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Game of Thrones | Recensione 6×05 – The Door

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Game of Thrones | Recensione 6×05 – The Door

Bentornati a voi, telespettatori di una serie che ha ormai deciso di minare profondamente la nostra sanità mentale.
Questa settimana, ed anche per la prossima, sarò io a farvi compagnia, prima del ritorno definitivo di Ale.

Dopo la scorsa puntata in cui avevamo gioito per la riunione di Jon e Sansa e per la scena finale di Daenerys versione badass, quella che le riesce sicuramente meglio e che personalmente mi fa tifare per lei come se non ci fosse un domani (oltre al motivo principale, ovvero deve essere regina perché ser Barristan non può essere morto per nulla), dovevamo aspettarcelo che la catastrofe fosse dietro l’angolo.
Questa quinta puntata è quel che si può dire un episodio al cardiopalma, dove l’ansia ed il dispiacere per le ennesime morti la fanno da padrone. Sono ormai andate in onda sei stagioni, sappiamo benissimo che chiunque potrebbe morire da un momento all’altro, ma ogni volta è come se fosse la prima.

CASTLE BLACK

Ho sempre saputo che Sansa sarebbe diventata un personaggio forte, capace di tenere testa a chiunque. Già nella scorsa puntata aveva dato prova della sua determinazione nel perseguire il suo scopo: riprendersi Winterfell e vendicarsi di chi le ha sterminato metà della famiglia, l’ha umiliata e violata.
Con l’arrivo di Baelish, giunto a poca distanza dal Castello Nero con il suo comodo teletrasportatore, la giovane Stark dimostra, a chi ancora nutriva dei dubbi sul suo conto, che l’aver vissuto quanto di più brutto si possa immaginare, l’ha trasformata in una donna d’acciaio. Non rimane più nulla della ragazzina delicata e piangente, ingenua e anche un po’ ottusa che era. Abbiamo davanti una Sansa calcolatrice che riesce a zittire finalmente Baelish, ormai incapace di esercitare il suo potere ammaliatore su di lei.
“Se non sapevi di Ramsay sei un idiota, se lo sapevi se un mio nemico”.
Ditocorto ne viene fuori con le ossa rotte, probabilmente sorpreso dalla totale trasformazione. Non ho dubbi che riuscirà ben presto a pensare ad un nuovo, diabolico, piano. La mia speranza che sarà proprio Sansa a farlo fuori, perché lei più di tutti è vittima delle sue macchinazioni, aumenta sempre di più.
Anche Jon sembra sempre più sorpreso della caparbietà e della lucidità della sorella, gli sguardi nei suoi confronti sono un misto tra ammirazione per ciò che è diventata, così diversa dal passato, e paura per questa trasformazione.

Castle Black è anche l’unica parte della storia che ci regala qualche momento di leggerezza grazie a Tormund, che è ormai innamorato perso, Brienne che definisce pensieroso Jon (avresti dovuto vederlo prima, quando era ancora più cupo) ed Edd l’Addolorato aka la mia anima gemella.

Da Ditocorto veniamo a conoscenza di un’informazione che potrà rivelarsi fondamentale per la guerra contro i Bolton: Brynden Tully, che è scampato alla carneficina delle nozze rosse per un provvidenziale bisogno corporale, ha riconquistato Riverrun con un piccolo esercito.
Mentre Sansa e Jon iniziano il giro delle sette chiese, ovvero bussare ad ogni casata del Nord per ottenere supporto, Brienne viene spedita a Delta delle Acque per chiedere aiuto allo zio degli Stark.

BRAAVOS

Ammetto che ormai è dalla scorsa stagione che ho perso interesse per la storia di Arya. Il motivo principale è che, mentre tutte le altre storie confluiscono le une con le altre ed alcuni dei personaggi principali interagiscono tra loro, Arya si è allontanata sempre di più, raccontando una storia a tratti completamente slegata dal resto.
Questa sensazione si è notevolmente affievolita in questa puntata, grazie alla richiesta di Jaqen di far fuori un’attrice. L’ironia della sorte, o è semplicemente un modo per mettere alla prova colei che ora si dichiara NO ONE, vuole che l’attrice interpreti Cersei in una commedia sugli eventi recenti di Westeros.
Arya è così messa di fronte al suo passato, ad una rappresentazione ridicola dell’amato padre, al tragico momento della sua esecuzione. La domanda sorge spontanea: è davvero pronta a diventare “no one”? Perché la sensazione è che Arya sia ancora lì, seppur sapientemente nascosta.

ESSOS

Dopo il grande spazio dedicato a Dany la scorsa puntata, in “The Door” la sua è una breve apparizione, breve ma intensa. La dichiarazione di Jorah e la reazione della sua khaleesi è stata molto toccante e qui si spera ardentemente che il desiderio/comando di Daenerys venga esaudito e Mormont possa realmente trovare una cura per il morbo grigio.
Senza di lui la conquista dei sette regni avrebbe tutto un altro sapore.

  

A Meereen la strana combriccola lasciata a governare la difficoltosa città, capisce ben presto che, per far sì che la fragile tregua raggiunta tra i figli dell’Arpia e gli schiavi liberati, duri, è necessario che qualcuno dotato di carisma e autorevolezza supporti la causa di Daenerys.  Ancora una volta la designata  è una donna (con tanto di frase di Tyrion che riprende quella pronunciata da Varys la scorsa stagione). Conosciamo quindi un’altra sacerdotessa rossa in grado di riuscire in quello che pensavamo impossibile: mettere in difficoltà Varys.
L’approccio dell’eunuco è scettico. Come dargli torto visto il suo passato e visto che i fondamentalisti e i fanatici risultano sempre essere una disgrazia? Oltre al fatto che il Dio della Luce deve essere parecchio confuso dato che invia segnali così contrastanti su chi è il prescelto.
Per Melisandre, era Stannis e ora Jon. Per la sacerdotessa di Volantis, Daenerys.
Anche io ho visto nel fuoco e la mia versione è che sono entrambi i prescelti, rappresentando uno il Ghiaccio e l’altra il Fuoco, complementari per poter conquistare Westeros e sconfiggere gli estranei.

IRON ISLANDS 

Questa settimana niente King’s Landing, forse la parte della storia che per ora fatica a decollare. La puntata scorre liscia senza intoppi, con un altissimo numero di informazioni che vengono rivelate, carte che vengono scoperte, plot twist per ogni personaggio.
Non sono una fan dei Greyjoy, o meglio, della loro storia, avevo grande paura di come sarebbe stata trasposta sullo schermo dato che la versione cartacea mi ha letteralmente annoiato a morte.
Posso ritenermi sufficientemente contenta del risultato: Euron Greyjoy, il fratello ed assassino di Balon, avrebbe potuto essere più cupo e cattivo, ma non sarò certo io a fare le pulci visto che la proclamazione del nuovo re delle Isole di ferro mi ha soddisfatto.
Finalmente anche i Greyjoy vengono inclusi nel grande disegno e collegati a ciò che avviene nel resto del mondo proprio grazie ad Euron e al suo piano di aiutare Daenerys nella conquista di Westeros fornendogli le navi che le mancano.
Ora, la fuga di Yara e Theon con alcune tra le migliori navi di Euron, rappresenterà un forte rallentamento per quest’ultimo? Dove sono diretti i due fratelli? Da Jon e Sansa o saranno stati abbastanza scaltri da pensare che potrebbero arrivare dalla Targaryen prima dello zio e supportare la nuova conquistatrice per poter ottenere dei chiari vantaggi?

OLTRE LA BARRIERA

Il colpo al cuore, l’ansia, il dolore.
Gli ultimi 20 minuti della puntata avrebbero necessitato di una buona dose di calmanti.
Perché, perché hanno deciso di sterminarci tutti i metalupi? Stanno così antipatici agli autori? Il sacrificio di Summer è il primo di un susseguirsi di eventi e di morti che fa veramente male. Dopo aver già detto addio a Cagnaccio, se ne va anche Summer che grande spazio aveva avuto nella storia del suo padrone e che si è rivelato fondamentale nella sua crescita da metamorfo e nella difesa dello stesso.
Andando per gradi, evitando di confondere quanto è già confuso, iniziamo con la rivelazione della nascita degli Estranei: in una visione risalente a qualche millennio addietro, assistiamo alla creazione del primo estraneo, il Night’s King, da parte dei figli della foresta.
Nella lotta contro i primi uomini che stavano conquistando Westeros, i figli della foresta non avevano trovato altra soluzione che creare un essere mostruoso che ben presto è sfuggito al loro controllo, un grande classico del fantasy.
Da notare che, nonostante gli estranei, hanno comunque perso malamente e quasi del tutto sterminati hanno dovuto rifugiarsi al di là della Barriera. Forse perché l’esercito creato da loro stessi si è rivelato sin da subito malvagio?
E l’arma utilizzata per uccidere l’uomo e forgiare il mostro era ossidiana? In questo modo si spiegherebbe perché gli estranei possono essere uccisi solo col vetro di drago (e con l’acciaio di Valyria).

 

Il dubbio che mi tormenta da ore riguarda il corvo a tre occhi.
E’ lui che istruisce Bran e mi sembra così strano che in tante visioni non lo abbia mai messo in guardia sul potere del Night’s King, sul fatto che potesse vedere Bran, che potesse toccarlo, che andasse a vanificare la magia a protezione della caverna, oltre al fatto che al momento in cui si scopre che Bran è stato marchiato, non fa una piega, è impassibile, pronto al suo destino.
Ed ancora, nella terza puntata gli dice chiaramente che il passato non si cambia, che “the ink is dry“.

Questo mi porta a pensare che quella del corvo a tre occhi non sia stata negligenza e che a Bran non deve esserne fatta una colpa. E’ proprio il suo mentore ad averlo spinto a comportarsi a tal modo, perché è così che doveva andare.
Pensandoci, si viene a creare un loop temporale in cui era necessario che tutto ciò accadesse perché Bran potesse arrivare lì, al cospetto del vecchio nell’albero. Ed è lui che, proprio nel momento in cui sono pronti per scappare, ancor prima dell’arrivo degli estranei, lo induce in una nuova visione, portandolo nel passato, a Winterfell, in presenza di Hodor.
E’ il corvo a tre occhi che gli dice di ascoltare Meera, di prendere possesso di Hodor senza però svegliarsi, andando dunque a creare un corto circuito tra presente e passato. Bran entra nell’Hodor del presente (e non ci sono molti dubbi perché gli occhi, per un secondo, diventano bianchi), ma trovandosi nel passato va inevitabilmente ad influire anche sul giovane Wylis che, traumatizzato dall’evento, diventerà quel che noi conosciamo.
E’ una scena straziante perché ha come protagonista un personaggio buono, la mascotte della serie, vittima degli eventi sin da ragazzino. Ed è proprio il parallelo tra presente e passato che più addolora: da un lato il povero Wylis in preda alla crisi che lo segnerà per sempre, dall’altro la fine eroica di Hodor, pur posseduto, che si sacrifica per colui che involontariamente lo ha reso quel che è.

E si ritorna al corvo a tre occhi: lui già conosceva come si sarebbero svolti gli eventi, sapeva che la sua fine era vicina. Far diventare Wylis Hodor era dunque necessario perché Bran arrivasse alla caverna? Pensiamoci, dopo la caduta del piccolo Bran dalla torre, il gigante buono è stato fondamentale per il ragazzo. Se fosse rimasto Wylis gli eventi si sarebbero verificati allo stesso modo? Chi avrebbe portato Bran oltre la barriera? Sempre lui? Senza opporsi, senza battere ciglio?
Sono dunque arrivata alla conclusione che la trasformazione in Hodor fosse fondamentale per il percorso dello Stark, perché potesse conoscere il corvo a tre occhi.
Non sono nemmeno convinta che al momento dell’attacco Hodor fosse cosciente di quello che stava per accadere. Il dondolare, tremante dalla paura, ripetendo all’infinito il suo nome, non ci è nuovo, già in passato – poco prima dell’addio a Rickon – avevamo assistito ad una reazione simile, in questo caso dovuta al temporale.

Potrebbe non essere sufficiente per pensare che sapesse a cosa stava andando incontro.

Qualche settimana fa era saltata fuori una teoria su Hold the door/Hodor, ponendo però il personaggio da tutt’altra parte, con Lyanna, dove però non aveva molto senso, complimenti a chi ci aveva pensato!
L’averci fatto conoscere la sua storia è un pietra miliare per la narrazione, per averci fatto commuovere come poche volte prima d’ora e per aver fatto capire le reali potenzialità di Bran tanto che anche i detrattori dovranno riconoscere il potere immenso del ragazzo, talmente pericoloso da dover essere fatto fuori dagli Estranei.
Benioff e Weiss hanno dichiarato che questa storia viene direttamente dalla mente di Martin. Cari lettori, mi spiace, ma è da considerarsi a tutti gli effetti uno spoiler dei libri.

Quali sono le vostre teorie sull’accaduto?
Vi lascio con l’Inside the episode che svela sempre particolari molto interessanti, l’intervista a Bran e Hodor  ed il promo della prossima puntata (sottotitolata grazie a Game of Thrones – Italy).

E vi ricordo le pagine facebook sulla serie, sempre aggiornate.

Game of Thrones -Italy 
Game of Thrones Fans Page – ITA

2 COMMENTS

  1. Ormai dovrei averci fatto l’abitudine, però la morte di Hodor era fuori dalle mie previsioni, appunto per la sua innocenza ed il suo essere stato trascinato quasi inconsapevolmente in una cosa più grande di lui. Mi stavo giusto chiedendo perché il corvo non avesse guidato Bran fuori dalla visione dato il pericolo e la tua teoria mi piace molto – Hodor doveva diventare quello che abbiamo conosciuto per aiutare Bran a compiere il suo percorso, con tutti i danni collaterali annessi.
    Concordo pienamente anche su Arya: tolto il fatto che secondo me non riuscirà mai a diventare no one perché è troppo legata al suo passato (e giustamente) però in generale non sta evolvendo quanto gli altri.
    Sansa reagisce e già è qualcosa: dopo tre stagioni a sentire della sua fantomatica riscossa, forse a sto giro è la volta buona. Non ho idea di cosa stia tramando, ovviamente non c’è mai da fidarsi anche quando sembra che porti buone notizie. Però non so che farci Baelish è un personaggio che adoro e se dovesse morire spero che faccia una fine in grande, deve morire epicamente male!
    Finalmente qualcuno si ricorda che Daenerys esiste, alla fine meglio i Greyjoy che niente 🙂

    • Concordo, Baelish è un personaggio così ambiguo e complesso che merita una morte in grande stile. Però deve morire XD anche perché “the north remembers” e io mica mi sono dimenticata che ha praticamente mandato al patibolo Ned.
      Su Arya sono molto curiosa di come si evolverà la sua storia, l’unico appunto è che spero si sbrighino, perché è la meno interessante.

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