, come in effetti sta accadendo. Era chiaro fin dal principio che avrebbero stabilito un piano in previsione delle analisi, ed era veramente prevedibile che Jackson avrebbe optato per terminare la gravidanza ed April per lottare invece per quel loro bambino. Ma che senso avrebbe dare alla luce un bambino che non farebbe altro che soffrire, essere costretto a interventi, visite frequenti, stare attaccato a macchinari per poi morire a pochi anni di vita? Questo è il dilemma al quale si trovano davanti, ed è sempre semplice esprimere il proprio parere sino a che non ci si trova nella situazione di DOVERLO fare perché è TOCCATO a te. Per questo io comprendo le scelte di entrambi i personaggi, quello che sentono, che credono sia meglio per loro figlio e anche per loro stessi. Ciò che invece non mi è andato giù è stato l’arrivo della madre, stavolta proprio non ha brillato come personaggio e mi son ritrovata quasi ad odiare la sua ristretta mentalità cristiana. Jackson, anche se comunque ateo, e convinto della sua decisione si dimostra ben più disposto a pensare a ciò che vuole davvero la moglie, a quel suo bambino che ancora non è nato e gli sta già facendo penare.

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Davvero, non mi vorrei mai trovare nei panni di April, circondata dalle persone che ama eppure così SOLA, così sconvolta e confusa e quando è entrata la Herman con i risultati delle analisi, che non ci hanno detto (MALEDETTA SHONDA) ma che sicuramente non hanno portato alla luce niente di buono, vedendo gli occhi lucidi di entrambi la lacrimuccia ha fatto capolino. Spero davvero che ci sia una soluzione per questi due perché davvero c’è sempre stato una sorta di accanimento verso questa coppia, non hanno mai avuto un momento di pace e non riuscirei a sopportare altro drama aggiuntivo.

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E arriviamo al gran finale, ad una storyline che pareva assolutamente indolore e invece si è rivelata non essere proprio come pensavo. Callie e Owen, la loro splendida amicizia, un rapporto che veramente mi piacerebbe continuasse a crescere, non sfociare nel sentimentale però diciamoci la verità, entrambi hanno disperatamente bisogno di un amico con cui parlare e supportarsi. Entrambi diversi, ma allo stesso tempo così simili, così…soli.

“The last true hermit was found and dragged out of hiding and into the world. Most might find his existence sad but the hermit knew something we didn’t. He knew that when it comes down to it, even when you’re with someone or in the nosy rush of people, it’s just you. The one you can count on and lean on and depend on. It has to be you and once you figure that out, being alone becomes a choice.”
QUANTO AMO QUESTA CITAZIONE.

Davvero, è incredibile quanto ogni volta che la voce narrante si palesa a inizio o fine puntata io sia sempre d’accordo con lei. E in questa puntata, come sempre, è perfetta per descrivere le situazioni che ci siamo ritrovati davanti.

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Callie è uscita dalla travagliata storia con Arizona, Owen non ha ancora superato la storia con Cristina ed entrambi si ritrovano davanti la possibilità di “andare avanti” anche se solo per una notte. Per Owen è strettamente teorico, son tutte supposizione fatte da Callie che non percepisce bene i segnali della donna che è venuta da loro per il progetto dei veterani, per Callie invece è proprio una possibilità che potrebbe cogliere al volo in quanto questa donna si dimostra terribilmente interessata a lei. Entrambi però, non sono pronti. Callie è insicura, forse vorrebbe accettare quella notte per non pensare più a tutto quello che ha passato ma allo stesso tempo non è in grado, non è pronta a tornare a buttarsi nel campo sentimentale considerato quello che è passato in quest’ultimo periodo. Owen non riesce a smettere di pensare a Cristina, a sentire la sua mancanza, tanto che lo ritroviamo in uno dei loro luoghi simboli ad immaginarsela ancora tra le sue braccia, ancora là con lui.

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Che entrambi abbiano finito la loro dose di felicità?

Io spero e credo di no, entrambi si meritano di essere felici, di vivere al pieno la loro vita e non solo lavorativamente parlando. Non ho fretta per nessuno dei due ma allo stesso modo non ho alcuna intenzione di chiudere la porta ad un interesse sentimentale in arrivo, che possa essere un flirt o una storia duratura.

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So solo una cosa, fa davvero tanto male vedergli così soli ma son sicura che se continueranno a supportarsi come hanno fatto stavolta riusciranno ad uscirne più forti. Dopotutto com’è che si dice? Quello che non ti uccide ti fortifica no? E per i telefilm di Shonda è praticamente proprio preso alla lettera!

Bene, con questo concludo anche questa recensione/delirio sull’episodio appena visto e vi lascio invece alle vostre considerazioni. Come avete trovato il ritorno dalla pausa? Cosa ne pensate della situazione dei Japril? E dell’episodio in generale? Fatemelo sapere eh!

Vi consiglio inoltre di far un salto in queste splendide pagine dedicate al nostro medical drama preferito per restare sempre aggiornati:

Vi lascio con il promo della prossima settimana, episodio che si preannuncia veramente DISTRUTTIVO e decisivo per la storyline Japril. Speriamo Shonda sia buona (?).

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Nata nel non troppo lontano 1994 si dimostra subito particolarmente affine ai programmi televisivi cominciando la sua vita da divoratrice pomeridiana e seriale di cartoni sino a scoprire il mondo delle serie tv. La memoria non è proprio il suo forte, il suo primo ricordo risale ad una notte passata in compagnia di tre bellissime streghe indaffarate ad eliminare il demone di turno. Fu amore a prima vista, e da Streghe si passò velocemente a Smallville e Buffy per poi venir letteralmente catapultata nel meraviglioso regno dei Telefilm! "Questa è l'ultima serie che comincio!" è la sua citazione più frequente anche se affascinata da qualsiasi cosa in cui si imbatte, non importa di che genere, si ritrova costantemente a doversi districare tra mille show e finisce con l'innamorarsi follemente di personaggi che solitamente non si ritagliano molto spazio o son destinati a far brutte fini! Alcune delle serie nella sua lista sono: Once Upon a Time, Doctor Who, NCIS Los Angeles, Grey's Anatomy, New Girl, The Vampire Diaries, Arrow, Revenge, Castle e tanti altri che vi risparmio per salvarvi da un elenco esageratamente lungo. Ossessiva compulsiva, dalla lacrima facile e dalla risata isterica ama criticare e commentare qualsiasi cosa la colpisca, solitamente senza alcuna ragione!

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